Russia e Turchia, dal disaccordo sulla Siria all’intesa su tutto il resto

Da Reset-Dialogues on Civilizations – Se si gratta sotto la superficie del loro profondo disaccordo sulla Siria, Turchia e Russia non sono mai state così vicine, dal punto di vista delle loro relazioni politiche, commerciali ed economiche. La Turchia sostiene i ribelli (quasi) dall’inizio della loro rivolta contro Bashar al Assad: dopo un primo momento di temporeggiamenti, ha fornito loro un appoggio strategico e logistico, li ha organizzati e armati, accogliendo migliaia di profughi che scappavano dalla repressione del regime. La Russia invece non ha mai mollato il fianco di Assad. E quando un jet turco è stato abbattuto lungo il confine turco-siriano le voci che giravano dicevano che le armi usate per buttarlo giù erano di fabbricazione russa. Uno schiaffo, per Ankara.

Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan però hanno mostrato di essere due leader profondamente pragmatici, due uomini che non si fanno distrarre dai fondamentali delle relazioni diplomatiche per ripicche di carattere politico contingente. Così, anche se giovedì gli Stati Uniti hanno firmato l’ordine di dispiegare entro la fine di gennaio due batterie Patriot per la difesa antimissile e antiaerea in Turchia, al confine con la Siria (e Mosca ne è tutt’altro che felice), niente scalfisce per ora la profonda intesa Ankara e Mosca.

Il 3 dicembre Putin è volato in Turchia e ha siglato con i turchi undici accordi. Il livello delle relazioni politiche ed economiche è salito fino a un grado così alto che le differenze sul futuro di Assad continuano a essere importanti, ma niente affatto decisive.

La Russia è diventata infatti il principale partner commerciale della Turchia. La maggior parte degli scambi tra i due paesi è rappresentata dal traffico di gas naturale che dalla Russia arriva nel paese anatolico. Questa dipendenza si rafforza soprattutto adesso che importare gas dall’Iran, date le sanzioni, sta diventando per Ankara un’operazione più complessa. Il prossimo anno inoltre la Russia comincerà a costruire la prima centrale nucleare turca vicino al porto mediterraneo di Mersin. I fondi per la costruzione della centrale includono, già attraverso accordi del 2010, una partecipazione di Mosca per circa 700 milioni di dollari. La Turchia si è anche detta d’accordo per costruire una secondo gasdotto che dal Mar Nero dovrà arrivare sino in Europa (facendo concorrenza al gasdotto su cui preme l’Ue, che invece vuole aggirare il passaggio della Russia e diminuire la dipendenza europea dal gas di Mosca).

La Russia è diventata inoltre il mercato più grande per le imprese turche. La Turchia è invece la destinazione più scelta dai turisti russi. È per questo che gli scambi tra i due paesi nei prossimi anni addirittura triplicheranno: un incremento che in pochi anni porterà a raggiungere, e addirittura a superare, il valore di 100 miliardi di dollari.

La vera novità di questa intesa sta nel fatto che Russia e Turchia sono tradizionalmente due paesi ostili. Lontani non soltanto durante la Guerra Fredda, quando la scelta del campo occidentale da parte di Ankara l’ha automaticamente posta contro l’allora Unione Sovietica. Anche prima del mondo bipolare i rapporti russo turchi sono stati molto tesi (basti ricordare le guerre balcaniche). È per questo che dopo decenni di ostilità questo avvicinamento è una notizia di enorme significato effettivo e simbolico. Ankara e Mosca hanno abbandonato le loro posizioni ideologiche e sono convenute sulla base del puro pragmatismo. È un processo, questo, che però non è arrivato dall’oggi al domani. Nel 2008 la Turchia rimase del tutto neutrale quando la Russia mosse guerra alla Georgia. In più Ankara ha lavorato fianco a fianco con Mosca per risolvere in conflitti nei balcani.

Naturalmente le divergenze tra i due paesi rimangono, e sono esplicite. Ma i due governi si guardano bene dal mettere a rischio la propria politica energetica in nome delle loro diverse posizioni nei confronti del regime siriano. «Le nostre divergenze principali», ha detto Putin, «stanno nei diversi metodi con cui intendiamo costruire il futuro della Siria». Per lui Turchia e Russia hanno «gli stessi obiettivi», ma strategie opposte per raggiungerli.

La Russia sembra addirittura essersi sciolta intorno al dispiegamento dei missili difensivi della lungo i confini turco siriani (ricordiamo che l’esercito di Damasco ha più volte sconfinato in territorio turco e ha ucciso anche dei cittadini di Ankara). La Russia ha cominciato anche a capire le origini delle paure turche. Soprattutto dopo che alcuni rapporti hanno mostrato che Assad potrebbe addirittura essere disposto a usare armi chimiche – notizia che ha terrorizzato i vertici turchi. Inoltre, nel caos siriano, la Turchia vede il rischio di una riesplosione incontrollabile del conflitto con i separatisti curdi del Pkk, foraggiati in questo momento da Assad: minaccia che la Turchia vede né più né meno che come un pericolo per l’unità nazionale, per scongiurare la quale è disposta a fare di tutto. Ma è evidente che al di là di tali posizionamenti, su questioni che sono in continuo movimento, Mosca e Ankara sono convinte di poter proseguire lungo la loro intesa commerciale, economica e politica. Sarà difficile fermare questa intesa. È solo l’economia, bellezza?

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