Da Reset-Dialogues on Civilizations
I diciotto giorni di rivolta del gennaio-febbraio 2011, conclusisi con le dimissioni di Mubarak, rappresentano una tappa fondamentale nella storia del giornalismo egiziano. Le rivolte di Piazza Tahrir, la fine del regime di censura dell’anziano presidente e il nuovo corso politico sono stati raccontati da un fiorire di nuove testate giornalistiche indipendenti. Tra di esse, per la qualità degli articoli e il numero di lettori, si è distinto in particolare il mensile Midan Masr, ideato e diretto dal giovane finanziere egiziano Tarek Shoeb. “È la prima volta che parliamo del giornale con qualcuno”, esordisce Shoeb con un certo imbarazzo, ricevendoci nella redazione da lui creata in una palazzina dell’elegante e tranquillo quartiere di Zamalek, al Cairo. Come tanti altri suoi connazionali residenti all’estero, Shoeb, dalla brillante carriera tra New York e Londra, ha voluto visitare il proprio Paese all’indomani della Rivoluzione. Un soggiorno che doveva durare solo qualche giorno e che invece non si è ancora concluso.
“Dopo le dimissioni di Mubarak, ognuno mostrava l’intenzione di volersi impegnare in prima persona per il futuro dell’Egitto. Ho avuto la percezione che se ciò fosse avvenuto, il nostro sarebbe diventato il miglior Paese del mondo”. Il fiorire spontaneo di numerosi gruppi di discussione sulle sfide e opportunità del dopo Mubarak spinge Shoeb a concepire il progetto di fondare un quotidiano di riflessione indipendente, imparziale, aperto a tutte le opinioni puntualmente argomentate, capace di convogliare il forte desiderio dei cittadini egiziani di esprimersi, per la prima volta, senza paura e con passione. Un giornale che Shoeb vuole aperto al contributo (volontario) di tutti, ma con una selezione rigorosa dei contenuti: “la gente non vuole altra informazione, ma un filtro”.
Il progetto ha preso già forma nella mente di Shoeb quando, nel marzo 2011, decide di passare all’azione, iniziando una campagna pubblicitaria – “ho mandato 12 mila email in un mese” – e affrontando le lungaggini burocratiche per ottenere la registrazione della testata, intitolata Midan Masr, “Piazza Egitto”. Nel frattempo il neo-editore assume a proprie spese una redazione giovane e dinamica, incaricata di selezionare i numerosissimi articoli man mano pervenuti, premiando non di rado neofiti della carta stampata, accanto a nomi altisonanti quali quelli di Joseph Nye, James Zogby e Amartya Sen. Gli argomenti trattati sono i più vari, dalla politica alla religione, passando per l’economia e la cultura, correlati da numerose tabelle, mappe e grafici. Il tutto in edizione bilingue, arabo e inglese, disponibile come free press cartacea e, integralmente, sul sito internet www.midanmasr.com.
L’aspetto più ambizioso del progetto è forse l’aver puntato ad un target group dall’inusuale ampiezza per un periodico d’opinione. La maggior parte delle 140 mila copie mensili viene così distribuita in stazioni ferroviarie e di taxi, club ricreativi e sportivi, accanto a luoghi più tradizionali quali scuole e università, centri culturali, sindacati, ambasciate e uffici governativi. “Tutti dovrebbero avere accesso ad informazioni di qualità. E se il 10% delle persone che lo leggono ne sono influenzate, mi ritengo soddisfatto”, afferma Shoeb.
Una ricetta inedita ma vincente di ricercatezza contenutistica e diversificazione distributiva, che ha portato numerose offerte di sostegno da parte di aziende private, tutte declinate in virtù di una linea editoriale severamente indipendente.
Nei pochi mesi di vita il Midan Masr, da storia di filantropia illuminata, è già diventato uno dei giornali più influenti d’Egitto, sia all’interno che all’esterno, superando in credibilità anche le testate nazionali più blasonate e imponendo dibattiti sugli argomenti più delicati della transizione democratica egiziana. L’eco di questa piccola ma ambiziosa impresa editoriale è particolarmente forte negli altri Paesi delle rivolte arabe: gruppi di giornalisti siriani e libici hanno recentemente chiesto, e ottenuto, l’autorizzazione ad utilizzare gratuitamente la piattaforma internet e il know-how del Midan Masr per creare periodici nazionali ad esso ispirati.
Come è noto, nei mesi precedenti alla rimozione forzata di Mohammed Morsi da parte dei militari, media indipendenti egiziani sono sottoposti a nuove forme di controllo e intimidazione da parte del governo dei Fratelli Musulmani, ripetutamente denunciate da Human Rights Watch e da Reporters Without Borders. La redazione di Midan Masr ha tuttavia saputo conservare integra la propria indipendenza, grazie anche all’influente rete di relazioni personali intessuta da Shoeb – ne sono un frutto il coinvolgimento dei suoi giovani giornalisti nell’Arab-European Young Leaders Forum promosso dalla Lega Araba e la visita alla redazione da parte della Fellowship dell’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite. Appoggi importanti ma che potrebbero non bastare, considerato il processo d’inasprimento delle politiche culturali governative, prima da parte dei Fratelli Musulmani e ora chissà. Per ora gli ostacoli posti alla completa libertà di espressione vengono minimizzati dalla redazione, chiusa nella sua torre d’avorio di Zamalek. Si tratta, per Shoeb, di un progetto ancora in fieri, da presentare con una ricercata naïveté: “sto solo imparando, sono nuovo a tutto ciò”.
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