Da Reset-Dialogues on Civilizations
Doha – La comunità internazionale è rimasta sconvolta nello scoprire gli abusi che i lavoratori stranieri, impiegati nella preparazione dei Mondiali di Calcio del 2022, subiscono in Qatar, e la FIFA potrebbe sorprendersi nel vedere che fra quei lavoratori vi sono anche dei calciatori.
L’attaccante francese di 33 anni, Zahir Belounis, aveva firmato un contratto con l’Al Jaish Sports Club, membro della Qatar Football Association. 4.950 euro al mese per cinque anni con scadenza nel 2015, ma Belounis per 27 mesi non ha ricevuto lo stipendio.
Il calciatore ha denunciato il suo datore di lavoro qatarino, che per molti mesi non gli ha permesso di lasciare l’emirato. Ora, dal 28 novembre, è libero, ma solo grazie alla mobilitazione dell’ambasciata e delle autorità francesi. “Il Qatar è stata la mia prigione” dice Belounis e non usa metafore. Secondo il sistema della kafala vigente in Qatar, un lavoratore straniero non può lasciare il Paese senza un exit permit, ossia un’autorizzazione firmata dal suo sponsor qatarino.
Belounis e la sua famiglia sono stati di fatto prigionieri nell’emirato da cui non possono uscire da febbraio. Fino al 28 novembre scorso l’intervento dell’ambasciata francese a Doha non aveva portato a nessun risultato e Belounis, disperato, ha dovuto vendere i mobili di casa a Doha e si fatto aiutare economicamente dagli amici.
La storia di Belounis non è un caso unico. L’attaccante marocchino, Youssouf Hadji, riceve un’offerta irrinunciabile dai qatarini dell’Al Arabi, fa i bagagli e viene a Doha. Ma per poco, perché dopo solo tre partite decide che ciò che ha visto è sufficiente. Anche Hadji, come Belounis, non viene pagato per mesi e decide di denunciare la squadra, presentando con il suo avvocato un reclamo alla FIFA.
“Mi dicevano che se continuavo a lamentarmi non avrei avuto il mio passaporto per lasciare il Qatar e che avrebbero inviato a loro volta un dossier alla FIFA, più voluminoso del mio. Non sembrano davvero aver alcuna paura. Per fortuna sono riuscito a tornare in Francia, e quando ho firmato per l’Elazigspor hanno nuovamente cercato di ricattarmi, mettendo in mezzo la liberatoria. Poi, quando hanno visto che non ho ceduto, l’hanno spedita in fretta” ha dichiarato Hadji al giornale francese l’Equipe.
Varie organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch, denunciano da tempo gli abusi che i lavoratori stranieri subiscono in Qatar. Il segretario generale dell’International Trade Union Confederation (ITUC), Sharan Burrow, è arrivata a dire che più lavoratori moriranno per costruire gli stadi in Qatar che giocatori che entreranno in campo.
“La FIFA deve mandare un messaggio forte e chiaro al Qatar che non permetterà di giocare un Mondiale in un sistema di moderna schiavitù che è la realtà per centinaia di migliaia di lavoratori stranieri oggi in Qatar” ha dichiarato Burrow.
Ma la FIFA rimane in silenzio. Per quanto il presidente della FIFA, Sepp Blatter, abbia dichiarato che è stato un errore assegnare i Mondiali del 2022 al Qatar, per ora non sembra pronto a rivedere questa scelta, e si temporeggia nel decidere quando giocarli, se in estate con 50 gradi o in inverno, travolgendo il calendario della Champions League o delle Olimpiadi invernali a Tokyo. Due opzioni che presentano una “lose-lose” situation.
Questa volta la FIFA non può ignorare l’appello che arriva da un calciatore, uno dei loro. “Voglio che la FIFA protegga i giocatori e che l’Al-Arabi soddisfi il contratto: mi deve 20 mesi di stipendio. Non si possono acquistare dei giocatori e cestinarli da un giorno all’altro quando si pensa di non averne più bisogno. Vi posso garantire che ci sono un sacco di giocatori stranieri che non sono stati pagati. Ma loro preferiscono rimanere in silenzio … ” ha dichiarato Hadji.
Questo palcoscenico deplorevole e mortificante per uno sportivo è quello su cui la FIFA ha deciso di giocare i Mondiali di Calcio del 2022.
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Nella foto: Youssouf Hadji con la maglia del Al-Arabi