India, centri commerciali e soap opera.
Realtà o finzione?

Da Reset Dialogues on Civilizations 

Pubblicità per la classe media, pubblicità che sembra la stessa di quella di un paese occidentale, qualche volta con gli stessi prodotti reclamizzati. Centri commerciali simili a quelli europei, a più piani e puliti, che contrastano con l’esterno. Canali televisivi che mandano in onda circa ventiquattro soap opera e che trattano problemi sociali e politici nei talk show e con le star di Bollywood. Enormi disparità tra classi sociali, con una diffusa povertà e, in molti casi, carenza di infrastrutture, come la mancanza di autostrade. Largo consenso per Modi, che, secondo molti, “è una brava persona e lavora bene”. Infine, Delhi come “salotto buono” dell’India, dove vivono i politici e dove si fanno le grandi parate d’occasione, a cui è invitato ogni anno un grande del mondo.

Queste le prime impressioni di chi scrive a termine di un viaggio durato venti giorni in Gujarat, in Rajasthan, a Mumbai, capitale commerciale dell’India, e dove una persona su dieci è un mendicante, a Kolkata e a Delhi.

Dopo un’unica TV di stato, Doordarshan, a partire dalla liberalizzazione si è assistito a un proliferare di canali televisivi privati come Zee TV, Star Plus, Sony TV, ecc. La pubblicità si rivolge in ogni caso alla classe media: per esempio, se in Italia Federica Pellegrini era la testimonial dello shampoo antiforfora Head & shoulders, qui un ragazzo mostra i capelli puliti dopo una passata dello stesso shampoo. Allo stesso modo, ecco marchi come Dove, Pond’s e Nestlè. Non mancano neanche le televendite, con i presentatori con un tono enfatico come da noi. Naturalmente però, in India tutto è “localizzato” con donne che vestono il sari e che vivono in una famiglia felice, dove sono loro che fanno i lavori di casa.

Anche i centri commerciali stridono con l’esterno: ne sono stati visitati tre, due in un centro di medie dimensioni, Ahmedabad, nel Gujarat, e uno, grande, a Delhi. Quello che salta subito agli occhi è che sono puliti, a differenza dello sporco endemico all’esterno, dove convivono tranquillamente con le persone vacche, asini, capre, pecore e cammelli. E sono WP_20160821_17_36_52_Promolto simili ai loro omologhi occidentali: uno, ad Ahmedabad, di medie dimensioni, era quasi uguale ad uno di una media città di provincia italiana. A più piani, con negozi di articoli sportivi come Nike e Adidas, ma con negozi di scarpe e abbigliamento decisamente inferiori ai nostri. A Delhi, invece, si vendevano anche i Rolex. Nella zona sud orientale di Delhi, dove abitano i VIP, e dove tutte le ville hanno il custode e l’autista (il cui salario mensile è di circa 200 euro), in un’area dove c’erano molti negozi a guardia di due gioiellerie si trovava una guardia giurata con il fucile.

Ma quello che salta agli occhi sono le enormi differenze sociali, e la TV che si rivolge molto, forse troppo, alla classe media. Piacciono molto alle donne le soap, pesantemente interrotte dalla pubblicità. Una di queste, che è stata una pietra miliare in questo genere, Kyunki saas bhi kabhi bahu thi (“Perché una suocera una volta era una nuora”), e andata in onda dal 3 luglio 2000 al 6 novembre 2008, ha avuto anche un risvolto da “conflitto di civiltà”. Diffusa anche in Afghanistan e doppiata nella lingua locale, il pashto, ha interrotto le sue programmazioni a causa degli estremisti islamici (i talebani) che non accettavano in un paese musulmano un’opera che veicolasse valori hindu. Akkash Bharadwaj, uno degli attori della soap, attore ed entertainer di vari canali TV nonché attore di film, ha detto che intorno al 2004 è stata reintrodotta a furor di popolo nel Paese per le proteste della gente.

Ma di cosa parlano le soap e le serie TV e, soprattutto, in che modo considerano le donne? “Tutte le nostre serie TV e soap ruotano intorno ai personaggi femminili, ha detto a ResetDoc Akkash Bharadwaj, lei è come la divinità principale, la principale protagonista, sia che si parli di vita familiare, che di vita professionale, ecc. E i nostri TV shows (una specie di contenitore tipo Domenica In) trattano temi globali, non solo indiani, e non solo correlati alle donne.”

In TV si parla anche di problemi politici e sociali, sempre secondo la testimonianza di Bharadwaj. Alla domanda se sul piccolo schermo trattano temi scottanti come i problemi castali o i dalit (i fuoricasta), l’attore ha risposto: “Naturalmente, ci sono star molto famose di Bollywood come Aamir Khan che è andato su Staples TV, parlando di molti argomenti come quelli legati alla dote, ai dalit, spiegando quali sono e quale può essere la soluzione, e il pubblico ha partecipato alla discussione. Vi sono poi programmi dedicati alle news, su vari canali TV, ai quali intervengono esperti del governo o della polizia e che spiegano come si possono combattere tali problemi.”

Nonostante queste disparità e nonostante la mancanza di welfare state (solo chi lavora nello Stato ha diritto alla pensione, le altre sono tutte pagate privatamente dal cittadino) in India Narendra Modi, Primo Ministro (BJP, DSC_0822 (1)partito di estrema destra hindu) dal 2014, e in precedenza Primo Ministro dello Stato del Gujarat, sembra avere largo consenso anche tra le classi medio – basse. “Sta dando lavoro, promuove gli investimenti esteri”: sono queste le parole sentite più spesso dalle guide e dalla gente comune. Tutto ciò nonostante le enormi disparità: per fare un unico esempio, una città di circa 100mila abitanti come Bhuj, capoluogo del distretto del Kutch, nello Stato federato del Gujarat, distrutta da un terremoto nel 2001, non ha quasi mai marciapiedi, ed è fortemente inquinata dal traffico e dalla sporcizia, nonostante sia stata ricostruita. E poi, gente che dorme per strada dappertutto, mendicanti, donne che a Kolkata si devono rivolgere alle strutture di Madre Teresa di Calcutta per poter avere cure mediche.

Solo gli intellettuali sembrano accorgersi dell’atteggiamento liberticida di Modi, che ha scandalizzato tanta parte dell’intelligentsia indiana. Una politica comunicativa accurata, la sua: tappezzano le città e gli autobus enormi manifesti con la sua faccia che invitano ad avere un atteggiamento tollerante verso le donne, o che cercano di convincere gli indiani a far saltar fuori l’economia sommersa. Modi è anche molto sensibile all’informazione digitale: è il Primo Ministro dell’India ad avere una propria App (“Narendra Modi Mobile App”), in inglese, dove si possono leggere tutti i suoi programmi e le sue attività.  Molti hanno lamentato però che siano stati cambiati i contenuti di alcuni libri di testo così come era successo da noi durante il fascismo. Ma un attore di medio livello come Aakkash Bharadwaj, che ha lavorato in circa 40 programmi televisivi (TV shows, soap opera, serie TV) tra canali pubblici e privati, è entusiasta di questa scelta. “Molti degli avvenimenti storici indiani, ha affermato, sono stati adattati dai colonizzatori che hanno governato il Paese per secoli. Prima i Moghul, poi i britannici, poi i francesi e i portoghesi con le colonie rispettivamente di Pondicherry e di Goa hanno “creato” la storia secondo il loro tornaconto. Quando Modi è andato al potere ha corretto tutte queste parti, e tutti i raja, maharaja e perfino Gandhi sono stati visti nella loro vera luce. Quindi, Modi non ha cambiato i libri di testo, ma li ha semplicemente corretti. Cosa direste voi francesi o italiani se doveste studiare che Hitler era un eroe?”

Infine, Delhi “salotto buono” dell’India. Qui, a differenza di Mumbai, che ha potuto svilupparsi solo in altezza perché è sul mare e quindi manca di spazio con i suoi venti milioni di abitanti, ci sono viali alberati, marciapiedi nella zona nuova, ampie strade. Un’autostrada collega Agra a Delhi, e numerose città – satellite crescono intorno perché qui la città si può estendere anche orizzontalmente. Unica pecca, il traffico, da delirio durante le ore di punta. A Delhi vi sono i palazzi del Governo, i ministeri, le ville dei deputati, quartieri molto esclusivi, paragonabili alla zona dell’EUR a Roma. Qui, come a Mumbai, le grandi firme occidentali della moda. E mentre Kolkata ha molti edifici coloniali perché è stata fondata dai britannici (prima era un villaggio) ed è stata la capitale dell’India fino al 1911, dopo il testimone è passato a Delhi, dove il Governo indiano, con la sua pulizia, i suoi viali alberati e i suoi parchi, deve far colpo sull’Occidente (la vecchia Delhi però mantiene però tutte le caratteristiche di una tipica città indiana).

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