Da Reset-Dialogues on Civilizations
Il Qatar ha capito che la sua politica estera in Siria ha fallito e tenta di cambiare strategia con una tempistica che non passa inosservata. La piccola penisola nel Golfo Persico ha operato di nascosto per mesi, armando i ribelli siriani, inviando finanziamenti a gruppi islamisti para-terroristici infiltrati in Siria, e sul campo sta continuando a perdere. Sono infatti oltre 100mila le vittime di questa guerra secondo i dati delle Nazioni Unite, e il presidente siriano Bashar al-Assad non dà segni di cedimento.
Il Qatar ha quindi deciso di abbandonare la strategia della segretezza e del sottobanco e di intraprendere una via più istituzionale: attraverso un ufficio legale di Londra, l’emirato ha pubblicato un rapporto di 31 pagine in cui denuncia la commissione di crimini di guerra da parte delle autorità siriane.
55mila immagini digitali di 11mila detenuti deceduti in prigione sarebbero le prove presentate nel rapporto e ottenute da un ex membro della polizia militare siriana, ora disertore. Secondo quanto riportato nel documento, alcuni detenuti appaiono senza occhi mentre in altre immagini si vedono segni di strangolamento. I media più prudenti riportano la notizia facendo presente che nessuna prova e testimonianza è stata finora autenticata e verificata.
Il Qatar ha cercato di dare più autorevolezza alle prove dell’ex militare siriano, affidando a tre giganti del diritto internazionale la stesura del suo rapporto: a Desmond de Silva, ex procuratore capo del tribunale speciale per il Sierra Leone, a David Crane che incriminò il presidente della Liberia Charles Taylor, e a Geoffrey Nice, ex procuratore capo del processo a Slobodan Milosevic, ex presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia.
Sono loro a dire che le prove sono credibili e sono sempre loro a renderle disponibili alle Nazioni Unite. Il rapporto è stato pubblicato con una tempistica speciale, proprio pochi giorni prima del cruciale incontro organizzato dall’ONU a Ginevra per negoziare una via d’uscita dalla crisi siriana attraverso la formazione di un governo di transizione. Sembra una strategia innovativa per il Qatar, ma anche macchinosa, disperata, subdola e soprattutto già utilizzata dal suo nemico. E meglio.
Il presidente siriano Assad aveva infatti già denunciato la perpetrazione di crimini di guerra, e in particolare l’uso di armi chimiche, da parte dell’opposizione siriana sostenuta dal Qatar. Fino a questo punto la strategia appare uguale e inversa a quella poi scelta dall’emirato, ma con una differenza: Assad aveva condotto meglio la fase successiva, facendo affermare direttamente alle Nazioni Unite che l’opposizione siriana aveva commesso quei crimini. “Gli attacchi del 19 marzo, 24 agosto e 25 agosto del 2013 contro i soldati del governo siriano indicano che i ribelli erano in possesso del sarin sia prima che subito dopo gli attacchi con le armi chimiche del 21 agosto 2013 a Ghouta” riporta il rapporto finale della Missione dell’ONU per verificare le accuse riguardanti l’uso di armi chimiche in Siria, aggiungendo che i ribelli avevano sia la capacità che la motivazione per portare avanti quegli attacchi. Assad ha lasciato che a sostenere la sua tesi fossero le parole delle Nazioni Unite e della missione ONU in Siria, non quelle di un ufficio legale inglese con prove fornite da un disertore e l’analisi di tre guru del diritto internazionale che non si sono mai occupati di Siria. Anche questa volta il Qatar sembra aver fatto un pasticcio, forse perché mal consigliato o solo incapace di gestire la sua politica estera.
Ma il vero errore dell’emirato è stato in realtà forse un altro: pubblicare questo rapporto all’alba dell’incontro in Svizzera sembra avere l’intento di porre la questione umanitaria, e non quella politica, al centro dei negoziati di Ginevra. In questo modo il Qatar fa paradossalmente il gioco di Assad che a Ginevra vuol parlare di lotta al terrorismo e di tutto tranne che di una soluzione politica e della formazione di un governo di transizione.
Vai a www.resetdoc.org
Nella foto: un soldato siriano imbraccia un Ak-47