Da Reset-Dialogues on Civilizations
C’è chi è ancora scettico, ma sembra sempre più chiaro che i nuovi BRICS siano in Medio Oriente. L’acronimo che raccoglie i cinque maggiori Paesi emergenti, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, potrebbe presto cambiare poiché queste economie si sono rivelate difficili da penetrare. Dopo un entusiasmo iniziale, i BRICS si sono mostrati mercati affollati da imprese locali pronte a rispondere alla domanda interna, lasciando poco spazio alle imprese straniere. Da qui è sorta l’esigenza di superare i BRICS e guardare altrove.
Secondo uno studio dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE) in collaborazione con Prometeia, i nuovi BRICS sarebbero in Medio Oriente e nella top-3 vi sarebbero tutti Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC): Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (EAU).
A supportare questa tesi ora sono anche le agenzie di rating. Se fino a poco tempo fa, Qatar ed Emirati Arabi Uniti erano considerati mercati di frontiera, ora entrambi i Paesi sono stati promossi da Morgan Stanley Capital International (MSCI) e classificati con lo status di mercati emergenti accanto a Brasile, Cina e India.
I criteri presi in analisi da Morgan Stanley si basano su alcuni aspetti principali: l’apertura agli investimenti esteri nel Paese, libero flusso di capitali in entrata e uscita, la stabilità della struttura istituzionale, il rispetto della corporate governance e l’applicazione di quelli che vengono definiti come best practice criteria. Vengono presi in considerazione anche altri elementi quali lo sviluppo economico attraverso indici come la crescita del PIL e il PIL pro capite.
“Vi sono stati molti progressi negli ultimi dodici mesi riguardo all’efficienza operativa di entrambi i Paesi (Qatar ed Emirati Arabi Uniti)” ha dichiarato Remy Briand, direttore amministrativo dell’MSCI. “Questo ha portato alla loro promozione a mercati emergenti” ha aggiunto. Eliminare le restrizioni ai trasferimenti di capitali è stato cruciale per l’entrata dell’EAU fra le economie emergenti, mentre per il Qatar ha avuto grande peso l’apertura delle autorità qatarine verso un innalzamento dei limiti previsti per gli stranieri che investono nel Paese.
Secondo un’analisi della HSBC, da questa promozione potrebbero derivare importanti effetti economici, tra cui oltre 430 milioni di dollari di business verso il Qatar e 370 milioni di dollari negli Emirati Arabi Uniti, oltre a un boom della competitività dei mercati locali nell’arena internazionale.
Questi flussi economici significativi arrivano in un territorio in cui il business non manca. Il Qatar ha il PIL pro capite più alto del mondo di oltre 100mila dollari secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI): una popolazione con un potere di acquisto straordinario. Secondo lo studio sulla ricchezza in Medio Oriente “Beyond Convention” pubblicato quest’anno dall’Autorità del Centro Finanziario del Qatar (QFC Authority) in collaborazione con la Campden Wealth, vi sono oltre 4mila milionari in Qatar, di cui circa 300 persone con un patrimonio di oltre 30 milioni di dollari e 12 miliardari. Dati impressionanti in un Paese con una popolazione complessiva di meno di 2 milioni di persone, di cui solo 300mila circa sono cittadini qatarini.
Questa ricchezza straordinaria viene dal sottosuolo. L’emirato infatti ha le terze riserve di gas più grandi del mondo dopo Russia e Iran, ed è il maggiore esportatore al mondo di gas naturale liquefatto (GNL) con una produzione di 77 milioni di tonnellate di GNL all’anno.
Recentemente il Qatar è anche diventato il maggiore esportatore al mondo e il secondo maggior produttore di elio. Con l’inaugurazione del suo secondo impianto, Helium 2 Plant, il Qatar riuscirà a coprire il 25% della domanda globale di elio.
Il boom economico del piccolo emirato del Golfo Persico si sta vedendo anche nelle costruzioni: il Paese sta investendo circa 200 miliardi di dollari per costruire le infrastrutture necessarie per ospitare a Doha i Mondiali di Calcio del 2022. Molte imprese straniere, anche italiane, stanno partecipando alla costruzione del nuovo aeroporto internazionale Hamad, della metropolitana e poi di stadi, alberghi e quartieri interi.
Il Qatar quindi si posiziona accanto alle grandi economie emergenti grazie a un forte sviluppo e al massimo sfruttamento delle sue risorse naturali. Se i BRICS hanno alimentato l’economia mondiale dalla creazione di questo acronimo nel 2001 da parte dell’economista di Goldman Sachs, James O’Neill, il prossimo decennio potrebbe essere definito dagli EQA (Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita), forse provando ad andare verso uno sviluppo più sostenibile, come cerca stentatamente di suggerire il nome.
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