Dolkun Isa: «Ora il mondo non può più ignorare il genocidio degli Uiguri»

A Londra le prime audizioni del Tribunale degli Uiguri. Intervista al loro leader.

Londra ha ospitato la scorsa settimana la prima sessione di audizioni del Tribunale degli Uiguri, un tribunale popolare istituito per raccogliere ed esaminare evidenze di abusi dei diritti umani e genocidio da parte del governo cinese sulla popolazione uigura.

La costituzione del Tribunale, un ente quasi-giudiziario composto da membri indipendenti della società civile il cui giudizio non sarà giuridicamente vincolante, è l’ultima tappa della lotta decennale degli Uiguri contro il governo cinese.

Alla vigilia della sua apertura, abbiamo intervistato Dolkun Isa, presidente del Congresso Mondiale degli Uiguri e principale promotore del Tribunale.

Signor Isa, molti in Occidente non hanno ancora familiarità con la lotta degli Uiguri, che ha cominciato ad attrarre l’attenzione dei media occidentali solo in tempi recenti. Ci può descrivere in breve l’attuale situazione vissuta dagli Uiguri nello Xinjang, e come si è arrivati ad essa?

Il governo cinese sta perpetrando un genocidio contro il popolo uiguro. La discriminazione contro gli Uiguri non ha in sé nulla di nuovo, anzi ha una lunga storia, ma a partire dal 2014 possiamo dire che il governo sta conducendo una politica di completa pulizia etnica. Sappiamo che più di tre milioni di Uiguri sono oggi chiusi in campi di concentramento. La Cina ha tentato di negarne l’esistenza, ma dopo la pubblicazione di prove e le pressioni internazionali non ha potuto far altro che ammetterla. Il governo ha iniziato a sostenere allora che si tratterebbe di semplici “centri di formazione” in cui gli Uiguri sarebbero formati per raggiungere “un futuro migliore”. Ma ci sono prove sovrabbondanti di persone senza alcuna necessità di formazione (professori, cantanti, pensionati o altri ancora) detenuti in tali campi.

Questo è il più grande sistema di detenzione di massa dalla Seconda Guerra Mondiale. In aggiunta ad esso abbiamo visto donne uigure soggette a sterilizzazione forzata e tra 800mila e un milione di bambini separati dalle loro famiglie, costretti all’indottrinamento, a cambiare nome e a parlare cinese per cancellare ogni traccia della loro identità nazionale e religiosa

Negli ultimi anni migliaia di moschee sono state demolite ed è stato reso impossibile agli Uiguri di seguire correttamente le proprie tradizioni religiose, tramite la promulgazione di leggi che proibiscono loro di digiunare o di recarsi regolarmente in moschea. Perfino farsi crescere la barba può metterti a rischio di essere classificato come terrorista.

Tutto ciò che sappiamo riguardo alla situazione all’interno dei campi ci è giunto tramite le testimonianze di sopravvissuti e rifugiati, dal momento che la Cina ha chiuso di fatto praticamente ogni altro canali di comunicazione e le persone sono completamente isolate. Io stesso sono venuto a sapere della morte di mia madre nel 2017 solo attraverso i media internazionali. Questa è la situazione in Xinjiang: il governo cinese sta cercando di cancellare l’identità uigura ad ogni livello, sradicando la nostra cultura e la nostra religione e distruggendo le nostre comunità e le nostre famiglie.

Sembra che Chen Quanguo, il segretario del Partito Comunista nello Xinjiang, abbia avuto un ruolo decisivo nello sviluppo non solo dei campi ma anche di un rigido sistema di controllo sulla vita quotidiana degli Uiguri nella regione. Potrebbe descriverlo?

Chen Quanguo ha trasformato l’intera regione in una prigione a cielo aperto, istituendo una moltitudine di posti di blocco e checkpoint, con oltre 960 stazioni di polizia per il monitoraggio soltanto nella capitale Urumqi. Ha inviato membri del partito a vivere con famiglie uigure per controllarle e indagare ogni aspetto delle loro vite. Oltre a ciò, la Cina usa le tecnologie digitali per sorvegliare la vita pubblica degli Uiguri in ogni luogo e in ogni momento, tramite telecamere e app di riconoscimento facciale. Tali tecnologie sono usate anche in altre province cinese, come il Tibet, e ad Hong Kong e vengono anche esportate in alcuni Paesi europei, come la Serbia.

Altre minoranze musulmane in Cina, come gli Hui, non sono discriminate allo stesso livello del popolo uiguro, Perché proprio gli Uiguri?

Il governo cinese perseguita tutte le minoranze, ma si concentra in particolare sui Tibetani e sugli Uiguri perché essi puntano all’autonomia e all’autodeterminazione. Il governo non vuole l’integrazione di popoli diversi, ma assimilarli completamente. L’autonomia del popolo uiguro fu riconosciuta formalmente nel 1949, ma mai realmente implementata.

Un’altra ragione è che il Turkestan dell’Est è un territorio occupato che riveste grande importanza politica ed economica per il governo cinese. La regione infatti è al centro di quello che Xi Jinping vede oggi come un progetto cruciale, la “Belt and Road Initiative” intesa a sviluppare infrastrutture per il commercio e ad espandere l’influenza cinese lungo la rotta dell’antica Via della Seta.

Sino a non molto tempo fa e con rare eccezioni gli Uiguri non avevano, a differenza di altre minoranze perseguitate nel mondo, alcun reale sostegno internazionale, da Stati o Ong. Come se lo spiega?

Questa è una conseguenza dell’influenza economica cinese. Progetti come la “Belt and Road Initiative” sono usati dalla Cina per estendere la propria influenza e guadagnare pacificamente territori, concedendo credito ad altri Paesi in cambio di terra e sostegno. È il caso dei Paesi dell’Asia centrale, i cui governi sono molto corrotti, ma anche di alcuni Paesi africani.

Quanto agli Usa e all’Europa, se in passato la Cina dipendeva a causa della debolezza dagli investimenti e dalle tecnologie occidentali per raggiungere lo sviluppo economico, oggi gli equilibri sono rovesciati ed è la Cina ad essere sempre più influente sulle economie occidentali. Questo ha reso la sua azione sulla scena internazionale più assertive, e i Paesi occidentali sempre più cauti verso di essa.

Ora il governo americano e alcuni di quelli europei hanno cominciato a sanzionare la Cina e alcuni suoi funzionari di fronte alle prove crescenti di lavoro forzato e genocidio. È un passo in avanti molto significativo nella giusta direzione, ma ancora troppo cauto. Non è ancora abbastanza. Un funzionario come Chen Quanguo, il segretario del Partito nello Xinjiang e creatore del sistema dei campi, per esempio, non ha ancora subito alcuna sanzione dall’Ue.

La Turchia è uno dei pochi Paesi musulmani che storicamente ha mostrato un qualche sostegno alla lotta degli Uiguri, ma negli ultimi anni è sembrata essere più reticente a farlo. Cosa pensa della sua posizione odierna sul tema?

L’opposizione e la popolazione in Turchia stanno facendo pressione sul governo perché assuma una posizione forte riconoscendo il genocidio contro gli Uiguri. La speranza è che ciò possa avere un effetto domino su altri Paesi musulmani, spingendoli nella stessa direzione. Tuttavia le relazioni tra Turchia e Cina sono particolarmente preoccupanti per noi considerato che un gran numero di rifugiati uiguri vive in Turchia, ma il loro status burocratico è incerto e rischiano di essere deportati con la forza in Xinjiang. Siamo particolarmente preoccupati per l’accordo di estradizione tra Cina e Turchia che potrebbe essere approvato nel prossimo futuro, perché la Cina considera di fatto tutti gli Uiguri come criminali e potrebbe dunque chiederne l’estradizione.

Cosa dovrebbero fare i governi, le Ong, i gruppi e i singoli individui per sostenere la lotta degli Uiguri?

Tutti i popoli e le nazioni libere, le società civile così come gli enti religioso hanno l’obbligo morale di fermare il genocidio. Dev’essere chiaro che quella in atto non è una semplice violazione dei diritti umani, ma un genocidio. Gli Stati Uniti, i Paesi europei, il Regno Unito e il Canada dovrebbero sanzionare congiuntamente i funzionari del governo cinese; i loro Parlamenti dovrebbero continuare a riconoscere e condannare il genocidio e, questo è un suggerimento, mettere in campo azioni pratiche, come il boicottaggio o sanzioni economiche, per colpire l’economica cinese.

A livello pubblico, il problema è che molte persone credono alla propaganda cinese, diffusa da Pechino tramite la diplomazia, campagne di disinformazione ed influenza economica. E c’è anche il grande problema che la Cina non riconosce la Corte penale internazionale ed è un membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu, il che frena l’azione delle organizzazioni internazionali. È per far fronte a questo che è stato istituito a Londra un Tribunale degli Uiguri indipendente, guidato dal grande avvocato sir Geoffrey Nice, con l’obiettivo di raccogliere informazioni e prove sul genocidio.

 

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