Il Corriere della Sera: “Applausi e lacrime per il Pontefice. Decisa la nomina del nuovo presidente dello Ior. ‘Chiesa deturpata dalle rivalità’. Il discorso del Papa contro ‘individualismi’ e ‘divisioni’”. Il titolo di apertura è dedicato alla vicenda Finmeccanica: “’India congela il contratto degli elicotteri Finmeccanica”. “Pansa guiderà l’azienda. Difesa di Orsi dal carcere”.
La Repubblica: “Il Papa accusa: Chiesa deturpata”. “Troppe divisioni e personalismi”. “Bertone accelera, uno straniero allo Ior”. “Ratzinger accolto da una ovazione all’udienza del mercoledì delle Ceneri. ‘Lascio in piena libertà’. Il 28 un elicottero lo porterà dalla Santa Sede a Castel Gandolfo”. A centro pagina: “’Formigoni, vita di lusso senza mai pagare’. Il rapporto della polizia: nessun prelievo in banca, convocava i funzionari in ufficio per consegnargli grosse somme cash”.
Libero: “Il Papa fa neri i cardinali. Il Pontefice spiega il suo gesto rivoluzionario ai fedeli e accusa la Curia: ‘Le divisioni deturpano il corpo della Chiesa. Basta con le rivalità”.
Il Foglio parla così del discorso del Papa ieri: “Papa, una botta di buonumore. Ieri era in una forma stripitosa, e questo dice molto sulla rinunzia”.
Anche La Stampa apre con la frase del Papa (“Le divisioni deturpano la Chiesa”),e dedica un grande titolo al Festival di Sanremo.
Il Sole 24 Ore: “Finmeccanica, poteri a Pansa. L’India sospende i pagamenti. Spunta la pista delle false fatture. Al nuovo amministratore delegato tutte le deleghe di Orsi. Venturoni diventa vicepresidente. Assemblea il 2 e 15 aprile”. Di spalla: “Ue: Tobin tax anche su bond e titoli di Stato. L’Italia annuncia il no”.
Il Fatto quotidiano: “I ladroni del vapore. Il capitalismo marcio brucia i nostri soldi e finisce in Tribunale: Eni-Saipem, Bpm, Montepaschi, Ilva, Fonsai-Ligresti, Ifil e Finmeccanica. Che rimpiazza il manager arrestato col dg Pansa. Intanto l’India annulla i pagamenti degli elicotteri italiani”.
Il Giornale: “Tasse, ci hanno imbrogliato. L’Europa adotta la ricetta Berlusconi. Solo ora Bruxelles si accorge che il rigore non paga. Monti sconfessato. Finmeccanica, i pm fanno perdere all’Italia una montagna di miliardi”.
Finmeccanica
Sul Sole 24 Ore si racconta che lo scandalo che ha travolto in Italia i vertici di Finmeccanica e della sua controllata Agusta Westland ha prodotto ripercussioni in India. Secondo due diverse fonti, il ministero della difesa indiano avrebbe deciso di bloccare il contratto da circa 750 milioni di dollari siglato nel 2010 con Agusta per la fornitura di 12 elicotteri AW101 destinati ad essere impiegati per il trasporto delle alte cariche istituzionali indiane. E’ la commessa per ottenere la quale, secondo la procura di Busto Arsizio, Finmeccanica avrebbe pagato una tangente di 51 milioni di dollari all’ex capo della Indian Air Force Shashi Tyagi. L’India sarebbe intenzionato a non pagare il saldo dovuto ad Agusta, né a farsi consegnare i nove elicotteri non ancora in suo possesso fino a quando il Central Bureau of Investigation indiano, l’agenzia federale investigativa, non avrà concluso le sue indagini. Il rischio per Finmeccanica è di entrare nella black list con cui il governo indiano non fa affari. Oggi l’India è per Finmeccanica il primo mercato non domestico (Usa e Gran Bretagna, essendo presenti società del gruppo, sono considerati mercati “domestici”). Il quotidiano spiega che dopo questa vicenda almeno altre due commesse (di Alenia Aeronautica) si preannunciano in salita.
Scrive Sergio Rizzo sul Corriere che la notizia della sospensione di pagamenti da parte dell’India “era scontata”, e che è impossibile prevedere quali ripercussioni avrà questa vicenda sul futuro dell’azienda da 70 mila dipendenti, “cuore tecnologico dell’industria italiana”, che opera “in un settore strategico e ha una fortissima proiezione internazionale”. E Finmeccanica non è l’unica “ferita a grondare sangue. Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, altra grande impresa pubblica il cui ruolo viene spesso paragonato a quello di un vero e proprio ministero degli esteri ‘parallelo’ è indagato per una faccenda di presunte tangenti algerine”. Rizzo elenca anche i casi Montepaschi di Siena (dove l’ex presidente Mussari è accusato di aver nascosto agli organi di vigilanza alcune operazioni che hanno causato gravi perdite, ‘con l’aggravante’ di esser stato per tre anni il capo dei banchieri italiani). L’accusa che muove Sergio Rizzo alla politica nostrana quella di non essere intervenuta per tempo, tollerando, nel caso di Montepaschi, “il permanere di un rapporto perverso tra banca e partiti locali”; e, nel caso di Finmeccanica, si sottolinea come difficilmente in Paesi come Germania o Regno Unito l’azionista pubblico sarebbe rimasto “completamente indifferente” davanti ad una accusa di corruzione internazionale formulata dall’accusa già molti mesi fa.
Sul fronte delle indagini, ancora dal Sole 24 Ore: la Procura di Busto Arsizio ha chiesto l’arresto per gli svizzeri Guido Ralph Haschke e Carlo Gerosa, intermediari della maxicommessa indiana di Agusta Westland, indagando su due società a loro riconducibili, la Ids Information Technology and Enginering tunisina, e la Ids India. La tesi è che le due società avrebbero fatturato ad Agusta circa 21 milioni di euro, ma per i pm si tratterebbe di fatture fasulle o gonfiate a dismisura.
Su La Stampa si riferiscono le considerazioni contenute nella informativa dei carabinieri del Noe, che si soffermano anche sul ruolo che avrebbero avuto nella inchiesta, favorendo Orsi, alcuni ex magistrati: “Stanno emergendo ‘interferenze’ per la vicenda giudiziaria oggetto di indagine, da parte di alcuni ex magistrati, ora con incarichi in Finmeccanica”, scrivono gli investigatori citando due ex presidenti della corte di Appello di Milano.
Ancora Su La Stampa, intervista a Loren Thompson, del Lexington Institute, consulente dell’industria militare, sugli effetti dello scandalo Finmeccanica sul fronte delle commesse negli Usa: “Washington è una città fondata sulla politica dove, di conseguenza, l’etica è più importante delle competenze tecniche specifiche. Ciò implica che nessuno vuole fare affari con chi viola la legge. L’arresto del Ceo fa apparire Finmeccanica come una azienda da cui è meglio stare a distanza perché non si può escludere che gli episodi di corruzione siano più estesi. Stiamo parlando di un danno di immagine molto significativo, perché Finmeccanica per operare ha bisogno di buoni accessi nell’Amministrazione Obama e al Congresso”. Spiega anche che il programma più importante che vede in corsa Finmeccanica in questo momento riguarda il jet di addestramento per tutti i piloti delle forze americane: l’azienda è al momento in gara contro Locked Martin e Bae System, e questo significa che già in partenza Finmeccanica è “più debole”.
Obama, Usa-Ue
Scrive il Corrispondente de La Stampa che Obama ha guardato all’Europa durante il discorso sullo stato dell’Unione: “Annuncio che lanceremo colloqui per creare una partnership transatlantica su commercio e investimenti con l’Ue, perché può portare a creare milioni di posti di lavoro ben remunerati per gli americani”. Insomma, un’area di libero scambio capace di sostenere la crescita su entrambe le sponde dell’Atlantico, spiega il quotidiano. Gene Sperling, consigliere economico del Presidente, ha assicurato che il lavoro per la creazione di quella che un comunicato congiunto Usa-Consiglio Europeo, Commissione europeo ha definito “transatlantic trade and investment partnership” inizierà da subito.
Il Sole 24 Ore dedica ampio spazio alla notizia: “Usa e Ue verso un’area di libero scambio”, “Obama e Barroso: a giugno partono i negoziati. Nascerà il più grande blocco commerciale”. Ue e Usa rappresentano, insieme, metà del Pil mondiale e quasi un terzo dei flussi commerciali globali. Il 13,8 per cento di tutti gli scambi con l’Ue avviene con gli Usa, che a loro volta realizzano il 17.8 per cento del loro commercio con i 27. Le barriere tariffarie, scrive Il Sole, sono basse: in media il 5,2 per cento da parte europea e il 3,5 da parte degli Usa: gli ostacoli sono però i sussidi all’agricoltura e le barriere non tariffarie, con gli standard su metodi di produzione e tutela della salute. L’Europa, per esempio, ha la legislazione più restrittiva al mondo sugli Ogm: se a livello comunitario si è riconosciuto che le colture genetiche modificate non minacciano la salute, i governi europei si rifiutano comunque di consentirle, con eccezione del mais della Monsanto e della patata della Basf. Bisognerebbe quindi superare tanto la contrarietà dell’europarlamento che quella dei governi europei. Altrettanto vale per una intesa possibile sulla vendita in Europa di carni di animali allevati con ormoni della crescita o di pollame trattato con cloro per abbassarne la carica batterica. Non a caso, Barroso ha messo le mani avanti ieri, affermando che “il negoziato non metterà a repentaglio la salute dei consumatori per motivi commerciali” e che “le legislazioni sugli Ogm non entreranno nei colloqui”. Altri capitoli dell’accordo riguardano il reciproco riconoscimento degli standard di sicurezza delle auto e l’accesso delle imprese europee agli appalti delle autorità pubbliche statunitensi (alcuni Stati Usa hanno leggi che incentivano l’acquisto di prodotti made in America).
Tornando a La Stampa, si sottolinea che il vero “asso portante” del discorso di Obama sullo Stato dell’Unione è stato il tema del rilancio della classe media: ha proposto di elevare il salario minimo dagli attuali 7.25 dollari l’ora a 9 dollari entro il 2015, perché – ha detto – “ciò può trasformare gli sfrattati in inquilini, e i consumatori di buoni alimentari in acquirenti” per sconfiggere una “povertà inaccettabile per la più ricca nazione della terra”. Obama ha proposto di legare i salari all’inflazione, di ristrutturare 70 ponti fatiscenti, insieme ad autostrade e ferrovie, e di adoperare i proventi di gas e petrolio per sviluppare energie alternative al fine di creare occupazione attraverso l’azione di un governo “non più grande ma più intelligente”. “Smarter”, non “bigger government”, riferisce L’Unità, puntando l’attenzione sulle parole di Obama dedicate all’austerità: molti di noi sono d’accordo che un piano per ridurre il deficit siano parte dell’azione di governo, ma bisogna essere chiari. Da solo il calo del deficit non è un piano per l’economia. La stella polare che deve guidare i nostri sforzi è una crescita che crei buone occasioni di lavoro per la classe media”.
Questo richiede l’intervento della mano pubblica anche se – precisa Obama – “non conta la quantità ma la qualità dell’azione statale” che deve essere, per l’appunto, smarter. Ancora parole del presidente: “esorto il Congresso ad affrontare i cambiamenti climatici con un approccio bipartisan, trovando una soluzione compatibile con il mercato. Ma se il Congresso non agisce al più presto per proteggere le generazioni future, lo farò io con ordini esecutivi finalizzati a ridurre l’inquinamento e ad accelerare la transizione verso l’uso di fonti energetiche più sostenibili”.
Obama ha garantito che le sue misure non comporteranno l’aggravamento del deficit, “nemmeno di un centesimo”, perché si accompagneranno ad una più oculata gestione del programma Medicare di assistenza agli anziani e a scelte di equità fiscale, abolendo una serie di sgravi di cui beneficiano i ceti più abbienti.
Anche sul Corriere: “Salari minimi più alti e asili gratis. La svolta a sinistra dell’Obama 2”. Il quotidiano sottolinea che più che a un socialdemocratico all’europea, Obama ricorda un democratico di vecchio stampo. Anche l’analisi di Massimo Gaggi sottolinea che la svolta “socialdemocratica” ha ben poco di ideologico ed è vicina al modello democratico classico dell’era di Kennedy e Johnson: libere imprese, ma con più Stato, più controlli e più tasse”. Ma Gaggi sottolinea che si tratta soprattutto di annunci, perché di soldi non ce ne sono: 50 miliardi per le infrastrutture e 15 per la casa vanno trovati e, comunque, sono briciole rispetto al pacchetto da 800 miliardi del primo mandato; l’aumento del salario minimo, se passa, lo pagheranno i privati; e altrettanto vale per gli investimenti in energia pulita, royalties per chi estrae gas e petrolio. Per gli asili, si chiede aiuto agli Stati. L’obiettivo vero è scegliere la nitida linea della riscossa del ceto medio, venderla bene all’opinione pubblica e costringere il Congresso ad agire: “Se il Parlamento non decide proverà a scatenargli contro l’opinione pubblica, e cercherà di far riconquistare ai Democratici la maggioranza nel 2014, per poi proporre le sue riforme ad un Congresso “amico”.
Papa
Ieri il Papa ha parlato alla Sala Nervi, nella tradizionale udienza del mercoledì, e poi ha tenuto nel pomeriggio l’omelia del mercoledì delle Ceneri. La Repubblica riferisce le sue parole: “Bisogna riflettere su come il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l’unità della Chiesa e divisioni del corpo ecclesiale. Bisogna superare individualismi e rivalità. Il vero discepolo non serve se stesso o il pubblico ma il suo Signore. Anche ai nostri giorni, molti sono pronti a stracciarsi le vesti di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio cuore, sulla propria coscienza, sulle proprie intenzioni.
La cronaca della udienza del mercoledì è firmata da Francesco Merlo, che descrive l’affetto e il tripudio dei devoti con quel brivido “per il Papa che non è più Papa”, e che ora sembra “libero da un peso”.
La Stampa intervista il cardinale sudafricano Wilfred Fox Napier, porporato francescano considerato in cima a tutte le liste di papabili. Gli vien chiesto se ci sia da attendersi il primo Papa extraeuropeo della storia. “Personalmente non valuto le candidature a seconda della provenienza geografica. In una elezione pontificia contano la qualità della persona e i suoi requisiti di potenziale leadership della Chiesa universale”. Gli scandali in Curia hanno indebolito il papato come istituzione? Napier ricorda che nella sua millenaria storia la Chiesa “ha affrontato periodi di devastanti lacerazioni, ma ha sempre saputo riscattarsi per trarre slancio dalla correzione degli errori”, “il successore di Benedetto XVI dovrà interrogarsi su cosa davvero serva al bene degli uomini. Le istituzioni ecclesiastiche devono essere un supporto alla azione evangelizzatrice, non un freno. Troppe volte si fornisce all’esterno una immagine di contrapposizioni e carrierismi piuttosto che di servizio ai fedeli. Sul modello di Benedetto XVI, è il momento giusto per fare le scelte giuste”, “dobbiamo accogliere il suo messaggio, continuare sul sentiero tracciato”.
La Repubblica intervista Hans Kung, teologo ribelle della Chiesa. La prima domanda riguarda il fatto che il teologo ha sempre contestato l’infallibilità papale e per questo gli vien chiesto un giudizio sul ritiro del Papa in questa luce: “E’ una smitizzazione solo per tutti coloro i quali vedono nel Papa un vice-dio in Terra, e non prendono in considerazione che anche il Papa è solo un uomo”.
Kung auspica che Benedetto XVI, che non parteciperà al Conclave, non giochi alcun ruolo nel nuovo Pontificato, “altrimenti finirebbe per creare lui nuove pericolose polarizzazioni tra sostenitori del nuovo Papa e seguaci del vecchio Papa”. Meglio un Papa non europeo? “Da dove verrà non è importante, conta che non finisca per essere ‘romanizzato’ e ‘curializzato’. Ratzinger non veniva da Roma ma è stato alla fine più romano dei romani e della Curia”. Il giudizio su questo pontificato: “Temo che resterà nella storia piuttosto con un bilancio negativo, con deficienze e limiti ed occasioni perdute. Il caso del vescovo antisemtia Williamson, o il mancato accordo su una magiore comprensione con le Chiese ortodosse e protestanti” . Ma, soprattutto, per Kung “la Curia è l’ostacolo principale al rinnovamento della Chiesa, a un dialogo ecumenico e a un’aperrura al mondo moderno”. Kung sottolinea infatti che “la Curia romana era contro il Concilio Vaticano II prima che si tenesse, durante il Concilio ha impedito ciò che voleva, e dopo ha guidato la restaurazione, con i devastanti effetti di crisi”.
Per La Stampa “nella prima giornata pubblica dopo l’addio il Papa denuncia i mali che affliggono la Chiesa”. Nel titolo si evidenziano queste parole: “Bisogna superare le rivalità”.
Il filippino Tagle come possibile successore del Papa è citato da Libero (“Ratzinger ‘vede’ come successore il filippino Tagle”) e da Il Foglio, in prima pagina (“Luis Antonio Tagle, un Woytyla delle Filippine per rilanciare la Chiesa; carismatico e mediatico, ma ferrato in teologia. 56 anni, l’ultimo cardinale scelto (e abbracciato) da Ratzinger”.
Sul versante Ior, il Corriere della Sera, con Massimo Franco, scrive: “Il Papa avrebbe sottoscritto formalmente la scelta ieri sera: un banchiere belga sarà nominato nei prossimi giorni presidente dello Ior, la banca vaticana. Potrebbe essere il primo atto dell’interregno inedito tra Benedetto XVI e il suo successore”. Ieri il portavoce della Sala Stampa Vaticana Federico Lombardi ha annunciato che “è possibile che nei prossimi giorni ci sarà la nomina del presidente dello Ior”. Il nome del banchiere belga “girerebbe da una decina di giorni”, scrive il quotidiano, e la nomina dovrebbe arrivare prima del 28 febbraio, data per la quale il Papa ha annunciato le proprie dimissioni. Lo Ior non ha un presidente dal 26 maggio scorso, giorno in cui fu sfiduciato Ettore Gotti Tedeschi.
Secondo La Repubblica “nella rosa dei candidati” al vertice dello Ior ci sarebbero anche “uno svizzero o un italiano del nord”.