Un nuovo vertice Ue-Turchia sulla crisi dei migranti

 

Il Corriere della Sera: “Meloni in campo. Da Roma a Torino si rompe l’alleanza”, “’Sarò sindaco mamma’. Berlusconi: ex fascisti”.

Al tema è dedicato un editoriale di Angelo Panebianco: “I rischi dello strappo”, “La vittoria apparente”.

Più in basso, intervista al ministro del Lavoro Giuliano Poletti: “’Noi, il governo più di sinistra’”.

Di fianco, con grande foto di Donald Trump: “Soltanto Kasich può fermare la corsa di Trump”, “I conservatori puntano sull’uomo dell’Ohio”.

Sulla colonna a destra un intervento di Susanna Tamaro: “La foresta burocratica”, “Corsi per dare il verderame. Il calvario degli onesti”.

E più in basso: “La maternità e il desiderio: il dono dietro l’adozione”, di Michela Marzano.

A fondo pagina le indagini a Finmeccanica: “Inchiesta sull’opa Ansaldo-Hitachi”, di Luigi Ferrarella.

La Repubblica: “Meloni in campo sfida Berlusconi: io, mamma Roma”.

Con i commenti di Francesco Merlo (“Chi grida al fascista”) e di Filippo Ceccarelli (“Il karaoke di Giorgia”).

Di fianco, in grande evidenza, la seconda parte dell’intervista che il direttore Mario Calabresi ha realizzato, insieme a Gianluca Di Feo, al presidente egiziano: “Libia, Al Sisi avverte l’Italia, ‘Missione con troppi rischi’”, “Il presidente egiziano: ‘Manca un’exit strategy, ricordatevi della Somalia’”.

E il punto sull’inchiesta su Giulio Regeni, di Carlo Bonini e Giuliano Foschini: “Regeni, tutti i misteri rimasti al Cairo”.

A fondo pagina: “La minaccia di Trump: scegliete me o è rivolta”. Ne scrive Niall Ferguson.

Infine: “Feltrinelli, il gran rifiuto: ‘No al premio Strega’”, “Contro Mondadori-Rizzoli”, spiega Raffaella De Santis.

La Stampa: “L’assalto di Salvini al centrodestra”, “Effetto domino dopo lo strappo di Roma: la Lega correrà da sola anche a Torino”, “Alleanza in pericolo pure a Bologna e Novara. Meloni candidata: nessun uomo dica a una donna cosa fare. Berlusconi: leghisti ex fascisti”-

Prova generale per le elezioni politiche” è il titolo dell’analisi di Marcello Sorgi.

Sul Pd, un colloquio di Riccardo Barenghi con Pierluigi Bersani: “’Niente scissione. Non regalo il partito a Renzi’”, “Referendum, l’ex segretario detta le sue condizioni” (il riferimento è al referendum sulle riforme costituzionali).

In prima anche le indagini su Finmeccanica: “Finanza nella sede di Finmeccanica”, “Nel mirino dei pm la vendita di Ansaldo Sts a Hitachi”.

E un’intervista al ministro della Giustizia Orlando: “’Prescrizione, cessato allarme’”, “’Pubblica amministrazione senza più emergenze’”.

Sul rapporto dell’Autorità nazionale autocorrezione presieduta da Raffaele Cantone sull’irregolarità diffusa del sistema appalti, interviene l’ex sindaco: “Marino, accuse a Cantone e Orfini”, “’Le critiche dell’ex magistrato disoneste intellettualmente’”.

Si apre oggi a Bruxelles il consiglio europeo che avrà come tema principale la crisi dei migranti e l’accordo con la Turchia. A centro pagina i titoli su questo tema: “Migranti, impronte anche con la forza”, “Presto la norma al Consiglio dei ministri”, “Risposta alle critiche dall’Europa. Frenata sugli aiuti alla Turchia”.

E del vertice Ue scrive Stefano Stefanini: “Un altro rinvio non sarebbe accettabile”.

La storia” raccontata in prima: “Il giro di vite del Politecnico sui fuori corso”, di Fabrizio Assandri.

Il “Bongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato alla classifica Onu, che vede l’Italia piazzata al 50° posto del “World Happiness Report”: “InfelicItalia” (Il rapporto interpella i cittadini del mondo su indici che vanno dal reddito economico alla qualità dei rapporti umani e al livello di corruzione).

Su Il Fatto il titolo in maggiore evidenza si trova a centro pagina: “Chi danneggia e deruba lo Stato si tiene due terzi della refurtiva”, “Il Grande Flop. Corte dei Conti: 646 milioni di sanzioni, se ne recuperano solo 213”, “Il bilancio delle condanne definitive per danno erariale nel periodo 2011-2015. Le procure contabili sono impotenti, le norme che permetterebbero un’efficace riscossione -contenute nella riforma Madia- restano al palo: mancano i decreti attuativi”.

Di fianco, con foto di Berlusconi: “B. vuole Bertolaso per perdere pensando a Mediaset e Bolloré”, “Nazareno degli affari. Desistenza elettorale”.

A questo tema è dedicato l’editoriale del direttore, che prende spunto dalle accuse di Berlusconi ai “leghisti romani” che sono tutti “ex fascisti”: “Il partigiano Berly”-

Sotto la testata: “Senz più gli incentivi il Jobs Act già si sgonfia”, “Inps. Crollano le assunzioni stabili a gennaio: -112 mila sul 2015”, “Nel 2015 il governo ha impegnato oltre 13 miliardi di euro per ridurre i contributi per i nuovi assunti. Nel 2016 ha tagliato le agevolazioni e le imprese hanno smesso di fare contratti a tempo indeterminato”.

Di fianco: “Anm, tutti contro Davigo. Dà fastidio al governo”, “Ha ottenuto più voti, parte la guerra fredda”, “Gioco tra le correnti per eleggere un presidente ‘morbido’. Sul tavolo responsabilità civile dei magistrati e corruzione, su cui l’ex pubblico ministero di Mani Pulite sarebbe intransigente” (si vota il 9 aprile per eleggere il nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, ndr.)

Sull’appello contro le riforme costituzionali: “Referednum, ecco i cattolici che dicono no”, “Già 127 mila firme”.

Sul caso Regeni: “Regeni, Al sisi dice bugie e accontenta quasi tutti”, scrive Guido Rampoldi.

Il Giornale apre con le elezioni amministrative e, in riferimento a Lega e Fratelli D’Italia, titola: “Gli sfascisti”, “La Meloni rompe l’alleanza nella Capitale, Salvini si sfila anche a Torino”, “Berlusconi: farò campagna elettorale a Roma”.

Io scelgo Bertolaso” è il titolo dell’editoriale del direttore Alessandro Sallusti.

Ne scrive anche Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “La separazione non è una tragedia. Ma vinciamo solo tutti insieme”.

Più in basso, gli arresti di Parigi ieri: “Volevano colpire ancora Parigi. Arrestati quattro terroristi”. Ne scrivono Francesco de Remigis e Riccardo Pelliccetti.

Sulle primarie Usa: “Trump e Clinton avversari di nessuno”, di Paolo Guzzanti.

E sui temi del lavoro: “Svanito l’efetto Jobs Act: i posti fissi calano del 39%”, “Si smontano le balle del governo”, scrive Fabrizio Ravoni.

Meloni, FI, Lega

Sul Corriere, pagina 2: “La spaccatura nel centrodestra”, “Meloni in campo a Roma. Ed è lite con Alemanno: non farò i suoi errori. Berlusconi: avanti con Bertolaso, nella Capitale i leghisti sono ex fascisti”.

Su La Stampa, pagina 2: “Meloni: ‘Sarò io il sindaco’. Forza Italia: alleanza finita”, “Salvini studia da leader e cerca di incontrare Donald Trump in Usa”, scrive Giuseppe Alberto Falci. E Mattia feltri racconta la giornata di ieri al Pantheon: “Giorgia canta ‘Viva la mamma’ e dice: ‘Il simbolo dell’Urbe è la lupa che allatta’”, “Il bagno di folla al Pantheon tra cori, tricolori e turisti distratti”.

Sul Corriere: “Dai cori alla Lupa. In piazza più turisti che militanti”. E’ il racconto di Fabrizio Roncone della giornata di ieri. Si riferiscono poi le parole della Meloni: “Nessun uomo può dire cosa deve fare una dona. E poi il simbolo di Roma è una lupa cje allatta due bambini”.

Il retroscena” di Amedeo La Mattina su La Stampa: “Dopo Roma salta anche Torino, affetto domino nel centrodestra”, “La Lega Nord adesso alza il tiro anche a Novara e Bologna. Martedì difficile tavolo di mediazione convocato da Matteoli”.

In basso, intervista a Umberto Bossi: “Io voterei Bertolaso. Matteo sbaglia, è un ragazzo’”, “Berlusconi come la Regina inglese, è ancora sveglio’”. Salvini può essere il leader di tutto il centrodestra? “Con tutto il rumore che è uscito è difficile: se pensava che aiutasse, sbaglia, non aiuta. Anche se Salvini si rende conto che forse per la Lega non è così fondamentale avere Roma”. Questo incidente della candidatura a Roma di Meloni può mettere a rischio le giunte in Lombardia e veneto dove amministrate insieme? “No, io non penso che Berlusconi farà un passo del genere”.

La Repubblica intervista lo stesso Bertolaso, che dice, in riferimento a Meloni e Salvini: “’Meglio così, erano alleati imbarazzanti’”, “La leader di Fratelli d’Italia alla fine sarà costretta a votare per me al ballottaggio”. Non teme il fuoco amico da parte di Forza Italia? “Bah, sono abituato, e poi il presidente ha detto che il candidato è Bertolaso, mi sosterranno”.

Sul Corriere Tommaso Labate si occupa della reazione di Berlusconi: “Ultima telefonata (gelida) con Giorgia. Ma il ‘nemico’ di Berlusconi è Salvini”, “La tentazione della sfida alle urne. Nel partito il timore di perdere altri parlamentari”.

In basso, intervista al governatore della Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia: “Un suicidio rompere per arrivare terzi. Ricuciamo in fretta o saremo irrilevanti’”.

Marcello Sorgi su La Stampa scrive che si tratterà di una “prova generale per le elezioni politiche”: il ballottaggio a Roma sarà tra il candidato Pd Giachetti e Virginia Raggi del M5S, con un vantaggio di partenza per quest’ultima, “estranea al pasticcio consociativo-affaristico-mafioso incombente sul centrosinistra e sul centrodestra, che potrebbe rivelarsi determinante al secondo passaggio”. Se infatti Giachetti dovrà impegnarsi a sottrarre voti alla concorrenza della sinistra radicale che schiera Stefano Fassina, ai nostalgici dell’ex sindaco Ignazio Marino che forse schiera se stesso e alla probabile astensione di parte della minoranza Pd che guarda a D’Alema, “Raggi, che ha già dimostrato di godere di simpatie del centrodestra”, potrebbe offrire l’occasione per un voto anti-renziano e anti-tutto a un pezzo dell’elettorato escluso dalla scelta del sindaco.

Su Il Fatto: “Tra Bolloré e Bertolaso il nuovo Nazareno di B.”, “Accordi e favori. Gli affari di Mediaset, i colloqui con Confalonieri e il ruolo del magnate francese. Così l’ex cavaliere sta ridisegnando i confini del suo impero”. Bertolaso, secondo Fabrizio D’Esposito, che riferisce i sospetti di Lega ed ex An come Storace, La Russa e Meloni, sarebbe quindi stato scelto da Berlusconi a Roma proprio per la sua debolezza elettorale, per garantire il renziano Roberto Giachetti.

Pd, centrosinistra

Su La Stampa un “colloquio” con l’ex segretario Pd Bersani: “’Niente scissione, ma se Renzi prende il mitra….’”, “L’ex segretario detta le condizioni sul referendum costituzionale: ‘Voto sì a patto che non sia un modo per imbarcare Verdini’”, “Condivido D’Alema, ma io non voglio regalare il partito a quelli lì. Senza Pd noi dove andiamo?’”, “Non credo che funzionerà a lungo sostituire i voti in uscita con quelli della destra. Il quadro cambierà”.

Sul Corriere, intervista al candidato sindaco di Milano per il centrosinistra Giuseppe Sala: “’Con me Milano più internazionale. I rivali? Vedo tante facce del passato’”, “La città deve competere con le metropoli del mondo. Parisi è più politico di me’”, “Una lista di sinistra ci vuole, non solo per una questione politica ma soprattutto di valori. Ma punterò moltissimo sulla mia, rivolta al mondo delle professioni, al terzo settore e in generale alla società milanese”.

Oggi il Vertice Ue con la Turchia

Sul Corriere: “Vertice sui migranti, Merkel sfida l’Europa”, “Per la cancelliera la disunione è una ‘macchia’. L’ostacolo dei francesi a una ‘soluzione turca’. L’Italia imporrà il prelievo forzoso delle impronte digitali ai profughi: chi rifiuta verrà espulso”, scrive Danilo Taino da Berlino.

Su La Stampa: “Stretta sui controlli negli hotspot. ‘Sì alle impronte prese con la forza’”, “Sul tavolo del governo un provvedimento per consentire l’identificazione dei migranti. Alfano: ‘Lavoriamo a un’ipotesi articolata’. Le nuove norme già illustrate ai sindacati”.

In basso, il “retroscena” di Marco Zatterin da Bruxelles: “’Troppe concessioni alla Turchia’. L’Ue frena sull’accordo per i migranti”, “Juncker: la Turchia non è matura per l’ingresso nell’Unione”.

Su Il Fatto: “Pronti i soldi per il Sultano blocca-migranti”, “La Germania spinge per l’accordo con Erdogan: 6 miliardi per gestire l’emergenza”, “Renzi costretto all’intesa, temendo anche l’apertura della rotta albanese”. Ne scrivono Giampiero Gramaglia e Wanda Marra.

Su La Repubblica: “’Le impronte prese con la forza’”, “Alfano: ‘Misura allo studio’. Oggi Consiglio Ue sulla Turchia. Macedonia, militari al confine”.

In basso, intervista alla commissaria Ue per il Bilancio e le Risorse Umane, Kristalina Georgieva, che dice: “’Aiutare i migranti in Grecia e in Turchia, è questa la priorità di noi europei’”, “Sono in condizione disumane, è inaccettabile’”, “E’ importante aiutare i profughi in Turchia: così sarà più difficile che decidano di mollare tutto per venire da noi’”,

Al-Sisi, Egitto, Libia. Caso Regeni.

Su La Repubblica a pagina 3 i lettori troveranno oggi la seconda parte dell’intervista al presidente egiziano Al Sisi realizzata dal direttore Mario Calabresi insieme a Gianluca Di Feo. E’ dedicata in gran parte alla situazione in Libia: “’Missione in Libia, l’Italia rischia un’altra Somalia’”, dice Al Sisi. Perché “l’intervento potrebbe provocare effetti incontrollabili. Non c’è solo l’Isis, servono piani globali contro tutti i jihadisti’”, “’Bisogna chiedersi quale possa essere l’exit strategy. E c’è un’alternativa all’operazione occidentale: appoggiare l’esercito del generale Haftar legato a Tobruk’”. Finora però -gli si fa osservare- le forze dell’esercito nazionale del generale Haftar non sono riuscite a sconfiggere le formazioni jihadiste o l’Isis. Risponde Al Sisi: “Se forniamo armi e supporto all’Esercito nazionale libico, può fare il lavoro molto meglio di chiunque altro. Meglio di un intervento esterno”. E oltre al problema militare, per Al Sisi c’è una questione profughi: “sull’Europa si riverserebbe un’ondata enorme di profughi”.

Su La Stampa: “Libia, pronti militari e Servizi. Ma Renzi ora vuole il sì Onu”, “L’intelligence: l’eccesso di cautela ci taglia fuori dalla war room”. Ne scrive Francesco Grignetti.

Su La Repubblica a pagina 2: “Renzi: ‘Ora troviamo chi ha ucciso Regeni’”, “Il premier: ‘Le parole del presidente egiziano rappresentano un passo in avanti’. Amnesty: ‘Solo un inizio’. I genitori di Giulio: ‘Abbiamo speranza e fiducia nel lavoro della Procura di Roma per arrivare alla verità’”.

Sulla stessa pagina tornano ad occuparsi dell’inchiesta Carlo Bonini e Giuliano Foschini: “Le quattro risposte che il Cairo deve dare sull’omicidio”, “Dai tabulati alle celle telefoniche, ecco come l’Egitto finora ha provato a depistare le indagini”.

Su Il Manifesto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, commenta l’intervista di ieri del presidente Al Sisi su Repubblica (che garantiva il suo impegno per raggiungere la verità sull’omicidio del giovane ricercatore e interpretava il caso come un tentativo per sabotare la collaborazione tra Egitto e Italia, con riferimento anche all’impegno dell’Eni, ndr.) : “’Al Sisi non dice la verità’”, “’Non c’è alcun passo avanti nella ricerca della giustizia. Si dimentica la violazione sistematica dei diritti umani’”.

E più in basso, in un articolo dal titolo “Generazione Regeni, la lista dei desparecidos mina il regime”, Rachele Gonnelli racconta che secondo l’ong egiziana per i diritti umani “Nader” sono 66 solo nel mese di gennaio le sparizioni.

Anche Guido Rampoldi, su Il Fatto, commenta l’intervista di ieri di Al Sisi a Repubblica: “Regeni e la ‘verità’ di Al Sisi che fa comodo a (quasi) tutti”. Al Sisi ha promesso collaborazione, “ma su questo risultato non scommetteremmo una lira egiziana, tanto più perché il generalissimo precostituisce l’esito delle indagini: Regeni ucciso per sabotare le ottime relazioni tra Italia ed Egitto, ovvero il rapporto tra lui e Renzi, ‘un ottimo amico mio’”. Secondo Rampoldi “col Pinochet egiziano, Netanyahu e Abu Abbas, Roma ha scelto il vecchio ordine regionale”.

Terrorismo in Europa

Su La Repubblica il reportage di Anais Ginori da Bruxelles: “La grande paura da Bruxelles a Parigi, quattro arresti: ‘Potevano colpire’”, “Viaggio nel sobborgo di Forest: ‘L’integrazione è fallita’. Continua la caccia all’uomo: diffusi gli identikit. E Hollande: ‘In Francia minaccia elevata’”.

Su La Stampa: “Bruxelles, la caccia continua. Due terroristi ancora in fuga”, “Il premier Michel convoca il Consiglio di Sicurezza nazionale: ‘Presto nuovi blitz’”, “Rilasciati i fermati per la sparatoria a Forest. L’uomo ucciso era algerino. Arrestate quattro persone a Parigi: ‘Stavano preparano un attentato’”.

E sulla stessa pagina il “retroscena” di Leonardo Martinelli da Parigi, con le parole del presidente francese: “Hollande: ‘Minaccia altissima’. Parigi rivive l’incubo Bataclan”, “Il presidente francese: sappiamo di essere nel mirino. Sempre più persone cambiano le abitudini per paura”.

Su Il Fatto: “Sindrome Bataclan: arresti e caccia all’uomo”, “Operazione anti-terrorismo anche a Parigi per un ‘attacco imminente’: 4 fermati”.

Su La Repubblica Anais Ginori riferisce anche dell’accusa di una delle vittime del Bataclan, che ha fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo: “’Non ha fermato Salah: condannate il Belgio’”, “Dai flop dell’antiterrorismo ai mancati controlli, in un dossier l’accusa: gli attacchi parigini del 13 novembre con 130 morti potevano essere evitati”.

Sul Corriere l’inviato a Bruxelles è Marco Imarisio: “’I terroristi scappati dal retro’. Il fiasco della polizia a Bruxelles”, “A Parigi arrestati quattro turchi: ‘Stavano progettando un attentato’”.

Usa

Su La Stampa: “Trump cambia la mappa elettorale. Per i democratici a rischio 5 Stati”, “In bilico alcune roccaforti. Lo staff di Hillary punta al Texas”, scrive Paolo Mastrolilli da Miami

La Repubblica: “L’ostacolo convention alla nomina di Trump, ‘Scontri se mi fate fuori’”, “Dopo l’ultimo Supermartedì, il tycoon e Hillary volano verso l’appuntamento di novembre. Ma i repubblicani pensano di svincolarsi dal mandato degli elettori in assenza di una maggioranza assoluta”, scrive Federico Rampini. E di fianco, in un articolo, Vittorio Zucconi scrive che tra i repubblicani “ora i moderati puntano su Kasich, ‘l’uomo tranquillo’”. Descrive il personaggio Kasich così: “E’ un forcaiolo convinto, contrario all’aborto e a favore delle lobby delle armi, ma è l’ultima spiaggia della ragionevolezza in confronto a The Donald e al texano Ted Cruz”.

Sul Corriere: “E’ il grigio Jihn Kasich l’ultimo ‘anti-Donald’ nella corsa verso il West”, “L’establishment conservatore punta sull’uomo dell’Ohio”, scrive Massimo Gaggi.

Più in basso la corrispondenza di Giuseppe Sarcina da New York. Antony Senecal, 74 anni, per oltre 30 anni è stato il maggiordomo di Trump, che ha parlato con il New York Times. “Le megafeste, i cappelli e u cappellini. Il magnate visto dal maggiordomo”.

Su La Stampa: “Corte Suprema, Obama sceglie un moderato”, “Il presidente assegna al ‘democratico’ Garland il posto vacante che muta gli equilibri. Repubblicani all’attacco”, “Il giudice che sostituirà l’italoamericano Scalia fu nominato alla Corte d’Appello da Bill Clinton.

Sul Corriere: “Corte Suprema, Obama sceglie un moderato”, “Il presidente chiede ai repubblicani di ratificare al Senato la nomina bipartisan di Merrick Garland. La replica è un no secco: la decisione spetta al prossimo inquilino della Casa Bianca. Insorge Trump”. Ne scrive Giuseppe Sarcina, spiegando che subito Trump ha chiesto ai repubblicani di bloccare tutto: “chiaro l’obiettivo: accreditarsi come il leader dell’opposizione accendendo un’altra rissa mediatica, questa volta direttamente con il presidente”.

Brasile

Su La Stampa il “focus” di Emiliano Guanella: “Lula ministro per sfuggire alle inchieste”.

Su La Repubblica: “Dilma nomina Lula superministro, ora il Brasile ha due ‘presidenti’”, “Guiderà la politica economica. L’opposizione: così avrà l’immunità” (sul caso Petrobras, ndr). Ne scrive Daniele Mastrogiacomo.

Sul Corriere ne scrive Rocco Cotroneo: “Brasile, torna Lula e riprende il potere. Sarà leader-ombra al fianco di Dilma”, “Così eviterà di essere arrestato per corruzione”.

Russia

Sul Corriere: “Putin e i segreti del ritiro in Siria”, “Il presidente russo ha colto di nuovo tutti di sorpresa. I veri motivi? Politica di potenza, export di armi, dialogo con i sauditi”. Poi il “messaggio ad Assad”: “La mossa russa indica la soluzione negoziata della guerra civile come l’unica praticabile”. L’analisi è firmata da Paolo Valentino

Spagna

Su La Repubblica alle pagine R2 Sebastiano Messina scrive da Madrid: “Corrida all’italiana”, “Madrid 2016 sembra Roma 2013. Un sessantenne ha vinto le elezioni ma non ha i numeri per la fiducia (Rajoy, ndr.). Un leader populista detta condizioni (Iglesias, ovvero Podemos, ndr.) d un capo dello Stato cerca soluzioni. Ma all’orizzonte non ci sono vie d’uscita”, “I veti incrociati dei capi di partito impediscono l’accordo. L’Ispanicum stavolta ha fatto cilecca”. E di fianco, un articolo di Alessandro Oppes: “Litigi, tradimenti, epurazioni, in frantumi il sogno di Podemos”.

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