Ue, Renzi dà il via libera a Juncker?

Il Corriere della Sera: “Yara confidò di aver paura. Ecco la ricostruzione del delitto. La tredicenne parlò dei suoi timori con il fratello. I magistrati: colpita, seviziata e abbandonata in agonia”. In alto: “Caso Milano, lettera di Napolitano: ricordate i poteri del procuratore. Oggi il Csm decide sullo scontro tra Bruti Liberati e Robledo”. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato alle politiche sull’immigrazione e alla operazione Mare Nostrum: “Accogliere sì, ma ragionare. I limiti della operazione Mare Nostrum”. A fondo pagina il quotidiano ospita una intervista a Marissa Meyer, amministratore delegato di Yahoo!: “‘La disparità esiste, ma io penso a lavorare'”.

La Repubblica: “Iva e scontrini, ecco il piano anti-evasione”, “Il testo del governo il 30 giugno alle Camere. Per 18 milioni di italiani il 730 arriverà a casa. Fmi: Renzi lavora bene, ma ripresa lenta”.
Nel taglio alto della pagina il caso Gambirasio, con la foto del presunto assassino dopo l’arresto: “’Così Bossetti ha massacrato Yara’. La madre: Se è stato lui, deve pagare”.
A centro pagina: “’Noi, gli onnipotenti del Mose’”, “Intervista alla ‘dogessa’ di Galan: le mazzette? Normali”.
Di spalla a destra, la “copertina” dell’inserto R2: “L’album dell’orrore firmato dalla jihad”, in Iraq.

La Stampa: “Il Fmi all’Italia: ‘Bene le riforme, ma meno tasse’”, “Ue, Merkel e Pse con Renzi: flessibilità per chi investe”.
La grande foto di Bossetti subito dopo l’arresto: “’Yara, così è scattata la trappola del killer’”, “Gli inquirenti: Bossetti conosceva la vittima”.
Sotto la testata: “Milano rivive l’incubo. Folle uccide un uomo e ne accoltella due”. Ma anche l’inchiesta sul post-terremoto: “L’Aquila, chiedevano tangenti anche per ricostruire le chiese”.

Il Fatto: “Yara e la fuga di notizie. La Procura contro Alfano”, “Il pm Dettori attacca il titolare del Viminale: ‘La riservatezza avrebbe tutelato anche chi, per ora, è solo un indagato’. La replica del politico: ‘Siete voi che avete rivelato tutti i particolari’. Gli inquirenti non escludono la presenza di un complice. ‘La ragazza fu seviziata e abbandonata agonizzante’”.
In taglio basso: “La nuova cricca dell’Aquila rubava sulle chiese”, “Ricostruzione di S. Maria Paganuca e Anime Sante: mazzette per 190 mila euro. La lettera del vescovo a Gianni ed Enrico Letta per ‘agevolare’ gli appalti”.
Ancora in taglio basso: “Nel decreto Madia il ‘cavillo’ ad personam per il caro premier”, “Una norma per ‘sanare’ le assunzioni senza titoli nelle amministrazioni, vicenda per cui Renzi è stato condannato dalla Corte dei Conti quando era presidente della provincia di Firenze. Palazzo Chigi: ‘Nel testo definitivo non ci sarà’”.

Arriva oggi in edicola un nuovo quotidiano. Lo dirige Piero Sansonetti. È “Il Garantista”. Apertura dedicata al caso Gambirasio e alle polemiche sollevate dalle parole del ministro Alfano: “Il ministro gridò: ‘Dagli al mostro’”, “Giornali, politici e governo scatenati. Per fortuna li frena la Procura!”.
A confronto in prima pagina le opinioni di Vannino Chiti e del direttore Sansonetti sul M5S. Chiti: “Legge elettorale insieme ai 5 Stelle? Era ora!”. Sansonetti: “Ma quelli non sanno cosa è la democrazia”.
Poi un intervento di Fausto Bertinotti: “Presidenzialismo? Io dico no”.
E sul caso Erri De Luca, Vittorio Feltri: “Erri De Luca è innocente. Un’idiozia processare le idee”.
A centro pagina la foto del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che il quotidiano intervista

Il Giornale: “Figuraccia Alfano. Un dilettante al Viminale. Gli investigatori del caso Yara: il ministro rischiava di rovinare l’indagine più delicata”. E poi: “Il killer di Motta Visconti non si pente e chiede una pizza”. Di spalla: “Il Csm decide: adesso Bruti rischia la rimozione”. A centro pagina: “Renzi paga o corri. Tra 96 giorni scade la tua scommessa”. Si parla dell’ “impegno preso con Vespa”, perché durante Porta a Porta Renzi aveva detto che il governo avrebbe saldato i debiti con le imprese entro il 21 settembre. “Altrimenti andrà sul Monte Senario in pellegrinaggio”.

L’Unità: “Alfano, il presunto ministro. Bufera dopo il tweet sull’ ‘arresto dell’assassino di Yara’. Procura critica: riserbo a tutela dell’indagato. Il Viminale corregge: vale la presunzione di innocenza. I pm: la ragazzina fu seviziata con crudeltà”.
A centro pagina: “Patto di stabilità, pressing di Renzi. Il premier: eliminare gli investimenti dal calcolo del deficit. Oggi incontro con Van Rompuy. Fmi: bene le riforme, ma in Italia disoccupazione inaccettabile”.

Il Sole 24 Ore: “In Borsa effetto-Ipo da 2,8 miliardi. Con Fineco, Finantieri e Cerved torna la corsa alla quotazione. In sei mesi quasi raggiunto il record di raccolta dell’anno d’oro 2007”. “Attesa per le Poste. Tra aumenti di capitali e collocamenti 14 miliardi entro dicembre”. L’editoriale, firmato da Marco Onado, si sofferma sulle “nuove quotazioni” e parla di “vento nuovo e ‘globale'”. Di spalla: “L’Argentina resiste ai fondi Usa sui Bond: ‘Non pagheremo’”. La notizia della sentenza della Corte Suprema Usa sul debito argentino e le reazioni della presidente Kirchner.
A centro pagina: “Fmi: ripresa ancora fragile. Riforme ambiziose, fare presto. Renzi: credito alle imprese. Abi: mutui già aumentati”.

Ue

Su L’Unità si parla del “pressing di Renzi sull’Europa”, e si scrive di un “vertice di routine per un appuntamento che non sarà affatto di routine”. Ieri Renzi ha parlato con Napolitano del prossimo Consiglio europeo, fissato per il 26 e 27 giugno. Una scadenza in cui “i capi di governo si ritroveranno a muovere diverse pedine sulla scacchiera dell’Unione”. Il quotidiano scrive che la candidatura Juncker è “ormai in discesa”, e che “il pressing dei socialisti europei è già iniziato ed ha preso la forma della richiesta di una nuova attuazione del patto di stabilità e di crescita”. Una linea indicata ieri dal capogruppo Pse Swoboda e dal leader della Spd Gabriel: escludere alcuni investimenti dal computo del deficit e del debito. E anche ottenere più tempo per raggiungere il pareggio”. Insomma: “redini più lasche in cambio di una intesa di ferro sul nome del prossimo presidente della Commissione, e magari anche su quello del Consiglio, in scadenza a ottobre”, e poi dell’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza, perché anche la Ashton è “in uscita”. Il piano di Renzi, scrive L’Unità, è stato “in parte rivelato dal Guardian”, che descrive il premier italiano “come la chiave di volta dei dibattiti e dei giochi di questi giorni”.

Secondo il Corriere della Sera, in un “retroscena”, Renzi, che oggi incontrerà Van Rompuy “mentre gli sherpa dei vari Paesi (Italia inclusa) stanno definendo il documento sul futuro dell’Unione che Renzi aveva chiesto come perimetro per definire le sfide europee”, avrebbe dato il “via libera” a Juncker”. Interesse di Renzi sarebbe quello di non osteggiare Angela Merkel e il suo candidato”, e di “condizionare quella nomina a una ‘politica che non sia più improntata sull’austerità come è accaduto fino ad adesso'”, oltre che di “ottenere due posti in Commissione per l’Italia”. Renzi avrebbe detto: “Noi potremmo condizionare il nostro sì chiedendogli di garantire un programma basato su una maggiore flessibilità delle regole di bilancio”, dando la possibilità di “scorporare dai calcoli del deficit alcuni tipi di investimenti pubblici a fronte di riforme strutturali in corso di attuazione”. Napolitano sosterebbe la scelta di Renzi. Padoan sarebbe più prudente, avrebbe detto che il percorso è difficile, che qualcosa si potrà ottenere ma “rimaniamo ancorati alla cautela”.
Sulla stessa pagina il quotidiano milanese offre una intervista a Jurgen Habermas. Nella parte dedicata all’Europa spiega la sua proposta di far diventare il Consiglio dei ministri della Ue il secondo organo legislativo, accanto al Parlamento europeo.

Su L’Unità un articolo spiega che è “in salita” la strada per la formazione di un gruppo con Farage e il M5S: ieri il rappresentante del partito protestante olandese Sgp ha annunciato che andrà nel gruppo dei conservatori ECR, abbandonando il gruppo Europa della libertà e della democrazia, quello di Farage appunto. Per poter formare un gruppo servono almeno 25 deputati da 7 diversi Paesi europei. Per ora con Ukip e M5S ci sono solo altri due partiti.

Giustizia

Su Il Giornale si spiega che il membro togato del Csm Racanelli, di Magistratura Indipendente, segnala alcuni dei motivi per cui chiede al Csm di non archiviare la pratica sullo scontro tra toghe alla Procura di Milano: “Evidenti e immotivate violazioni dei criteri organizzativi dell’ufficio” da parte del Procuratore Bruti Liberati, e “ripetute omissioni della doverosa interlocuzione” con il pool guidato da Robledo. Secondo Racanelli le irregolarità emerse giustificherebbero un “trasferimento d’ufficio, o almeno – visto che il mandato del capo dei pm scade a luglio – un no alla riconferma”. Oggi il plenum del Csm dovrà discutere anche questa proposta, con quella maggioritaria firmata da Unicost per chiudere la vicenda, e a una terza, del laico Zanon e del togato Nappi, che chiedono il trasferimento di Robledo.

Su Il Corriere si parla di un appello “al vicepresidente del Csm” firmato da Napolitano, una lettera “con la quale, secondo le indiscrezioni di Palazzo dei Marescialli, il Capo dello Stato, che è anche presidente del Csm, raccomanda di non uscire dai binari della riforma dell’ordinamento giudiziario del 2006”. Con quella riforma venne stabilito che ruolo e poteri dei procuratori dovessero essere rafforzati in virtù di una organizzazione verticistica degli uffici giudiziari nell’assegnazione delle inchieste, nell’esercizio dell’azione penale e nella impostazione delle indagini. Un richiamo che “dovrebbe tenere il caso al riparo da strumentalizzazioni”. La decisione del Csm è decidere se assegnare, per esempio, il caso Ruby a Ilda Boccassini invece che ad Alfredo Robledo, il magistrato competente per i reati sulla Pa, sia stata una violazione delle procedure.
Un retroscena del quotidiano milanese: “Intervento interpretato a favore del capo dei Pm”. “I malumori del Consiglio e la mediazione di Vietti”.

Sul Sole 24 Ore: “Prepensionamento a 70 anni: uscita ‘graduale’ per 450 toghe. Dubbi di incostituzionalità su esodo immediato e deroghe”.

Il Messaggero intervista il vicepresidente del Csm Vietti, che, a proposito del decreto varato dal governo sulla pensione a 70 anni per i magistrati, dice: “Francamente non è facile giustificare perché i magistrati vadano in pensione a 75 anni, i professori universitari a 70, gli ambasciatori a 65. La motivazione del ritardato pensionamento dei magistrati nel 2002 faceva riferimento all’allungamento delle aspettative di vita dei cittadini, ma è difficile pensare che fare il magistrato sia una garanzia di maggiore longevità”. Vietti però propone anche una “gradualità” nella applicazione della norma, segnalando che “la Cassazione subirebbe la maggiore emorragia”, e che ci sono problemi di organico. L’altra domanda è sulla responsabilità civile: “Non credo affatto alla teoria del complotto, anche perché il premier Renzi ha subito garantito che al Senato la norma verrà cambiata. La responsabilità civile diretta è quella dello Stato. Non stiamo parlando di tutelare un privilegio di casta, ma di difendere il valore fondamentale della giurisdizione che è la serenità di chi deve decidere”. Sulla norma in vigore: “Si può senz’altro intervenire per modificare la norma sul filtro di ammissibilità che ha operato in senso troppo restrittivo in questi anni”.

Altro argomento di scontro è quello tra Procura di Milano e Viminale, dopo l’arresto del presunto assassino di Yara Gambirasio.
Su La Repubblica si legge che “non è piaciuto al procuratore di Bergamo Francesco Dettori il modo con cui il ministro dell’Interno Alfano lunedì ha comunicato la svolta delle indagini: ‘Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo — commenta Dettori — anche a tutela dell’indagato’. La frecciata del procuratore è rivolta anche alla frase lanciata via Twitter dal ministro: ‘Individuato l’assassino di Yara Gambirasio’. Alfano respinge le accuse: ‘In un giorno di grandi successi non voglio fare polemiche. Non ho divulgato dettagli e non credo che il procuratore ce l’abbia con me. Piuttosto si dovrebbe chiedere chi ha inondato i mass media di informazioni e dettagli. Certamente non è stato il governo’”. Il PG di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso, ieri ha detto anche che dopo tre anni “era difficile tenere sotto traccia una notizia così importante”.
Il quotidiano riferisce anche di altre tensioni, tra Carabinieri e Polizia, per la gestione delle indagini, a partire dalla vicenda del marocchino Fikri, considerato l’assassino all’inizio della indagine, quando in gioco c’erano solo i Carabinieri. Ieri Carabinieri e Polizia hanno tenuto due distinte conferenze stampa.

Riforme

Su La Repubblica si dà conto di un vertice serale ieri a Palazzo Chigi, per fare il punto “di quello che Renzi definisce ‘il rush finale’ nella prima commissione di palazzo Madama. Ci sono tutti nello studio al primo piano: dal ministro Boschi ai capigruppo Zanda e Speranza, la presidente Finocchiaro, i sottosegretari Delrio, Lotti, Pizzetti, i vice di Renzi, Guerini e Serracchiani, oltre al presidente delle regioni Vasco Errani. Si passano al vaglio tutti gli emendamenti che (forse venerdì) i relatori presenteranno al testo base. Questioni tecniche ma anche politiche, visto che ogni virgola deve tenere conto dell’intesa con Forza Italia e con la Lega. Il problema ‘ancora aperto’, come ammette una fonte al termine della riunione, è come eleggere i futuri senatori. Che debba essere un’elezione di secondo grado, ovvero non diretta, è un principio pacifico per tutti i contraenti del patto. Ma sul ‘come’ esistono molte strade diverse. Renzi insiste perché i senatori siano scelti tra i consiglieri regionali, la Lega è contraria e teme una eccessiva rappresentanza del Pd. Ci sarebbe anche un problema legato agli attuali senatori, Calderoli e gli altri, che per rientrare a palazzo Madama non vorrebbero essere costretti a misurarsi in elezioni regionali”

“Ecco le tre ragioni per cui il ‘grillinum’ non va bene” è il titolo di un commento firmato dal professor Roberto D’Alimonte, sul Sole 24 Ore. La proposta di Grillo “riproduce il bicameralismo perfetto e non dà governabilità”. Si tratta di un modello “proporzionale di tipo spagnolo”, che non garantisce la governabilità, a differenza dell’Italicum. Anche nel modello proposto da Grillo c’è un premio a favore dei grandi partiti, ma nel modello grillino il premio “non sarebbe sufficiente a creare nelle urne una maggioranza di governo”. L’altro motivo per cui la proposta non “va bene” è “procedurale”, dice D’Alimonte, nel senso che al Senato c’è un progetto di legge già approvato alla Camera, e si dovrebbe “ricominciare da capo”.

Intanto Il Giornale parla delle “mosse del centrodestra”: “Il triplice attacco di Berlusconi per passare al presidenzialismo. Oggi la proposta del Cav per l’elezione diretta del Capo dello Stato. Pronte tre strade: l’iter in Senato, la raccolta di firme e il referendum. Così vuol stringere Renzi all’angolo”.

Internazionale

Sul Corriere un reportage da Erbil firmato da Lorenzo Cremonesi: “Nella base dei peshmerga curdi. ‘Così il settario Maliki uccide l’Iraq’. Rafforzate le linee di difesa. La priorità è mettere in sicurezza le aree con i pozzi petroliferi. Tra i generali che nel Nord guidano la resistenza contro gli integralisti”. Il generale Jabar Yawer, dello stato maggior curdo, dice: “Da almeno due anni dicevamo a Nouri el Maliki che il Paese stava scoppiando. Gli chiedevano di aprire il dialogo politico con noi, e soprattutto con i sunniti, per la creazione di un governo inclusivo. A dicembre poi i nostri militari comunicavano sempre più allarmato all’esercito iracheno che gli estrmisti sunniti stavano armandosi, che i jihadisti arrivavano dalla Siria, che precipitavamo verso la catastrofe. Ma lui niente. Muto, altezzoso, sprezzante. Non ci rispondeva. Oppure ci lasciava capire di considerare i nostri allarmi al pari di macchinaazioni, fumo negli occhi, trucchi per limitare il suo potere. Si è comportato non da primo ministro dello stato unitario iracheno bensì come un capetto cieco, confessionale e settario degli estremisti sciiti. E adesso siamo finiti nel baratro”.

Su L’Unità un “dossier” si occupa della “dorsale da Aleppo a Mosul dove sorge il Jihadistan”: “A cavallo tra la Siria e il territorio iracheno, l’avanzata sistematica dell’armata nera che sta spezzando il Paese in tre blocchi”.

Su Il Sole 24 Ore: “‘Il petrolio non aiuterà l’Iraq'”. Si tratta delle stime dell’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia. L’Iraq, che avrebbe dovuto trainare la crescita della produzione di petrolio nel mondo, è diventato la “prima fonte di preoccupazione per il mercato”. “La guerra civile distrugge sul nascere il ruolo di potenza energetica del Paese”, scrive il quotidiano.

Sul rapimento di tre giovani nei Territori occupati, Il Corriere offre un reportage dalla casa della famiglia di uno dei tre, Naftali Frenkel: “I nastri e l’abbraccio di tre madri. Israele prega per i ragazzi rapiti. Politici, amici e cantanti a casa Frenkel, nell’insediamento di Nof Ayalon. La telefonata del premier Netanyahu”.
Il Giornale intervista Naor Gilon, ambasciatore israliano in Italia: “L’Europa appoggia uno Stato che fa rapire ragazzi israeliani”.

E poi

Intervistata dal Corriere della Sera, il numero uno di Yahoo! Marissa Meyer risponde alle critiche per aver abolito il telelavoro, scelta considerata penalizzante per il lavoro femminile. “Ho abolito il telelavoro a Yahoo! perché non stava dando risultati. Certo, il gender gap esiste. Ma non credo che il telelavoro sia un problema di genere, coinvolge tutti. Uomini e donne”. Il titolo dell’intervista: “Marissa e le critiche: non difendo le donne? Io faccio la manager”.

Sul Sole 24 Ore una intera pagina dedicata al “messaggio tv della ‘Presidenta’” argentina Kirchner, che ieri a reti unificate ha ripercorso la storia degli ultimi 20 anni del suo Paese, ed ha definito una “estorsione” l’annuncio della Corte Suprema americana che impone a Bueons Aires il pagamento di 1,3 miliardi di dollari agli hedge funds per bond in default, ma ha confermato il rispetto della prossima scadenza dei rimborsi, prevista per il prossimo 30 giugno, per 900 milioni di dollari. L’intervento televisivo serviva ad annunciare che comunque l’Argentina tratterà, e a gettare acqua sul fuoco sullo spettro del fallimento. La Kirchener, scrive il Corriere, si è riferita al 92 per cento dei creditori che hanno accettato i concambi promossi dall’Argentina negli anni scorsi, ma a non accettare le condizioni argentine erano gli hedge funds americani (che per questo si sono rivolti alla giustizia Usa, fino alla sentenza della Corte Suprema, ndr). Il rischio però è anche per chi negli anni passati aderì alle offerte argentine, in caso di nuoco default. Ne parla un approfondimento del Sole 24 Ore.

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