Il Corriere della Sera: “Duro scontro tra Renzi e Barroso. Lettera di richiamo sulla manovra. Il premier la rende pubblica. Bruxelles: era riservata”. “L’Italia deve rispondere entro 24 ore. Il Presidente del Consiglio: l’Unione sia più trasparente”. “Non è questione di spiccioli” è il titolo dell’editoriale di Antonio Polito.
Sui fatti del Canada: “Un’ex Giubba Rossa ‘eroe’. Il Canada cerca di scuotersi”. “Il terrorista ha agito da solo”.
A centro pagina: “Bonus bebè, fondi dimezzati. Più controlli sui conti bancari”. “La legge di Stabilità: Napolitano ha firmato”.
In prima anche un richiamo alle parole di ieri di Berlusconi: “Nozze gay e ius soli, Berlusconi apre alla proposta del Pd”. E un altro alle parole del Papa: “La denuncia del Papa: abolire l’ergastolo, è come la pena di morte”.
La Repubblica: “La Ue accusa l’Italia: violato il patto”. “Renzi non ci sta, lite con Barroso”. “Il premier: mancano due miliardi? Li metto domani”. “Duello sulla lettera resa pubblica”. “Napolitano firma la manovra”.
Di spalla: “L’attentato in Canada. Is, il lupo solitario che fa paura all’occidente”, con un commento di Adriano Sofri.
A centro pagina: “Francesco contro l’ergastolo, ‘Pena di morte nascosta’”.
A fondo pagina un richiamo alle pagine R2, con un articolo di Roberto Saviano dedicato ai “ragazzi dei tweet anti-narcos” in Messico.
La Stampa: “Manovra, verso il sì della Ue”. “Il governo rende noti i richiami Ue, tensione con Barroso, Renzi: ‘Finito il tempo delle lettere segrete”. “Spending review più leggera, ma previste entrate aggiuntive per cinque miliardi”. “La Commissione chiede chiarimenti, decisiva la mediazione di Juncker”.
Di spalla la lotta al terrorismo: “Il Califfo trova adepti sui social” e “Marsiglia, la via per l’Is passa da qui”.
A centro pagina: “Madonna e Suor Cristina ‘sorelle per la vita’”. “La popstar si schiera con la religiosa criticata dai vescovi per aver interpretato una sua cover”, la canzone Like a virgin.
Il Sole 24 Ore: “Duello Renzi-Ue sulla manovra”. “La Commissione: Italia fuori linea, diteci come rispetterete i patti”. “La replica: servono due miliardi? Anche domani”. “Lite con Barroso”. “Irritazione a Bruxelles per la pubblicazione della lettera”. “Il premier: trasparenza su tutto, anche sulle spese europee”.
Di spalla: “Stress test al bilancio finale: deficit totale sui 13 miliardi”. “L’esito dell’esame comunicato ieri dalla Bce a 130 istituti bancari europei”. “Alle banche 15 giorni per contestare i rilievi patrimoniali”. “Le ‘bocciature’ sarebbero 11, con 4 italiane nella lista”.
A centro pagina un articolo dedicato all’export italiano: “Esportazioni extra Ue in ripresa. Tornano gli acquisti da Usa e Cina”. “Vendite di made in Italy +8,3 per cento a settembre. In recupero anche l’import”.
Il Giornale: “Domani scissione nel Pd. Mezzo partito in piazza contro il governo, l’altra metà a casa del premier”. “Renzi rompe con l’Europa, basta lettere segrete”.
In prima in evidenza anche una intervista a Berlusconi: “Legge elettorale, intervista al Cavaliere. Berlusconi: la verità sui patti con Matteo. Cittadinanza agli immigrati e unioni civili: le condizioni di Forza Italia”.
Di spalla: “Allarme convertiti, da noi 4 mila l’anno. E il terrore islamico trova nuove leve”.
Il Fatto quotidiano: “Lo Stato insolvente non ha i soldi per Genova”. “Nessuna dichiarazione di calamità per l’alluvione. La Ragioneria concede 50 milioni invece di 100, ne servirebbero almeno 60. Intanto, dopo il caso delle coop che assistono i minori ma non sono state pagate, il conto dei mancati versamenti pubblici sale a 30 miliardi”.
In alto: “Renzi divulga la lettera Ue e dichiara guerra all’Europa”.
In evidenza anche un articolo di Antonio Ingroia dedicato al processo per la presunta trattativa tra Stato e mafia: “‘Le domande che vorrei fare a Napolitano'”.
Manovra
Su La Stampa si scrive che in serata la tensione tra Barroso e Renzi “si placa” in serata dopo un incontro a tre anche con Juncker: “la bocciatura della manovra sembra scongiurata e l’accordo sui decimali si troverà”. Prima, Renzi aveva ironizzato sull’Europa e aveva anche battuto sul “tasto della trasparenza, al punto da lanciare l’hashtag ‘openeurope’, dopo che in mattinata esplode il caso di giornata”. Era stato proprio il sito de La Stampa a pubblicare la lettera confidenziale di Bruxelles, diffuso pure via twitter dal Ministero dell’Economia italiano. E “Barroso non la prende affatto bene”. “‘La pubblicazione della lettera di Katainen a Padoan è stata una decisione unilaterale del governo italiano: la Commissione non era favorevole, perché siamo in una fase di negoziati e consultazioni tecniche con diversi governi, che è meglio avere in un ambiente confidenziale'”, era stata la sua risposta.
La Repubblica, come molti altri quotidiani, pubblica la lettera della Commissione Ue, dove è evidenziato lo “strettamente confidenziale” cui si riferisce la Commissione.
L’articolo sul quotidiano romano: “Barroso e Renzi ai ferri corti. Avviso all’Italia: violate il patto. La replica: non decide lui”. “Padoan pubblica la lettera, il Presidente della Commissione protesta. Il premier: ‘Basta con i segreti, e poi si parla solo di 2 miliardi’”. Secondo il quotidiano Renzi e Barroso “si erano già scontrati al telefono una decina di giorni fa”, e “il gelo era proseguito durante il vertice Asem” a Milano la scorsa settimana.
La Stampa intervista il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche europee Sandro Gozi, secondo il quale la lettera arrivata dalla Commisione Ue è “una richiesta di approfondimento, peraltro inviata ad altri Paesi. Io credo che nella legge di Stabilità ci siano già tutti gli elementi di risposta e di adattamento necessario. In ogni caso deve essere chiara una cosa: quello con Bruxelles sarà un chiarimento non solo aritmetico ma anzitutto politico e non meramente unilaterale”.
Secondo il quotidiano, peraltro, c’è “sintonia” tra Bankitalia e Quirinale. Lo testimonierebbero le parole pronunciate ieri dal capo dello Stato riassunte così: “Basta zavorre, è ora di crescere”. “Crescita dunque, è tornato a chiedere Giorgio Napolitano -scrive Antonella Rampino- facendosi ancora una volta garante verso l’Europa e la comunità internazionale, poiché ‘crediamo fermamente che il Consiglio europeo si appresti ad approvare il nuovo corso intrapreso dall’Italia’”. E ieri il bollettino di Bankitalia sottolineava come il rinvio del pareggio di bilancio fosse ampiamente motivato dalla eccezionale durata e profondità della recessione.
Il Fatto: “Il Colle firma la manovra. Ecco le cattive sorprese”, “La legge di Stabilità promette ‘un milione di posti di lavoro’ (difficile) mentre l’Irap un po’ sale e un po’ scende. Rischio aumento per Iva e benzina”.
Alla pagina precedente de Il Fatto: “I numeri che non tornano sul deficit”.
La Repubblica sintetizza così i contenuti della lettera della Commissione Ue all’Italia: “‘Ora dovete rafforzare la manovra’. Bruxelles vuole sapere come rispetteremo i vincoli Ue che l’Italia prevede di violare. La situazione dei nostri conti rientra nei casi più gravi di non conformità, per i quali la Commissione può chiedere la riscrittura della legge di Stabilità”. Come è noto la lettera contiene due richiami: quello sul mancato pareggio strutturale di bilancio, rinviato al 2017, e quello sul rallentamento del processo di riduzione del debito pubblico. Nella lettera non viene fatto alcun cenno alle “circostanze eccezionali” invocate da Renzi per giustificare la manovra non restrittiva.
Tonia Mastrobuoni, inviata a Berlino de La Stampa, firma un “retroscena” a pagina 2: “Merkel cerca la mediazione per ‘salvare’ l’alleato francese senza sconfessare i patti”. Dove si legge che “il compromesso per l’Italia c’è già”, mentre la Francia è “l’elefante nella cristalleria” e per la cancelliera tedesca è diventato “il grattacapo più grande”, visto che “non può indebolire più di tanto un partner già massacrato dalla popolarità ai minimi, dalla faida nel suo partito e angustiato dalla destra di Marine Le Pen che getta una luce sinistra sulle presidenziali del 2017 ma soprattutto sull’Europa”.
Su La Repubblica: “Manovra controfirmata. Quirinale garante con la Ue”, “Napolitano esclude stravolgimenti”. Ancora secondo La Repubblica il Presidente Napolitano, che ieri ha parlato ai Cavalieri del Lavoro, “è proprio fiducioso sulla battaglia anti-rigorista e per le riforme di Renzi, alle prese con la Ue”, ed invita il premier a “non rimanere prigioniero della paralisi: ‘occorre varare con passo celere e determinazione cambiamenti essenziali'”. Nel suo intervento Napolitano ha anche voluto smentire voci su sue dimissioni vicine: “‘Resterò al mio posto fino a che ne avrò la forza’”, è il titolo dell’articolo.
Sul Corriere l’editoriale è firmato da Antonio Polito, che scrive che la lettera della Ue “è severa nella forma; ma è niente a cospetto dell’altra ben più drammatica spedita nel 2011 dalla Bce, che fu l’inizio della fine dell’era Berlusconi (e infatti quella il governo la tenne riservata; questa invece è stata subito resa pubblica, con grande irritazione di Bruxelles)”. Secondo Polito la Commissione “in quanto ‘guardiana dei Trattati'”, non puà non segnalare le deviazioni rispetto ai Patti, e Renzi “non avendo la forza” di cambiare le regole “prova a forzarle, sperando che basti per invalidarle”. Probabilmente ci riuscirà, ma “nella manovra ci sono 18 miliardi di minori tasse destinati a rilanciare la crescita”, e “basta un colpo di vento nelle Borse, un’entrata che non entra (tipo la lotta all’evasione), o un altro tuffo del Pil, e una scommessa politica può trasformarsi in un azzardo. Ecco perché il governo deve rispondere alle richieste di chiarimenti con precisione e pubblicamente. Non basta dire, ‘ci mettiamo due miliardi e affare fatto'”.
Sul Sole 24 Ore Guido Gentili firma uno degli editoriali, dal titolo “Perché serve una manovra espansiva”. Nell’altro editoriale, firmato da Adriana Cerretelli, si legge che Renzi “prova a strapazzare protagonisti, palazzi e salotti buoni del potere europeo alla stessa maniera spudorata e guascona con cui a Roma” ha colpito i poteri italiani. Ma se “fa il suo mestiere” quando evoca “a gran voce le circostanze eccezionali per attenuare i morsi del rigore di bilancio”, corre il rischio di venire smentito quando “liquida in 1 o 2 miliardi l’entità dello sforzo aggiuntivo che gli verrà richiesto”. E “a sentire Merkel”, che ieri ha ribadito che che “i deficit più alti non aiutano la crescita”, non sembrano molti i “reali margini di manovra” per il premier.
Su Il Foglio una intervista ad Enrico Morando, viceministro dell’Economia. Il quotidiano chiede: “Siamo già alla temuta bocciatura che costringerà il ministero dell’Economia a riscrivere la legge di stabilità, firmata proprio ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano? ‘Assolutamente no’, risponde MOrando. Ma “come può l’Italia giustificare un aggiustamento strutturale dei conti verso il pareggio di 0,1 punti di pil invece che di 0,5 punti? La risposta è duplice, secondo Morando: ‘Primo, la congiuntura è peggiore del previsto. Siamo ancora in piena recessione e adottare ulteriori misure restrittive di politica fiscale ci penalizzerebbe. Secondo: come i trattati prevedono, stiamo attuando riforme strutturali che necessitano di risorse aggiuntive per essere portate a termine'”.
Su La Repubblica: “Malumori sui conti al Tesoro, dimissioni del supermanager che pianifica la manovra”, “Roberto Codogno vuole andarsene, Padoan lo prega di restare. Dubbi non solo sulle coperture ma anche sulle stime del Pil”.
Leopolda, Pd
La Repubblica dedica due pagine alle manifestazioni che si terranno in questo fine settimana: quella della Cgil e l’evento della Leopolda a Firenze. Sulla manifestazione Cgil di domani: “Pd, da Cuperlo a Bindi la sinistra va in piazza. Delrio: nessun nemico ma le riforme si votano”, “Dal corteo Cgil riparte la battaglia per l’art. 18. Bersani e D’Alema non vanno. Boschi: alla Leopolda un’altra Italia”. Il quotidiano intervista Guglielmo Epifani, già segretario Cgil e ora deputato Pd che, parlando della manifestazione Cgil, dice: “Certo che ci sarò, anche a difesa del sindacato”, “Contro Renzi? E’ dal 1975 che non manco a una manifestazione della Cgil”. Sulla Leopolda La Repubblica intervista Edoardo Fanucci, deputato Pd e organizzatore della manifestazione: “Alla Leopolda c’è dialogo, lì un monologo di protesta”, “All’appuntamento partecipa anche chi non verrebbe mai a un appuntamento del Pd”.
Su La Stampa: “Leopolda al potere. Boschi: un’altra Italia rispetto alla Cgil”, “Tanto governo, assenze polemiche dal Pd. Farinetti: vado, è un posto dove non ci si lamenta”. In taglio basso, sulla stessa pagina, il “retroscena” di Jacopo Jacoboni si occupa della Fondazione Open, “che finanzia le Leopolde e non solo”. “Paragonata a strutture giuridicamente analoghe, come la dalemiana ItalianiEuropei (e la sua costola Red, al centro di una polemica aspra tra mondo d Veltroni e di D’Alema perché accusata di lavorare per la corrente del lìder Massimo), o come la lettiana VeDrò, la Open non ha praticamente uffici, non stampa una rivista, non ha un comitato scientifico, né offre contributi culturali”. La Fondazione Open ha raccolto un milione 905mila euro per le iniziative di Renzi e coincide nella sostanza con le quattro persone che ormai siedono nel consiglio: Alberto Bianchi (presidente), Marco Carrai (fondatore), Luca Lotti e Maria Elena Boschi (che ne è segretario generale).
“Al via la prima Leopolda di governo”, titola Il Sole 24 Ore. “Il ministro Boschi: ‘Siamo un serbatoio di idee, tutti i parlamentari del Pd sono stati invitati'”. Ci saranno anche l’ex Sel Migliore, l’ex Scelta Civica Romano, gli imprenditori Bertelli, Cucinelli e Rosso, il finanziere Serra. Secondo il quotidiano Guglielmo Epifani potrebbe essere l’unico parlamentare a partecipare sia alla manifestazione della Cgil che alla convention della Leopolda.
Il Corriere della Sera: “Parte la Leopolda ‘di governo’. Boschi: Fassina? Dice che andrà allo zoo'”. La ministra ha raccontato di aver chiesto all’ex viceministro dell’Economia di partecipare, e che lui gli ha risposto che aveva promesso ai suoi figli di portarli allo zoo. Intanto, aggiunge il quotidiano, al Senato si svolgeva l’assemblea del gruppo Pd sul caso dei senatori Casson, Mineo e Ricchiuti che non avevano votato la fiducia sul Jobs Act. “Nessuna sanzione per loro. Zanda ha spiegato perché non si possono permettere troppe libertà quando si hanno solo sette voti di vantaggio”, ed ha “lanciato un appello contro lo sfarinamento”. “Tiepida la risposta”. Zanda ha anche chiesto al senatore Tocci di ritirare le sue dimissioni, ma Tocci ha “risposto picche”.
Sul Fatto: “La zarina Boschi e la Leopolda aperta per chi non va allo zoo”.
Berlusconi
Intervista de Il Giornale a Silvio Berlusconi, in cui si parla di legge elettorale. Il premio alla lista invece che alla coalizione – dice il leader di FI secondo il quotidiano – “è una grande opportunità, un passo avanti verso il bipolarismo, credo che a gennaio o febbraio potremo chiudere”. Dice che rispetto alla Lega non ci saranno problemi, “abbiamo un ottimo rapporto da sempre, una soluzione per stare insieme alla fine la riusciremo a trovare”, e anche con gli altri partiti “in passato già altre volte abbiamo accolto nelle liste di Forza Italia esponenti di altre formazioni che erano alleate con noi”.
In un altro articolo Il Giornale dà conto della conferenza stampa con cui ieri Berlusconi ha presentato il Dipartimento per i diritti civili del suo partito, che sarà guidato da Mara Carfagna: “Berlusconi apre allo ius soli ma detta le sue condizioni”. Sullo ius soli “siamo d’accordo e riteniamo che dare la cittadinanza ad un figlio di stranieri sia doveroso quando questa persona ha fatto un ciclo scolastico e conosce la nostra storia”, dunque non a chiunque “nasca sul territorio”. Sulle unioni civili “siamo arrivati alla conclusione che la legge tedesca sulle unioni civili rappresenti un giusto compromesso tra il rispetto profondo dei valori cristiani e della famiglia tradizionale a cui teniamo molto – tiene a precisare l’ex premier – e le nuove esigenze della società che cambia”. Non è “una svolta” perché “siamo sempre stati attenti ai diritti di tutti”.
Per La Repubblica quella di Berlusconi è una “svolta renziana”: “sì sui gay, ius soli, Italicum. Ma in Forza Italia è rivolta”, “L’ex premier: ‘Pronti a votare col governo anche su altro’. Fitto: da quando abbiamo cambiato linea? L’ira di Salvini”.
Su La Stampa: “Berlusconi: ‘Unioni civili sull’esempio tedesco’”, “Favorevole allo ‘ius soli’ dopo un ciclo scolastico per gli immigrati. Costituito ed affidato alla Carfagna il Dipartimento dei diritti”. E sul fronte della legge elettorale, “ha aperto anche al premio alla lista voluto dal governo”.
M5S
Da segnalare sul Corriere una intervista alla parlamentare del Movimento 5 Stelle Eleonora Bechis: “La 5 Stelle a rischio espulsione: con i Dem ci sono strade percorribili'”. La parlamentare è stata “al centro di una rissa sfiorata” con il capogruppo del Movimento al Senato, Alberto Airola. Dice che le proposte del Pd sulla elezione dei giudici della Consulta è “un tentativo di dialogo e la politica dovrebbe essere fatta di dialogo”, “ogni tanto abbiamo peccato noi, ogni tanto ha peccato la maggioranza”.
Canada, jihad
La Repubblica: “Canada, Paese sotto shock, ‘Il killer ha agito da solo, voleva partire per la Siria’. Stretta sull’anti-terrorismo”, “Ovazione in Parlamento per Vickers, il ‘gigante-eroe’ che ha ucciso Zehaf-Bibeau. Il premier: ‘Non ci faremo intimidire’. Monitorati dalla polizia 93 potenziali jihadisti”. Ci sono ancora dubbi su quanto accaduto due giorni fa ad Ottawa ma, scrive Alberto Flores d’Arcais, da ieri c’è anche una certezza: Michael Zehaf-Bibeau, canadese, 32 anni, di sangue misto, figlio di Susan Bibeau (alta funzionaria che lavora negli uffici federali dell’immigrazione) e di Bulgasem Zahef (uomo d’affari di origini libica) ha agito da solo. Se ha avuto complici (“questo non possiamo ancora escluderlo”, ha detto il capo della polizia Bob Paulson), non erano con lui quando ha sparato e ucciso. La madre non sa spiegarsi perché l’ha fatto e dice “non piango per lui, piango per le vittime”. E il quotidiano riproduce la lettera che via mail Susan Bibeau ha inviato alla Associated Press, parlando anche a nome del marito: “Io sono infuriata con mio figlio. Non riesco a capire: e una parte di me vorrebbe poterlo odiare. Ci dicono che nostro figlio era vulnerabile. Che si era perso e non trovava la sua strada. Non lo sappiamo. Io avevo parlato con lui la settimana scorsa a pranzo, ma prima di allora non lo avevo visto per cinque anni. Così ho molto poco da spiegare. Non vogliamo entrare a far parte di un circo mediatico”. Alla pagina seguente, una lunga analisi di Adriano Sofri: “Colpire dove batte il cuore dello Stato, ecco il bersaglio del lupo solitario”, “Dal monumento ai caduti alla maratona di Boston, il jihadismo tramuta in simbolo qualsiasi segno della vita che odia e intende piegare. I luoghi della memoria e della democrazia diventano così ‘obiettivi sensibili’: dove nuocere di più al ‘nemico’ e servire meglio alla propaganda”, “Il Canada, come già la Norvegia di Breivik, non si aspettavano una violenza così domestica e intima”. Ancora da La Repubblica segnaliamo l’analisi di Renzo Guolo: “I lupi solitari del terrore”, “Gli occidentali che aderiscono all’Islam radicale diventano un serio problema. In Canada 80 dei 130 foreign fighters affluiti in Siria e Iraq sono già rientrati”.
Su La Stampa, Maurizio Molinari spiega come Il Califfo dell’Is trovi adepti sui social network: “Adepti arruolati su Internet pronti a colpire con ogni arma”, “Le indicazioni sui social network per attaccare in Occidente: ‘Usate i coltelli e se non li avete investite i civili con le auto’”.
Il ritratto dell’attentatore viene tracciato da Paolo Mastrolilli, inviato a New York: “Zehaf, lo jihadista convertito che viaggiava tra Libia e Usa”, “Ha agito da solo ma aveva legami con gli islamisti :pronto a partire per la Siria”. Francesca Paci, ancora su La Stampa, scrive da Marsiglia: “Marsiglia, droga e sharia. La via per la Siria passa da qui”, “La città di tutti i traffici centro di smistamento per i mille francesi arruolati dall’Isis”.
Sul Corriere Massimo Gaggi: “Ora il Canada si scopre vulnerabile. ‘Finita l’era della nostra innocenza’.”. La frase è del senatore del partito liberale Jim Munson, che l’altroieri era barricato nel Parlamento sotto attacco e ieri ha voluto rendere omaggio al soldato Nathan Cirillo, il militare italo-canadese ucciso.
“Centinaia di sospetti, 80 persone nella no-fly list nel Paese che dall’800 non aveva omicidi politici”. “La polizia canadese ha confermato che l’attentato è stato condotto solo dal killer”. I due problemi che ora il Paese deve affrontare sono “come difendersi” “vista l’estrema difficoltà di individuare i potenziali terroristi”, e come “preservare l’armonia sociale”, in un Paese fortemente multietnico, con un milione di musulmani che ora rischiano di essere messi sotto accusa.
Un altro articolo del quotidiano milanese offre un ritratto dell’attentatore Michael Zehaf Bibeau, con le parole della madre (che lo ha incontrato a pranzo pochi giorni fa, ma non lo vedeva da cinque anni), impiegata nell’ufficio immigrazione canadese. Bibeau è descritto da chi lo ha conosciuto come “ossessionato da Diavolo che sta prendendo piede nel mondo”, dormiva in un ostello per senzatetto, era in rapporti con un altro canadese partito per la Siria.
“Con internet dilaga la jihad fai da te” è il titolo di un articolo del Sole 24 Ore.
Su Il Giornale Fausto Biloslavo si occupa della “emergenza jihad” e scrive di “allarme convertiti” in Italia. In Italia nel 2012 erano 70 mila, secondo il quotidiano crescono di circa 4000 all’anno. Molti si convertono all’islam sciita, e dunque “odiano e combattono il califfato”, ma “fra i sunniti ci sono alcuni vicini a chi parte per la Siria”, e si citano post su facebook in cui si omaggiano “caduti” nel conflitto in Siria e in Iraq.
Tunisia
La Repubblica ha un reportage dalla Tunisia, dove domenica si vota. E’ firmato da Giampaolo Caladanu: “L’inverno di Tunisi tra rabbia e speranza: ‘Così la rivoluzione è rimasta a metà’”, “L’economia stenta a decollare, i giovani sono stretti tra disoccupazione e il richiamo della jihad. Domenica si vota e il Paese si chiede: la primavera è già finita?”.
Papa
Su La Repubblica due intere pagine vengono dedicate a quello che viene definito “l’appello” di Papa Bergoglio: “Il Papa contro l’ergastolo: ‘Pena di morte nascosta’. E critica il carcere preventivo”, “’No all’abuso della custodia cautelare, le condanne non si anticipano’. L’anatema contro la corruzione: ‘E’ un male più grande del peccato’”. Il quotidiano intervista Luigi Manconi, senatore Pd e presidente della Commissione straordinaria sui diritti umani, che dice: “Mai un leader così avanti, la giustizia non è vendetta”. Per Manconi è stato “un discorso di grandissima qualità giuridica ed etica che, tra l’altro, critica a fondo il populismo penale”.
Su La Stampa le parole del Papa vengono così sintetizzate: “’Ergastolo come pena di morte’. La nuova battaglia di Francesco”, “Si riapre il dibattito politico, cauto il ministro della Giustizia Orlano”. Il quotidiano intervista su questo tema la scrittrice Silvia Giralucci (figlia del militante Msi ucciso dalla Brigate Rosse a Padova): “Non sono convinta. Ma le pene devono essere più umane”. E il filosofo cattolico Michael Novak: “Sulle esecuzioni in America la Chiesa è ancora divisa”.