Il Corriere della Sera: “Sfida a Obama: un altro decapitato. Secondo video choc dopo quello di Foley. Il boia sarebbe ancora John l’inglese, che avverte: sono tornato”. “L’Isis filma la morte del reporter Steven Sotloff. Gli Usa: terrificante”.
A centro pagina: “Nuove sanzioni Ue per Putin. E la Nato prepara una forza di reazione rapida”.
La Repubblica: “Il boia della Jihad: siamo tornati”, “Decapitato in Siria il secondo giornalista americano. Steven Sotloff aveva 31 anni”, “’Finché Obama ci colpirà useremo il coltello, il prossimo sarà un inglese’”, “L’assassino è lo stesso di Foley. La rabbia di Obama e Cameron, ‘Un gesto terrificante’”. E la foto a centro pagina è un frammento del video della decapitazione di Sotloff diffuso dall’Is.
Accanto, una foto di carri armati ucraini: “Venti di guerra tra Russia e Nato per l’Ucraina”.
In taglio basso: “Da Telecom a Ntv, cronache marziane del capitalismo di casa nostra”, di Alberto Statera.
E la foto di Massimo D’Alema, ieri alla Festa de L’Unità: “D’Alema al veleno, ‘Renzi si sforza ma risultati insoddisfacenti’”.
Il “caso” raccontato da Paolo Rodari riguarda il Pontefice: “Il Papa gela il segno di pace, ‘Troppe effusioni durante la messa’”.
La Stampa ha a centro pagina una foto della madre del giornalista Usa decapitato: “Non l’hanno ascoltata. L’Isis decapita il figlio”, “Ucciso un altro reporter Usa. Il boia: Obama, sono tornato”.
In apertura a sinistra: “Scuola, il piano precari: Assunti ma senza scatti”, “Basati sul merito e non sull’anzianità, ‘Intesa a tre con docenti e aziende’”.
Sotto la testata: “’I gemelli? Un giorno sapranno tutta la verità’”, “A un mese dalla nascita dei bimbi contesi all’ospedale Pertini di Roma, parla il papà che li ha riconosciuti”.
Il “retroscena” in prima pagina firmato dal corrispondente a New York Paolo Mastrolilli fa riferimento ai files segreti a Obama inviati dall’ambasciata durante l’ultimo cambio di governo: “Gli Usa: l’Italia di Renzi deve fare le riforme”, “’Roma non sfrutta le sue potenzialità’”.
Sulla crisi ucraina: “Mogherini: risposta dura a Mosca. Parà italiani alle manovre Nato”.
E il richiamo ad un’intervista al segretario della Lega Nord Matteo Salvini che ha accompagnato il deputato Antonio Razzi in Corea del Nord: “Salvini: la Corea è come la Svizzera”, “Il leader leghista dopo la missione: quel Paese è pulito, e non c’è l’ombra di criminalità”.
Il Fatto: “Il boia decapita un altro americano. Isis, l’orrore non si ferma più”.
A centro pagina: “Donna uccisa in sala operatoria. A Potenza nessuno deve sapere”, “Dopo la confessione del chirurgo a ‘Basilicata24.it’ rilanciata dal Fatto, la ministra Lorenzin invia gli ispettori e i Nas. Intanto il direttore dell’Asl sospende il medico che confessa, ma non il primario responsabile dell’intervento sull’anziana paziente. Nella città lucana dei 21 delitti impuniti in 30 anni, si ripetono le scene di omertà già viste sulla scomparsa di Elisa Claps”.
Ancora in prima pagina le rivelazioni sui dialoghi in carcere tra il boss di Cosa Nostra e l’affiliato alla Sacra Corona pugliese Lorusso: “Riina dal carcere”: “’I servizi rubarono le carte di Dalla Chiesa e Borsellino’”.
In taglio basso: La vendetta di D’Alema, ‘Renzi insoddisfacente e Pd in mano a fiduciari’”, “Infuriato per essere stato ‘sostituito’ dalla Mogherini, l’ex lider maximo attacca alla Festa dell’Unità di Bologna: ‘Il Pd non è suo. Anche B. era malato di annuncite’”.
Il Sole 24 Ore apre con una intervista a Matteo Renzi: “‘Subito tagli per 20 miliardi e sul bonus non torno indietro’. ‘Avanti con le privatizzazioni ma no alla vendita di un’altra quota Eni ed Enel entro l’anno. Sul lavoro la direzione di marcia è il contratto a tempo indeterminato flessibile’. “Il Presidente del Consiglio: so che qualcuno storce il naso, ma il Paese si salverà con i suoi imprenditori e le sue famiglie”.
Di spalla: “Mogherini accusa Putin: ‘Mosca ora non è più un partner strategico”.
In alto: “Isis: abbiamo decapitato anche l’americano Sotloff”. L’analisi, firmata da Alberto Negri, è titolata. “Subito una coalizione internazionale contro l’Isis”.
A centro pagina: “Bce pronta per il piano-liquidità. Ripresa Ue in stallo. Draghi chiederà al Consiglio dell’Eurotower l’avvio del piano di acquisiti di titoli cartolarizzati. La manovra comincia con gli Abs: stanziati 100 miliardi”.
Il Giornale: “L’Islam taglia un’altra testa, ma noi facciamo guerra a Putin. I qaedisti decapitano il secondo giornalista americano. L’Europa però pensa solo all’Ucraina. Inviate le truppe Nato: c’è anche la Folgore. E le sanzioni anti russe uccidono le nostre imprese”.
A centro pagina: “Tradì i marò, Monti sparisca dalla politica. È il colpevole del disastro. Speriamo si vergogni”, a firma di Vittorio Feltri.
Europa: “La crisi ucraina. Estrema tensione tra Russia e Occidente. Italia contro Putin in prima linea. Diplomatica, per ora”. “Mentre partono le manovre Nato e Obama chiede maggiore presenza militare, esordio difficile per Federica Mogherini. Che conferma il varo di sanzioni più dure per Mosca”.
Isis
Il Corriere della Sera: “Un secondo giornalista americano, il 31enne Steven Sotloff, decapitato dai militanti sunniti dello Stato Islamico in Siria”. Il video diffuso ieri nel tardo pomeriggio, mostra la decapitazione, come nel caso di James Foley. La sua esecuzione non è stata contemporanea a quella di Foley perché la sua barba e i suoi capelli sono leggermente più lunghi del video in cui lo si vedeva con l’altro ostaggio Usa ucciso. E d’altra parte il suo carnefice “nella parodia assurda in cui vorrebbe giustificare il suo crimine, fa alcuni riferimenti temporali molto recenti”, parlando di bombardamenti Usa in Iraq.
Anche su La Stampa si riferisce che nel suo discorso, il “boia” specifica in particolare i raid compiuti dagli aerei Usa contro lo Stato islamico ad Amerli, dove 15 mila sciiti turcomanni erano assediati, con un riferimento temporale che lascia intendere come l’esecuzione sia avvenuta di recente, e non, come alcuni analisti Usa ipotizzavano, in contemporanea con quella di James Foley.
Su la Repubblica Renzo Guolo, in un commento dal titolo “Il Califfato e la duplice catastrofe per l’Occidente”, scrive che “l’affermazione dello Stato islamico in Mesopotamia costituisce una duplice catastrofe per l’Occidente. Sul piano geopolitico e culturale. Sotto i colpi di maglio dell’organizzazione di Al Baghdadi giungono infatti a compimento due dei fondamenti della cultura politica occidentale: lo Stato-nazione e la forma-partito”. Il primo cede “sotto il peso di dottrine transnazionali come il radicalismo islamista”. Quanto al secondo, Guolo ricorda che la forma-partito ha sin qui sorretto lo Stato nazionale: “sia in Siria, sia in Iraq, l’attore dominante, fino a trasformarsi in partito-Stato, è rimasto a lungo il Baath. Arabista e più o meno socialisteggiante, o nazionalsocialisteggiante a seconda dell’epoca e dei leader, il Baath si è trasformato in entrambi i Paesi da organizzazione interconfessionale a interetnica in formazione che riproduceva e garantiva uno specifico particolarismo. Così in Siria, Assad padre ne ha fatto l’espressione del potere alauita e in Iraq Saddam Hussein il perno del dominio sunnita”.
Alla decapitazione di Sotloff è dedicata a riflessione di Adriano Sofri, su la Repubblica: “La produzione che ci viene offerta” nei video “è quella di un reality a puntate”, “una testa alla volta, fino alla fine”, “come nei serial avvertiti, come nelle vecchie sapienti storie di appendice, ogni puntata finisce presentando la vittima della prossima: già nel suo costume arancione, già afferrato per l’orlo della scollatura, ancora provvisoriamente vivo e già postumo”. Gli attori sono due: il boia e Obama, coprotagonista del reality. E Obama, “quello vero, non il feticcio della recita jihadista, ha resistito a oltranza -troppo- alla provocazione di venire giù, a mettere i piedi sulla terra”.
Secondo Roberto Tottoli, che firma una analisi sul Corriere, “il messaggio è all’interno dell’Islam”. “Ogni mossa, dalla più efferata alla meno evidente, segnata della presenza di questo sedicente nuovo califfato sembra guardare soprattutto alla rivalità infinita tra sunniti e sciiti che proprio nel martoriato territorio iracheno trovano il luogo per eccellenza in cui scontrarsi”. L’obiettivo primario delle decapitazioni mostrate al mondo è “quello di mostrare soprattutto alla controparte sciita che il califfato è in grado di controllare il territorio”. Se cristiani e Occidentali sono le prime vittime, i “primi destinatari” del messaggio sono i musulmani.
Alessandro Sallusti, sulla prima de Il Giornale scrive che “l’Occidente, l’Europa e l’Italia sono sotto attacco di un nemico feroce”, ovvero “i fanatici islamici che hanno giurato di sterminarci”. E “cosa fa l’Europa, cosa fa l’Italia? Si girano dall’altra parte e dichiarano guerra a Putin, come se la questione Ucraina fosse un pericolo per la nostra sicurezza”. Sallusti sottolinea che da ieri “un piccolo esercito europeo, compreso un centinaio di paracadutisti della brigata Folgore, si è insediata sui confini ucraini”. “Se non fosse drammatico verrebbe da dire: ridicolo”. Anche perché le sanzioni proposte dall’Europa avranno “conseguenze letali per l’economia italiana”. Noi “siamo dei pazzi, per di più suicidi” visto che “lasciamo campo libero all’islam che ci vuole morti e siamo pronti a sparare a chi, Putin, il fanatismo islamico lo combatte in tutti i modi”.
Ucraina, Nato (e Isis)
Il Sole 24 Ore: “Il ‘made in Italy’ rischia di perdere almeno un miliardo”. “In un decennio il mercato russo è passato dal quindicesimo all’ottavo posto ma nei primi cinque mesi dell’anno le vendite sono già calate del 6,7 per cento”. “La crisi russo-ucraina arriva in un momento in cui i rapporti commerciali erano tornati al top dopo la grande recessione”. Si cita anche un comunicato di Confindustria Russia, che ha inviato una lettera a Squinzi “affinché possa convincere i nostri governanti a un maggiore equilibrio e a una più marcata autonomia del nostro Paese” nei rapporti con Mosca.
Su Il Giornale: “Le sanzioni antirusse colpiranno più noi di loro”, commento firmato da Carlo Lottieri, che cita proprio la lettera di Confindustria Russia.
Sulla situazione sul campo, su la Repubblica: “Truppe di terra, aerei e navi, così la Nato sfida Putin, ma un rapporto segreto spaventa l’Europa”: domani in Galles il vertice della Nato darà il via alle esercitazioni e creerà una forza di intervento rapido di 4 mila soldati. Ma secondo un “rapporto segreto” dell’Alleanza atlantica cui il quotidiano fa riferimento – e la cui esistenza è stata rivelata dallo Spiegel online – l’Ucraina del presidente Poroshenko ha già perso, davanti alla lenta e mimetizzata manovra a tenaglia condotta su tre fronti dagli strateghi di Putin: a Nord attorno alle città di Donetsk e Lugansk, a sud con la Crimea e a Ovest con la Transinistria (repubblica autoproclamatasi indipendente dalla Moldavia, che ha chiesto l’annessione alla Russia).
Su La Stampa, le parole del ministro degli Esteri italiano: “Mogherini: ci sarà una risposta dura”, “Il neo Alto rappresentante della Ue: siamo di fronte ad un’aggressione, è Putin che non vuole essere un partner. La Nato prepara una forza di reazione rapida. Mosca: reagiremo alle minacce e cambieremo strategia militare”
Sul Sole: “Mogherini precisa la posizione della presidenza italiana alla luce degli ultimi eventi. ‘Mosca non è più un partner strategico’. “La mutua assistenza tra i membri Nato. Per il ministro degli esteri l’articolo 5 non deve rimanere lettera morta. Audizione al Parlamento Europeo: ‘Vogliamo relazioni di buon vicinato con la Russia a patto che cambi politica”. Il quotidiano scrive che il ministro “accusato di essere troppo filo-russo” nella crisi ucraina, ieri “è stato costretto a difendersi strenuamente”, dinanzi al Parlamento europeo, per illustrare le priorità della Presidenza italiana della Ue. Un “numero elevato di deputati”, dell’est e britannici, hanno criticato Mogherini, e c’è anche chi le ha chiesto quando è stata l’ultima volta che ha incontrato Lavrov, il ministro degli esteri russo. Mogherini ha citato una frase del presidente tedesco Gauck: “La Russia ha messo fine di fatto alla partnership con l’Europa. Noi vogliamo relazioni di buon vicinato con la Russia, ma a condizione che cambi la sua politica e che vi sia un ritorno al rispetto del diritto dei popoli”. “Non so cosa significhi che io sia pro-russa o anti-russa. So solo che questa presa di posizione riflette perfettamente l’attuale situazione”. La Russia “resta un attore politico”, ma “non è più un partner strategico”. L’audizione di ieri è stato un banco di prova per quella che la signora Mogherini affronterà a breve come Lady Pesc.
E ancora su La Stampa: “Anche i parà della Folgore alle grandi manovre dell’Est”, “Circa 90 italiani alle nuove esercitazioni lungo il confine con la Russia”.
La Repubblica si occupa anche delle possibili sanzioni che l’Ue potrebbe imporre a Mosca: “Giro di vite su banche e amici dello Zar, l’Ue prepara un ‘assedio’ ai mercati”, “sarà ancora più difficile per la Russia esportare tecnologie per la Difesa. Ma Bruxelles vuole concentrarsi sui paletti finanziari per bloccare canali di investimento”.
Intanto, come ricorda La Stampa, oggi il presidente Obama arriverà in Estonia: qui il 20 agosto si celebra il Giorno della Restaurazione dell’Indipendenza, ovvero il 1991, allorché il Paese divenne uno Stato autonomo. “Questo -scrive il quotidiano- dovrebbe spiegare perché il presidente Obama ha scelto di venire qui, per incontrare oggi i leader dei tre Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, lanciando un messaggio che il suo consigliere Charles Kupchan ha riassunto così: ‘Russia, non sognarti neppure di ripetere qui il casino che hai fatto in Ucraina. L’articolo 5 della Nato costituisce una garanzia ferrea per la sicurezza di questi Paesi’”. Tallin vorrebbe che la Nato aprisse basi permanenti nel suo territorio, mentre Washington frena.
Anche sul Sole si ricorda l’arrivo di Obama a Tallin, in Estonia, Obama “sarà vicino al confine russo e riaffermerà la solidarietà degli Usa e della Nato agli alleati, soprattutto la solidità dell’articolo 5 della Carta Nato secondo cui ‘un attacco contro uno degli alleati è un attacco contro tutti'”. Obama terrà una conferenza stampa congiunta con i presidenti di Lituania, Lettonia ed Estonia e poi volerà in Galles, per il vertice Nato, dove “dovrà recuperare quella ‘decisione e risolutezza’ che finora gli sono mancate” su Russia, Afghanistan e Isis (di cui però, secondo fonti della Casa Bianca, si parlerà poco).
Su Europa, Vittorio Strada scrive della tensione tra Europa e Russia e ricorda che “in qualsiasi momento la situazione potrebbe sfuggire di mano ai protagonisti, Russia inclusa”. Strada dice che non si è compresa finora in Europa “la politica globale di Vladimir Putin”, una “politica di riarmo che chiama in causa tutto il sistema difensivo occidentale”. Non che sia “realistica” una “annessione diretta dell’Ucraina dell’Est da parte di Mosca”, come è accaduto con la Crimea, ma “la presenza di forze russe su quel territorio prefigura una annessione ‘velata’”, ed è “difficile che la Russia si fermi”. Strada cita un commentatore ascoltato ieri alla tv russa, che “spiegava che l’Ucraina alla fine chiederà ‘in ginocchio’ alla Russia di essere ‘riaccolta’ perché gli occidentali non si muoveranno e Kiev crollerà economicamente e militarmente”. “In effetti, senza sostegno europeo – in termini di rifornimenti militari – l’esercito di Kiev è destinato alla sconfitta”, perché se la “Russia è un dinosauro, l’Ucraina è una lucertola”. Secondo Strada la vicenda Ucraina insomma impone un “esercito comune” della Ue, ed è una “prova di unità politica per l’Europa”.
Per restare alle strategie di lotta all’Isis, sul Sole si ricorda anche che oggi arriva a Roma il ministro degli esteri dell’Iran Zarif. Si tratta di una “opportunità per esplorare quali sono le chance per cambiare rotta” e bloccare il Califfato. “Una eventuale alleanza internazionale potrebbe essere guidata da Washington, già impegnata nei bombardamenti aerei, e comprendere Teheran, Riad e le monarchie del Golfo Persico, oltre alla Turchia e al resto della Nato che si prepara al vertice in Galles”. Ovviamente questo si potrà fare solo se “gli attori locali riusciranno a mettere da parte le rivalità e gli interessi” che hanno fatto implodere il medio oriente.
Sul Corriere: “L’Alleanza metterà base nell’Est. E Putin riscrive la sua dottrina. Due nuove strategie: come cambierà il confronto sul terreno”. “Al prossimo vertice in Galles la Nato metterà a punto una forza di intervento rapido con 4 mila soldati”.
Da segnalare anche un commento di Massimo Gaggi, sul Corriere: “I tanti dilemmi della Nato davanti alla sfida della guerra ibrida”.
Renzi, governo
Il direttore del Sole Roberto Napoletano intervista Matteo Renzi, e scrive che durante l’intervista il premier ha “una sciabola in mano”, che “brandisce muovendosi da un capo all’altro della stanza nel suo ufficio a Palazzo Chigi. Il fido portavoce, Filippo Sensi, a un certo punto, teme che, tra un roteare e l’altro, venga giù un pezzo di lampadario”. Il Sole ricorda che delle mosse di Renzi non è stato condiviso “il calendario delle priorità: l’emergenza è l’economia non le riforme istituzionali che sono ovviamente molto importanti, ma per noi vengono appena dopo”. Si parte dal bonus di 80 euro che “non ha portato l’auspicata scossa all’economia, ma vendite al dettaglio in caduta (-2,6%), nuovo balzo della disoccupazione (12,6%), l’Italia in deflazione e recessione”. “Se la sente di dire che i 10 miliardi che ha impegnato per il bonus li mette tutti per ridurre il costo del lavoro privato e se la sente di prendere l’impegno di fare (non annunciare) una vera riforma del mercato del lavoro?”
Risponde Renzi: “Nel modo più categorico le rispondo no sulla prima ipotesi. Ho un’opinione radicalmente diversa e ritengo prematura la valutazione degli effetti del bonus sull’economia: ogni considerazione è parziale in assenza di uno studio serio. Abbiamo voluto il bonus da 80 euro per dare un senso di giustizia sociale e sostenere il potere d’acquisto del ceto medio che è stato tartassato in questi anni e non ha mai visto un intervento di riduzione delle tasse così significativo. Quindi, non solo lo confermo, ma se riesco, lo allargo. Nello stesso tempo, però, abbiamo ridotto l’Irap sulle imprese del 10%…”. Il Sole insiste: “Il bonus nell’urna si è visto, nell’economia no. Sbagliare una volta è concesso, ma insistere nell’errore con le poche risorse pubbliche disponibili può essere davvero pericoloso…”
Risposta: “Che sia sbagliato lo pensa lei, caro direttore. Il bonus darà i suoi effetti perché verrà confermato e percepito finalmente come strutturale. Deve essere stabile, e percepito come tale. Il ceto medio ha bisogno di respirare”.
Sulla riforma del mercato del lavoro: Renzi dice che “si è fatto un primo intervento importante per decreto”, ma non si può fare per decreto il nuovo welfare, anche se il premier si dice “certo” che “il Parlamento entro la fine dell’anno approverà il jobs act. Introdurremo in Italia il modello di lavoro tedesco non quello spagnolo”.
Sull’articolo 18, si abolirà la reintegra obbligatoria? “Quella è la direzione di marcia, mi sembra ovvio. Sarà possibile solo se si cambierà il sistema delle tutele”. Sulla spending review, ricorda Il Sole, “ci sono tagli da effettuare per 17 miliardi solo per coprire le misure esistenti a partire dal famoso bonus. Per fare 17 miliardi non bastano di certo i tagli ai costi della politica…”. Risposta: “Rispetto i suoi giudizi, direttore, e anche i suoi pregiudizi, ma saremo misurati dai fatti. I tagli non saranno per 17 miliardi, ma io ne immagino 20 perché intendo liberare risorse da investire nei settori strategici come l’istruzione e la ricerca senza aumentare le tasse”.
Renzi poi annuncia che lunedì incontrerà tutti i ministri e “valuterò con loro tagli del 3% per ciascun ministero…”. Domanda. “Presidente, siamo sempre al taglio lineare perfetto, così non si va molto avanti”. “Nei fatti ogni ministro potrà e dovrà valutare le singole spese da tagliare. Le posso garantire che da tagliare ce n’è, se una famiglia può risparmiare 40/50 euro su un budget di duemila, non vedo perché lo Stato non possa fare altrettanto avendo a disposizione una spesa di 800 miliardi”. “Se era così facile, lo avrebbero già fatto tutti, non le pare?” “Bisogna passare dalla cultura della spesa storica a quella della spesa strategica. È finito il tempo di chi ti risponde: ho sempre fatto così. Nessuno ce l’ha mai fatta? Non è un buon motivo per non provarci. Le sfide difficili mi piacciono”.
Su Cottarelli, Renzi dice che “ha chiesto di tornare al FMI a Washington” e che lui gli ha chiesto di restare. In ogni caso “la spending si fa per circa 20 miliardi”. Sull’Europa, Il Sole chiede se non fosse stato meglio “avere in Europa un ministero economico di peso piuttosto che Lady Pesc, indipendentemente dal giudizio che si può avere della Mogherini?” “La risposta è sì se si pensa che l’Europa sia solo quella dello spread e dell’economia, la risposta è no per chi come me ritiene che la pace sia un valore ancora più importante da difendere e, dove necessario, costruire”. Infine, sul rimpasto e il governo. Il rimpasto è “fantapolitica”, dice il premier. “La squadra è questa e non si tocca. A tempo debito sostituiremo solo il ministro degli Esteri”. Sul governo, Renzi dice che il risultato ottenuto dal Pd alle europee “è un utile che reinvesto nella nostra azienda, che è l’Italia. Ma continuerò a farlo con quello stile di leggerezza che è mio: non è serio solo ciò che viene detto con una faccia seria”.
Su Europa: “Siamo sicuri che il modello tedesco sia quello giusto?”, si chiede Roberto Sommella che ricorda come in Germania in dieci anni sono stati creati oltre 2,5 milioni di posti di lavoro, ma che l’Agenzia federale per il lavoro tedesca ha stimato che i lavoratori interinali sono passati da 310 mila a 820 mila e che solo la metà corrisponde davvero a nuovi posti. Sommella cita un suo lavoro in cui molti lavoratori – tassisti, parrucchieri, camerieri, commessi, lavoratori di call center, interinali, guadagnano meno di 9.5 euro l’ora. Una Germania in cui continua a non crescere la domanda interna perché molti salari sono ancora troppo bassi.
La Stampa, a pagina 2: “Renzi: ‘Scatti nella scuola basati sul merito”, “Oggi al via la consultazione on line sulle nuove linee guida”. E sulla pagina di fianco: “un patto a tre coi prof e le aziende”,, “Posto fisso per oltre 100 mila precari: in cambio niente progressioni automatiche. L’apprendistato sarà rafforzato, incentivi per spingere gli investimenti dei privati”. Due interviste a confronto: Massimo Di Rocca, preside dell’Istituto Luigi Settembrini a Roma (“non tutti gli insegnanti vanno bene per tutte le scuole. Sarebbe bello incrociare le graduatorie con le esigenze degli istituti. Così come sarebbe giusto premiare i docenti più bravi”) e Gianluigi Dotti, docente di Italiano presso l’Istituto Lunardi di Brescia (“Gli anni di servizio sono un parametro oggettivo: un insegnante migliora col tempo e con l’esperienza. E gli scatti rappresentano una delle poche garanzie nella carriera di un docente”).
La Repubblica, spiega che non ci sarà oggi un Consiglio dei ministri sulla scuola. Il presidente del Consiglio l’aveva preannunciata, ma le novità saranno illustrate sul sito passodopopasso.italia.it: “’Stop ai supplenti e scatti di merito’, la riforma della scuola arriva online”.
Sul Corriere, in una pagina dedicata ai partiti di governo, si scrive che “l’altro Pd rialza la testa”, e si fa riferimento alle parole di Massimo D’Alema, ieri ad una festa del Pd a Bologna. “D’Alema: non siamo il partito del premier”. “Un partito non può essere il movimento del premier”, “il Pd sostanzialmente non ha una segreteria, ha un gruppo di persone che sono fiduciarie del premier”. Sul governo: “compie sicuramente degli sforzi”, “poi i risultati per ora sicuramente non sono soddisfacenti”…
Il Fatto: “D’Alema picchia Renzi, ‘Risultati insoddisfacenti’”, “Attacco alla Festa dell’Unità: ‘Non abbiamo una segreteria. Il Pd non può essere il movimento del premier. La politica estera la fa la Merkel”.
La Repubblica: “Pd, D’Alema boccia Renzi, ‘Risultati insoddisfacenti, il partito così è a rischio’”, “’Non c’è una segreteria, solo fiduciari del premier’. Renziani al contrattacco: ‘Ti brucia non andare in Ue’”.
E il quotidiano intervista Pippo Civati sulla sua decisione di non partecipare alla Festa dell’Unità: “Convocato per sms, resto fuori dalla Festa”, “Proposta una data senza alternative, e Cuperlo neanche invitato”.
Alla pagina seguente, intervista a Massimo Cacciari: “Annuncite? Matteo non sia generico e basta gelati e secchiate d’acqua”.
Anche Europa (che ieri D’Alema ha definito ‘stampa clandestina’, rispondendo ad una domanda un cui ci citava un articolo del quotidiano) scrive: “D’Alema-Renzi, torna lo scontro. ‘Dal governo risultati non soddisfacenti'”.
E poi
Su la Repubblica: “La scelta di Hans Kung: ‘Io, teologo cattolico voglio decidere da solo quando morire’”, “Il nuovo libero dello studioso riapre il dibattito sulla ‘dolce morte’, ‘Dal diritto alla vita non deriva affatto il dovere alla vita e l’autodeterminazione fa parte della dignità umana’”.7
La Stampa ricorda che oggi si apre a Bose, dove ha sede la comunità guidata da Enzo Bianchi, il XXII congresso ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, che sarà dedicato a violenza e pacifismo nelle religioni del Libro.
Sui giornali si continua a parlare della visita in Corea del Nord di Razzi e del segretario della Lega Salvini. Oggi il Corriere intervista quest’ultimo: “È un modello diverso, non lo demonizzo. Si vedono cose che in Italia non ci sono più. I bimbi giocano in strada, noi ai videogiochi”.
Ancora sul Corriere un articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Carteggio tra Benedetto Croce e Giovanni Gentile, pubblicato da Aragno per iniziativa dell’Istituto di Studi Storici con l’introduzione di Gennaro Sasso.
Da Il Giornale: “‘Tassisti come gli scafisti’. Berlino arresta 30 italiani. Da mare nostrum a taxi nostrum”. “Fermati con immigrati a bordo’. La difesa: ‘Non sapevamo chi erano’. Rischiano 10 anni di carcere”. Si tratta di una trentina di tassisti vicentini accusati dalla polizia tedesca di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Portavano immigrati oltre confine.