Uccisi in Siria

Le aperture

Oggi si tiene un nuovo ncontro tra governo e parti sociali ed alla riforma del lavoro sono dedicati gran parte dei titoli di apertura.

La Stampa: “Lavoro, la sfida di Fornero. ‘Sulla riforma avanti comunque. Bombassei contro Marcegaglia: esagera”.
Sotto la testata, il richiamo ad una intervista alla leader dell’opposizione birmana: “Aung San Suu Kyi: ‘Grazie all’embargo la Birmania rivivrà'”.
A centro pagina: “Siria, uccisi due giornalisti stranieri”. Con la foto di Marie Colvin, “la giornalista più nota del Regno Unito”.

La Repubblica: “Liberalizzazioni, vincono le lobby”, “Il governo cede su taxi, farmacie e gas. Bombassei critica la Marcegaglia: ‘Ha esagerato sui sindacati’. Pranzo Monti-Berlusconi”, “Slitta la norma sull’Ici alla Chiesa. Lavoro, le imprese si dividono”.
Di spalla: “Siria, bombe sui ribelli, muoiono due reporter”.
A centro pagina: “Concordia, trovati 8 corpi, indagati i vertici della Costa”.

Corriere della Sera: “Le imprese divise sul lavoro”, “Fornero: i partiti dovranno assumersi le loro responsabilità”.
A centro pagina: “La morte dei reporter sotto il fuoco senza pietà di AssaD”.
In prima anche un articolo di Sergio Rizzo: “Stipendi da pubblicare. Tutte le resistenze dei manager di Stato”.

Il Giornale: “Bersani licenziato”, “Monti vede Berlusconi, mentre il leader Pd è fuori gioco. Schiaffi pure dalla Fornero: riforma del lavoro anche senza di lui”.
La foto è dedicata ai due militari italiani arrestati in Indi: “Gli anti italiani sputano sui nostri marò. Messaggi deliranti sul web contro i soldati. La Grecia nasconde le prove dell’attacco pirata”.

Libero, sui “redditi del Prof”: “Neppure Monti crede nei Btp. Il premier ha più volte invitato gli italiani a compare titoli di Stato, ma lui e la moglie se ne sono guardati bene: hanno preferito il Conto Arancio, olandese”.
A centro pagina, foto di famiglia in casa Berlusconi: “Il Berluschino salva la famiglia dallo spread”, “pieni poteri a Luigi, 23 anni”.

Il Sole 24 Ore: “Spesometro più leggero”, “Accolte le richieste degli operatori: nessuna selezione per le comunicazioni da inviare al fisco”. “La Ue rivede le stime di crescita del 2012: per l’Italia -1,3%”.
Di spalla: “Fornero: ‘Avanti anche senza i partiti ma spero nell’intesa”. Secondo il quotidiano Confindustria è “compatta con la Marcegaglia: ‘La riforma va realizzata’”, “Alla presidente pieno mandato a trattare”.
Un richiamo anche alle dichiarazioni di uno dei candidati alla successione della Marcegaglia, Alberto Bombassei: “sull’articolo 18 forse toni esagerati, ma è vero che scoraggia investitori e assunzioni”.

Lavoro

Su La Repubblica un retroscena spiega “l’incubo del Pd: il rischio è spaccarci o mandare a casa il governo Monti”. Perché l’incubo, spiega il quotidiano, si chiama riforma del lavoro senza accordo e per questo Bersani ed altri nel Pd hanno deciso non solo di tornare in campo e di non lasciare la palla solo alle parti sociali. Come dice il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, “fare una legge contro i sindacati sarebbe un errore grave da parte del governo. E il Partito democratico a quel punto dovrebbe riflettere sulla sua posizione nella maggioranza”. Rossi vede “brutti segnali”: le parole della Marcegaglia lasciano pensare alla voglia di rottura, quelle di Monti e della Fornero ad una sottovalutazione della materia incandescente. Rivelatrice in questo senso è la vicenda che ha come protagonista il responsabile economico Pd Stefano Fassina, che ieri, secondo Repubblica, ha fatto una mezza marcia indietro sulla sua decisione di partecipare alla manifestazione Fiom del 9 marzo, quando ha detto “Vorrei andare ma la segreteria deciderà per me”. Invece Matteo Orfini: “Io vado e non chiedo il permesso a nessuno. Vado per stare vicino ai lavoratori che non possono entrare alla Fiat perché hanno la tessera Fiom”. E aggiunge: “Sarei felice di vivere in un partito disciplinato. Ma i primi a non rispettare le regole sono il presidente, il vicesegretario, autorevoli esponenti come Veltroni. Purtroppo un pezzo del Pd si eccita all’idea che i lavoratori perdano diritti”. Lo spettro scissione sembra lontano dalla realtà, al momento, secondo il quotidiano.
Anche il Corriere si occupa dei Democratici e delle “due linee sull’esecutivo”: “crescono i ‘montiani’ guidati da Veltroni. E il leader è più solo”. Secondo il quotidano nel Pd la linea filo-Monti fa breccia, nonostante le ritrosie del segretario. Un esempio? Le dichiarazioni del segretario del gruppo alla Camera, Roberto Giachetti: “Se sul mercato del lavoro le nostre posizioni saranno subordinate a quelle di un sindacato, io terrò le mani libere e voterò secondo coscienza”. E per il Corriere la probabile spaccatura del Pd è la ragione per cui Bersani non si opporrà al provvedimento del governo anche nel caso in cui la Cgil non lo firmasse: al massimo, il Pd potrebbe optare per l’astensione. Ed è l’ipotesi che piace a Cesare Damiano, già ministro del Lavoro, che dice “Così daremmo un segnale”. Segnale per modo dire, chiosa il Corriere, visto che qaulsiasi sia il voto del Pd, Pdl e Terzo polo farebbero maggioranza da soli, il che non conviene a Bersani, sia numericamente che politicamente. Ecco quindi che il segretario Pd non dà per socntato il voto del suo partito: ha semplicemente alzato l’asticella della trattativa, dicendo, ad esmpio che “se ti dicono che vanno avanti senza accordo, che cosa puoi rispondere: sì grazie, votiamo qualsiasi cosa? E’ chiaro che non posso dare il nostro voto per acquisito”.
Anche su La Stampa: “Il leader Pd: Monti alla fine non romperà”, “Ma il partito si spacca e molti ammettono: non possiamo comunque votare no, al massimo astenerci”.
Per Il Giornale “il Pd prepara la rivolta”: “abbandonare Bersani per non lasciare Monti”. Il partito è spaccato e almeno metà dei parlamentari sarebbero pronti ad andare contro il segretario, pur di sostenere il premier.

No-Tav

La Stampa intervista il sindaco di Torino Fassino che dice: “Attenti ai no-Tav, tra i pacifisti ci sono eversori”. E invita a non sottovalutare le minacce al Procuratore Giancarlo Caselli: “anni fa cominciò così”.
Lo stesso Caselli viene intervistato da La Repubblica. Afferma di non aver paura, ma sottolinea: “c’è troppo odio” e c’è “un clim apesante nel Paese, guai a distrarsi”. Poi fa sapere che hanno rafforzato le misure di sicurezza: “non mi hanno detto niente, ma dopo 37 anni certi dettagli li noti”.

Internazionale

“Obama, sgravi all’industria (ma non ai petrolieri)”, titola il Corriere della Sera spiegando che il presidente vuole tassare anche i profitti off-shore.
Anche su La Repubblica: “Obama riforma il fisco: meno tasse alle imprese”, “l’imposta sugli utili scende aòl 28%, ma saranno tagliate anche le agevolazioni”.
In grande evidenza anche con una pagina del Sole 24 Ore, che offre anche una mappa delle aliquote del prelievo sui redditi delle imprese negli Usa: “Obama: imposta più bassa sulle società”, “La proposta dell’amministrazione americana: aliquota massima in calo dal 35 al 28%”. La riforma si finanzia con il taglio di deduzioni e sgravi. Ed è prevista una mimimum tax sugli utili delle multinazionali all’estero. E’ per il Sole “una profonda riforma fiscale”, quella proposta da Obama: per le aziende la riduzione dell’imposta massima al 28 per cento; per il settore manifatturiero, al centro delle preoccupazioni del presidente, l’imposta scenderò da una media del 32 per cento al 25 per cento. La riforma verrà pagata con l’eliminazione di incentivi e sgravi che spesso riducevano le aliquote applicate a molte aziende, in particolare del settore energetico. Nel mirino finiscono la deducibilità di interessi e la svalutazione di velivoli aziendali. C’è anche un obiettivo di semplificazione della legislazione fiscale, tra gli obiettivi di Obama. Ma i Repubblicani hanno le loro proposte e le faranno valere anche in sede parlamentare: obiettano  peraltro che già la media internazionale delle imposte aziendali è al 25 per cento, dunque più bassa.
La Stampa, in una corrispondenza da New York, racconta che i super-ricchi cinesi sono in fuga verso gli Usa: il 60 per cento dei milionari ha chiesto il visto o ci pensa. I dati emergono alla lettura di uno studio pubblicato da Bank of China e Hurun Report: 960mila cinesi con beni superiori a 1,6 milioni di dollari intende emigrare o ha compiuto i passi per farlo. La conferma arriva dagli Usa, poiché nel 2011 il governo federale ha ricevuto 2969 richieste di visti EB5, che riguardano nuclei familiari e vengono concessi a persone ch einvestono in America almeno un milione di dollari, creano 10 posti di lavoro o destinano 500mila dollari per progetti in aree rurali o ad alto tasso di disoccupazione. L e richieste di visti EB5 erano inesistenti nel 2007. La pressione sul Canada per la richiesta di visti è stata tale che il governo di Ottawa ha deciso di imporre un tetto annuale di 700 cinesi a partire dal 1 luglio scorso, con il risultato di raggiungere il quorum in soli sette giorni.

Sul Corriere della Sera il filosofo francese André Glucksmann scrive che è necessario che l’Europa “ritrovi lo spirito di Havel per difendere il diritto in Siria”.
La Repubblica offre ai lettori una parte del discorso tenuto dalla giornalista Marie Colvin, uccisa ieri in Siria, durante una funzione religiosa in memoria dei reporter inglesi morti in guerra nel novembre del 2010: “La nostra missione è raccontare le guerre senza pregiudizi”.
Su La Stampa, intervista ad Aun San Suu Kyi, che dice: “Sì alle sanzioni finché non ci sarà vera democrazia”. E aggiunge: “Non cerco vendette. Diventeremo la nuova tigre asiatica. Per prima cosa lotterò contro i conflitti etnici e la povertà”.

E poi

Un intervento di Claudio Magris si trova alle pagine della cultura del Corriere: “Se il relativismo teme la verità”. “Rinunciando alla ricerca del fondamento, la filosofia diventa un optional morale”. “La tolleranza si degrada a indifferenza e, con il pretesto di rispettare ogni opinione, può autorizzare la più atroce barbarie”. Secondo Magris servono criteri limpidi “per orientarsi tra i pericoli del fanatismo religioso e quelli dell’etica ridotta a supermarket”.

Il Corriere, pagina delle Idee e delle opinioni: “Niente più Mademoiselle, in Francia. Tutte Madame, per legge. Il termine scompare da tutti i formulari, gli uffici pubblici hanno il permesso solo di smaltire quelli già stampati. Poi esisteranno solo due definizioni: monsieur per gli uomini, madame per le donne. ‘Non c’è ragione di indicare se un uomo è sposato o no, da oggi lo stesso vale per le donne’, ha detto il primo ministro Fillon”.

Su La Repubblica Giancarlo Bosetti firma una analisi (“La politica a scuola dai tecnici”) dedicata al rapporto tra la politica (il Pd in particolare) e il governo Monti, che cresce nei consensi per la sua “sobrietà”, mentre i partiti fanno un passo indietro, sia pure appoggiando l’esecutivo. Ma la lezione che si trae da questa vicenda, scrive Bosetti, è che la politica non è solo “custodia di un bagaglio o come gestione di un orto”, e che anzi sarebbe “povera cosa” se fosse solo questo. La politica “non è la stessa cosa dei sondaggi”, ma “un processo che prevede, in democrazia, l’evolvere dei giudizi attraverso la riflessione e la discussione”. “Il curioso destino di questo Paese ha messo nelle mani di un gruppo di tecnici il compito di mostrarci come la politica sia anche un’arte trasformatrice delle preferenze”, conclude Bosetti.

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