Il Corriere della Sera: “Unioni civili, il voto slitta di 7 giorni. Cirinnà: ‘Tradita dalle liti nei dem”, “Alfano: ‘Vince il buon senso’. Il Pd contrario allo stralcio sulle adozioni”.
A centro pagina: “Veti, accuse: Renzi gela Berlino”, “No al tetto sui Btp nei conti delle banche. Poi l’attacco agli istituti tedeschi: hanno troppi titoli tossici”, “Svolta in Rai, nominati tre direttori di rete: Fabiano, Dalatana e Bigardi”. Per Paolo Conti su Viale Mazzini si tratta di una “nuova linea”: “Più Milano, meno Palazzo”.
L’editoriale è firmato da Antonio Polito: “Due anni dopo”, “La spinta smarrita del premier”.
Su “credito e giustizia”: “Il codicillo (scomparso) che aiutava la ripresa”, di Federico Rampini.
In prima la foto dell’attentato ieri in Turchia: “Bomba sui militari, strage ad Ankara”.
A fondo pagina: “Clienti o cittadini? Il duello Apple-Fbi”, “Cupertino non sblocca l’iPhone del killer di San Bernardino, interviene la Casa Bianca”. Ne scrive Beppe Severgnini.
Poi, sulle accuse lanciate nei confronti della magistratura dal leader della Lega: “Insulti ai giudici: bufera su Salvini”, in Cassazione e nel Csm. Di Giovanni Bianconi.
Infine, Susanna Tamaro torna sulla decisione dello scrittore algerino Kamel Daoud: “L’orizzonte basso della nostra vita”.
La Repubblica: “Unioni civili, legge nel caos”, “La mossa di M5S spiazza il Pd, Cirinnà: ho sbagliato a fidarmi. Renzi: avanti, no ai ricatti grillni”, “Dallatana e Bignardi, due donne ai vertici Rai. Sindacati a dall’Orto: troppi esterni, uno schiaffo”.
Al tema delle unioni civili è dedicato l’editoriale del direttore Mario Calabresi: “Metterci la faccia”.
Sul tema delle nomine Rai un commento di Antonio Dipollina: “Il filo lungo del Grande Fratello”.
A centro pagina: “Migranti, allarme sbarchi: servono altri 50mila posti”, “Il piano del Viminale, Regioni in rivolta”.
La foto ritrae Papa Francesco nell’atto di benedire il Rio Grande al confine tra Stati Uniti e Messico: “Il Papa al muro Usa-Messico: ‘Avete il diritto di sognare’”, “Francesco sul confine”.
Sulla colonna a destra: “se Apple sfida l’Fbi nel nome della privacy”, “’Non possiamo svelare i dati contenuti nell’iPhone del killer’”. Ne scrive Federico Rampini.
In prima anche la foto dell’attentato ieri in Turchia: “Attacco ai militari. E’ strage ad Ankara”.
A fondo pagina, “R2/La copertina”: “Aiuto, mi si è ristretta la borsa di studio”, di Corrado Zunino. Che sottolinea come in Italia le borse di studio, “il cuore del welfare per uno studente”, sono tra le più basse in Europa.
Sul “Mediterraneo conteso”: “Dai gamberi ai tonni, l’oro dei nuovi pirati”, di Massimo Calandri.
La Stampa, in apertura a sinistra: “La spallata di Monti per far cadere Renzi. ‘Basta attaccare l’Ue’”, “Unioni civili, rinvio di una settimana. Intervista ad Alfano: il Pd voleva strafare”.
“L’establishment contro il ribelle” è il titolo del commento di Marcello Sorgi sullo scontro ieri in Aula tra Renzi e Monti.
La grande foto in prima è per la Turchia, con i vigili del fuoco sul luogo dell’esplosione ieri ad Ankara: “Assalto ai militari, strage ad Ankara”, “Autobomba contro un convoglio: 28 morti, decine di feriti. Il governo accusa il Pkk”.
Sulle nomine Rai: “Rivoluzione ai vertici delle reti. L’ira del sindacato”, “Bignardi alla guida di Rai3. Lo sport va a Romagnoli. L’Usigrai: ondata di esterni”.
Più in basso: “Un quinto degli sprechi di Stato è dovuto a corruzione e tangenti”, “L’inchiesta: la stima di ‘American economic review’. Scontro sull’ipotesi di dare un premio a chi denuncia”.
Il Fatto: “Unioni gay, Verdini recluta altri senatori per Renzi”, “L’ex berlusconiano plurimputato ricevuto al Colle da Mattarella”, “Dopo lo stop di ieri al canguro voluto dai Democratici, la discussione del testo slitta alla prossima settimana. Morra al Pd: ‘Se volete si approva in tre giorni’. Proteste dei movimenti per i diritti degli omosessuali”.
Di fianco: “Conti pubblici”, “La prossima stretta di Bruxelles”.
A centro pagina: “Rai, le invasioni barbariche”, “A Rai3 va Daria Bignardi, amica e fedelissima del premier. A Rai1 l’attuale vice di Leone. A Rai2 la fondatrice di Magnolia con il renziano Giorgio Gori”, “Renzizzazione. Il Dg Campo Dall’Orto nomina i nuovi tre direttori delle reti”.
“L’ora Daria” è il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio.
E una foto ritrae Renzi ospite della trasmissione ‘Le invasioni barbariche’, sottolineando il 2grande feeling”.
Sulla Sanità lombarda e l’inchiesta sul consigliere regionale della Lega Rizzi: “’Scandalo Lega, i soldi nascosti nel freezer’”.
La foto a centro pagina è per l’attacco al convoglio militare ad Ankara: “Turchia, di nuovo strage. ‘Sono stati i curdi del Pkk’”.
Unioni civili
Dopo la decisione di martedì sera del M5S di non appoggiare il cosiddetto emendamento ‘canguro’ del senatore Pd Marcucci, che avrebbe fatto decadere molte proposte emendative, il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda ha chiesto una “pausa di riflessione” sul disegno di legge sulle unioni civili. Che tornerà mercoledì prossimo all’esame del Senato.
Su La Stampa: “Unioni civili, tutto rinviato. Renzi irritato con i cattodem”, “Il bivio: tirare dritto cercando voti o un accordo con Ncd senza adozioni. Appello della sinistra Pd contro lo stralcio per salvare il testo originale”.
Il Corriere della Sera intervista Monica Cirinnà: “Sto pagando le ripicche di certi colleghi renziani che volevano un premietto”, “Si aspettavano un posto, magari da sottosegretario”.
Anche La Repubblica la intervista: “Io, ferita al cuore dal Gran Tradimento ma combatterò” (E qui il tradimento in questione è quello del M5S, ndr.)
La Stampa intervista il ministro dell’Interno e leader del Ncd Angelino Alfano: “Matteo mi dia retta. Il buon senso non è vintage. Il Pa ha voluto strafare”, “Diritti sì, adozioni no. Abbiamo vinto il girone d’andata”.
Sul Corriere si riferisce anche di un sit-in delle associazioni Lgbt davanti al teatro in cui Grillo teneva il suo spettacolo.
Anche su Il Fatto si dà conto della protesta fuori dal teatro a Roma: “La comunità gay accusa i 5Stelle: ‘L’unico ‘vaffa’ l’avete dato ai diritti’”.
Il Corriere intervista il senatore M5S Alberto Airola, che dice di essere stato “massacrato” dagli attivisti del movimento sul web, ma conferma: “il canguro era un mostro”.
Il Fatto intervista il senatore M5S Nicola Morra: “Se volete, si approva in tre giorni”, “ma il Pd ha preso tempo per non contarsi”, “se il Pd fosse compatto, non ci sarebbero problemi”.
Su La Stampa: “Il rimorso del M5S: ‘La comunità Lgbt non ci perdonerà mai questa mossa’”, “L’accusa delle associazioni gay: ‘Traditori, non vi votiamo più’”.
La Repubblica: “Unioni civili, caos al Senato, il voto slitta di sette giorni. Il Pd: ‘Andiamo avanti’”, “Le adozioni per ora restano. Boschi: ‘Siamo ottimisti’. Scontro dem-M5S. Saviano: ‘Spettacolo ignobile’”.
E il racconto della seduta di ieri al Senato: “5Stelle tra risse e accuse. La destra esulta: ‘Fifoni’”.
A pagina 3: “Renzi si gioca il tutto per tutto. ‘Chi non vuole la legge, parli in aula’”, “La doppia opzione dei democratici: ritirare tutti i ‘canguri’ o ‘spacchettare’ l’emendamento Marcucci per permettere il voto sulla stepchild adoption”.
Il Corriere della Sera: “Tra ultrà di sinistra e cattolici. Renzi furioso chiama il ‘time out’”, “Domenica la direzione del partito. Con M5S invece ‘ogni discorso è chiuso’” (di Marco Galluzzo).
Sulla stessa pagina: “E la Chiesa delusa dal Pd ‘sdogana’ i 5 Stelle come nuova sponda” (scrive Massimo Franco).
Attentato in Turchia
Le ultime notizie di questa mattina sull’attentato che ieri ha colpito Ankara causando la morte di 28 persone ed il ferimento di 61 fanno riferimento alle dichiarazioni della polizia turca, secondo cui l’autore sarebbe un cittadino siriano entrato di recente in Turchia come profugo e ritenuto vicino alle milizie curde attive in Siria. Si sarebbe trattato -secondo le fonti di polizia- di un attentato suicida e le autorità avrebbero identificato l’attentatore attraverso le impronte digitali. Ancora secondo la polizia turca sarebbe vicino alle milizie del PYD, il Partito dell’Unione Democratica, principale partito curdo siriano, considerato un’organizzazione terroristica da Ankara. Il Pyd, con il leader Saleh Muslim ha smentito il suo coinvolgimento nell’attentato e negato ogni responsabilità.
E ancora questa mattina sono arrivate notizie di un altro attentato, nel sud della Turchia: è accaduto nella provincia di Dyarbakir, zona curda, ed ha colpito anche in questo caso un convoglio militare.
Su La Repubblica: “Ankara, attacco ai militari: 28 morti”, “Autobomba contro un convoglio: almeno 61 feriti. Il governo turco: ‘Tra le vittime anche civili’. Accuse al Pkk, ma si sospetta sia opera dell’Is. Erdogan: ‘Determinati a difenderci, dentro e fuori dal Paese’”. Il premier Davutoglu avrebbe dovuto partecipare ad un vertice a Bruxelles su immigrazione e profughi ed ha annullato il viaggio.
Sul Corriere ne scrive Lorenzo Cremonesi: “La strage nel cuore di Ankara. Bomba contro pullman di militari”, “Almeno 28 morti vicino al Parlamento. Erdogan: colpiremo i mandanti”. “Estremisti curdi oppure jihadisti di Isis? Le opzioni sono aperte per le autorità turche incaricate di investigare”. Il momento è certamente difficile per una Turchia che affronta da una parte il conflitto siriano, con l’Isis che è “alle porte” e una crisi con la Russia che continua a peggiorare, tanto da preoccupare i comandi Nato. “Soprattutto -scrive Cremonesi- brucia più cruento che mai il braccio di ferro con la minoranza curda concentrata nelle regioni del Sud-est. Dal giugno 2015 Erdogan ha voluto rompere la tregua con il Pkk”, tornando ad accusarlo di “terrorismo”, dopo che il dialogo pacifico iniziato quattro anni fa aveva posto fine ad un conflitto che aveva causato la morte di 40mila vittime dal 1980. . La situazione si è incancrenita negli ultimo cinque giorni, con lo scontro a colpi di cannonate e mortai tra esercito turco schierato sulla frontiera e curdi siriani, stretti alleati del Pkk. Ankara teme che possa nascere un’enclave autonoma curda nelle regioni siriane lungo i mille chilometri di confine, che possa diventare fonte di ispirazione per i curdi della Turchia. A ciò si aggiunga che i curdi siriani nella regione di Aleppo sono ora legati a Mosca, mentre quelli della zona orientale, nelle cittadine di Kobane e Qaishli, restano più vicini a Washington.
Oggi il Consiglio europeo a Bruxelles
Inizia oggi a Bruxelles il Consiglio europeo, che avrà tra i temi all’ordine del giorno la questione “Brexit” e la crisi migratoria.
Su La Repubblica: “Brexit, duello con la Ue, ora Londra vuole nuove regole per la City”, “Cameron chiede altre garanzie per schierarsi con il no. Dopo il welfare si tratta su banche e assicurazioni”. Ne scrive Andrea Bonanni da Bruxelles.
Su La Repubblica: “Quote profughi e asilo. L’Europa si spacca. Vienna: ’80 al giorno’”, “Oggi il vertice a Bruxelles sull’emergenza. Mattarella: ‘Dovere morale salvare chi fugge’”. Di Alberto D’Argenio.
Su La Stampa un’analisi di Marta Dassù: “Rifugiati, l’arma di Mosca contro l’Europa”. “In una fase già così caratterizzata dalla ri-nazionalizzazione della dinamica europea, l’Ue sta davvero rischiando il poprio futuro: non sul dossier inglese, tuttavia, ma sul dossier migrazioni/rifugiati”, scrive Dassù, secondo cui “il tempo dei rinvii è scaduto: il dramma dei rifugiati è ormai ostaggio dell’escalation di tensione fra Russia e Turchia sul fronte siriano” e sia Mosca che Ankara “utilizzano quest’arma per premere su un’Unione divisa”. Ed è “inspiegabile che Paesi membri dell’Est, da sempre preoccupati per l’influenza della Russia, pensino a ripiegarsi dietro muri illusori, mentre offrono così una sponda a Putin”.
Ue, governo italiano (un duello Renzi-Monti)
La Stampa dedica le pagine 2 e 3 allo scontro, ieri in Senato, tra Matteo Renzi e l’ex presidente del Consiglio Mario Monti. E’ accaduto in occasione delle comunicazioni del premier sul consiglio europeo che si apre oggi a Bruxelles. Pagina 2: “Renzi duella con Monti e sfida la Germania sul potere delle banche”, “Il professore: il Paese rischia. Il premier: non accetto lezioni. ‘No al tetto sui titoli di Stato detenuti dagli istituti di credito’”, “Bisogna vincere la nostra sudditanza psicologica verso l’Ue basta con l’Italia ultima ruota del carro”. A pagina 3, con foto di Monti, si parla di “due Italie”, sul fronte dei rapporti con Bruxelles: “I sospetti a Palazzo. Mandante estero per un nuovo governo”, “Trattative o spallate, quei modi così diversi di Mario e Matteo di considerare l’Europa”. E si riferiscono le parole pronunciate da Monti: “Negli italiani che la seguono sta introducendo una pericolosa alienazione rispetto all’Europa”. Il tema torna nel commento di Marcello Sorgi in prima: “L’establishment contro il ribelle”.
Su Il Fatto: “Il premier attacca ancora Berlino. La Ue si muove contro l’Italia”, “Renzi: banche tedesche messe male. Juncker: avanti sull’Efc (European Fiscal Council, l’autorità indipendente sui conti pubblici, ndr.), nuovo guardiano dei conti”.
E per il quotidiano “Lo schiaffo di Monti è la prima crepa nel fronte anti-europeo”, “il complotto anti-renziano è un’invenzione dei renziani, ma cresce il fastidio per le polemiche”. L’analisi è firmata da Stefano Feltri, secondo cui i renziani si attaccheranno all’attacco di Monti come un altro degli indizi del grande complotto europeo per rovesciare Renzi. I tedeschi -scrive Feltri – “per ora sono indulgenti perché capiscano che la linea renziana si spiega con le elezioni amministrative più che con un reale riposizionamento. Ma non è detto che questa infastidita tolleranza duri per sempre”.
Su La Repubblica la vicenda è a pagina 14, : “Scontro Monti-Renzi: ‘Con lei l’Italia rischia’. ‘Non accetto lezioni’”, “L’ex premier attacca in Senato sui temi del consiglio europeo. Il leader Pd: noi facciamo i compiti, la Ue no”, “A Palazzo Chigi sono convinti che il professore si sia fatto portavoce delle posizioni emerse nelle strutture di Bruxelles contro Roma”, scrive Alberto D’Argenio.
Sul Corriere, a pagina 13, si riferiscono le parole di Renzi ieri in Senato: “’Tetto ai titoli di Stato nelle banche, l’Italia è pronta al veto in Europa’”, “Renzi: ci opporremo a una proposta di questo tipo. Botta e risposta con Monti sulla Ue”. Renzi è stato innanzitutto molto duro -scrive Marco Galluzzo- nel preannunciare che l’Italia darà battaglia contro l’ipotesi di limitare il possesso di titoli di Stato da parte delle banche: “Noi metteremo il veto -ha detto- su qualsiasi tentativo che vuole andare a dare un tetto alle presenza di titoli di Stato nei portafogli delle banche”. Subito dopo il presidente del Consiglio “certamente in modo inusuale, almeno per un capo di governo”, ha formulato un attacco diretto contro alcune banche tedesche: “anziché preoccuparci dei titoli di Stato italiani nelle banche, bisogna avere la forza di dire che in pancia” a istituti di altri Paesi europei “c’è un eccesso di titoli tossici”, ha sottolineato. Renzi ha citato il caso della “prima e seconda banca tedesca”, ovvero Deutsche Bank, alle prese con forti problemi di bilancio e da mesi sotto attacco sui mercati finanziari, e Commerzbank, la seconda banca di Germania.
Il Papa al confine Usa-Messico. In vista un incontro con l’imam di Al-Azhar.
Sul Corriere: “Il saluto di Francesco ai clandestini dalla rete al confine di Ciudad Juàrez”, “Le croci nere per ricordare i femminicidi rimosse all’arrivo del Papa. ‘Mai più morte e sfruttamento”. L’articolo dell’inviato Gian Guido Vecchi racconta la celebrazione della messa del Papa a un’ottantina di metri dalla rete che divide i due Stati: “Mai più morte e sfruttamento! C’è sempre tempo per cambiare”, dice Francesco. E ricorda che a Ciudad Juàrez “come in altre zone di frontiera, si concentrano migliaia di migranti dell’America centrale e di altri Paesi, senza dimenticare tanti messicani che pure cercano di passare ‘dall’altra parte’. Un cammino carico di terribili ingiustizie: schiavizzati, sequestrati, soggetti a estorsione, molti nostri fratelli sono oggetto di commercio del transito umano”; è “una crisi umanitaria” che “non possiamo negare” e va oltre il Messico, “la tragedia umana rappresentata dalla migrazione forzata è oggi un fenomeno globale”.
Su La Stampa ne scrive Andrea Tornielli, che ha seguito il viaggio del Papa e sottolinea come esso si sia concluso “in un luogo simbolo del nostro tempo” come la spessa rete metallica verniciata di grigio al di là del Rio Bravo. E si è concluso con una preghiera in memoria delle migliaia di migranti morti nel tentativo di raggiungere gli Usa.
Su Il Fatto: “Juarez, l’inferno ripulito per Francesco”, “Il Papa conclude la visita nella città dei narcos e avvia contatti col mondo sunnita”. Scrive Orsetta Bellani che il viaggio si è concluso in una Ciudad Juàrez ripulita: le croci nere disegnate sui pali della luce dalle madri delle muertas de Juàrez, giovani inspiegabilmente assassinate o desaparecidas, sono state cancellate dalle autorità. I contadini e gli attivisti per i diritti umani accalcati sul ponte che marca la frontiera, e che chiedevano al Papa un messaggio di solidarietà, sono stati messi a tacere. A Juàrez il Papa ha visitato il penitenziario che fino al 2010 era considerato il più violento dell’America latina: “Il problema della violenza non si risolve solo incarcerando. Occorre mettere in campo azioni per affrontare le cause strutturali e culturali dell’insicurezza”, ha detto. Bellani scrive anche che dal Centro America al medio oriente, il Papa gioca su più tavoli in nome della pace: dopo aver abbracciato a Cuba il patriarca di Mosca Kirill, è di ieri la notizia che il Vaticano ha avviato contatti con l’università Al-Azhar del Cairo, la più grande istituzione sunnita. I rapporti erano congelati dal 2006, quando Papa Ratzinger fece un appello per proteggere le minoranze religiose. Questi contatti dovrebbero portare a un incontro a Roma tra Bergoglio e il grande imam.
Su La Repubblica: “Mano tesa del Papa oltre la frontiera, ‘Niente può dividerci’”, “Francesco benedice il Rio Grande al confine Messico-Usa, ‘Tra Ciudad Juarez e El Paso un cammino di ingiustizie’”. Racconta questa tappa del suo viaggio l’inviato Marco Ansaldo.
Lo scrittore messicano Juan Pablo Villalobos è intervistato da Daniele Mastrogiacomo: “Ma i gesti simbolici non cambiano il Paese”, “Solo una rivolta morale della parte sana della popolazione ci può salvare dal degrado”.
Petrolio (Russia, Arabia saudita, Iran)
Su La Stampa: “L’Iran: pronti a sostenere russi e sauditi sul petrolio”, “Si allarga il patto per limitare la produzione e risollevare i prezzi”, “La Fed teme il calo del greggio: ‘A rischio la crescita negli Usa’”. Luigi Grassia riferisce le dichiarazioni del ministro dell’energia iraniano Zanganeh dopo l’incontro i suoi colleghi di Iraq, Venezuela e Qatar, che sollecitavano Teheran ad aderire (come loro hanno fatto) al patto russo-saudita per sostenere il prezzo del barile congelando l”estrazione al livello del gennaio 2016: l’Iran “sostiene tutte le misure atte a stabilizzare il mercato e far risalire i prezzi”. In realtà -scrive Grassia- non ha detto in modo chiaro che l’Iran rinuncerà ad aumentare la produzione e a recuperare vecchie quote di mercato, dopo il ritiro delle sanzioni. L’accordo sul congelamento potrebbe concedere una deroga a Teheran, che potrebbe aumentare la produzione, ma meno del previsto. La grande novità dell’accordo è comunque nel fatto che iraniani e sauditi abbozzino un’intesa, visto che sono in guerra tanto in Siria che nello Yemen. E che in Siria anche la Russia è contrapposta ai sauditi. Si tiene così separata “la reciproca ostilità geopolitica dalla tutela dei loro interessi economici convergenti”.
Su La Repubblica: “Iran più morbido sui tagli al greggio, le quotazioni tornano a correre”, “Teheran ‘felice’ per l’intesa tra Paesi. Ma l’adesione per adesso non c’è”, scrive Federico Rampini.
Usa (primarie)
Su La Repubblica: “Volata di Sanders aggancia Hillary, il Nevada è in bilico”, Alla vigilia del caucus democratico di sabato, Bernie recupera 20 punti nei sondaggi. Clinton in allarme”. Scrive Federico Rampini che “la velocità di aggancio è mozzafiato, spettacolare. Ora perfino il sorpasso diventa possibile? Bernie Sanders viaggia sull’onda del ‘momentum’, l’impeto generato dalla sua vittoria nelle primarie del New Hampshire. E in una settimana sembra aver agguantato Hillary Clinton anche nel Nevada. Dove l’ex segretario di Stato partiva con un vantaggio apparentemente incolmabile, dell’ordine di 20 punti percentuali secondo i sondaggi ancora una settimana fa. Il Grande Ovest diventa una terra contesa? Il Nevada è un test cruciale”. Cnn ieri ha diffuso i dati del sondaggio-shock sul sondaggio Orc Poll: 48% Clinton, 47% Sanders.
In un editoriale il New York Times suggerisce alla Clinton di “dire sì al salario minimo federale a 15 dollari all’ora”.