Sull’onda dei “Forconi”: di tutto, di più.

Il Corriere della Sera: “Il caso della legge elettorale. Sì al passaggio a Montecitorio. I centristi: ora serve un patto di maggioranza”. “Vince Renzi, se ne occuperà la Camera. L’ira di Alfano”. A centro pagina la legge di stabilità: “Vietato il denaro contante per pagare gli affitti. Ai comuni i controlli fisicali. Emendamento anti-evasione del Pd”.

 

La Repubblica: “Legge elettorale è già battaglia”, “Alfano: un patto o crisi. Renzi: niente veti. Asse Berlusconi-Grillo”. A centro pagina: “I forconi non si arrendono, anche gli studenti in piazza: scontri alla Sapienza”.

 

La Stampa: “Famiglie e imprese, via agli sconti”, “in arrivo tagli dei costi su bollette, libri e Rc Auto. Incentivi per l’export. La legge elettorale finisce alla Camera. Gli alfaniani minacciano la crisi”.

 

L’Unità: “La marcia degli eversori”, “Berlusconi minaccia: se mi arrestano sarà la rivoluzione. Asse con Grillo contro il Quirinale. Il leader M5s: Napolitano incompatibile. Il Pd: piromane delle istituzioni. La Lega corteggia Marine Le Pen”.

A centro pagina la foto è per il Movimento dei Forconi. In taglio basso: “Aborto, il Pd sotto accusa a Strasburgo”, “sei deputati votano in dissenso dal gruppo Sed: passa la proposta Popolare”.

 

Il Fatto quotidiano: “L’Italia della rabbia”, “bloccata la frontiera di Ventimiglia, ancora tafferugli a Torino”. E si citano le parole di Alfano: “Possibile deriva ribellistica”: “B. ne approfitta, se mi arrestano sarà rivoluzione”. In evidenza, gli scontri alla Sapienza: “Roma, la polizia carica dentro l’Università”. In taglio basso: “E loro litigano sulla legge elettorale”:

 

Il Giornale: “Si inforcano da soli”. “Alfano minaccia Letta: o facciamo noi la legge elettorale o è crisi. Panico a sinistro: nasce in Parlamento l’asse Forza Italia-Cinque Stelle”.

A centro pagina, con foto, la notizia della morte di Angelo Rizzoli, con un commento di Vittorio Feltri: “Un uomo ucciso dalla giustizia”.

 

Il Sole 24 Ore: “Imu, il maxi saldo colpisce l’80 per cento dei contribuenti”. “Aliquote al top per seconde case, imprese e negozi”. Di spalla: “Forconi a Ventimiglia. Letta: attacco alla politica. Alfano: deriva ribellistica”. In taglio basso le parole del presidente della Bce Draghi: “’Rischio titoli di Stato negli stress test’”, “Draghi, il debito sovrano valutati nei bilanci come gli altri asset”.

 

Legge elettorale

 

Il Presidente del Senato Grasso, in una intervista al Corriere della Sera, risponde sul passaggio del dibattito sulla riforma elettorale dal Senato, dove si trovava, alla Camera. “Avevo spiegato da tempo che era indispensabile approvare una nuova legge elettorale al più presto, come d’altronde aveva ribadito più volte il capo dello Stato. L’avevo ripetuto a giugno con risultati grami: la nostra commissione Affari Costituzionali non è riuscita neppure a produrre un testo. E una settimana fa avevo mandato l’ultimo avvertimento: se continua lo stallo non esiterò a mandare tutto alla Camera”. Al giornalista che gli ricorda che con il cambio di ramo del Parlamento cambia anche la maggioranza che discute la riforma, con il Nuovo Centrodestra che minaccia una crisi, Grasso risponde: “Ma qualunque legge non dovrebbe comunque tornare al Senato, dopo il sì a Montecitorio?”. E poi: “Posso solo assicurare che io non sto mica lavorando per utilizzare una maggioranza diversa da quella del governo. Sto solo cercando di favorire il percorso di due commissioni che avranno compiti differenti ma dovranno scambiarsi informazioni sull’iter dei provvedimenti. Non sarebbe male creare un patto di consultazione tra deputati e senatori dello stesso gruppo per agire in sintonia”. Può sopravvivere questa maggioranza a una riforma votata contro l’Ncd di Alfano? “Perché contro? Non capisco perché non possa crearsi anche alla Camera una maggioranza che veda un accordo del Pd con il Nuovo Centrodestra sulla riforma elettorale. Io non escluderei a priori una intesa del genere. D’altronde, il ministro delle riforme istituzionali Quagliariello ha mostrato una certa disponibilità . E ha detto che per lui è indifferente che se ne discuta alla Camera o al Senato”.

 

Sullo stesso quotidiano si riferiscono le parole del ministro Quagliariello: “Le riforme elettorali e istituzionali sono urgenti e- come afferma Letta – vanno affrontate dal governo e dalla maggioranza. Solo dopo l’accordo possano essere allargate agli altri gruppi. Non vorrei che Renzi tradisca l’inconfessata tentazione di fare qualche ritocco elettorale per andare a votare subito, buttando alle ortiche il monocameralismo e la riduzione del numero dei parlamentari”.

 

Su La Repubblica: “Legge elettorale, Renzi contro Alfano, ‘non accetto veti da nessuno’. Letta: ma la maggioranza non cambia”, “il segretario Pd tiene la porta aperta a Berlusconi, Grillo e Lega”. E si riferiscono le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio: “sono impensabili maggioranze diverse. Semmai possono essere più larghe, ma non diverse”. Il quotidiano scrive che è “musica” per le orecchie di Quagliariello, di cui si riferiscono le parole: “Se l’iniziativa di Renzi è per velocizzare il processo riformatore noi ci stiamo. Come dicono a Roma: burro e acciughe!. Se invece Renzi vuole portare la legge elettorale alla Camera per approvarla con i voti di Forza Italia per poi far cadere il governo, allora ci salutiamo qui”.

 

Il Giornale: “Gli alfaniani evocano la crisi per far sapere che esistono”, “Ncd minaccia di mollare Letta in caso di maggioranza alternativa sulle riforme”.

 

Landini-Renzi

 

Ieri intanto il segretario Pd ha incontrato il leader della Fiom Maurizio Landini, e per La Stampa si è trattato di “prime prove d’intesa”. Scrive il Corriere della Sera che c’è stato un abbraccio simbolico ad unire la “strana coppia” Matteo Renzi-Maurizio Landini. A unirli c’è soprattutto un parola: cambiamento. E la base del consenso, fondato sul rinnovamento: per Renzi gli elettori, per Landini i non garantiti. Restano, comunque, le distanze politiche, visto che Renzi uscendo dice ai suoi: “’Sulla legge di rappresentanza ci può essere un terreno di confronto, ma sui temi del lavoro restiamo distanti mille miglia’”. Dice Landini: “Renzi per riformare il Pd ha usato il voto democratico degli elettori. Io vorrei fargli osservare che i lavoratori non hanno il diritto di votare i propri contratti”. Landini vuol dare rappresentanza ai non garantiti, che storicamente fanno capo al sindacato guidato da Susanna Camusso, avversaria di entrambi, e su questo Renzi concorda: “Non voglio eliminare i diritti per chi li ha, vorrei che ci fossero per chi non li ha”.

Anche su L’Unità: “Sindacato, asse Renzi – Landini”. Le parole di Renzi: “Sono d’accordo con Landini sulla rappresentanza sindacale. Serve una legge che riconosca il diritto dei lavoratori a scegliere i propri rappresentanti, e ad avere una più efficace presenza nell’azienda”. Per il quotidiano si tratta di un riferimento ai comitati di sorveglianza che ci sono ad esempio nelle grandi aziende tedesche come la Volkswagen, di cui anche Landini dice che potrebbero funzionare anche in Italia. Per il quotidiano è espressione di soddisfazione anche il tweet della segretaria Cgil Camusso: fa sapere che così vengono riconosciuti i “meriti di una lunga battaglia della Cgil”. Renzi ha confermato che nelle prossime settimane, il Pd, “che è maggioranza della maggioranza”, presenterà un progetto complessivo per il lavoro: prevederà misure per spendere al meglio le misure Ue per i giovani, evitando che finiscano per rimpinguare le strutture burocratiche e “i soliti noti”, e la riforma del diritto del lavoro, che ora conta 2160 leggi, e serve soprattutto a far lavorare gli avvocati del lavoro.

Su Il Fatto: “Renzi e Landini, ecco la strana coppia”, “intesa tra il leader Pd e il segretario Fiom: faremo la legge sulla rappresentanza. La platea applaude convinta”. Si racconta che il neosegretario Pd ha ribadito che sul mercato del lavoro il suo punto di ispirazione resta il pacchetto di riforme che lega il nome all’ex ministro Treu.

Su Il Giornale: “Renzi si allea con la Fiom: l’obiettivo è la Cgil”.

 

Berlusconi

 

Ieri il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha concesso una intervista alla radio francese Europe 1. Sul Corriere della Sera si riferiscono le sue parole: “Possono controllarmi il telefono, mi hanno tolto il passaporto, possono arrestarmi quando vogliono, ma non ho paura”, perché se accadesse “si scatenerebbe una rivoluzione in Italia”. Ha ribadito la tesi dei “quattro colpi di Stato” che ci sarebbero stati contro di lui e poi ha aggiunto: “Sarà difficile che mi arrestino poiché avrei immediatamente con me la grande maggioranza del Paese”, ha detto. A tal proposito il Corriere sottolinea che la richiesta, ribadita, è quella di “urne anticipate il 24 maggio in accorpamento con le europee”. Per questo il suo obiettivo è varare al più presto una nuova legge elettorale, e in questo si spiega l’intenzione di tessere i rapporti con Renzi che, dice il quotidiano, viene considerato un possibile alleato sia sulla legge elettorale subito, sia quello di martellare Alfano e i suoi.

 

Sullo stesso quotidiano: E’ un flop l’arruolamento delle giovani leve azzurre, “il Cavaliere deluso dalle mancate adesioni al progetto”.

Per La Repubblica “Berlusconi sale sulle barricate, ‘se mi arrestano sarà rivoluzione’, asse con il M5S contro la manovra”. Intanto i suoi avvocati ieri hanno presentato il ricorso in Cassazione contro il ricalcolo della interdizione dai pubblici uffici arrivato da Milano. Secondo gli avvocati Coppi e Ghedini la pena è spropositata e comunque inflitta in relazione a reati che sono prescritti.

 

Il Corriere della Sera, per restare al caso Mediaset, riferisce che tra gli amici calabresi del giudice Antonio Esposito, che l’estate scorsa ha condannato in via definitiva Berlusconi per il processo Mediaset, c’era un avvocato di Scalea, Mario Nocito, arrestato per associazione mafiosa lo scorso luglio. Il professionista, con il quale il giudice spesso si trovava a cena, è finito in carcere insieme al sindaco di Scalea e l’intera giunta. Si tratterebbe di una amicizia solida e antica, tanto che l’avvocato spesso si rivolgeva al giudice per richieste anche di tipo personale, relative per esempio al figlio che pare non avesse superato il concorso in magistratura.

 

Forconi

 

Ieri il ministro dell’Interno Alfano ha fatto il punto in Parlamento sulle proteste dei cosiddetti forconi, riferendone in Parlamento. Ha ammesso che esiste la preoccupazione che “l’insieme delle cause del disagio sociale possa provocare una deriva ribellistica contro le istituzioni nazionali ed europee”. Letta, come scrive La Stampa, ha anche “bacchettato” chi cavalca le violenze in piazza, ha spiegato che il gesto di togliere il casco da parte di un poliziotto è avvenuto “quando era scemata la tensione”, ed è quindi irresponsabile leggerlo come gesto di solidarietà ai manifestanti. Poi ha rivolto un avvertimento al mondo politico: “Chi è nelle istituzioni non cavalchi la protesta”. Il quotidiano sottolinea che Forza Italia e Lega sono i partiti che più appaiono a giustificare le proteste. Il segretario leghista Salvini ha lanciato una “marcia su Roma e Bruxelles” dei loro sindaci e amministratori armati di forconi “perché la legge di stabilità sta ammazzando la loro autonomia”, e il capogruppo alla Camera di Forza Italia Brunetta: “Questi fenomeni vanno capiti e ascoltati. Non è possibile che le proteste della Cgil vadano sempre bene e le proteste di soggetti poco conosciuti vadano sempre male”.

Su Il Giornale: “Alfano e Letta fanno a gara nel condannare chi protesta”, e sulla stessa pagina un commento di Francesco Forte: “Lo sciopero dei forconi con partita Iva e senza sindacato è un inedito. Già lo sciopero delle partite Iva in un Paese in cui la cultura comunista non abbia dominato come in Italia è un non senso, perché compete al lavoro dipendente, ma è stato il Pci pansindacalista a inglobare questi scioperi. Il fastidio delle organizzazioni ufficiali delle piccole imprese e degli artigiani per i blocchi dei forconi è più che comprensibile. Però è una prassi non solo dei NoTav in Valle Susa, ma anche della Cgil-Fiom quando ai cancelli Fiat vengono fermati i “crumiri” che vogliono lavorare per i contratti Marchionne”. Secondo Forte ciò che strozza le piccole partite Iva è innanzitutto la politica tributaria e del lavoro classista iniziata con il governo Monti e inasprita da Letta e Saccomanni: la più evidente discriminazione fiscale e del lavoro riguarda l’Irap.

 

Su La Stampa: “E gli orfani della Lega in Veneto ora salgono sul carro dei Forconi”, “indipendentisti, partite Iva, imprenditori: così gli irriducibili del Nordest si riorganizzano”. Una lunga analisi in cui si ascolta anche la voce di sociologi e politologi. Si spiega che a stabilire il link diretto con il nucleo siciliano dei forconi di Mariano Ferro è Lucio Chiavegato, uno dei leader della Life, Liberi imprenditori federalisti europei: “Noi non siamo Forconi – dice Chiavegato- è un nome che ci è stato dato. Life è una associazione libera da partiti e sindacati, che combatte contro burocrazia tasse e ostacoli per le piccole imprese. Il sociologo Daniele Marini spiega: “E’ la pancia che si coagula. C’è però un problema: la difficoltà dei sistemi di rappresentanza di dare risposte”, “nascono così forme di auto-rappresentanza che non avranno lungo respiro”. Paolo Feltrin, anche lui politologo, dice: “Prima il voto a Grillo, poi il milione in più i schede alle primarie di Renzi, ora i Forconi. Tutti fenomeni apparentemente lontani ma uniti da tre obiettivi comuni: mandare a casa tutta la classe dirigenti, dire ‘ciao’ all’Europa e ‘basta’ alle tasse. Ora bisogna capire cosa succederà nelle associazioni, perché il rischio è che la base scappi”. Tanto L’Unità che La Stampa si occupano delle minacce pervenute alla Presidente della Cna-Fita, che rappresenta più di un terzo degli autotrasportatori, Cinzia Franchini. L’Unità la intervista, riferendo che l’ultima lettera si concludeva con l’affermazione “viva la mafia, viva i forconi”. Spiega: “Ci sono dei disagi, questo sì, perché in questo settore è facile provocarli, ma non si sono problemi particolari, anche perché il 90 per cento dei trasportatori non sta con i forconi ma con le organizzazioni che hanno firmato il Protocollo con il ministero delle infrastrutture. Anzi, i Movimenti dei Forconi o del 9 dicembre danneggiano la nostra categoria. So che polizia e forze dell’ordine stanno lavorando bene”, e “penso che in breve tempo sapremo chi sono veramente queste persone e cosa realmente vogliono”. Detto questo, la Franchini sottolinea quanti segnali di disperazione siano pervenuti dai territori: “Le imprese hanno bisogno di risposte rapide da parte della politica”, “i nostri associati lamentano una mancanza di competività a causa di costi tra i più alti d’Europa. Insomma una debolezza generale del ‘sistema Italia’”. La Franchini lamenta che non vi sia stata dissociazione dalle minacce ricevute da parte dei leader della protesta.

 

La Repubblica intervista Andrea Zunino, portavoce del Movimento 9 dicembre. Classe 1953, professione agricoltore. Dice: “Vogliamo le dimissioni del governo, vogliamo la sovranità dell’Italia, oggi schiava dei banchieri come i Rotschild. E’ curioso che cinque o sei tra i più ricchi del mondo siano ebrei, ma è una cosa che devo approfondire. Con Grillo mi incontrerei, i 5Stelle sono persone per bene. Con Berlusconi mai, anche se le porcate peggiori per noi le ha fatte la sinistra”. Ha un mito: il premier ungherese Orban, “lui si che sta liberando davvero il suo Paese”. Dice ancora di se stesso: “Sono incensurato e non ho mai avuto una tessera. Appartengo ad una generazione che ha avuto la fortuna di non trovarsi in pieno 68 ma ha vissuto le conseguenze peggiori”. “Sono andato al seggio per anni e facevo mettere a verbale che rifiutavo la scheda perché non mi sentivo rappresentato”. Gli immigrati in Italia? “E’ un argomento esplosivo, che sto cercando di far uscire su Facebook”, dice. “Per me va bene chiunque rispetti le leggi, ma capisco il disoccupato che si lamenta perché al marocchino arrivato con il barcone danno la casa e 1000 euro e lui deve dormire in macchina. Ha ragione, è uno scandalo, ma gli dico: “non è con il marocchino che te la devi prendere, ma con il governo”. Qual è il vostro obiettivo? “Le dimissioni del governo e delle due Camere. Ma non vogliamo una giunta militare, anzi: stiamo lanciano un appello per formare un tavolo di giuristi e costituzionalisti che ci aiutino a capire come può nascere un governo provvisorio di solidarietà”.

La violenza? “Noi siamo contro. Il codice etico del Movimento 9 dicembre l’ho scritto io”. L’ultima domanda, lei in cosa crede? “Mi sono convertito all’Islam per poter praticare il sufismo. E così sono diventato un maestro del respiro consapevole”.

Europa

 

Sulla prima pagina del Corriere della Sera un intervento della parlamentare europea Sylvie Goulard: “Francia e Italia, i cavalieri inesistenti. L’errore dell’alleanza anti-Germania”: “I tedeschi non hanno certo sempre ragione, ma hanno qualche ragione di non sentirsi rassicurati. Contrariamente a quanto ha scritto Barbara Spinelli (Repubblica, 12 dicembre) credo la memoria l’abbiano persa i Paesi del sud. Prima della creazione della zona euro c’era una zona marco, di fatto”. Nei nostri parlamenti nazionali, scrive ancora la Goulard, si sono votati bilanci squilibrati, anno dopo anno, che “hanno creato montagne di debito. La spesa pubblica non ha portato crescita. Legittima, anzi doverosa, è la difesa della giustizia sociale, non quella di strutture insostenibili e di una classe politica abbastanza cieca”. La Goulard, deputata francese, vede con favore l’idea di una unione politica della zona euro con un bilancio e istituzioni autonome.

 

Su La Repubblica una lunga analisi di Bernardo Valli sul presidente francese: “La guerra di Hollande. Una campagna d’Africa per cercare il riscatto”. Ci si riferisce ovviamente all’operazione militare promossa in gennaio nel Mali e a quella cominciata una settimana fa nella Repubblica Centrafricana, “in crisi di consensi manda i soldati nelle colonie”. Umiliata sul piano economico dall’amica e concorrente Germania riunificata, la Francia pacifica ma non pacifista ricorre senza angoscia al mestiere delle armi, è una sua rivalsa”.

Sul Corriere della Sera: “la popolarità ritrovata di Sarkozy, miracolo all’incontrario di Hollande”. Stefano Montefiori scrive che i problemi della Francia restano immutati: perdita di competitività, declino industriale, disoccupazione, ma in poco tempo la situazione politica si è capovolta, perché il Presidente socialista è talmente in difficoltà da legittimare il ritorno alla politica di un uomo sconfitto come Sarkozy, il cui ultimo anno da presidente fu pessimo. L’ultimo sondaggio del Figaro (fatta la tara sul fatto che sia vicino al centrodestra francese) fotografa questo ribaltamento: Sarkozy al 42 per cento, Hollande fermo al 27.

 

L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato alla questione Ucraina: “L’est che sfida Putin sognando l’Europa”, di Paolo Garimberti.

Si dà conto anche del discorso alla nazione tenuto ieri da Putin: “Pronti ad essere ancora una superpotenza”. Si è definito “conservatore dei valori tradizionali”. Per il Presidente russo riedificare l’Urss è lo scopo della sua vita, secondo Garimberti.

Su La Stampa: “Zar Putin vuole moralizzare il mondo”, “discorso-manifesto alla Duma: siamo la forza del bene contro l’Occidente ‘asessuato e sterile’”. Intanto, proprio sulla Ucraina sembra riaprirsi uno spiraglio perché il Presidente Yanukovich avrebbe detto all’Alto rappresentante Ue Ashton che ha intenzione di firmare l’accordo di associazione.

 

Su La Stampa il corrispondente da New York Maurizio Molinari: “Dieci anni dopo Saddam l’Iraq in cerca di un rais”. Il 13 dicembre 2003 veniva catturato, oggi il Paese è sull’orlo della dissoluzione. Gli orfani del dittatore sono passati nelle fila di Al Qaeda, i curdi ora vendono il petrolio direttamente e preparano l’indipendenza.

 

E su questo stesso quotidiano un lungo commento di Roberto Toscano, dedicato all’Iraq e ai cambiamenti di questi anni nel Medio Oriente, dal destino di Saddam alla Libia, dai dittatori caduti in Tunisia ed Egitto, alla Siria, per terminare all’Iran: “L’illusione di cambiare con le armi”.

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