Le aperture
Il Giornale: “Salvateli. La strage degli imprenditori. La crisi fa un’altra vittima: un piccolo costruttore si uccide perchè obbligato a licenziare anche i suoi figli. Ormai è un’emergenza sociale e il governo non fa nulla per risolverla”. A centro pagina il quotidiano offre una “Intervista esclusiva a Rosi Mauro”: “Io, Umberto e Belsito. Adesso vi racconto tutto”. L’editoriale, firmato da Vittorio Feltri, si riferisce alla annunciata “spending review” del governo: “La farsa dei tagli alla spesa pubblica”.
La Stampa: “E’ già rivolta contro i tagli. Oggi il governo discute le possibili misure per recuperare 4 miliardi. No da magistrati, prefetti e questori. La Bce: accorpate le Province”. “L’UE studia un piano da 200 miliardi di investimenti”. A centro pagina: “Cameron, la crisi del secondo anno”. Di spalla le bombe di ieri in Nigeria e in Kenya: “Attacco ai cristiani d’Africa: 21 morti”.
Il Corriere della Sera: “I sindaci ribelli dell’Imu. Seicento Comuni pronti all’opposizione fiscale contro la nuova imposta sulla casa”. “Pisapia: rispettare le leggi, ma temo esplosioni sociali”. In prima pagina anche una intervista a Giulio Tremonti: “Rigore? Il buco è di 20 miliardi”. Il titolo di apertura è: “Caccia ai cristiani: in Nigeria è strage. Decine di morti e feriti. Sangue anche in Kenya”. A centro pagina: “Merkel minaccia di boicottare gli europeo di calcio”, che si terranno tra Ucraina e Polonia. Il motivo è nella detenzione di Yulia TYmoshenko, condannata a sette annni per abuso d’ufficio, maltrattata in carcere e in attesa di un nuovo processo.
La Repubblica apre con il titolo “Roma Berlino, ecco il piano segreto. Trattativa per un patto su rigore e crescita. I due Parlamenti lavorerano all’unisono e approveranno contemporaneamente il ‘fiscal compact’. Voto comune sul Fondo salva-Stati. Spesa, la Bce chiede tagli sulle province”. A centro pagina le “bombe nelle chiese: è strage di cristiani in Africa”.
Rigore, crescita, tasse
La Repubblica parla di un “asse” tra Roma e Berlino che “potrebbe portare nel giro di poche settimane alla più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma: la sincronizzazione dei processi di ratifica del Fiscal Compact e del Fondo Salva Stati (ESM) ei Parlamenti di Roma e Berlino. Lo stesso giorno. Con la stessa maggioranza di unità nazionale. Con Mario Monti e Angela Merkel riuniti insieme ad assistere all’evento, incorniciato da una ‘dichiarazione solenne’ sul comune destino europeo. Per mostrare ai mercati l’immagine di una Italia definitivamente avviata alla disciplina di bilancio, con biglietto di sola andata. Per insinuarsi nella crisi dei rapporti tra Francia e Germania favorita dall’ascesa di Hollande all’Eliseo e sostituire Parigi nel rapporto privilegiato con Berlino. Ma anche per lasciarsi finalmente alle spalle il ‘rigore cieco’ e puntare davvero a una nuovo patto per la crescita, un ‘Growth compact’ dopo il famigerato ‘Fiscal compact'”. Secondo il quotidiano nel governo ci hanno lavorato nel riserbo assoluto, il “progetto è in fase avanzata di esecuzione”, Monti ne ha discusso più volte con la Merkel, Moavero e Grilli avrebbero tenuto i contatti con il governo tedesco, è stato informato anche il presidente della commissione esteri Dini, visto il coinvolgimento del Parlamento che sarebbe previsto, anche con una audizione del ministro delle finanze tedesco Schauble in Commissione esteri del Senato. Secondo il quotidiano non si tratta solo di una operazione di immagine, e serve anche alla Merkel per avere i voti della Spd sul Fiscal Compact.
Sul Corriere della Sera una intervista a Giulio Tremonti: “Noi siamo una generazione che ha un appuntamento con il suo destino. Non è una photo-opportunity, non è un giro di parole come il growth compact. E’ un passaggio importante, ci sarà da decidere quanto dobbiamo conservare dello stato sociale”. “I popoli per primi stanno capendo che il loro destino non può dipendere da governanti in leasing o da banchieri centrali che fanno politica. I popoli stanno cominciando a comprendere che quest’assetto non sta in piedi, che la finanza prima ci distrugge e poi si autodistrugge, che queste tecnopolitiche non hanno senso comune”. Sulla spending review: “Io sono un parlamentare. Ora abbiamo un governo tecnico, vediamo. Finora ho visto solo tasse, tariffe e niente tagli”.
Sullo stesso quotidiano si partla della “carica dei 600 comuni ribelli”, con dichiarazioni di sindaci della Lega, del Pd (Marta Vincenzi: “sono sempre stata e resto contraria a nuove tasse. Invito i candidati sindaci a una azione di disobbedienza civile”), del nord e del sud. Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, viene intervistato (“Il governo cambi e garantisca più equità o ci sarà l’esplosione sociale”). “Non c’è alcun asse con la Lega. In tutta la mia vita ho sempre creduto che ci sono dei valori, delle idee e degli obiettivi profondamente diversi tra chi milita nella sinistra e chi nella Lega o nel Pdl. Sono differenze insuperabili. Ma credo che, di fronte ad un obiettivo giusto che risponde all’interesse generale, chi ha un ruolo istituzionale non debba alzare steccati ma farsene partecipe se non protagonista”. E poi: “Dico no alla rivolta fiscale, anche perché diventa un aiuto all’evasione e non un contributo per modificare una tassa ritenuta ingiusta come l’Imu”.
Cristiani
Renzo Guolo commenta su La Repubblica la strage dei cristiani, e ricorda che nella visione di Boko Haram “occidente e cristianità coincidono. Dunque i cristiani sono colpiti in quanto ritenuti veicoli di una cultura e una religione che dano forma al volto del nemico. Con la massiccia campagna di attentati Boko Haram mira a una pulizia etnica nel nord nigeriano. Solo una divisione tra sud cristiano e nord musulmano può consentire al gruppo di dare vita a uno Stato islamico popolato da una nazione omogenea almeno dal punto di vista religioso. Il conflitto su base religiosa si sovrappone, infatti, a quello etnico. Gli Hausa-Fulani, gruppo etnico di religione islamica che vive nel Nord, sono nemici degli Ibo, in larga parte cristiani. Il conflitto settario punta, dunque, a far esplodere le mai sopite tensioni etniche: le stesse che hanno condotto il paese sull’orlo della dissoluzione negli anni Sessanta”. L’altro attentato, quello in Kenya, rimanda invece alle tensioni nel Corno d’Africa, dove le milizie somale degli Shabbab sono in difficoltà anche a causa dell’intervento del Kenya oltre confine lo scorso autunno. Un intervento “non certo disapprovato” dall’Occidente, a seguito del quale si sono succeduti numerosi attentati in Kenya.
Sul Corriere della Sera viene intervistato Andrea Riccardi, ministro della cooperazione e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Spiega che nell’Africa occidentale c’è un “nuovo attivismo islamista che ha i suoi punti di forza in organizzazioni come Boko Haram, in Nigeria, e Aqmi, ovvero Al Qaeda nel Magheb islamico, soprattutto nel Mali. Lì si rischia veramente di trovarsi di fronte a qualcosa che ricorda l’Afghanistan. Del resto abbiamo già l’esempio emblematico dell’Iraq”, dove “è in corso una epurazione di cristiani, una pulizia etnica che attraverso assassinii sistematici vuole costringere i cristiani ad abbandonare le terre che hanno sempre abitato e dove convivono con i musulmani da più di mille anni”. Anche Riccardi ritiene che l’attentato in Nigeria “mira ad atterrire e minacciare i kenyoti che sono intervenuti a favore del governo somalo”. Sull’atteggiamento tiepido che i vescovi siriani hanno nei confronti del regime di Assad: “La maggioranza dei cristiani arabi è preoccupata di perdere la protezione che aveva sotto i regimi dittatoriali. La vicenda dell’Iraq li spaventa molto: non c’è dubbio che la dittatura di Saddam li proteggeva più di oggi. Si capisce il timore che hanno in Siria, anche se poi rischiano di apparire come amici di Assad”.
Su La Stampa una analisi di Domenico Quirico si sofferma sulla “avanzata dell’Islam nero”, dal Niger alla Nigeria, dal Senegal al Sudan.
E poi
Bernardo Valli su La Repubblica racconta il “duello finale” tra Sarkozy e Hollande. La Francia domenica torna alle urne, mercoledì il faccia a faccia decisivo in tv. Anche articoli di Bernard Guetta, Anais Ginori, Giampiero Martinetti.
Su La Stampa Marco Belpoliti parla del libro di Marek Edelman, ll Ghetto di Varsavia lotta”, uscito nel 1946 e tradotto a cura di W. Goldkron dall’editore Giuntina. “Tradotto il resoconto scritto suo dopo la guerra dal vicecomandante degli insorti” della rivolta del 1943.
Sul Corriere della Sera Massimo Mucchetti recensisce la ricostruzione fresca di stampa di una missione italiana in Irann: “Leo Valiani ed Enrico Cuccia: l’Iran degli anni 50”, in cui l’antifascista italiano fu inviato “dalle banche” per cercare una intesa con il premier iraniano Mossadegh. “Lavorò a un progetto finanziario bloccato dal golpe del 1953”, scrive il quotidiano.