Le aperture
La Repubblica: “Scandalo Lega, i soldi pubblici a Bossi. Rimborsi elettorali usati per esigenze personali del Senatur. Indagato il tesoriere Belsito che si dimette. Maroni: va fatta pulizia. Berlusconi: Umberto non c’entra”. “Inchiesta su 18 milioni. I Pm: denaro per famiglia, alberghi e ville. L’ombra della ‘ndrangheta”.
A centro pagina la lunga trattativa notturna sul ddl sul lavoro: “Tra Monti e i leader intesa sull’articolo 18. ‘Sciolti tutti i nodi’. Lungo vertice notturno, oggi il testo del disegno di legge”.
La Stampa apre con una intervista del direttore Calabresi al presidente del Consiglio: “Lavoro, serve un sì veloce. Monti a La Stampa: Conti in sicurezza, grande coalizione anche in futuro, se sarà utile”. A centro pagina l’inchiesta sulla Lega.
Il Sole 24 ore: “Lavoro, intesa tra Monti e i partiti. Sull’articolo 18 verso causali rigide su reintegro e indennità, più conciliazione. Vertice con i leader della maggioranza, stretta più graduale sulla flessibilità in ingresso, in particolare sulle partite Iva. Il nodo copertura”
Il Corriere della Sera: “La Lega nello scandalo dei fondi. Perquisita la sede del Carroccio. Maroni: ora fate pulizia. Il Senatur: mai usato quel denaro per ristrutturare la mia casa. Il tesoriere indagato si dimette. ‘Soldi pubblici alla famiglia di Bossi'”. A centro pagina: “Lavoro, pronti all’intesa. Monti: sciolti tutti i nodi, c’è l’impegno dei leader”.
Libero: “Viene giù la Lega. Tre Procure indagano il tesoriere del Carroccio. ‘Soldi pubblici usati per sovvenzionare la famiglia di Bossi e Rosy Mauro’. E’ l’epilogo di una situazione opaca creata dopo la malattia del leader. Che ora deve lasciare. O la sua creatività morirà”. Anche su Il Sole 24 Ore da segnalare un articolo di Stefano Folli dal titolo “Il tramonto del Senatur”.
Per Il Giornale invece è “Tiro alla Lega”: “A un mese dalle elezioni tre procure fanno irruzione nella sede del Carroccio. Coinvolti il tesoriere (che si è dimesso) e la famiglia Bossi. Sospetti di veleni dall’interno. Ora il futuro scenario politico diventa più incerto”:
Governo
Dopo un lungo vertice notturno (“come nelle migliori tradizioni italiane”, annota Il Sole 24 Ore) i partiti che sostengono il governo ed il premier hanno trovato un “punto di equilibrio” sull’imminente disegno di legge sul lavoro sul tema dei licenziamenti individuali per motivi economici. Scrive lo stesso quotidiano di Confindustria che è stata accettata da Monti la possibilità (sia pure come ultima istanza) anche del reintegro per casi molto ben identificati di illegittimità dietro i quali potrebbero celarsi abusi”. L’intesa sarebbe accompagnata dall’accoglimento di alcune proposte provenienti dal Pdl sulla flessibilità in entrata: in particolare sui troppi vincoli sui contratti flessibili, sulle partite Iva, e sugli oneri per le piccole imprese i cui dipendenti verrebbero inclusi nella copertura universale del nuovo Aspi, l’assegno per chi perde il posto di lavoro. Secondo un’altro articolo del quotidiano di Confindustria l’accordo sui licenziamenti prevederebbe una “stretta tipizazione delle causali del licenziamento individuale per motivi economici che prevede come alternativa all’equo indennizzo anche l’ipotesi del reintegro, sia pure come ultima istanza”.
Un altro articolo del quotidiano di Confindustria ricorda che resta aperto il “nodo copertura” per gli ammortizzatori sociali: il nuovo sistema di ammortizzatori che vedrà la nascita dell’Aspi assorbirà gradualmente tutte le altre forme di tutela legate alla disoccupazione e alla mobilità. Le risorse aggiuntive che occorrono per finanziarlo ammontano ad almeno 1,7 miliardi di Euro. Per dare operatività alla riforma dunque si pensa ad aumenti delle accise su alcol e tabacchi.
La Stampa offre una lunga intervista al presidente del Consiglio Monti realizzata evidentemente prima del vertice notturno.
Sul ddl sul lavoro Monti dice che “è in corso di finalizzazione” e che “non si discosterà significativamente da quanto è stato tratteggiato nel documento che varammo al Consiglio dei ministri”. E poi: “Se, anche senza il decreto legge, i tempi saranno rapidi allora questo gioverà molto e servirà a mostrare all’Italia e al resto del mondo che il processo di riforme non ha subito un momento di arresto. E’ importante non perdere il ‘momentum'”. Monti loda la “capacità di intesa” trovata dai partiti e dice: “Se la situazione del Paese lo richiederà ancora, allora immagino che saranno anche disposti a mettere a frutto l’acquisità capacità di dialogo tra loro per pensare a soluzioni larghe, a grandi coalizioni”. E ricorda che generalmente affermazioni di questo tipo erano oggetto di ironia, come accadde proprio in una intervista a La Stampa nel 2010 (“Avevo detto che ci sarebbe voluta una grande coalizione per fare le riforme, attirai solo critiche o giudizi di irrealizzabilità”).Sulla mancata crescita: “Abbiamo lavorato per evitare la soluzione peggiore: le misure prese stanno avendo e avranno un effetto recessivo, ma che va comparato con lo scenario greco, non con uno scenario di crescita che non era dato”. Rispetto al governo precedente, sottolinea di aver elogiato l’attenzione ai conti pubblici, ma anche di aver criticato la lunga sottovalutazione dell’inadeguatezza della crescita italiana: “Per lungo tempo non sono state fatte le riforme strutturali necessarie, e tutto quello che riguardava le liberalizzazioni veniva ritenuto impossibile o poco realistico, a meno che si modificasse l’articol 41 della Costituzione. Per inciso, noi ne abbiamo fatte molte, ma la Costituzione non l’abbiamo toccata”.
Lega
Ieri mattina, racconta La Repubblica, i carabinieri del Noe di Roma e il nucleo di polizia tributario di Milano hanno effettuato blitz nella sede della Lega Nord. A interessarsi del tesoriere dimessosi Francesco Belsito sono stati simultaneamente il Pm della DDA di Reggio Calabria Francesco Petrone, i pm di Napoli Piscitelli Woodcock e Curcio, e quelli del capoluogo lombardo (Robledo, Filippini e Pellicano): nei primi due casi, l’accusa ipotizza il reato di riciclaggio, a Milano la truffa aggravata ai danni dello Stato e l’appropriazione indebita.
Il Corriere della Sera riferisce che nelle conversazioni intercettate dalla Dia di Reggio Calabria gli interlocutori del tesoriere Belsito, ovvero Stefano Bonet, imprenditore veneto a caccia di sussidi pubblici, e l’agente finanziario Paolo Scala, alludevano a bonifici ordinati dal tesoriere leghista stesso che, “attraverso Bonet e Scala, faceva giungere a Cipro ed in altri Stati a fiscalità privilegiata, ingenti somme, quantificate in almeno 6 milioni di euro, per un successivo investimento in operazioni immobiliari”. Scala sarebbe il gestore dei fondi esteri di un gruppo di imprenditori che ruotano intorno a Belsito. Ci sarebbe poi, secondo l’accusa, un uomo che, secondo i magistrati, rappresenta l’anello di congiunzione tra il tesoriere Belsito e la ‘ndrangheta. Si chiama Romolo Girardelli, già sotto inchiesta nel 2002 con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. I magistrati lo considererebbero un procacciatore di affari per la criminalità organizzata e sottolineano che era legato a Belsito da almeno 10 anni: tanto stretto era il loro rapporto che alla fine decisero di mettersi in società, creando la società immobiliare genovese FBimmobiliare. Insieme procuravano commesse alle società dell’imprenditore Bonet e poi reinvestivano i soldi.
Il Corriere della Sera dedica le prime dieci pagine ai personaggi protagonisti dell’inchiesta. Pagina 5: “I Pm: fondi usati per la famiglia Bossi”. Stessa pagina, descrizione del personaggio Belsito, l’ex buttafuori amante delle Porsche, che conquistò il senatur con le focacce. E’ stato anche vicepresidente di Fincantieri.
Sergio Rizzo: “Il Carroccio spende 3,5 milioni e incassa 41”, per via dei rimborsi elettorali, che in dieci anni sono aumentati del 1100 per cento.
Roberto Saviano, in prima su La Repubblica: “Il velo caduto in via Bellerio” (sede della Lega ndr), dove ricorda di aver generato un putiferio nel corso della trasmissione “Vieni via con me” per aver detto che le mafie interloquiscono con tutti i poteri, anche al nord, e quindi anche con la Lega. Ma – scrive Saviano – “persino i più critici non avrebbero potuto ipotizzare quello che questa inchiesta ipotizza: il legame in affari con gli ‘arcoti’. Gli arcoti sono chiamati i De Stefano, ndrina storica di Reggio Calabria. E chi legherebbe la Lega alle ndrine èil genovese Romolo Girardelli. Non è quindi una vicenda di voto di scambio (per ora) ma business, investimenti, danaro”. “La Lega nord invece ha raccontato – sottolinea – il fenomeno mafioso come una sorta di ‘invasione di cattivi e crudeli terroni’ nella presunta Padania operosa. Le inchieste degli ultimi cinque anni dimostrano il contrario esatto. Sono i capitali delle mafie che sono stati usati dall’economia settentrionale e in maniera copiosa dal 2006, quando la recessione iniziò a farsi sentire. Le imprese in difficoltà entravano in simbiosi con i clan”.
Su La Repubblica anche Gad Lerner: “Nel comitato amministrativo federale della Lega Nord, insieme all’indagato Belsito, siedono anche due grossi calibri, come Pier Giorgio Stiffoni e Roberto Castelli. L’otto marzo scorso dichiarano di aver esaminato accuratamente il bilancio del partito senza trovarvi alcuna irregolarità e giustificarono così la decisione di confermare ‘fiducia assoluta’ al presdente del consiglio regionale lombardo, Boni, inquisito per corruzione.
Su Il Giornale, il protagonista Belsito viene descritto così: “Il buttafuori che finì al governo. Ascesa e dimissioni del tesoriere. Vita spericolata di Belsito, tra lauree false e investimenti spregiudicati. Una carriera costruita anche grazie alle malattie dei big, da Balocchi a Bossi”.
Sullo stesso quotidiano, attenzione per lo scontro interno alla Lega: “E Maroni ne approfitta: adesso pulizia. L’ex ministro fa il duro con Bossi: bisogna mettere le persone giuste al posto giusto’. E diserta via Bellerio”. Secondo Il Giornale i maroniani e il cosiddetto cerchio magico vicino al senatur sono alle strette e “il senatur traballa”.
Su Libero: “La malattia del capo ha ucciso la Lega”, “indebolito dal malore del 2004, il senatur è stato circondato da pretoriani che pian piano hanno preso il potere e favorito personaggi inadeguati come Belsito, per salvare il partito Umberto deve cedere il passo a un nuovo leader”. A scrivere queste parole è il direttore Maurizio Belpietro.
Il sindaco di Verona Tosi, considerato un maroniano, dice che “se un partito riesce a mettere così tanti soldi da parte, vuol dire che la norma sul finanziamento pubblico è da rivedere”. Dice che negli ultimi mesi, e in particolare nell’ultima fase del governo Berlusconi, c’è stato un “appannamento” ma difende Bossi: “Umberto è uno che non ha mai preso soldi dal partito. Basta considerare il suo stile di vita. Per ora sono solo ipotesi della magistratura”.
Internazionale
La Stampa riferisce le parole del premier turco Erdogan, che ha denunciato l’immobilismo dell’Onu sulla questione Siria: “Il consiglio di sicurezza se ne sta con le mani legate, mentre il popolo siriano muore”.
La Repubblica dedica due pagine a quella che definisce l’ultima provocazione dello scrittore tedesco Gunter Grass: una poesia contro Israele, il cui titolo è “Quello che che deve essere detto”: Grass dice che le atomiche israeliane sono una minaccia e che è possibile ipotizzare controlli internazionali come in Iran. Grass non risparmia il suo Paese, la Germania, poiché avrebbe fornito a prezzi stracciati sei sottomarini ultramoderni alla marina israeliana: sottomarini che potrebbero sparare missili da crociera. Per Grass il deterrente israeliano è una minaccia alla pace. Molto duro il commento a questa provocazione di Grass di Adriano Prosperi, sul quotidiano: Grass capovolge la storia, accusando Israele e non puntando il dito sulla bomba di Teheran che per lui è “presunta”.
Restiamo a La Repubblica per segnalare un articolo dall’Egitto: “Tagli a baci e danze del ventre, tutta la storia del cinema sotto censura”. Il quotidiano parla di “virata islamica”, e spiega che un gruppo di controllori della tv di Stato ha iniziato un’opera ciclopica: rivedere tutti i film della sterminata produzione egiziana, per anni la prima nel mondo arabo, e cancellare tutto quanto sia o appaia immorale per l’islam.
C’è poi un capro espiatorio in carne ed ossa: Adel Imam, il più famoso attore comico dell’Egitto, finito sotto processo per film di venti anni fa, perché un avvocato integralista lo accusa di aver offeso l’Islam in tre film degli anni 90.
Il Corriere della Sera ha inviato Massimo Alberizzi in Mali: si occupa dei tuareg, che hanno issato nel deserto “la bandiera nera della Jihad”. Vi sarebbe una faida interna ai ribelli tuareg del Nord e l’ala moderata sarebbe stata spazzata via dai Qaedisti.
Ancora dal Corriere, la decisione del dissidente cinese Ai Wei Wei, sottoposto al regime di libertà vigilata e sotto strettissima sorveglianza: ha deciso di offrire al mondo il reality show della sua vita, installando quattro videocamere in casa. Telecamere contro telecamere, in diretta sul sito http://weiweicam.com
Anche su La Repubblica: “Ai Wei Wei mette in rete la sua autosorveglianza, la vita del dissidente spiato dal regime diventa arte”.
Su Europa, una intera pagina dedicata alla corsa all’Eliseo. Sarkozy sta recuperando, sarebbe al 29,5 per cento, guadagnando due punti rispetto all’ultima rilevazione, mentre il socialista Hollande, sostanzialmente stazionario, avrebbe perso lo 0.5 per cento (dal 28 al 27,5). Al secondo turno, però, Hollande vincerebbe con il 55 per cento e Sarkozy perderebbe con meno del 45. Una lunga analisi si occupa della “Francia che volta le spalle a Nicolas”: aree rurali e periferie avrebbero abbandonato il Presidente. Sono bacini elettorali che hanno permesso alla destra di vincere le ultime elezioni e l’area più determinante di tutte fu, nel 2007, quella dei piccoli comuni e le zone rurali, dove si percepisce la paura della globalizzazione, la minaccia della finanza, della concorrenza internazionale. Qui, Sarkozy riuscì nel sorpasso decisivo sulla socialista Royal.
Il Sole 24 Ore si occupa invece della campagna di Mélenchon, sinistra no global: sarebbe ormai al terzo posto, superando Marine Le Pen. E’ il terzo uomo, rastrella i voti degli astensionisti e degli ecologisti delusi, ha resuscitato i comunisti, con cui dovrà fare i conti Hollande al ballottaggio.