Il Corriere della Sera: “La battaglia delle Province. Maggioranza in difficoltà al Senato sulla legge contro gli Enti. Oggi atteso il via libera”. E poi: “Il governatore Visco: torna l’interesse dei mercati per l’Italia”.
A centro pagina: “Obama avverte Putin: la Nato proteggerà i Paesi dell’Alleanza”.
La Repubblica si riferisce nei titoli d’apertura ad una proposta di modifica costituzionale che potrebbe figurare nel testo di riforma del Senato: “’Il premier potrà revocare i ministri’”, “Renzi e Forza Italia: sì alla modifica costituzionale. Province, oggi l’abolizione”.
A sinistra in apertura: “Inchiesta Finmeccanica, indagato anche Cesa”, “Finanziamento illecito per il segretario Udc. Expo, ombre sul maxi-appalto”.
A centro pagina, foto del presidente Usa: “Obama: più di Putin temo un’atomica a New York”.
La Stampa: “Province, il governo rischia. E Renzi pensa alla fiducia”, “Madia: prepensionamenti nella PA anche senza sindacati”.
Sotto la testata: “Obama alla Russia: ‘Via le truppe, la Nato è pronta’. Tymoshenko: sparerei a Putin”.
A centro pagina, con foto: “Seattle, giù la montagna: 14 morti e 176 dispersi”.
Il Fatto: “Bagnasco ordina al ministro: ‘Via quel libretto da scuola’”. “Il presidente dei vescovi italiani chiede ai politici di mettere al bando i nuovi libri di testo per le elementari e le medie voluti dai governi Monti e Letta per combattere l’omofobia. Secondo il prelato, che ignora la laicità dello Stato, così si trasformano le aule in ‘campi di rieducazione’”.
In taglio basso: “Vendetta del Senato su Province e Italicum”, titola il quotidiano spiegando che “per due volte l’esecutivo è andato in minoranza nella commissione di Palazzo Madama sull’abolizione dell’ente locale”
Il Giornale dedica l’apertura alle “rivelazioni” contenute nell’ultimo libro di Giulio Tremonti. “Tremonti vuota il sacco. La trappola euro, il complotto per far fuori Berlusconi: ecco le nuove verità”. Il libro si chiama “bugie e verità”. Una delle frasi: furono gli industriali tedeschi ad insistere per introdurre l’euro, “temevano la nostra concorrenza se fossimo rimasti fuori dalla Ue”.
Ancora in prima sul Giornale: “Il Cavaliere contro Obama: follia emarginare Putin”.
Il Sole 24 Ore: “Stipendi pubblici, la mappa dei privilegi. Madia: prepensionare nella Pa per un posto ai giovani”. Di spalla: “La Bce si prepara a misure espansive non convenzionali”.
Governo, province, riforme
La Repubblica scrive che il presidente del Consiglio sarebbe favorevole ad una proposta di modifica costituzionale da introdurre nel testo di riforma del Senato: ad avanzarla sarebbe Forza Italia, attraverso un emendamento che “lo stato maggiore berlusconiano avrebbe già pronto”. Riguarda i poteri di cui è dotato il governo, perché il presidente del Consiglio potrebbe contare sull’esame accelerato dei suoi disegni di legge e, soprattutto, del potere di revoca dei ministri. Si correggerebbe la forma di governo così com’è stata concepita dal 1948 ad oggi: non sarebbe più un ‘primus inter pares’. La soluzione sarebbe stata recapitata a Renzi “attraverso i canali diplomatici” tra il segretario Pd e via del Plebiscito , sede di Forza Italia. Il quotidiano ricorda anche che oggi ci sarà un appuntamento piuttosto delicato su questo fronte per il presidente del Consiglio: l’assemblea dei gruppi parlamentari Pd.
Il quotidiano, peraltro, nella pagina di fianco racconta come sul disegno di legge che prevede l’abolizione delle Province, all’esame del Senato, la maggioranza ieri abbia affrontato la sua prima sconfitta parlamentare in Commissione Affari costituzionali: per due volte è stata battuta. È passata infatti la proposta di riaffidare alle Province l’edilizia scolastica ed è stato in seguito affossato un emendamento del relatore che prevedeva che lo stipendio del presidente della provincia non potesse essere superiore a quello del sindaco del capoluogo di comuni associati. Un primo campanello d’allarme. Il secondo si è sentito quando il testo, arrivato in aula, ha superato la pregiudiziale di costituzionalità grillina bocciandola con solo 4 voti di scarto: 115 no alla pregiudiziale, contro 112 sì. “Segno di un partito trasversale che non vuole mollare le province”, commenta il quotidiano. E si fa strada l’ipotesi di un voto di fiducia. Su La Stampa: “Province, oggi volata finale. Renzo pensa alla fiducia”, “Ddl bocciato due volte in commissione. E in Aula le pregiudiziali passano per soli 4 voti”. Il quotidiano intervista l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, dei Popolari per l’Italia, la cui assenza è stata secondo molti decisiva per la sconfitta in commissione della maggioranza. Dice Mauro, contestando il fatto che i media lo abbiano descritto come politico contrario all’abolizione delle province, che questo disegno di legge (che porta la firma dell’allora ministro Delrio, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr.) “rischia di diventare un disastro legislativo di portata enorme”. E fa un esempio: con questo disegno di legge “i dipendenti delle province passerebbero alle Regioni. Con un aumento dello stipendio mediamente del 15%. Non glielo vuoi dare? E se qualcuno fa ricorso?”.
Sul Sole 24 Ore Stefano Folli parla di “percorso a ostacoli” e si sofferma sul fatto che ieri “per soli quattro voti” il disegno di legge Delrio che riordina le province “non è stato affossato e cancellato per iniziativa dei Cinque Stelle”, ma i veri problemi per Renzi rischiano di essere nella sua maggioranza. Al Senato i voti favorevoli alla costituzionalità della legge erano “solo” 115, contro una maggioranza che dovrebbe poter contare su oltre 169 voti. “Il malcontento del centrosinistra cova sotto la cenere e attende il pretesto per riaffiorare”, scrive il commentatore del Sole 24 Ore.
Il Giornale: “Il premier esulta sui tagli, ma il governo già traballa”, dove si ricorda che il segnale di ieri è “inquietante” perché per il Senato dovranno passare “riforme ben più indigeste per i senatori, come l’Italicum e l’abolizione del Senato medesimo”.
Stamattina il consiglio dei ministri ha autorizzato l’uso della questione di fiducia sul provvedimento sulle Province, ndr.
“Cosa resta di tanti annunci. La strada a ostacoli delle riforme” è il titolo di un approfondimento del Corriere della Sera, che analizza i “temi principali” su cui i governi degli ultimi anni hanno annunciato riforme: dalla legge elettorale alla riforma della giustizia, dal pagamento dei debiti della Pa ai soldi ai partiti.
Su Il Giornale: “Renzi Pinocchio. Anche Marzo se ne va senza riforme. Le misure flash? Promesse da marinaio. E il governo già rischia di cadere in Aula”. Secondo il quotidiano “dal fisco al lavoro la tabella di marcia” del premier “si è già impantanata” e “per il Def è corsa contro il tempo: mancano ancora le coperture”.
Stipendi e Pubblica Amministrazione
Il titolo di apertura del Sole e due pagine sono dedicate a “tutti gli eccessi” degli stipendi pubblici, perché nel Pubblico impiego, tra i funzionari del corpo diplomatico ad esempio, “lavorare per meno di 4.000-4.500 euro netti al mese” è “sostanzialmente impensabile. Anche perché il 96,4% del personale in servizio, ovvero 890 “unità” sulle 923 monitorate nel 2012 dalla Ragioneria generale dello Stato, guadagna più di 80mila euro lordi l’anno”.
“Le rendite di posizione e il saccheggio di Stato” è il titolo del commento di Fabrizio Forquet sullo stesso quotidiano, che si occupa tra l’altro delle retribuzioni garantite dalla Scuola di formazione della Pa e dalla Scuola di Formazione del Ministero dell’Economia, non meno di 300 mila euro all’anno. Forquet ricorda che sulla base dei dati (del 2012) pubblicati dal quotidiano di Confindustria solo il 14 per cento dei dipendenti pubblici guadagna più di 40 mila euro all’anno, ma alla Presidenza del Consiglio nessuno ne guadagna di meno. E il 16 per cento dei dipendenti ne guadagna più di 80 mila. Nelle autorità Indipendenti nessuno guadagna meno di 40 mila euro all’anno, e il 46 per cento guadagna più di 80 mila. Il 90 per cento dei magistrati guadagna oltre 80 mila euro all’anno. Insomma, “quello che manca” tra i dirigenti di prima fascia è un chiaro legame tra la responsabilità esercitata, i risultati e le retribuzioni”.
Anche sul Corriere Francesco Giavazzi e Francesco Daveri dedicano l’editoriale alla “ragnatela dei nuovi Mandarini”, dove si scrive che Renzi ha cambiato “dieci capi di gabinetto su sedici”, che “è presto per dire se è una vera svolta” ma è positivo che siano stati sostituiti “due terzi dei capi di gabinetto”, una cosa “mai accaduta”. Il fatto è che Renzi “ha proceduto come nel gioco delle sedie: quando parte la musica tutti si alzano per poi sedersi in un altro posto appena la musica è finita. Ma. Diversamente dal gioco, qui c’è sempre posto per tutti”. Seguono i nomi dei dirigenti e i posti occupati prima e oggi. Giavazzi e Daveri invitano il premier a dare un segnale di maggiore discontinuità ora che entro il 22 maggio – si tratta di confermare o cambiare i capi dei dipartimenti dei ministeri.
Il Fatto si occupa delle proposte avanzate dalla ministra della Pubblica Amministrazione: “Madia pre-pensiona ma senza i sindacati”. Spiega il quotidiano che “sul lavoro il governo Renzi intende proseguire sulla strada tracciata. Compresa l’ipotesi di uno scontro con il sindacato. Anche se, in questo caso, il problema non è il merito ma la mancanza di concertazione”. Si legge infatti che la ministra Madia ha rilanciato una proposta che il mondo sindacale ha sempre richiesto: prepensionamento degli 85mila esuberi del pubblico impiego in modo da lasciare maggior spazio al reclutamento di personale giovane.
La Stampa: “Madia prepensionamenti per far lavorare i giovani”, “Il ministro della P.A.: ‘Non è detto che ci saranno tavoli sindacali”.
La Repubblica, invece, dando conto delle posizioni della Madia, titola: “Stretta sui compensi dei dirigenti. Statali, pensionamenti e mobilità”. Scrive il quotidiano che “il ciclone Madia si abbatte sui grandi burocrati di Stato. Il tetto di tutti gli stipendi e i compensi erogati dalla pubblica amministrazione sarà totale e onnicomprensivo: nessuno potrà riscuotere, per nessun motivo, più di 311 mila euro lordi annui, ovvero la remunerazione del primo presidente della Corte di Cassazione”. La Madia ha spiegato ieri di aver firmato una circolare “dove si esplicita che in questo tetto devono essere compresi anche tutti i trattamenti, compresi quelli pensionistici”. La Repubblica si sofferma poi sulle novità “più controverse” emerse dal piano Madia: il ministro ha annunciato il piano per incentivare i prepensionamenti minacciando “una sana mobilità obbligatoria” all’interno della Pubblica amministrazione per gestire gli esuberi. Ma ha parlato di “numeri e metodologia sbagliati” a proposito dell’esistenza, emersa dal piano Cottarelli, di 85mila esuberi tra gli statali. “Non è detto che ci saranno tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti”, ha risposto a chi le chiedeva se fosse previsto un confronto con i sindacati.
Ieri – scrive L’Unità – il sindacato, con Susanna Camusso, ha risposto al governo sul tema dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. “Se il problema è il numero di dipendenti da espellere, non si sta parlando della riforma della Pubblica Amministrazione, ma di un altro taglio lineare”, E, ancora su L’Unità: “Prepensionamenti per aiutare i giovani” con commenti dei sindacati del settore pubblico. Sul Corriere Gian Antonio Stella scrive della “utopia della mobilità del Pubblico Impiego”.
Berlusconi, Ncd, cerchio magico e Bossi
La Repubblica titola: “Europee, Berlusconi boccia i big. ‘Basta liti, io chiudo il partito’. La sfida di Fitto: potrei dimettermi”, “L’ex premier: di magico ci sono solo io. Scajola attacca”. Il quotidiano scrive che c’è stato uno scontro notturno sulle candidature, dal quale sarebbe emerso vincente Toti, con un Verdini in minoranza. Nella pagina di fianco, segnaliamo un’intervista ad Umberto Bossi, che dice: “Silvio mi ha detto che non mollerà, ma quel cerchio lo farà sbagliare”, “Quelli intorno gli hanno preso troppi soldi, guardate come va male il Milan”.
Il Corriere: “Sono vivo e vegeto, qui di magico ci sono solo io”. Il quotidiano parla del “fastidio” per le “voci sul cerchio magico” che avvolgerebbe l’ex Cav e delle dichiarazioni fatte ieri da Berlusconi, arrivato a Roma. “Di magico ci sono solo io. Sono qui, sono vivo e vegeto, ancora con la voglia di combattere per la libertà mia e di tutti”. Poi si dà conto della nota in difesa di Putin.
La Stampa parla invece, a proposito di Berlusconi, di un “disgelo” con il Nuovo Centro Destra: “il ‘pensionamento’ dei falchi potrebbe preludere ad un riavvicinamento con Alfano”.
Il Giornale, che ricorda che domani si riunisce il Comitato di Presidenza di Forza Italia: “Toti sulle europee: ‘Berlusconi nel simbolo’”. “Non ci sono falchi né colombe, al massimo siamo tutti piccioni”, ha detto ieri Toti, insieme a Maria Stella Gelmini, incontrando i giornalisti nella sede della Regione Lombardia.
Visco
Ieri il Governatore della Banca d’Italia Visco ha tenuto una lectio magistralis al Collegio Borromeo di Pavia ed ha parlato di “rinnovati segnali di interesse dei mercati” per l’Italia. Il Corriere della Sera scrive che Visco ha spiegato come l’Italia, come gli altri Paesi europei, è chiamata dal prossimo anno a rispettare la regola del calo di un ventesimo del rapporto deficit pil, nella parte che eccede il 60 percento. Per fare questo però – ha detto Visco – non serve una riduzione del “valore nominale del debito”, perché “in condizioni di crescita normale”, sopra il 3 percento, sarà sufficiente mantenere il pareggio strutturale di bilancio”. Non sarebbero necessarie – come invece sostengono diversi osservatori – manovre correttive da 40 o 50 miliardi all’anno né sarebbe richiesto “mantenere un orientamento permanentemente restrittivo alla politica di bilancio”. Il titolo è: “Visco: crescita per tagliare il debito, non manovre”.
Francia
Su La Stampa, ancora sulle elezioni in Francia, Alberto Mattioli racconta: “Tanti immigrati, tutti studenti, così Montpellier batte Le Pen”, “Nell’unica città del Sud dove il Front non passa. ‘La rivetta? Cultura e periferie vivibili’”. A spiegarlo è il sindaco della città, che ha sfruttato il fenomeno Erasmus e che non ha palazzoni nelle banlieues, oltre ad avere una ricca rete di tram.
La Repubblica intervista Mathieu Pigasse, proprietario di Le Monde: “’Dalle municipali una lezione, la normalità di Hollande ha ucciso la sinistra francese”. Sulla stessa pagina si spiega anche che è stata scartata l’ipotesi di un “fronte repubblicano” contro l’estrema destra: il capo dell’Ump, il partito dei neogollisti di Sarkozy, Copé, ha fatto sapere che non ci sarà accordo di desistenza: “campo libero alla Le Pen”, commenta La Repubblica.
Obama
Sul vertice sulla sicurezza nucleare a L’Aja, La Stampa sintetizza così le dichiarazioni del presidente Usa sulla crisi ucraina: “Obama avverte Mosca: ‘Nato pronta a reagire’”.
La Repubblica: “Obama: Mosca faccia marcia indietro. Usa pronti a intervenire per i Paesi Nato’”.
La Stampa: “Spionaggio e commerci, le concessioni di Barack per rifondare il Patto”, “L’Ue torna strategica: Washington porrà freni all’Nsa”.
Da La Repubblica segnaliamo anche un’analisi di Vittorio Zucconi sul presidente Usa e sul suo imminente incontro con Papa Francesco: “Barack, il ‘cattolico’ inconsapevole in pellegrinaggio dal Papa degli ultimi’”, “Con Benedetto fu gelo, con Francesco affinità forgiate dal passato in parrocchia”.
Il Corriere, nella cronaca dal vertice dell’Aja, scrive che Obama ieri ha avvertito Mosca (gli Usa sono pronti ad intervenire se l’Ucraina sarà minacciata) ma nello stesso tempo ha “declassato a potenza regionale” Mosca, una “potenza che non rappresenta il pericolo principale per gli Stati Uniti”. Insomma: Putin minaccia i suoi vicini, non gli Usa, e “così facendo – anziché dare una prova di forza – compie un gesto di grande debolezza perché, violando le leggi internazionali, isola sempre di più il suo Paese facendogli perdere influenza e credibilità”, scrive il quotidiano milanese. Obama, scrive più avanti il quotidiano, ha fatto capire di “non aspettarsi una ritirata” russa dalla Crimea: “’Non sarebbe onesto dire che esiste una soluzione semplice. La storia spesso procede a zig-zag, non in linea retta”.
Anche su L’Unità: “Chiuso il G7, Obama avverte Putin, ora fermati”. “Dopo l’annessione della Crimea Mosca non inizi altre manovre o ci saranno nuove sanzioni. La Russia è una potenza regionale che minaccia i suoi vicini in quello che non è un segno di forza ma di debolezza”.
Sul Sole 24 Ore: “Obama alza la voce e le difese della Nato”. L’articolo di Ugo Tramballi spiega che il Presidente Usa “offre implicitamente una via di uscita a Putin”, nel senso che gli Usa non interverranno in Crimea “la penisola è persa, posto che Ue ed Usa avessero mai pensato il contrario”, ma “guai se la Russia pensasse di usare la forza contro i Paesi dell’Alleanza”. L’Ucraina non fa parte della Nato, e neppure la Transnistria. “Ma Lituania ed Estonia sì”, e in questi due Paesi la minoranza russa è molto consistente, e spesso invoca l’intervento di Mosca.
Sullo stesso quotidiano un altro articolo si sofferma sulla Russia, dove è “allarme fuga di capitali”, perché secondo il governo nel primo trimestre del 2014 sarebbero usciti dal Paese 70 miliardi di dollari.
Anche sul Corriere: “Fuga di capitali in Russia: i 3 mesi 70 miliardi di dollari”.
Sul Giornale si dà spazio alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che ieri ha criticato come “antistorica” la decisione di sospendere la partecipazione della Russia al Gruppo dei Grandi ed ha rivendicato il “lungo e ponderoso lavoro portato avanti dall’Italia e dai governi da me presieduti per includere a pieno titolo la Russia nel consesso delle democrazie occidentali”.
E poi
Da segnalare su Pagina 99 un articolo dedicato alla visita di Obama in Italia, e in particolare al suo incontro con il Papa. “Francesco e Barack, il vertice dei due New Deal”, perché “il presidente nero e il Papa argentino” sono “uniti dalla lotta alla povertà e da interessi strategici”. Dopo l’incontro di Obama con Ratzinger nel 2009, “cordiale” ma seguiti da un atteggiamento “tutt’altro che caritatevole” da parte delle gerarchie cattoliche nei confronti dell’Amministrazione Usa, è importante per i due “ristabilire buoni rapporti tra Casa Bianca e Vaticano”. Obama “affronta un voto tra pochi mesi” e Bergoglio sta migliorando la propria immagine americana tra le comunità cattoliche tradizionali Usa (irlandesi, polacchi, italiani).
Sul Corriere della Sera si dà conto del parere di Navy Pillay, Commissario ai diritti umani dell’Onu, che ha definito “una violazione del diritto internazionale” le 538 condanne a morte comminate in Egitto da un tribunale egiziani ai danni di sostenitori del presidente deposto Morsi.