Il Corriere della Sera: “Il Senato litiga sul voto segreto”. “Aula quasi bloccata. Il Pd contro Grasso, che sale al Colle. Renzi: gli scherzetti non ci fermano”. “Discusse tre modifiche su 7850. Napolitano: no alla paralisi”. “I timori del Quirinale sui tempi” è il titolo di un articolo firmato da Marzio Breda. In alto, con foto: “In viaggio con la Concordia. Un lento addio al Giglio”.
A centro pagina, la missione di Kerry in Medio Oriente: “Il tentativo di Kerry in Israele: ‘Passi avanti verso la tregua’”.
La Repubblica: “Paralisi Senato, per le riforme rischio rinvio a settembre”, “Napolitano: un danno per il Paese”, “Solo tre voti al giorno, protesta Pd”.
La foto a centro pagina è per la nave Concordia: “Tra lacrime e urla di gioia, il miracolo della Concordia”, “Scortata da 14 imbarcazioni la nave dovrebbe arrivare sabato a Genova”.
La Stampa: “Stallo riforme, il Pd contro Grasso. Il Colle: la paralisi grave danno”, “Renzi pronto a intervenire in Aula: i frenatori non ci fermeranno”.
A destra, foto dei feretri delle vittime dell’abbattimento del jet della Malyasian Airlnes: “Corteo di 40 bare. Olanda in lacrime”.
In taglio basso, l’annuncio Onu sulla guerra a Gaza: “’Inchiesta sui crimini di guerra’. Alta tensione tra l’Onu e Israele”.
Il Fatto: “Napolitano fuori controllo commissaria Senato e Csm”, “Grasso, tra le ire di Renzi, concede il voto segreto su alcuni punti della ‘riforma’. Il Presidente lo riceve e intima tempi più rapidi, poi vede Vendola per spingerlo a ritirare gli emendamenti. Intanto blocca la nomina del procuratore di Palermo”.
E sull’accordo del Nazareno: “Patto Renzi-B. Il documento c’è ma è top secret”, “Fu sottoscritto il 18 gennaio nella sede del Pd tra il premier e il pregiudicato: riguarda l’Italicum, Palazzo Madama (e la giustizia)”.
In taglio basso, su Emilio Fede: “Fede ai pm: ‘Se Mangano parlava, Silvio era rovinato’”, “Intanto l’ex pugile Gaetano Ferri conferma al Fatto il contenuto delle registrazioni: ‘Non le ho manipolate. Ora Emilio mi dà del malfattore, ma allora diceva cose molto diverse. Un giorno mi rivelò: ‘Io Silvio lo tengo per le palle’”.
L’Unità cita Napolitano: “’Grave la paralisi del Senato’. L’allarme di Napolitano dopo una nuova giornata di tensione tra ostruzionismo e voti a rilento. Il Pd attacca Grasso: ‘Solo tre votazioni, andiamo avanti così?’. Renzi: ‘Nessun ostacolo ci fermerà’”. A centro pagina: “Gaza, si tratta sotto le bombe”. In alto anche una foto del “califfo” iracheno al Baghadi: “Il califfo che odia le donne”, il titolo dell’articolo.
Il Giornale: “Renzi appeso a Berlusconi”. “Grasso nel pallone, al Senato è caos e paralisi politica. Dopo un vertice con Verdini, il Cavaliere assicura lealtà al patto. Si torna a parlare di elezioni”.
A centro pagina, di Vittorio Feltri: “Che noi la retorica sulla Concordia”.
Il Sole 24 Ore: “Made in Italy in affanno. Frenano le esportazioni”. “A giugno le vendite nei Paesi extra Ue scendono del 4,3 per cento”. Di spalla: “Senato, si vota a rilento. Napolitano: dalla paralisi danno per le istituzioni”. “I consigli del Quirinale” è il titolo di un articolo di Stefano Folli.
Sull’Ucraina, “i ribelli abbattono due caccia. La Bers congela i fondi per la Russia”.
Riforme al Senato
La Repubblica: “Napolitano: ‘Grave danno l’ostruzionismo al Senato’. E il Pd ora attacca Grasso”, “Incontro tra il capo dello Stato e il presidente del Senato. Sì ad alcuni voti segreti. Il rischio di un rinvio in autunno”.
Il Corriere della Sera spiega che ieri erano arrivate a 920 le richieste di voto segreto: un numero “senza precedenti”, dice il Presidente del Senato Pietro Grasso.
Per Il Fatto ieri Grasso ha deciso di “fare di testa sua”: il voto segreto – ha spiegato – sarà possibile sulle questioni che riguardano le minoranze linguistiche e quelli in cui si affronta il tema delle competenze legislative del futuro Senato. A quel punto “il Pd insorge”, scrive Il Fatto: è il capogruppo Luigi Zanda a dar voce allo scontento, parlando di “interpretazioni forzate, artificiose e strumentali del regolamento, finalizzate solo a cercare franchi tiratori sperando che, nel segreto dell’urna, si affondino le riforme”. Perché poi – sottolinea Il Fatto – gli emendamenti sulle minoranze linguistiche toccano temi come la composizione del Senato e la sua elettività. Tra i più pericolosi, un emendamento a firma del leghista Candiani in cui si legge che “la legge costituzionale stabilisce il numero minimo dei rappresentanti delle minoranze linguistiche fra i cinquecento deputati eletti a suffragio universale e diretto”.
In un’analisi di Carlo Tecce sulla stessa pagina si legge “Perché Grasso non vuol fare la stampella”. Dove si scrive che i senatori renziani dal presidente Grasso “s’aspettavano un aiutino”, ovvero tempi contingentati per il dibattito, che però non hanno chiesto. Grasso, secondo Il Fatto, “è convinto che l’accordo politico sia l’unica soluzione”, il testo del ministro Boschi non gli è mai piaciuto, crede che vada allargata la platea per l’elezione del Capo dello Stato e voleva una quota elettiva per il Senato. Insomma, spinge il premier a mediare con le minoranze.
E intanto ieri il presidente Napolitano ha ricevuto il presidente di Sel Nichi Vendola che, al termine del colloquio ha spiegato: “se potessimo apprezzare un cambiamento di atteggiamento da parte del governo, allora ne trarremo le conseguenze”.
La Stampa, in riferimento al presidente del Senato e a quanto accaduto ieri: “Grasso fa infuriare i democratici”. Ostruzionismo dei 5Stelle, di Sel, dei dissidenti di Forza Italia: si tratta di 6000 emendamenti . E il presidente del Senato Grasso ha concesso il voto segreto sugli emendamenti che riguardano le minoranze linguistiche e le competenze che avrà Palazzo Madama.
Il Corriere della Sera, con il quirinalista Marzio Breda, scrive che non ci sono “pesanti disaccordi” tra Quirinale e Palazzo Madama sul “metodo da seguire per sbloccare il muro contro muro”, “per la semplice ragione che un potere”, quello del Capo dello Stato, “non può sovrapporsi” a quello del Presidente del Senato. Ma “la lunga esperienza” di Napolitano nelle istituzioni “può essere servita a qualche consiglio diciamo così di metodo” a Grasso. Il quale a sua volta ha “offerto un segnale di apertura” per rasserenare il clima, ma a questo punto “sarebbe utile una mossa di disponibilità da parte del premier”. In questo senso “Napolitano fa il mediatore”, come si legge nel titolo dell’articolo di Breda.
Secondo Stefano Folli “denunciare la paralisi non significa mettere da parte il buonsenso” e “di sicuro l’irritazione nemmeno mascherata del Pd” nei confronti di Grasso reo di aver “concesso quale voto segreto” tradisce una “debolezza confinante con la paura”. E “non sembrano di buon auspicio “certe frasi ultimative attribuite al premier Renzi”, come la minaccia di elezioni, perché “minacciarle nel pieno della discussione sulla riforma della Costituzione sembra un po’ un azzardo”, visto che nel nostro ordinamento il Parlamento “viene sciolto dal capo dello Stato, e non dalla Presidenza del Consiglio”.
Internazionale
Torna sulle vicende legate all’abbattimento del jet malese il Corriere della Sera, con due pagine in cui si racconta per un verso “il giorno del dolore” in Olanda al rientro delle 40 prime bare e, allo stesso tempo, tornando agli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina e alle indagini sulle responsabilità dell’incidente. “Abbattuti due caccia di Kiev. I ribelli: abbiamo quei missili”: in questo titolo il quotidiano condensa le notizie relative all’abbattimento ieri di due jet da combattimento Sukhoi Su-25 dell’aviazione di Kiev e, contemporaneamente, alle dichiarazioni di un sottoposto militare del leader dei separatisti filorussi. In un’intervista alla Reuters ieri ha detto che i ribelli dispongono di batterie Buk. E il sistema anti-aereo missilistico Buk viene illustrato da Guido Olimpio: per gli Usa è con questo sistema che i ribelli filorussi hanno abbattuto il jet malese.E’ composto di tre parti: radar, veicolo di comando e lanciatore. Tra le ipotesi di cui Olimpio riferisce, vi è quella secondo cui il Boeing malese sarebbe stato colpito perché mancava al sistema il necessario radar per definire i target con precisione.
Su La Stampa, due pagine dedicate al conflitto Israele-Hamas: “Aerei bloccati, Hamas: grande vittoria”, “Tel Aviv ancora isolata. Raid israeliani su un ospedale ‘deposito di armi’. L’Onu: possibili crimini di guerra”. Il Consiglio dei Diritti umani dell’Onu da Ginevra ha annunciato una “commissione di inchiesta” sui presunti “crimini di guerra” di Israele a Gaza. La proposta palestinese è passata con 29 voti su 46 con l’unico contrario degli Stati Uniti, mentre l’Unione europea si è astenuta. Il testo, “votato dal blocco dei Paesi arabi, musulmani, latino-americani e africani, sostenuto da Mosca e Pechino, preannuncia nei confronti di Gerusalemme un’inchiesta simile a quella guidata da Richard Goldstone nel 2008 dopo il primo conflitto Hamas-Israele, che sanzionò aspramente lo Stato ebraico”. E sulla pagina seguente Maurizio Molinari, in un reportage da Ramallah, racconta: “L’Intifada 2.0 dei giovani di Ramallah costringe Abu Mazen a cambiare”, “La protesta dilaga dai social alle strade: il leader dell’Anp si allinea con gli islamisti”. A notte fonda ieri a Ramallah, Yasser Abed Rabbo, veterano dell’Olp, esce dalla riunione dei vertici di Al Fatah nella Muqata per far sapere che la leadership dell’Autorità nazionale palestinese ha deciso di fare proprie le posizioni di Hamas nel corso del braccio di ferro in corso con Israele ed Egitto sul cessate il fuoco: “Gaza vuole la fine dell’aggressione -ha detto- e del blocco israeliano e questi sono gli stessi obiettivi dei nostri leader”. Per Molinari si tratta di un rovesciamento drammatico di posizione, perché fino a qualche ora prima Rabbo era uno strenuo sostenitore della posizione egiziana, favorevole ad un cessate il fuoco incondizionato, e si accingeva a volare in Arabia saudita per consultarsi con il sovrano, capofila del fronte arabo anti-Hamas.
La Repubblica riproduce un’intervista con copyright El Pais a Manuel Valls, premier socialista francese dal marzo scorso: “Ultimatum per la sinistra, se non cambia sarà la fine” è il titolo con cui il quotidiano sintetizza il colloquio. “Finora è mancato il coraggio di fare le riforme -dice Valls- La globalizzazione ci ha gettati in una crisi molto profonda”, “la sinistra riformista, socialdemocratica, ha davanti a sé delle autentiche sfide in Europa, in particolare gli effetti della globalizzazione e della crisi del welfare State”.
E poi
Alle pagine R2 della cultura su La Repubblica: “Gobetti isolato contro il Duce, ecco il carteggio inedito di Turati”. Se ne occupa Massimo Novelli: dopo il delitto Matteotti, 90 anni fa, il giovane liberale Gobetti fu l’unico a lanciare l’allarme. Ma Filippo Turati non lo raccolse, come testimonia un carteggio mai visto. A Gobetti, che gli chiedeva consigli e autorizzazioni per dare velocemente alle stampe un volume di scritti di Matteotti, in funzione della battaglia per ‘battere il blocco mussolinismo e maggioranza’, il leader dei riformisti del Partito socialista replicò opponendo un diniego.