La Stampa: “Renzi, avvertimento ad Alfano, ‘I piccoli partiti dicano sì alla legge elettorale o andiamo avanti da soli’”.
A centro pagina, foto dall’Ucraina: “Kiev in piazza per un futuro europeo”.
Corriere della Sera: “Riforme, ostacoli finali all’intesa”, “L’ultima spina è la soglia per conquistare il premio di maggioranza. La spinta del Quirinale”, “Nel Pd tensione sul patto con Berlusconi. Renzi: sarà tutto trasparente”.
A centro pagina: “Svista nella legge, restano in libertà i baby spacciatori”, “Impossibile anche la custodia in comunità”.
La Repubblica: “Legge elettorale, la mossa di Renzi”, “’Pronto a modificare il premio di maggioranza’. Pd critico e diviso”.
A centro pagina: “Bimbo di tre anni bruciato in Calabria”, “Ipotesi vendetta per droga”.
Una foto del centro storico de L’Aquila compare in prima pagina sotto il titolo: “L’Aquila, tra tangenti e scandali, ‘Neanche il cimitero per piangere’”.
L’Unità: “Battaglia sulle liste bloccate”, “Renzi: ‘Incontro col Cav alla luce del sole. Io eletto per cambiare’. Ma nel Pd cresce la tensione. Intervista a Cuperlo: ‘Gli elettori devono poter scegliere’. Proposto referendum tra gli iscritti”.
A centro pagina, un’intervista alla scienziata e senatrice Elena Cattaneo: “Le Iene grancassa della truffa Stamina”.
Il Giornale: “I rosiconi”. Sotto questo titolo, le foto di Matteo Salvini, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Gianni Cuperlo, Eugenio Scalfari, Beppe Grillo, Lucia Annunziata e Stefano Fassina. “Chi vuol fermare l’Italia”: “Da Cuperlo ad Alfano, da Fassina a Grillo: ecco il club di chi non accetta la sconfitta. Ma sono Berlusconi e Renzi ad avere in mano il vero capitale. Quello dei voti”.
Renzi, il Pd e gli altri
Nel pomeriggio Matteo Renzi presenterà alla direzione del Pd la proposta di riforma della legge elettorale“il partito va alla conta”, scrive La Stampa, poiché la minoranza è pronta a dare battaglia. Ad esempio Stefano Fassina, ex viceministro all’Economia, dice, parlando dell’incontro Renzi-Berlusconi tenutosi nella sede Pd: “Mi sono un po’ vergognato”,“non andava certo rilegittimato” il Cavaliere” visto che ci sono “i capigruppo”. Sulla proposta di riforma elettorale, Fassina parla di un “porcellum truccato” che lascia intatte le liste bloccate e fa notare: “noi facciamo scegliere dai cittadini il segretario Pd e poi non gli permettiamo di scegliere i parlamentari?”. Poi ricorda che lo statuto Pd consente di consultare la base e gli iscirtti, anche per via telematica, per sapere cosa pensa della riforma elettorale. La renziana Simona Bonafé gli risponde: “Consultare la base del Pd? Lo abbiamo già fatto con le primarie a cui ci siamo presentati con un preciso programma”. Nella pagina di fianco, una pagina di approfondimento sul sistema di voto e le riforme istituzionali proposte dal segretario Pd: “La legge elettorale della grande discordia”, “Quale modello dà governabilità e rappresentanza? Si va verso un sistema ispanico corretto da un premio, senza preferenze ma con liste corte. Sarà accettato da tutti?”.
L’Unità intervista Gianni Cuperlo, presidente dell’Assemblea Pd: “Contro le liste bloccate sarà battaglia dura”, preannuncia. E spiega:“Rimango dell’opinione che il doppio turno sia il sistema più adatto per il nostro Paese, perché garantisce governabilità e rappresentanza”( il sistema proposto da Renzi prevede invece un turno unico). Anche Cuperlo sostiene che sarebbe giusto consultare gli iscritti e che “il metodo utilizzato da Renzi” abbia fatto recuperare “visibilità” ad un Berlusconi che “non occupava le prime pagina dei giornali da mesi”.
Il Corriere della Sera: “L’ultima trattativa tra Renzi e Alfano. Il nodo del premio”. Secondo il quotidiano, le richieste avanzate dal leader del Nuovo centro Destra (che però sarebbe orientato “verso il sì”, a leggere il Corriere) sarebbero le seguenti: indicazione chiara del leader della coalizione, premio per la coalizione che assicuri la governabilità e sbarramento vero intorno al 4 per cento. La quarta condizione posta da Alfano sarebbe però destinata ad esser respinta da Renzi: “no ad un Parlamento dei nominati”, ha detto Alfano, “dateci la possibilità di sceglierci il deputato” con le preferenze.
Ancora sul Corriere, si evidenzia il punto di vista del presidente Napolitano: avrebbe raccomandato di allargare le larghe intese fuori dalla maggioranza, “ma non contro la maggioranza”, come scrive il quirinalista Marzio Breda. Insomma, non basta un accordo a due (Renzi-Cav), ma serve un accordo da estendere anche a ttutti gli attori della maggioranza.
Sullo stesso quotidiano, un’intera pagina di approfondimento: “A chi vince il 55 % dei seggi”, spiega il Corriere, ribatezzando “Italicum” il sistema proposto da Renzi e Berlusconi. “Premio di maggioranza assegnato a livello nazionale in entrambe le Camere. Liste bloccate di 4-6 candidati e mini-collegi. Garanzie per i piccoli partiti”.
La Repubblica scrive che Renzi sarebbe pronto a modificare il premio di maggioranza sulla bozza di legge elettorale: perché ragiona sulla ipotesi che nessuna delle coalizioni raggiunga il 35, il 37 o il 40 per cento dei voti (la soglia è ancora da fissare e quelle citate sono le ipotesi).
Il quotidiano intervista il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, esponente Ncd e riassume così il senso delle sue parole: “Volevano ucciderci in culla., grazie a noi eliminati i listoni ma gli elettori non sceglieranno”. Dice Quagliariello: “E’ fallito il tentativo di stringere un accordo ‘due contro tutti’. Anche se è meglio attendere per capire. Il sistema vigente viene corretto in tre punti. Per ottenere il premio di maggioranza bisogna raggiungere una soglia. C’erano i listoni e ora ci sono i listini. Gli sbarramenti sono solo due, l’8 per cento per chi corre da solo e il 4 in coalizione”. Ma restano, per il ministro, alcune questioni aperte: “quale soglia è compatibile con la sentenza della Consulta? Che succede se nessuno la raggiunge? Ci ritroviamo col proporzionale puro? E poi, soprattutto, il diritto di scelta dell’elettore, tanto enfatizzato dalla Consulta, non tutelato”.
A riprendere questo tema è Aldo Cazzullo, in prima sul Corriere: “Quel che invece gli elettori rischiano di non poter decidere neppure stavolta è il nome degli eletti. Il modello Renzi-Berlusconi evita solo formalmente il vizio del Porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta: l’impossibilità di individuare i candidati. Le liste più brevi renderanno se non altro i deputati riconoscibili. Ma essi non dovranno il loro mandato a una scelta popolare, come nel caso dei collegi uninominali; saranno comunque e sempre legati al capo partito”.
Su Il Giornale, che, come abbiamo anticipato, descrive i “rosiconi” dell’intesa Renzi-Berlusconi e cioè “gli ultimi giapponesi” che adesso “rosicano per l’armistizio col Cav”, si scrive anche, a proposito del leader del Nuovo Centro Destra che “Angelino finge di aver vinto, ma i suoi sono alle corde”. Il nodo da sciogliere, per Alfano, sarebbe un abbassamento della soglia di sbarramento dal 5 al 4 per cento. E per quel che riguarda il Capo dello Stato: “Il Quirinale esulta. Letta tagliato fuori non ha alternative”, “Napolitano soddisfatto per l’intesa Pd-Fi, purché non si perda Ncd. Il premer costretto ad accettare: meglio commissariato che dimesso”.
La Stamp aintervista il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, esponente Ncd: “Respingeremo il tentativo di farci fuori”, dice. E aggiunge che “con i collegi piccolissimi lo sbarramento sarebbe stato del 18 per cento”, ma questo pericolo è stato “scongiurato”.
Internazionale
Su La Stampa, con un richiamo in prima: “Obama assolve la marijuana”, “Il presidente: non è più pericolosa dell’alcool, ma alle mie figlie dico che non è salutare”. Si tratta dei contenuti di un’intervista del “New Yorker”. Obama parla delle leggi sulle droghe e dice: “Non possiamo mettere in galera dei ragazzi, quando probabilmente coloro hanno scritto quella legge per cui sono in arresto hanno fatto la stessa cosa”, “i ragazzi del ceto medio non vanno in galera per droga, ci vanno quelli più poveri che spesso sono afro-americani e latini”, “non credo che la marijuana sia più pericolosa dell’alcool, in termini d’impatto per l’individuo consumatore”, ma “ho detto alle mie figlie che è una cattiva idea, uno spreco di tempo e per nulla salutare”.
La Repubblica, sulla situazione politica in Gran Bretagna: “Gli euroscettici di Ukip primo partito, un sondaggio shock preoccupa Cameron”, “Superati conservatori e laburisti. L’Economist: ‘Ue in pericolo’”. Se si votasse oggi, il movimento Ukip di Nigel Farage potrebbe raggiungere il 27 per cento dei consensi.
Su Il Giornale Magdi Cristiano Allam chiede che “L’Italia imiti l’Egitto e metta al bando i Fratelli musulmani”. Perché “i fanatici islamici che stavano consegnando Il Cairo al terrorismo son al lavoro nelle nostre moschee”.
In 150 mila, scrive La Stampa, a Kiev hanno sfidato la legge anti-proteste varate giovedì scorso dal Parlamento: regolamenti pesantissimi contro le manifestazioni, i media, le Ong che su esempio russo devono qualificarsi ora come “agenti stranieri” e perfino divieti per colonne di più di 5 automobili, per bloccare l’2Automaidan”, la versione della protesta su quattro ruote.
Se ne parla anche sul Corriere della Sera: “Cannoni ad acqua sui dimostranti. Ore di battaglia nelle strade di Kiev”. E si racconta di una nuova forma di protesta: la folla , con pentole e scolapasta in testa, sfida la legge anti-proteste.
Sul Corriere attenzione anche per i negoziati di “Ginevra 2”: il segretario generale Onu Ban Ki-Moon ha invitato l’Iran alla conferenza per la pace in Siria (cui avevano accettato di prender parte anche i rappresentanti dell’opposizione al regime di Assad, riuniti nel Consiglio nazionale siriano).
Su L’Unità: “il dopo referendum in Egitto sa di restaurazione”, scrive Umberto De Giovannageli. Si sottolinea che le autorità esaltano il 98 per cento dei sì ottenuti alò referendum che modifica la Costituzione varata dai Fratelli musulmani nel 2012: ma ha votato solo il 38 per cento. Ed è stata in realtà vietata la campagna per il no