Renzi: sull’articolo 18 non tratto con il Pd

La Repubblica apre con le parole del presidente del Consiglio: “’Via i contratti precari e sull’articolo 18 non medio nel Pd’”, “Il premier: ‘Tfr in busta paga e niente nuove tasse’, ‘Non sarò una marionetta nelle mani dei poteri forti’. Oggi la direzione del partito, Bersani: nessuna scissione”.
La foto in prima è dedicata alle manifestazioni ad Hong Kong: “A Hong Kong cresce la protesta. Pechino tiene pronto l’esercito”.
A centro pagina: “Francia: Hollande perde il Senato”, “Maggioranza alla destra, per la prima volta entra il Front National”.
A destra, il richiamo alla “copertina” dell’inserto R2: “Quel muro invisibile che divide la Germania”, “Dopo la riunificazione l’ex Ddr è tuttora molto più povera rispetto all’Ovest”.

Anche su La Stampa a fare l’apertura sono le parole del presidente del Consiglio: “’Tratto coi lavoratori, non nel Pd’”, “Renzi: basta contratti precari. Tfr in busta paga? Forse si può. Il bonus resta”.
In prima il richiamo ad un’intervista al segretario Cisl Bonanni: “‘Il sindacato cambi i suoi riti'”.
A centro pagina, foto dei giovani di Hong Kong sotto il titolo: “’Noi, in piazza a Hong Kong per sfidare Pechino’”.
Sotto la testata: “Francia, il Front National entra al Senato”, “Doppio smacco per Hollande, al centrodestra il controllo dell’aula. Marine Le Pen: una vittoria storica”.
E una vicenda di cronaca nel Salernitano: “Ubriaco al volante, uccide il fratello e altri 3”.
In taglio basso, i 60 anni del Cern di Ginevra: “Auguri al laboratorio che ci aiuta a capire la vita”. È il “simbolo di un’Europa che funziona: quella della scienza”. Di Piero Bianucci.

Anche sul Corriere, le parole di Renzi: “’Cancelliamo i contratti precari’. Renzi all’attacco sull’articolo 18: ‘Un imprenditore deve poter licenziare’. Il premier in tv: ‘Non mi faccio telecomandare’. E annuncia riforme sui diritti civili. L’idea del tfr in busta paga”.
Il commento di Pierluigi Battista è titolato: “Della Valle faccia solo l’imprenditore”.
In prima anche la grande foto dell’abbraccio tra Papa Francesco e Ratzinger: “L’umanità di un abbraccio che unisce i due Pontefici”, di Luigi Accattoli.

Il Giornale: “I segreti di Della Valle”, “l’ultimo anti-Renzi”. “Se il governo non cambia si butta nella mischia. E sui poteri forti…”. E poi: “Il premier attacca la Cgil e mezzo Pd: un museo delle cere”. Il titolo di apertura è dedicato invece alla “svolta di Erdogan”: “Velo a scuola e trucco vietato. La Turchia sempre più islamica adesso spaventa l’Occidente”. Magdi Cristiano Allam commenta: “Non vediamo il nemico che si avvicina”.
In prima anche un richiamo alla inchiesta sulle morti per amianto alla Olivetti: “I malati di De Benedetti: ‘Amianto, tutti sapevano’”.

 

Lavoro, riforme, Direzione Pd, articolo 18

Alla vigilia di una giornata decisiva, tra direzione Pd – convocata per oggi alle 17 – e incontro al vertice tra Cgil, Cisl e Uil, che “si accordano per organizzare la resistenza”, come scrive La Stampa, il presidente del Consiglio ha scelto di andare in tv, ospite di Fabio Fazio. È stato “letteralmente perfido”, secondo il quotidiano, quando ha detto “io sogno la sinistra che dà un’opportunità, non quella degli opportunisti. Non quella che gode al pensiero di stare inchiodati al 25%”. Sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: “È una battaglia ideologica. Talmente ideologica che il sindacato è l’unica azienda italiana che, pur avendo più di 15 dipendenti, non ha l’articolo 18. E intanto si dono dimenticati dei giovani, delle mamme, dei disoccupati”. Renzi però è stato abile anche sulla manovra, secondo La Stampa, poiché alla Fiom ha lasciato balenare un successo storico: togliere il Tfr alle aziende e darli ai lavoratori nel cedolino di fine mese (“È complicato, ma si può fare se trovassimo il modo di dare liquidità alle piccole e medie imprese”, ha detto).

La Repubblica: “Articolo 18, la sfida di Renzi: ‘Io medio con i lavoratori e non con la minoranza Pd. Metterò il tfr in busta paga’, ‘Basta con i co.co.co.’, ‘Nessuno pensi di telecomandarmi’. Pressing su Berlusconi: ‘Sulle riforme non giri intorno’”. Anche qui si riferiscono le parole del premier in tv da Fazio: “Noi non cancelliamo semplicemente l’articolo 18, cioè la tutela da parte di un giudice, ma i co.co.co. E tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato una scelta di vita di una generazione”. Ancora sull’articolo 18: “Io non voglio che la scelta di chi devi assumere o licenziare sia in mano ad un giudice. L’imprenditore, se deve fare a meno di alcune persone, siccome non è cattivo, deve avere il diritto di lasciarne a casa alcune. L’importante è che lo Stato non lasci a casa nessuno”. Ed ha ribadito che resta il reintegro per i licenziamenti discriminatori.
Più avanti nella foliazione de La Repubblica, lo scontro in vista in Direzione Pd: “Lavoro, resa dei conti nel Pd. Bersani: non ci sarà la scissione. Camusso: Renzi stavolta perderà”.

La Stampa intervista Pippo Civati, leader di una delle correnti di minoranza del partito, che dice: “Sta facendo ciò che non riuscì a Berlusconi e Sacconi”, “non si capisce perché sull’articolo 18 debba forzare. C’è strumentalità in questa posizione e anche incertezza nella costruzione della proposta politica: quello che dico io oggi, lo diceva anche lui ad agosto, quando rispondeva ad Alfano che il problema non è l’articolo 18”. C’è il rischio che in Parlamento una parte del Pd non voti la riforma? “Secondo me sì. E se il premier mette la fiducia è un altro gesto provocatorio”. C’è il rischio scissione? “Io ne ho parlato sperando che Renzi si rendesse conto che non si può forzare in questo modo”, “se affronta la questione così è chiaro che qualcuno si perde. E non lo dico da promotore della scissione”.

Su La Repubblica, un “retroscena” di Federico Fubini a pagina 2: “L’altolà di Draghi e Visco: no faremo un governo dei poteri forti”. Dove si ricorda che venerdì scorso il Governatore di Bankitalia ha detto che il precedente di Ciampi è “unico e irripetibile”.
Alla pagina seguente de La Repubblica, intervista a Stefano Fassina, ex sottosegretario all’Economia dimessosi in polemica con Renzi: “Non voglio l’esecutivo della Trojka, ma Matteo sta con l’establishment”, dice, convinto che serva “un programma di sinistra, alternativo a quello della trojka”. Si va allo scontro in direzione Pd? “Spero fino all’ultimo che il presidente de Consiglio ascolti le proposte che verranno presentate”. Ma se tira dritto cosa farà la sinistra dem? “Se non darà risposte nella sua relazione sulle risorse per gli ammortizzatori sociali, per i precari, né sulla legge di stabilità, ma l’unica via indicata sarà la cancellazione della possibilità di reintegro per i lavoratori ingiustamente licenziati, non saremo con lui”. Voterete contro? “Io voterò contro”. In Parlamento, poi, “sosterremo i sette emendamenti che sono stati presentati” al Jobs Act.

Dopo l’intervista di ieri di Massimo D’Alema al Corriere, in cui l’ex Presidente del Consiglio criticava Renzi, oggi il quotidiano milanese intervista Sergio Chiamparino: “D’Alema? Un po’ rancoroso. Parlava con Berlusconi per la Bicamerale”. Chiamparino dice che forse D’Alema è “deluso” da Renzi. Quanto alla direzione di oggi, Chiamparino si aspetta da Renzi una “proposta di mediazione, non necessariamente la mia”, ma l’articolo 18 “ha 44 anni”, è una “battaglia di bandierine, ceto politico e sindacale”. Si tratta di “fare una legge che dice che se uno è discriminato viene reintegrato anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti”, e per tutti gli altri casi c’è l’indennità. La proposta della minoranza Pd (allungare il periodo di prova con tutele ridotte): “Peggio el tacon del buso”.

Nel merito

Sul Messaggero, Francesco Grillo (“Specializzazioni intelligenti, che occasione”) si chiede come si possa creare lavoro in Italia, e scrive che “la surreale discussione sull’articolo 18 ha poco a che fare con la soluzione del problema; il lavoro si crea ritrovando la capacità di crescere ed evitando che un’eventuale crescita sia eccessivamente iniqua”. Grillo cita gli economisti Dominique Foray e Kevin Morgan, che propongono di “costruire e realizzare strategie fondate sul principio che ogni regione e città europea abbia un numero limitato di ‘specializzazioni intelligenti’ sulle quali concentrare gli investimenti pubblici, gli sforzi per attrarre le imprese e le professionalità che possono portare in questi comparti le tecnologie e le competenze che mancano, disegnando pacchetti di incentivazioni fiscali, formazione, semplificazione adatti alle esigenze di quei settori”. Una idea che è piaciuta all’Europa, perché “specializzando ciascun territorio si evita una competizione interna che spesso assume i caratteri di una ‘guerra tra poveri'” e perché “dover scegliere una vocazione riconoscibile a livello internazionale, spinge quei territori ad uscire dalla propria parrocchia”.
Grillo cita il ruolo che nei decenni passati ha avuto lo “Stato imprenditore”, e scrive che oggi “la sfida nuova è quella di sostituire all’ingerenza dello Stato, l’intelligenza di istituzioni”. Ma l’Italia, leggendo i documenti che le Amministrazioni stanno producendo, sembra “in difficoltà nel decidere su cosa vogliamo puntare le nostre carte”.

Il Sole 24 Ore si sofferma invece sul disegno di legge delega sul lavoro in discussione in Parlamento, il cosiddetto Jobs Act, con il quale l’Esecutivo chiede una delega per rivedere gli ammortizzatori sociali: l’Aspi, l’una tantum per i collaboratori, i contratti di solidarietà. Il quotidiano spiega come funzionano oggi questi strumenti, quante persone ne sono interessate, e come potranno cambiare le tutele che interesserebbero complessivamente 10 milioni di lavoratori.
Sullo stesso quotidiano Guido Gentili elenca gli avvenimenti previsti in calendario per i prossimi giorni: “Si comincia oggi con la direzione del Pd sulla legge delega per il lavoro e l’articolo 18 e non ci sarà tregua per settimane. La Legge di stabilità entro metà ottobre va approvata e trasmessa alla Commissione europea, che darà un giudizio entro metà novembre. Il 16 ottobre (e poi, di nuovo, il 16 dicembre) milioni di contribuenti pagheranno la Tasi, la tassa che ha inglobato l’Imu e che è la prova monumentale dell’incertezza del diritto. In Parlamento attendono le riforme costituzionali e la legge elettorale, l’emergenza dichiarata ma non praticata e risolta da anni. Siamo nella dirittura finale del semestre della presidenza europea a guida italiana, dove il “cambiaverso” ancora non si vede (quando sarà varato il piano Juncker per 300 miliardi di investimenti?)”, anzi”. E si potrebbe continuare, scrive Gentili.

Berlusconi

Su Il Giornale si ricorda che oggi è il compleanno di Berlusconi, che dunque “dedicherà il suo tempo agli affetti e alla famiglia”, ma non fermerà i “ragionamenti politici”. Dopo l’intervista di ieri a Repubblica del premier, il leader di Forza Italia conferma che Renzi è “caparbio, coraggioso e spavaldo. Ma c’è un ma grande come una casa. Il suo Pd. A parole dice di non voler cedere ai frondisti interni che gli hanno dichiarato guerra. Sarà così anche nei fatti? Ecco il timore di Berlusconi: ‘Ho paura che Matteo mostri i muscoli con i suoi ma che poi ceda e annacqui la riforma del lavoro per evitare che il suo partito si spacchi’. La linea non cambia: ‘Noi, se Renzi fa le cose che abbiamo sempre detto di voler fare, non possiamo che votare a favore’. Una posizione troppo filo-Renzi? Niente affatto perché, ragiona con i suoi consiglieri ‘la legge delega è molto generica e confusa, soprattutto sulla parte delle tutele crescenti. E pure sull’articolo 18 non si capisce cosa vuole fare realmente’. Poi, tra sé e sé ma è come se parlasse a Fitto e a quelli che lamentano un’opposizione troppo morbida ‘Siamo e restiamo all’opposizione. Ma se riusciamo a condizionare il governo in modo che faccia le cose che servono al Paese avremo fatto un’opposizione intelligente, non fine a sé stessa e soprattutto utile al Paese’”.

Il Corriere: “Il sostegno al governo spacca Forza Italia”. “Toti: la nostra è una opposizione intelligente’. I fittiani però restano sulle barricate: basta sì a prescindere”.

Hong Kong

Il Giornale: “Rivolta a Hong Kong, lacrimogeni sulla folla. Pechino invia i soldati”. Il quotidiano scrive che c’è il rischio di una nuova Tien An Men.
“La pretesa del regime cinese di addomesticare le prossime elezioni a suffragio universale per il consiglio locale sta scatenando la protesta non solo di decine di migliaia di studenti, ma anche di altrettanti cittadini adulti, ormai consapevoli che nella ex colonia britannica si sta vivendo un passaggio chiave e che in gioco c’è la possibilità stessa di vivere in una società libera”. “La grande folla che ormai da tre giorni occupa il centro della città e assedia la sede del governo chiedendo democrazia vera e non un surrogato al servizio di Pechino non intende mollare ma è sempre più in difficoltà”.

Il Corriere intervista il dottor Chan Kin-Man, sociologo e cofondatore di Occupy Cental, il movimento di Hong Kong: “Pronti al carcere per la democrazia”. Dice che il suffragio universale è una formula “con significato internazionale e regole internazionali”, e per questo non è accettabile la proposta di Pechino. Alla domanda sulla business community di Hong Kong, che non apprezza le manifestazioni di piazza e vorrebbe che la proposta si fermasse, risponde che la comunità degli affari “dipende dalla Cina continentale, e per questo dà sempre ragione a Pechino”. “Basterebbe ascoltarci per evitare le proteste”.

Il Sole 24 Ore: “La borsa di Hong Kong ha risentito pesantemente degli scontri tra manifestanti pro-democrazia e polizia nell’ex colonia britannica, mentre i mercati cinesi sono sembrati non influenzati dalle proteste. Ma le notizie e le foto degli scontri tra polizia e manifestanti non erano facilmente accessibili nella madrepatria e anche i messaggi sui social-media molto limitati dalla censura. A mezzogiorno l’indice Hang Seng cedeva l’1,9% scendendo a 23.218,64 punti. Mentre il CSI300 che comprende i maggiori titoli di Shanghai e Shenzhen, era cresciuto dello 0,4 per cento. Nel frattempo le autorità di Hong Kong hanno annunciato il ritiro dalle strade della polizia anti-sommossa, una mossa che è una chiara concessione ai manifestanti”.

E poi

Su La Repubblica una intervista a Mikhail Khodorkosky, copyright Le Monde: “Datemi due anni e cambierò la Russia. Servono riforme e assistenza sociale’”. Annuncia la sua volontà di diventare un “presidente di crisi”, perché il regime attuale condurrà il Paese ad una crisi che porterà o ad un governo autoritario con Putin o ad un governo gestito da un presidente di transizioni che assicuri al Paese le riforme necessarie.

Da segnalare su La Stampa: “Putin avverte gli Usa: ‘Armerò Assad’. Il Cremlino chiede di coordinare i raid con Damasco e minaccia la fornitura dei micidiali S-300” al regime di Damasco.

Scrive La Repubblica che il presidente francese Hollande è “un’anatra azzoppata”: da ieri non può più contare su una maggioranza al Senato. L’Ump, il partito di centrodestra, e i suoi alleati, hanno adesso 189 seggi. La coalizione di sinistra è a 157 seggi. E il Front National avrà per la prima volta due senatori: dalla sua fondazione, negli anni Settanta, il partito della famiglia Le Pen non aveva mai varcato il portone del Palais du Luxembourg. Uno dei nuovi eletti, David Rachline, ha solo 27 anni e diventa il più giovane eletto al Senato. Nei sondaggi, Marine Le Pen arriverebbe al ballottaggio per le presidenziali del 2017, eliminando il candidato di sinistra, proprio come fece suo padre.

“Air France, il sindacato si arrende” titola Il Giornale, che dà notizia della conclusione – dopo 14 giorni – dello sciopero dei piloti. Lo stop all’agitazione è stato deciso nonostante Air France non abbia accolto le rivendicazioni sindacali, che contestano alla compagnia un accordo con la compagnia Low Cost Transavia che – temono i sindacati – abbasserà tutele e stipendi. “Il governo di sinistra si impone con la fermezza”, scrive Il Giornale, che dà conto della soddisfazione del premier Valls.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *