Il Corriere della Sera: “Sarkozy trionfa nei ballottaggi. A Le Pen neanche un dipartimento”.
A centro pagina: “Tunisi, la marcia dei ragazzi”, “Migliaia contro il terrore: non abbiamo paura. Renzi: combattiamo insieme”, “Ucciso con un missile il leader del commando che ha colpito al Bardo”.
In prima il richiamo all’intervista del quotidiano al presidente di ChemChina, Ren Jianxin: “Renzi, socio cinese: ‘La Pirelli resterà a Milano e assumerà’”.
A fondo pagina: “Le lettere tra Mussolini e Churchill? False”, “Un saggio ricostruisce la contraffazione del carteggio che ingannò i grandi elettori”, di Paolo Mieli.
La Repubblica: “La marcia di Tunisi: ‘La Jihad non vincerà’. Iran-Usa, l’ira di Israele”, “In piazza contro l’orrore del Bardo, sfilano in settantamila”, “Renzi tra Hollande e Abu Mazen: arginare gli estremismi”, “Nucleare, vicini all’accordo con Teheran. Netanyahu: fermatevi”.
Sul ballottaggio in Francia: “Tracollo socialista ma Le Pen non sfonda. Sarkozy: ‘Destra mai così forte in Francia’”.
In prima anche l’inizio di un intervento di Thomas Piketty: “Perché il popolo tradisce la sinistra”.
Sulla politica italiana: “Pd, ribelli in trincea, spiragli dal premier sul bicameralismo. M5S chiude a Landini”.
Sull’Airbus tedesco: “E il comandante urlò a Lubitz: apri quella maledetta porta”.
La Stampa: “Bocciato Hollande. La sfida futura è Sarkozy-Le Pen”, “Il Front non conquista dipartimenti. L’ex presidente: noi mai così forti”.
E, con una grande foto delle manifestazioni in Tunisia: “Tunisi, la marcia dei 70 mila: ‘Terroristi, non vincerete’”.
In prima anche i colloqui di Losanna: “Nucleare, s’avvicina l’accordo con Teheran”, “L’ira di Netanyahu: ‘fermatevi, è un pericolo per l’umanità’”.
Sulla tragedia dell’Airbus sulle Alpi francesi: “Le ultime urla del pilota: ‘Apri questa dannata porta’”, “Ricostruito il dialogo”.
A fondo pagina: “Nella fabbrica che sforna mille mini-suv al giorno”, “A Melfi assunti 1500 giovani da inizio anno: nell’impianto Fca lavorano in ottomila”.
Il Giornale, con riferimento alla Bosnia: “In Europa sventola bandiera nera”, “Gli estremisti dell’Islam sono al confine con la Croazia, a un passo da casa nostra” (ne scrive Fausto Biloslavo), “Berlusconi bacchetta la Ue: ‘Inerme contro i tagliagole’”.
A centro pagina, foto di Silvia Baraldini: “L’ex terrorista Baraldini ora è ‘una donna d’ordine’” (ci si riferisce al fatto che il suo compagno “è alla testa” dei commercianti del quartiere Pigneto di Roma “che chiedono sicurezza e difendono i propri affari” e quindi la Baraldini è “in prima linea stavolta contro gli immigrati”).
Poi una lunga inchiesta su “La nuova classe politica senza classe” (“Alla Camera e al senato i parlamentari ne fanno di tutti i colori: non solo sms, partite sull’iPhone e chat, ma anche manicure in aula. Per non parlare dei pessimi rapporti con l’italiano”).
Il Fatto: “Farci le canne ci guarirà?”, “Viaggio nel centro pubblico dove si coltiva cannabis a fini terapeutici: tutti gli effetti sulla salute e sugli affari della criminalità. E la storia degli esperimenti-pilota in Svizzera. Intanto, decenni dopo le battaglie radicali, una legge trasversale potrebbe aprire le porte alla marijuana”.
“La giornata di ieri” viene riassunta da un titolo sulla politica italiana che riguarda quella che viene presentata come la “nuova sinistra”, con una intervista a Sergio Cofferati: “Io aiuto Landini. Ora lo faccia anche la Cgil”, “Lasciato il Pd l’ex segretario entra nella Coalizione Sociale: ‘Fondo un’associazione’”; e, sul piano della politica internazionale, dal titolo sui colloqui a Losanna: ‘”Il nucleare Iran-Usa spaventa Israele”.
A fondo pagina: “Terra promessa: gli ebrei tornano a vivere a casa”, “Controesodo”, “Dalla Francia, ma anche dall’Italia, è l’Aliyah”. Se ne occupano Leonardo Cohen e Roberta Zunini.
Il Messaggero: “Statali, la riforma tocca i salari”, “Tetti alle retribuzioni per la dirigenza Pa. Nel testo percorsi legati al merito e licenziabilità. Fisco, parte la fatturazione elettronica. Risparmi per 2 miliardi, ma 450 enti non sono pronti”.
A centro pagina: “Francia, il trionfo di Sarkozy. Le Pen a secco, crollo socialista”, “Amministrative, all’Ump 70 dipartimenti: ‘Mai stati così forti’”.
E la marcia in Tunisia: “Tunisi, migliaia contro il terrorismo. Renzi: ‘Non gliela daremo vinta’”.
Tunisi
Su La Repubblica, le prime cinque pagine sono dedicate alla manifestazione che si è tenuta ieri a Tunisi: “In settantamila a Tunisi, la grande marcia contro il terrorismo: ‘Non ci sconfiggeranno’”, “Sfilano i capi di Stato, tra loro anche Hollande e Abu Mazen. Renzi in piazza: ‘Lotta per la democrazia, fermeremo gli estremisti’”. Si tratta del lungo reportage di Adriano Sofri, che scrive: “quando si vuole mostrare di non aver paura si portano i bambini alla manifestazione. I tunisini hanno portato i bambini. Il loro cartello prediletto è: ‘Questa estate io faccio vacanze in Tunisia’. Benché il turismo sia qui una risorsa decisiva, è un’idea poetica. Tutti paragoneranno la manifestazione di oggi a Tunisi a quella di Parigi: io no. E’ grande e bella, non ne ha bisogno”. Sofri scrive anche che sabato scorso il governo tunisino ha compiuto due operazioni: ha ucciso 9 terroristi in uno scontro a Gafsa ed ha sgomberato la moschea più antica e nobile di Tunisi, la Ez-Zitouna, dall’imam estremista Houcine Labidi. Insomma, alla vigilia della manifestazione il governo sapeva cosa fare: “dopo la rivoluzione, il governo islamista di Ennhada seguì con l’estremismo jihadista un atteggiamento simile al ‘quieto vivere’ che i governi italiani tenevano con la mafia. Oggi Ennahda c’è, e perciò l’opposizione di sinistra ha voluto disertare la manifestazione, a differenza del sindacato: peccato. Il governo laico del partito Nidaa Tounes -nel quale Ennahda, sconfitta alle elezioni, ha un ministro- vuole mostrarsi risoluto”.
E alle pagine seguenti, il quotidiano offre ai lettori due interviste a confronto sulla manifestazione: la magistrata Rawda Labidi dice “qui accanto a me c’è anche chi la pensa diversamente” e questa “è la nostra forza”; mentre il blogger Walid Soliman spiega “non ho voluto sfilare ma è un gran giorno, così il mio Paese impara a essere pluralista”, “ho deciso di non manifestare insieme con gli uomini di Ennahda, hanno fatto cose orribili”.
Su La Stampa, alle pagine 2 e 3: “La grande marcia della Tunisia. Uno ‘no’ degli arabi al terrorismo”, “E’ la prima volta che un Paese musulmano scende in piazza così unito e compatto. ‘Noi più vittime degli occidentali’. Hollande e Renzi accanto al presidente Essebsi”. L’inviata a Tunisi è Antonella Rampino e sottolinea come l’importanza della manifestazione sia nel fatto che si sia vista “una società civile, anche di religione musulmana, che vuole vivere libera. Infatti anche Ennahda ha mandato i suoi in piazza, e i suoi ex ministri erano con i Grandi”.
Di fianco, Domenico Quirico scrive: “Hanno scelto la libertà. La vera primavera è appena cominciata”, “Un Paese povero e infiltrato dagli jihadisti ma capace di ritrovare il senso di comunità”.
Sul Corriere, alle pagine 2 e 3. “La nuova primavera di Tunisi”, “La manifestazione contro il jihadismo e in ricordo delle vittime del museo del Bardo. La presenza di Renzi e Hollande”. L’inviato Giuseppe Sarcina offre il racconto della manifestazione e intervista Frida Dahmani, giornalista di Jeune Afrique: “Adesso tocca ai ragazzi salvare la democrazia”, dice. Ma ora sarà più facile tracciare il confine tra Islam moderato e jihadismo? “”Abbiamo Ennahda che ha mantenuto unn rapporto a dir poco ambiguo con gli estremisti. Dopo quello che è successo in Egitto nel 2013, con la repressione dei Fratelli musulmani, hanno cominciato a cambiare atteggiamento. Ora con il Bardo si può aprire una nuova fase, non solo in Tunisia. Mi ha colpito che il Qatara ieri abbia inviato una delegazione, anche se non di livello altissimo. Un po’ strano, visto che è un Paese sospettato di aver finanziato movimenti di islamisti radicali. Vedremo”.
Francia
“Modello Sarkò per frenare i populismi d’Europa”, “Da Parigi a Roma”, è il titolo del commento che in prima pagina su Il Messaggero, Alessandro Campi dedica alla vittoria dell’Ump di Sarkozy al ballottaggio per le elezioni dipartimentali.
Sul Corriere, il corrispondente a Parigi Stefano Montefiori: “La vittoria di Sarkzoy, le Pena resta a secco”, “Il Front National avanza ma non conquista nessun dipartimento. L’Ump trionfa nei feudi della sinistra” (come il dipartimento della Corrèze, che il presidente socialista Hollande considerava suo feudo elettorale). E sul Psf: “Storica disfatta del partito socialista: battuto in quasi metà delle province nelle quali era al governo”.
E ancora sul Corriere l’analisi di Massimo Nava: “Sicurezza e identità nazionale: la ‘gauche’ perde la sfida, ma ora è battaglia tra i gollisti”. E, parlando di Sarkozy, “il grande vincitore delle elezioni dipartimentali”, che ora il successo “proietta in testa nella corsa all’Eliseo per il 2017”, Nava sottolinea che “l’ex presidente ha preso le distanze dal populismo sull’Ue rassicurando la finanza”.
La Stampa, con Cesare Martinetti, titola “La destra fa il pieno di voti”. “Trionfa Sarrkozy, perde Hollande”, “non vince ma nemmeno perde Marine Le Pen”. Queste elezioni “hanno segnato davvero un cambio di stagione politica in Francia, con la nascita di un tripartitismo reale e non soltanto mediatico”. Tuttavia, per quel che riguarda Sarkozy e le sue ambizioni presidenziali, il suo rientro è stato tutt’altro che trionfale: ha riconquistato il partito a novembre, “ma con un risultato largamente inferiore alle sue aspettative”. In campagna elettorale ha riproposto una linea di estrema destra (si è schierato contro il menù alternativo per i musulmani alle mense scolastiche, si è schierato contro i matrimoni gay malgrado non tutto il partito Ump sia d’accordo su questo tema). Insomma, la vittoria di ieri è soprattutto l’effetto dell’alleanza con i centristi di Udi e Modem (che furono con Hollande nel 2012). La domanda -scrive Martinetti- è se questa alleanza possa funzionare con un candidato Sarkozy alle presidenziali: o se non abbia più chances il sindaco di Bordeaux ed ex primo ministro Alain Juppé (l’unico che nei sondaggi di questi mesi è stato dato per vincente nel caso di un testa a testa con Marine Le Pen).
E sulla Le Pen l’articolo di Leonardo Martinelli: “A Le Pen nessun dipartimento. Ma il Front National fa il pieno di voti”, “Vittoria del centrodestra: Ump e alleati ne conquistano 1010. La leader della destra: ‘Siamo una grande forza’. Disfatta Ps, verso il rimpasto”.
Il quotidiano intervista poi il politologo Thomas Guénolé, che dice: “Adesso Hollande non ha più scelta. Sostituisca Valls e guardi a sinistra”, “Come premier il presidente potrebbe scegliere Martine Aubry, sindaco di Lille”.
Sul Corriere: “Sigari, battute (e guai giudiziari). Nicolas in pole per l’Eliseo del 2017”, “La rivincita dell’ex presidente. Marine in ombra, Juppé spera, la sinistra si divide e trema”, di Stefano Montefiori.
La Repubblica: “Voto locale, il Fn resta a mani vuote. Sconfitta pesante per i socialisti”, “La Le Pen non conquista nessun dipartimento. Una settantina su 101 al centrodestra”, “La ‘gauche’ partita da sessanta amministrazioni dovrebbe dimezzarle e scendere a circa una trentina”. Il corrispondete a Parigi Anais Ginori descrive “Il trionfo di Sarkozy” e riferisce le sue parole: “’La nostra strategia è stata quella giusta’”, “’Il governo è stato sconfessato totalmente. Ora puntiamo a regionali e presidenziali’”.
E il quotidiano intervista il politologo Yves Meni, secondo cui “le incertezze di Hollande hanno stufato gli elettori” e questo spiega “perché ha perso”. Ma Meni sottolinea anche che “il sistema francese funziona come una ghigliottina: penalizza le divisioni e l’assenza di alleanze”.
Landini
“Landini lancia l’Opa sulla Cgil e cerca l’alleanza con i pensionati”, scrive La Stampa, che parla di “due fronti per il leader dei metalmeccanici dopo la manifestazione di Roma. Più consenso all’esterno per fare le primarie nel sindacato e vincerle”.
Il Fatto intervista l’ex segretario Cgil Sergio Cofferati, che dice: “Ora la Cgil lavori tutta al fianco di Landini”, “Io partecipo con una mia associazione politico culturale che non diventerà un partito. Alla sinistra Pd non do consigli, ma porte aperte”.
Un’intervista a Cofferati anche sul Corriere: “Cofferati e il duo Landini-Camusso, ‘Un brutto bacio, lei si è ritratta’”, “Il segretario Cgil immobile sulla scaletta. Avrebbe dovuto parlare”.
Su La Repubblica: “Associazioni, lavoro autonomo e tute blu, così Landini organizza la sua associazione”, “Il leader della Fiom si muove su un doppio binario: l’attenzione al disagio sociale, aggregare intorno a un progetto politico l’opposizione al governo e al tempo stesso riformare il sindacato per scalarne la leadership”.
E il quotidiano intervista Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera esponente del M5S che, di Landini dice: “E’ soltanto un nostalgico della falce e martello, il suo movimento è inutile”, “A noi servono i numeri per approvare il reddito di cittadinanza, e non li ha. Meglio collaborare con il Pd e Sel”.
Pd e Fi
Sul Corriere: “Italicum , Renzi alla conta: i giovani con me”, “Oggi metterà ai voti la linea sulla legge elettorale, ma aprirà sulla modifica del Senato. Secondo il premier l’ultima generazione ‘non ha voglia di seguire i Bersani e i D’Alema’”. E Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza Pd, dice: “Matteo rischia nel voto segreto. Pronti a sfidarlo in un congresso”, “In caso di urne anticipate ci si confronti prima sul leader e linea”.
La Repubblica: “Lo spiraglio di Renzi:’Avanti con l’Italicum, ma sul Senato si può discutere”, “L’ultima offerta alla minoranza Pd sulle riforme. Oggi la direzione, la sinistra non vuole la conta”.
In un’intervista, Nico Stumpo, esponente della minoranza pd, dice: “Aperture insufficienti, quella legge non la votiamo”.
Su La Repubblica, attenzione anche per la situazione in Forza Italia: “Big in guerra sul ricambio. Silvio vuole la rottamazione e alza la posta con Salvini”, “Berlusconi: ‘No alle forze estremiste e antieuropeiste’. La Rossi: ‘Basta con chi è in Parlamento da 20 anni’”.
E la parlamentare Fi Debora Bergamini dice, in un’intervista: “Chi spara sul partito ha ruoli importanti, quindi faccia autocritica”.
Il Giornale: “La tentazione del Cavaliere: sparigliare e correre da solo”, “Stanco dello scontro interno, Berlusconi studia un piano B per rilanciare il partito. Un colonnello azzurro: potrebbe presentarsi con ‘Forza Silvio’. Il monito a Salvini”.
Il Corriere: “Forza Italia, la partita di Milano e quell’idea di ‘candidare Silvio’”, “La spinta dei suoi. Gelmini: ‘Con lui si vincerebbe, gliel’ho detto”.
E poi, ancora sul Corriere: “Piano di Berlusconi per rottamare i veterani”, “tensione sulle liste, verso un tetto ai mandati. Ipotesi Toti in Liguria, si tratta ancora con Fitto in Puglia. Il leader: noi la maggioranza del buonsenso, non siamo portatori né di estremismi, né di disfattismi”.
E poi
Su La Repubblica un lungo commento di Thomas Piketty: “Perché il popolo tradisce la sinistra”, “perché le classi popolari votano sempre di più le spalle ai partiti di governo” e in particolare ai partiti di centrosinistra che sostengono di difenderle?”. “Molto semplicemente perché i partiti di centrosinistra non le difendono più ormai da tempo”. E “senza una rifondazione sociale e democratica radicale, la costruzione europea diventerà sempre più indifendibile agli occhi delle classi popolari”.
Sul Corriere: “Banlieue d’Italia”, a pagina 23. “Livorno, Cremona e La Spezia: qui l’integrazione è più difficile. ‘Di fronte ai migranti è chiusa’”. Si discutono quindi i dati della Fondazione Moressa sul fenomeno migratorio e l’economia dell’immigrazione con il sociologo Mario Abis e il sociologo Domenico De Masi. Il rischio che si creino dei ghetti è più alto a Bologna che a Regio Calabria.
Ancora su La Repubblica, alle pagine della cultura: “Perché Dio è tornato sulla scena”, di Roberto Esposito. “Dopo anni di assenza, la teologia politica è al centro di un dibattito internazionale iniziato in America”, “L’identificazione tra modernità e laicizzazione non è scontata”.