Intorno alle 3 di questa notte il Parlamento greco ha adottato, con 230 voti a favore, 63 contrari e 5 astenuti, il secondo pacchetto di riforme richiesto dai creditori per avviare i negoziati su un nuovo piano di aiuti. Ha votato “sì” anche l’ex ministro delle Finanze Varoufakis.
Il Corriere della Sera apre con le parole del ministro dell’Interno sul rapimento dei 4 tecnici italiani in Libia: “’Con gli scafisti non si tratta’”, “La linea di Alfano sui 4 rapiti in Libia: non escludo che chiedano uno scambio”. E sugli arresti per terrorismo in Italia: “Un tunisino e un pachistano arrestati. I pm: progettavano attacchi alla base di Ghedi”.
In grande evidenza in prima pagina c’è il viaggio di Matteo Renzi in Israele, con la foto del suo abbraccio con il premier israeliano Netanyahu: “Alla Knesset il discorso dell’amicizia”.
A centro pagina: “Le condizioni dell’Europa sulla riduzione delle tasse”, “Padoan: ci saranno anche tagli alla spesa”.
A fondo pagina: “Strage di Brescia: ergastoli, 41 anni dopo”, “Maggi e Tramontani condannati, erano stati assolti due volte. Le parti civili: sentenza storica”.
La Repubblica: “Rapiti, il giallo dello scambio. Presi due jihadisti”, “Alfano parla di pista scafisti poi smentisce. Mattarella sulla Libia: tutti sotto attacco. Gli arrestati: ‘Abbattiamo un aereo’”.
A centro pagina, foto in bianco e nero della Strage di Piazza della Loggia: “Brescia, giustizia dopo 41 anni. Ergastolo ai neofascisti per la strage”.
Sulla colonna a sinistra: “Renzi a Israele: ‘Chi vi boicotta ferisce se stesso’”.
A centro pagina: “Padoan apre sulle tasse: ‘Sì ai tagli ma sostenibili’”.
Sulla colonna a destra il reportage da Milano di Carlo Verdelli: “La lotteria di Milano sul candidato che non c’è”, “La corsa in salita del Pd per mantenere la guida della città dopo Pisapia”.
La Stampa: “Tasse, l’Europa frena l’Italia”, “’Avete già avuto uno sconto’. Moscovici: è presto per dare un giudizio”, “La reazione di Bruxelles all’annuncio del premier sul taglio delle imposte: tutto va visto nel quadro delle regole”.
Sulla colonna a destra: “Quarant’anni dopo arrivano le condanne per piazza della Loggia”, “Ergastolo a Maggi e Tramonte”.
E gli arresti ieri a Brescia: “’Pronti a colpire la base di Ghedi’. Brescia, arrestati due sostenitori isis”, “Inneggiavano ai terroristi sul web”.
Il Sole 24 Ore: “Grecia, la Bce alza i fondi. Al via il negoziati sugli aiuti”, “La liquidità d’emergenza per le banche sale di 900 milioni. La Troika torna ad Atene”.
A centro pagina: Lavazza, shopping in Francia”, “Offerta vincolante da 800 milioni per rilevare Carte Noire, marchio storico d’Oltralpe”, “In gioco il 20% del mercato francese del caffé e un balzo dei ricavi a 1,7 miliardi”.
In basso: “La ‘ndrangheta nelle scommesse sul web: 41 arresti”. Si tratta di un’inchiesta di Roberto Galullo sulle mafie nel gioco d’azzardo online.
Di spalla a destra: “Padoan: il taglio delle tasse stimolo per la crescita se è permanente. Moscovici: valuteremo le proposte”.
E le condanne per la strage di piazza della Loggia: “Strage di Brescia: Maggi e Tramonti condannati all’ergastolo in Corte d’Assise”.
Il Foglio apre con una lunga intervista al governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco: “Europa e Italia. Visco a tutto campo”, “’L’euro non può rimanere senza uno stato’. E poi il dopo Grecia, le tasse e le ragioni (anche culturali) di una ripresa ancora lenta”.
Più in basso, un’intervista allo storico Giovanni Orsina: “Consigli sulle tasse a una destra senza bava alla bocca”, “’Un Nazareno con il Renzi anti Imu. Per essere credibili e magari severi’”.
Sul “dopo Charlie” una colonna che dà conto delle dichiarazioni di Salman Rushdie al settimanale francese L’Express: “Salman Rushdie dice che di fronte all’islamismo l’occidente ha scelto ‘la resa e il compromesso’”.
Di spalla a destra, attenzione per la futura leadership del Labour britannico: “Così il Labour inglese si lascia travolgere dal flirt estivo per Syriza”, “Il candidato di supersinistra alla leadership del partito conquista molti cuori. E Blair dice: sorry, avete bisogno di un trapianto” (il candidato di supersinistra in questione è Jeremy Corbyn, ndr.).
E sulla campagna presidenziale americana: “Nemmeno insultare McCain e i veterani affossa il populista Trump. Che ha pure uno stratega”.
Sotto la testata, un commento di Giulio Meotti: “Sei contro le nozze arcobaleno? Rischi il posto e l’obbrobrio morale. Arriva la dittatura morbida della gay culture”.
Libia, i 4 rapiti
Il Corriere della Sera alle pagine 2 e 3 ha una lunga corrispondenza da Tripoli di Lorenzo Cremonesi: “I sette trafficanti arrestati in Italia. Una traccia porta al loro villaggio”, “Sul rapimento dei quattro tecnici l’ombra della guerra tra autorità di Tripoli e governo di Tobruk. Secondo le fonti locali avrebbero un ruolo chiave le amicizie di un paese al centro del racket”. Cremonesi ha parlato con Dennis Morson, il responsabile della logistica dell’azienda Bonatti che ha deciso di far utilizzare un’auto per lo spostamento dei 4 rapiti, anziché una barca dalla Tunisia: “la situazione qui nella Libia occidentale negli ultimi due mesi e mezzo si era fatta molto più calma. Non mi è sembrato un azzardo farli arrivare con un nostro autista”. Ma, scrive Cremonesi, “vista da Tripoli la situazione appare molto più complicata. Per i 138 membri del Congresso generale nazionale (Gnc), l’organismo di governo dominato dalle liste islamiche che si scontra direttamente con il parlamento di Tobruk, il rapimento degli italiani può diventare un’occasione per rilanciare la loro statura internazionale e addirittura il dialogo con Roma. ‘Perché il governo italiano non parla con noi, invece di preferire i rapporti con Tobruk?’, esclama subito Mohammad Abu Sidra, uno dei leader più noti del Fronte islamico. Lui e un altro deputato, Ismahil Al Aib Gharian, non lesinano parole per condannare il rapimento. ‘Stiamo facendo di tutto per il rilascio degli italiani. Da noi ogni straniero è sacro. Abbiamo i nostri uomini sul posto. Sappiamo dove sono stati portati e crediamo di conoscere i loro rapitori. Gli italiani potrebbero venire liberati presto”. Il messaggio, sottolinea Cremonesi, è molto più politico e 2nasce dal risentimento contro la diplomazia italiana, che accusano di aver abbandonato l’equidistanza tra i due governi in Libia, per sostenere invece le proposte per un governo di unità nazionale sostenute dall’inviato dell’Onu Bernardino Leòn. ‘A Roma devono capire che l’alta Corte di Tripoli, il massimo organismo giuridico libico, a novembre ha dichiarato illegale il Parlamento di Tobruk. Leòn fa male a ignorarla e così anche l’Italia. Noi siamo disposti a superare l’impasse indicendo elezioni anticipate”, “ma ogni dialogo costruttivo necessita che venga rispettata una condizione fondamentale: il capo militare di Tobruk, il generale Khalifa Haftar, deve essere dimesso”. E da Tobruk lo stesso Haftar ha postato su Facebook (con l’account Comando Generale delle Forze armate) un breve messaggio in cui -spiega Cremonesi- ha accusato le milizie di Zuwarah (la città presso Mellitah dove sono stati rapiti gli italiani) di essere alleate ad “Alba della Libia” (Fajir Libya, la milizia che raccoglie gli armati pro-Tripoli) e di aver “preso gli italiani per scambiarli con gli scafisti libici e fare pressioni sull’Italia”.
A pagina 5: “’Niente scambi’, la linea di Alfano”, “Roma respinge l’ipotesi rilanciata da fonti libiche”. Si riferiscono poi le parole del presidente Mattarella, ieri in visita a Malta: “’Collaboriamo con i servizi dell’area’”. L’articolo è firmato da Fiorenza Sarzanini, così come il “retroscena” più in basso: “Messaggi e interferenze, corsa contro il tempo degli 007. Escluso il movente politico”. Scrive Sarzanini che “l’assenza di rivendicazione viene interpretata come un segnale positivo dall’intelligence”, perché conferma che i 4 italiani sono nelle mani di una banda criminale: “e questo convince sulla necessità di chiudere la trattativa prima possibile, per evitare interferenze sempre possibili”. Ma anche evitare che la banda renda pubbliche le proprie istanze e rilanciare sulle contropartite, chiedendo la scarcerazione di trafficanti di uomini detenuti nelle nostre carceri. Si ricorda quindi che l’11 luglio scorso a Pozzallo sono stati arrestati sette trafficanti di uomini, di varie nazionalità. Non sono quindi tutti libici, ma sarebbero inseriti nell’organizzazione delle traversate da Zaura e altri porti libici.
Su La Repubblica, pagina 7: “Il giallo degli scafisti, le due versioni di Alfano. ‘Il governo non tratta’”, “Il ministro non esclude lo scambio con i rapiti, poi smentisce”. Il Viminale, secondo il quotidiano, ha lasciato intendere che sul rapimento incombe la richiesta di scambio con gli scafisti libici detenuti in Italia. ‘Non credo che possiamo escludere alcuna pista”, ha detto Alfano, facendo capire, indirettamente, che l’ipotesi, in un primo momento alquanto inverosimile, potrebbe essere il segnale di una trattativa già in corso. Poco più tardi, nel pomeriggio di ieri, il ministro torna sull’argomento e dice: “In ogni caso, il governo non tratta”. Sembra la risposta -scrive il quotidiano- ad un contatto già avuto con i rapitori, anche se fino a tarda serata non è arrivata alcuna rivendicazione.
Piazza della Loggia
Su La Repubblica, le pagine 2 e 3 sono dedicate alla condanna all’ergastolo per la strage di Piazza della Loggia di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte: “Piazza della Loggia, due ergastoli 41 anni dopo, ‘Finalmente giustizia’”, “Brescia, condannati l’ordinovista Maggi e la spia Tramonte. Le lacrime dei parenti delle vittime: cambia la storia d’Italia”. Piero Colaprico firma una lunga ricostruzione: “La verità sul patto tra neofascisti e servizi deviati”. Che inizia così: “Qualcuno dunque è stato. Oppure: qualcuno dunque è Stato, con la S maiuscola”, lo stabilisce per la prima volta una sentenza, quella della seconda Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Anna Conforti e che potrebbe, con il tempo, diventare storica. “Sin da subito -scrive Colaprico- sin dagli anni Settanta, chi cerca la verità sulle stragi s’imbatte in vari nemici non dichiarati ufficialmente, dall’oscurità dei servizi segreti (allora Sid) alla complessità delle trame sovranazionali”. Più avanti: “si obietterà che a vedersi precipitare nell’ergastolo, nel ‘fine pena mai’ non sono i protagonisti principali di quell’epoca lontana e insanguinata”. Eppure i due condannati -scrive Colaprico- non sono “delle comparse”. Uno è Maurizio Tramonte, 64 anni, ‘fonte Tritone’ per l’Ufficio Affari riservati, al quale, nipote di un poliziotto, collaborava come informatore retribuito fin da giovane. E’ accusato di aver partecipato alle riunioni organizzative della Strage. Sapeva, spiava, ha taciuto. L’altro è il medico neofascista Carlo Maria Maggi, ai tempi una sorta di proconsole al Nord di Pino Rauti, il fondatore di Ordine Nuovo, gruppo messo fuori legge nel 1973. A ottantuno anni, malato, ma non tanto da ottenere ancora sospensioni del processo, Maggi rappresenta l’ingranaggio principale della catena di comando che portò la gelingite da una trattoria a due passi da piazza San Marco sino a Brescia. Dopo il sangue versato, esortava i camerati: ‘Brescia non può restare un fatto isolato’”.
Su questo tema, da segnalare anche un intervento di Benedetta Tobagi, figlia del giornalista ucciso da un gruppo terroristico dell’estrema sinistra: “Qualcosa è cambiato”.
Su La Stampa, pagina 7: “Piazza della Loggia, due ergastoli quarantuno anni dopo la bomba”, “Gli ex militanti di Ordine Nuovo Maggi e Tramonte giudicati colpevoli. Sono le condanne più importanti dei neofascisti per la stagione delle stragi”. A raccontare “la storia” di quella “cellula veneta di Ordine Nuovo che è sempre stata al centro delle indagini su quasi tutte le stragi del periodo 1969-1974, e che in un modo o l’altro l’aveva fatta franca”, è Michele Brambilla. Si ricorda che Maggi era stato già processato per la strage di Piazza Fontana ed era stato assolto. Anche su questo fronte, su questo processo, c’erano state varie condanne, poi cancellate in Appello e in Cassazione. L’ultimo filone di indagini aveva portato sul banco degli imputati, oltre a Maggi e Tramonte, anche l’ordinovista Delfo Zorzi, il generale dei carabinieri Francesco delfino e l’ex segretario del Msi Pino Rauti. Erano stati assolti tutti per insufficienza di prove anche in appello, nel 2012. Ma questa seconda sentenza è stata bocciata in parte dalla Cassazione, che ha accettato le assoluzioni di Zorzi, rauti e Delfino, ma ha definito “ingiustificabili e superficiali” quelle di Maggi e Tramonte. Cos’ hanno ordinato un nuovo appello, quello che si è concluso ieri a Milano.
Sul Corriere della Sera, pagina 23: “Piazza Della Loggia. Due ergastoli 41 anni dopo”, “Il verdetto: la strage ideata dagli ordinovisti Maggi e Tramonte”. E sul tema un commento di Giovanni Bianconi: “Ora la verità storica è anche giudiziaria”. Ad ordinare ed eseguire le stragi, dunque -scrive Bianconi- furono, insieme ad altri, il leader di una formazione dichiaratamente fascista e un militante che faceva l’informatore delle spie, “le quali, a loro volta, anziché contribuire alle indagini, le inquinarono. Un depistaggio che ha resistito per oltre quarant’anni, fino alla sentenza di ieri. Manca ancora l’ultimo passo in Cassazione, è vero, ma nella precedente pronuncia i giudici supremi avevano indicato proprio questa soluzione”.
Tasse
La Stampa, pagina 5: “’L’Italia ha già avuto lo sconto’. Bruxelles fredda sul piano di Renzi”. E si riferiscono le parole pronunciate ieri dal Commissario Ue agli Affari Economici Pierre Moscovici: “è presto per dare un giudizio, non c’è stato un confronto col governo”, “un giudizio sul piano fiscale è molto prematuro”. Quando gli pongono il quesito, scrive il corrispondente da Bruxelles Marco Zatterin, il commissario ammette di non aver ricevuto comunicazioni da Roma sul nuovo pacchetto di tagli alle imposte, di non averne parlato con il governo e di non aver neanche letto l’intervista in cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha rivelato di puntare sulla clausola europea di flessibilità e sui maggiori margini fiscali che essa consente, per finanziare la fine di Tasi ecc. Risponde Moscovici: “L’Italia ne ha già chiesto l’attivazione e, non a caso, l’ha ottenuta”. Sabato scorso, ricorda Zatterin, Renzi ha annunciato un programma di forte riduzione delle tasse, che vale 45 miliardi nel 2016-2018. I tecnici della Commissione rivelano di aver scoperto l’intenzione dai giornali, anche “con qualche sorpresa”, perché il percorso di risanamento su cui l’Italia ha camminato sinora con successo appare virtuoso ma povero di margini per deviazioni. Roma ha fruito della clausola di flessibilità di Bruxelles nel 2015, causa cattiva congiuntura.
Sul Corriere un “retroscena” di Francesca Basso: “I paletti della Ue per un fisco più leggero”, “Moscovici: ‘Le misure del governo italiano valutate in base alle nostre regole sulla flessibilità’. A settembre la soluzione per le coperture dei tagli. Il pacchetto entrerà nella legge di Stabilità”.
Sul Sole 24 Ore: “Moscovici: prematuro parlare di flessibilità”, “Il commissario Ue: valuteremo le proposte italiane sulla base delle nostre regole”. Scrive Beda Romano da Bruxelles che la Commissione Ue ha accolto ieri le prime linee-guida che il governo italiano vuole utilizzare per preparare nelle prossime settimane la Legge di Stabilità 2016 con atteggiamento “guardingo e prudente”. Romano ricorda poi che ieri il ministro dell’Economia Padoan ha fatto capire che intende finanziare i tagli fiscali attraverso una riduzione della spesa e minori sforzi sul fronte del risanamento, pur continuando a rispettare le regole europee di bilancio. L’Italia si è impegnata in un disavanzo nel 2015 del 2,6% del Pil. L’anno prossimo, il deficit dovrebbe scendere all’1,8%, ma l’obiettivo italiano è di fermarsi al 2,2% per evitare misure troppo restrittive. Accetterà la Commissione europea questo ragionamento? E’ ancora presto per dirlo, scrive Romano. Il ministro Padoan ha ragione quando dice che l’Italia in questi mesi ha goduto di una immagine positiva a Bruxelles, “ma la prudenza comunitaria (altri parlerebbero di pregiudizio) nei confronti dell’Italia è una caratteristica difficile da scalfire”.
Sulla stessa pagina, le parole di Padoan: “’Taglio tasse stimolo per la crescita’”, “Padona: bisogna intervenire sulla spesa”. E le dichiarazioni del presidente di Confcommercio Sangalli: “Riduzione Irpef da 8 miliardi”. Il taglio delle tasse, ha spiegato Padoan, “è efficace se è credibile ed è credibile se è permanente: deve perciò derivare da tagli di spesa”.
Il Corriere della Sera: “Padoan: meno tasse se cala la spesa. Slitta il rimborso per gli ultimi 730”. E le parole del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi: “niente sanzioni per gli errori sul precompilato”. Poi le cifre sul debito pubblico, che è al 135,1% del Pil”.
Grecia
Il Foglio ha intervistato ieri il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, quando si era appena conclusa la conference call dei Governatori del Consiglio direttivo della Bce. Mario Draghi ha deciso di alzare nuovamente, a 900 milioni di euro, i fondi della liquidità d’emergenza (Ela) per le banche greche. Per questo la conversazione con Visco, spiega il quotidiano, non può che iniziare dallo stato attuale dell’Unione monetaria. L’area euro esce indebolita o rafforzata dalla prova greca? Visco: “Per ora, più consapevole. L’integrazione europea ha proceduto storicamente per fasi. Dai disastri del Dopoguerra è cresciuta con l’aspirazione della pace, della giustizia, della libertà. A lungo abbiamo concentrato l’attenzione sulla capacità di sviluppo economico dell’area che, anche grazie all’integrazione stessa, è oggi elevata. Prima è venuto il mercato interno, poi la moneta unica. E già al momento della nascita dell’euro Tommaso Padoa Schioppa -di cui il Governatore conserva uno degli ultimi libri sulla scrivania di Via Nazionale- sosteneva che una moneta senza stato non può essere sostenibile”. Ed è un insegnamento ancora valido, per il Governatore: “Se l’integrazione è un processo -dice- l’unione politica dev’esserne l’esito. Nelle tappe intermedie s’incontrano rischi, e oggi il rischio è costituito dalla diffidenza fra nazioni che è emersa prepotentemente negli ultimi mesi”. Visco precisa di riferirsi tanto alla crisi greca che alla possibilità di una Brexit. Lo sboom finanziario della Grecia, secondo il Governatore, è stato solo il detonatore di una situazione accumulata negli anni: “con una crescita economica non sostenuta da un aumento della produttività, con una spesa al di là delle proprie possibilità e il conseguente crescente squilibrio di bilancio”. Adesso “la questione del debito greco andrà affrontata, anche allungandone ulteriormente nel tempo le scadenze, ma è evidente che questo non sarà sufficiente a superare le difficoltà del Paese. Il costo del debito per la Grecia è già basso, il rimborso è diluito nel tempo”.
Il Sole 24 Ore, pagina 3: “Banche greche, nuovo ossigeno Bce”, “Alzato di 900 milioni (a 90,4 miliardi) il tetto per la liquidità d’emergenza”. E sulle prospettive, a proposito delle bacnhe greche: “istituti appesi al filo dell’Eurotower”, “Per la maggior parte delle banche si apre ora la difficile fase della ristrutturazione”.
A pagina 2 de Il sole: “Tsipras, la nuova sfida ai ribelli di Syriza”. E un articolo di Vittorio Da Rold parla della “realpolitik” ad Atene: “La metamorfosi del premier: da leader di partito a capo del Paese”.
Su La Repubblica, pagina 11: “Grecia, altre 2 riforme, giustizia e banche. Sale la liquidità Bce”. E le parole di Tsipras: “non è il nostro piano ma vinceremo”. Restano fuori le baby-pensioni, ricorda il quotidiano. E sulla stessa pagina: “E ad Atene torna la Troika, colpo per il premier”. Il 25 gennaio sembra un secolo fa, Tispras aveva annunciato, dopo il trionfo elettorale che la troika apparteneva al passato. Dopo un semestre di “confino” a Bruxelles “sotto falso nome”, perché la più gettonata definizione era “le istituzioni”, scrive Ettore Livini, la troika (Ue, Bce, Fmi) ha fatto un ritorno trionfale ad Atene: avranno un primo incontro con l’Ufficio bilancio di Atene per verificare i danni collaterali causati dai controlli sui capitali. Ed entro pochi giorni dovranno produrre un primo bilancio del disastro economico dell’ultimo mese, che servirà da base per il terzo piano di salvataggio.
Jihadisti d’Italia
La Repubblica, alle pagine 4 e 5, dando conto dell’arresto di due giovani, un tunisino e un pachistano, ieri: “Il piano degli jihadisti, ‘Abbattiamo un aereo mentre sta decollando’”, “Brescia, arrestati un tunisino e un pakistano, nel mirino la base militare di Ghedi e i carabinieri”. Il tunisino, Lassard Briki, ha 35 anni ed è un addetto alle pulizie. Il pachistano, Muhammad Wakas, è un autista di un’azienda alimentare di 27 anni.
Sulle stesse pagine, le intercettazioni dell’inchiesta, con le telefonate fra i due arrestati: “’Usiamo i kalashnikov, prendiamo degli ostaggi e ammazziamoli”.
La Stampa: “Due jihadisti ‘fai da te’ arrestati dalla Digos a Brescia”, “Inneggiavano all’Isis su Facebook e si addestravano alla guerriglia”. Entrambi vivono in Italia da anni e sono in regola con i documenti. Sono stati arrestati con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale.
Sulla stessa pagina: “Quegli allenamenti alla Playstatio per colpire il Duomo e il Colosseo”, “Tra gli obiettivi vagheggiati l’aeroporto militare di Ghedi”.
Renzi in Israele
Su La Stampa: “’No al boicottaggio di Israele. Uniti contro il terrorismo’”, “Renzi al Parlamento di Gerusalemme: ‘La vostra sicurezza p la nostra’. Poi incontra il leader palestinese Abu Mazen: la pace solo con due Stati”.
E di questo si occupa il “retroscena” di Maurizio Molinari da Gerusalemme: “Quella campagna lanciata dalle Ong per isolare lo Stato ebraico”, “Partita dai palestinesi, ha contagiato l’Ue e danneggia l’economia”.
Due pagine su La Repubblica: “’Chi boicotta Israele fa male a se stesso’”, “Il premier Renzi in visita alla Knesset e al presidente Abu Mazen, ‘Per la pace servono due Stati’”.
Un lungo articolo anche sul Corriere sul discorso alla Knesset di Renzi: “’Voi non avete il diritto, ma il dovere di esistere’”, “Chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso”, “L’esistenza di Israele precede di secoli ogni accordo internazionale. E lo Stato si Israele esiste nonostante l’Olocausto”, “La pace che domandiamo per Gerusalemme sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto due Stati per due popoli”.
Labour
Su La Repubblica, a pagina 30, si riproduce l’intervento tenuto ieri al think tang “Progress” dall’ex primo ministro britannico Tony Blair: “Per vincere la sinistra si adatti al mondo”, “La gente non vota per noi perché difendiamo una politica superata e distaccata dalla società”. Il quotidiano spiega che in testa come futuro leader del Labour c’è il radicale Jeremy Corbyn (a dirlo è un sondaggio di The Times, sarebbe al 43% dei consensi), e Tony Blair lancia l’allarme.
Del tema si occupa ampiamente in prima Il Foglio, che cita in apertura queste parole di Tony Blair: “Se il vostro cuore è con Corbyn, avete bisogno di un trapianto”.