Per chi suona la campana di Napolitano?

Il Corriere della Sera: “L’amaro sfogo del presidente”, “Napolitano chiede riforme condivise, appello a Forza Italia”.

A centro pagina: “Sconto per buona condotta. Tremila detenuti in uscita con il nuovo pacchetto carceri”.

 

La Repubblica: “Napolitano: no al voto anticipato”, “’Posso sempre lasciare’. Berlusconi pronto a chieder l’impeachment”.

In apertura a sinistra: “Ecco il decreto svuota carceri, più sconti di pena”.

Di spalla, sulla Germania: “La terza volta di Angela e le speranze dell’Europa”.

 

L’Unità: “L’ultimatum di Napolitano”, “’Riforme subito, a esse è legato il mio incarico. Berlusconi non evochi golpe immaginari’”.

A centro pagina: “Il decaduto s’aggrappa a Forza Forcone”.

 

La Stampa: “Forconi, allarme di Napolitano”, “’Rischio scosse sociali’. Appello a Forza Italia: non rompa sulle riforme”.

 

Il Fatto: “Re Giorgio avverte Renzi. Come dico io o me ne vado”.

 

Il Giornale: “Napolitano ricatta l’Italia”, “O Letta o morte”, “’Si fa come dico io o mi dimetto’. Il presidente in difficoltà minaccia il Parlamento”, “Il sondaggio: Alfano cala al 3%, Monti è sotto il 2”.

 

Il Sole 24 Ore: “Prima casa, Tasi più leggera”, “Si va verso un tetto massimo dell’1 per mille, senza aumenti dei Comuni”.

Sotto la testata: “Napolitano: rischio di scosse sociali, no al voto anticipato”.

In taglio basso: “Telecom balza in Borsa (+5%)”, “Giallo BlackRock: prima spra il 10%, poi al 9,97%. Consob all’attacco”.

 

Napolitano, governo, Renzi, Pd.

 

Il Corriere della Sera dedica 3 pagine al discorso pronunciato ieri dal Presidente della Repubblica. Nella cronaca (“Riforme, l’ultimatum di Napolitano: valuterò se l’incarico è sostenibile”, “’Rischio di tensioni sociali’. E chiede a Forza Italia di dialogare”) si evidenzia la “voce ferma” con cui Napolitano ha letto il suo discorso pre-natalizio, un discorso “in cui non ha dato per scontata la sua permanenza al Quirinale”, e in cui ha “descritto un Paese scosso dalle tensioni sociali (ma anche da chi strumentalizza il malessere diffuso) e ancora fermo in mezzo al guado a causa di una politica dedita più all’inazione che al varo delle riforme”. Alle forze politiche Napolitano chiede la “ricerca della più larga convergenza in Parlamento”, sia sulla legge elettorale che sulle riforme costituzionali, “come quelle del superamento del bicameralismo paritario, delle snellimento del Parlamento, della semplificazione del processo legislativo, della revisione del Titolo V varato nel 2001”. “Sono costretto a ripeterlo, ma si è imperdonabilmente pestata acqua nel mortaio”, ha detto il Presidente della Repubblica, criticando l’inazione del Parlamento. Sulla sentenza della Corte Cosituzionale: “La Corte non ha espresso una preferenza per l’uno o l’altro sistema elettorale che ne potesse scaturire, ma ha lasciato libera e aperta dinanzi al Parlamento la scelta di una compiuta, nuova, normativa elettorale”. Scrive il quotidiano che poi Napolitano ha dedicato un intero paragrafo alle vicende giudiziarie di Berlusconi. E lo ha fatto dopo aver chiesto a Forza Italia di “non abbandonare il disegno delle riforme costituzionali”. In riferimento a Berlusconi: “La severità delle sanzioni inflitte può indurre l’interessato e la sua difesa a tentare la strada di possibili procedimenti di revisione o proporre ricorsi in sede europea. Ma non autorizza ad evocare immaginari colpi di Stato e oscuri disegni cui non sarebbero state estranee le nostre più alte istituzioni di garanzia. Queste estremizzazioni possono solo provocare guasti alla vita democratica”. Sulle proteste di questi giorni e su chi soffia sul fuoco: “Va data la massima attenzione a quanti non sono raggiunti da risposte al loro disagio: categorie, gruppi, persone che possono farsi coinvolgere in proteste indiscriminate e financo violente”. Napolitano ha poi sottolineato che il malessere sociale “da noi si esaspera nel confronto con i fenomeni di corruzione o di insultante malcostume che si producono nelle istituzioni così come i comportamenti volti ad evadere l’obbligo della lealtà fiscale”.

 

La Repubblica scrive del vestito grigio ghiaccio indossato da Renzi in occasione della cerimonia al Quirinale e della sua decisione di andar via prima del buffet e del brindisi con il Capo dello Stato: “Il sospetto che voglia distinguersi a tutti i costi dalla romanità politica viene”. Due ministri del Nuovo Centrodestra e del Pd dicono: “L’ha fatto apposta. Si è vestito in chiaro per sgarbo e se ne è andato prima per non mischiarsi con noi”. Secondo il quotidiano “Napolitano ha illuminato una traiettoria programmatica e temporale radicalmente diversa da quella immaginata da Renzi, e il gelo, la distanza tra i due, è nei fatti, seppur mitigata da una telefonata serale per mitigare le interpretazioni malevole della sua uscita alla chetichella”.

 

La Stampa scrive invece che “Renzi e Letta stanno con il Presidente”, e, in riferimento al gelo che non ci sarebbe, secondo il quotidiano, da parte di Renzi verso il Colle, si riproduce la nota che Renzi ha fatto diramare da una sua fedelissima, Maria Elena Boschi: si dà “pienamente ragione” a Napolitano “quando richiama le forze politiche alla responsabilità di fare finalmente le riforme, una legge elettorale che garantisca la governabilità, e quando ricorda l’urgenza di dare risposte concrete di fronte alla gravità della crisi economica e sociale”. Qualcun altro nel cerchio stretto dei renziani interpreta perfino le parole di Napolitano sulla stabilità, che non è un valore se non si traduce in una azione di governo adeguata, come una frase dal valore “quasi renziano”. Quanto a Letta, “il premier ritiene vi siano ormai le condizioni per imprimere una accelerazione al nuovo corso iniziato il 2 ottobre di un governo politico che ora metterà nero su bianco degli impegni precisi”.

 

Per Il Fatto, invece, bersaglio del Quirinale è stato proprio Renzi: “se il neosegretario Pd pensa di fare la legge elettorale con Grillo e Berlusconi e di andare alle elezioni nel 2014 io mi dimetto”.

 

Tornando a La Stampa, si dà conto della reazione del Cavaliere. “Berlusconi: Napolitano si dimetta, non mi fa paura”. Secondo il quotidiano il commento del Cav da Arcore sarebbe stato il seguente: “Napolitano ha superato il limite della decenza. Oggi abbiamo avuto l’ulteriore conferma della fine della sua funzione istituzionale, di garanzia, super partes. Mi chiede di partecipare alle riforme e poi mi mette alla gogna. Ora torna a minacciare di dimettersi se non si fa quello che vuole lui? Va bene, si dimetta, non mi mette paura”. I sondaggi darebbero il centrodestra in vantaggio sul centrosinistra, con un 33,4 per cento contro il 31,9. Con il nuovo centrodestra inchiodato al 3,6 per cento (sondaggio Euromedia Research, ndr). Dunque “subito una nuova legge elettorale e poi al voto”. Un mattarellum riveduto e corretto con la quota proporzionale trasformata in parte in premio di maggioranza. “E’ quello che vuole anche Renzi”, avrebbe spiegato Berlusconi. Ma il segretario Pd non si è ancora espresso – sottolinea La Stampa – per non mettere in crisi il rapporto con Alfano. Quest’ultimo, se dovesse passare questo sistema elettorale, sarebbe costretto a trattare con il Cav le candidature nei collegi. Su La Repubblica: “Il Cavaliere pronto al colpo di coda finale, ‘ha ragione Grillo, è tempo di impeachment’”. Per il Cavaliere “le parole di Napolitano sarebbero la conferma che è stato il Quirinale il regista delle operazioni con le quali hanno tramato per farlo fuori”. Si cita anche il tweet del superfalco di Forza Italia Augusto Minzolini in riferimento al Capo dello Stato: “Il suo interventismo continuo rende la richiesta di impeachment di Grillo sempre più convincente”.

 

Il Sole 24 Ore evidenzia del messaggio di Napolitano la contrarietà ad un voto anticipato. E lo fa riferendo questo passaggio: “E’ importante che l’Italia continui ad essere governata nel 2014. L’Europa ci guarda ed è diffusa fra gli italiani la domanda di risposte, non l’aspettativa di elezioni anticipate dall’esito dubbio”.

 

Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti nell’editoriale in prima pagina scrive che Napolitano non vuole “sentire parlare di prendere atto del fallimento del suo progetto di larghe intese, che in realtà è un monocolore Pd vecchia guardia”, “convoca ministri come se fosse un premier, modifica gli equilibri con la nomina di senatori a vita amici, lancia ogni giorno proclami da dittatore”, “come arbitro non è più credibile, l’Italia ha bisogno di tornare al più presto alle urne per avere un Parlamento legittimo”, “il problema non sono i forconi in piazza ma Napolitano al Quirinale”.

 

Alle pagine interne de Il Giornale si scrive anche che nel discorso di Napolitano ci sarebbe stata una “apertura” sui “Forconi”, nel momento in cui il Colle ha chiesto attenzione alle cause del malessere. Il quotidiano riferisce i dati di un sondaggio di Euromedia secondo cui gli italiani vorrebbero votare per il partito dei forconi. Di fianco: “Berlusconi si gode i sondaggi: aumenta il vantaggio sul Pd”, sempre in riferimento ai dati di Euromedia. Viene confermata l’ipotesi che Berlusconi voglia un ritorno subito al Mattarellum.

 

Per restare alla legge elettorale, il Corriere della Sera scrive che Renzi è disposto anche a rinunciare a sistemi elettorali a lui più congeniali, per puntare su una proposta che avrebbe già riscosso il sì delle diverse correnti del Pd e di Sel: si tratta della proposta di legge prima firma Michele Nicoletti che prevede un doppio turno di coalizione con il superamento della soglia del 40 per cento e l’omogeneità dei sistemi di Camera e Senato per evitare maggioranze difformi nei due rami del Parlamento (non si sa mai il monocameralismo non vada in porto). E poiché ora la legge elettorale è affare della Camera, il cammino potrebbe riprendere più celermente. I democratici invece, secondo il quotidiano, si dividono sulla questione delle unioni civili, poiché sono timide, per Ivan Scalfarotto e Paolo Concia le proposte dei senatori renziani sul modello di civil partnership (chi convive ha diritti pari ai coniugati).

 

Per restare in tema segnaliamo da La Stampa un lungo intervento di Vladimiro Zagrebelsky, con il titolo: “Diritti civili, Renzi riapre il dossier”, “un tema dimenticato”: “I problemi sono ancora lì, tali da mettere l’Italia in cattiva luce in Europa”, “la paralisi politica ha riguardato anche specificamente il Pd, bloccato sia dal difficile dialogo con i partiti alleati, sia dalle divergenze e dalle interdizioni interne”. Va pertanto apprezzato che Renzi abbia “rotto il silenzio” e messo tra le urgenze anche alcuni temi di diritti civili: “Lo ha fatto, come l’occasione permetteva, in modo generico. Ma lo ha fatto”. Tre le questioni: Bossi Fini-trattamento dei migranti, Ius Soli – acquisizione della cittadinanza italiana, Unioni civili, etero ed omosessuali.

 

Su La Repubblica: “Prodi sancisce il divorzio dal Pd, ‘Non entrerò in direzione, non ho più rinnovato la tessera’”, “Arcygay contro Renzi: unioni civili proposta inaccettabile”. E, nella pagina di fianco: “Sì al Pse, l’ultimo strappo di Matteo”, “’Solo così peseremo in Europa’”, “Missione a Bruxelles a gennaio. Ma i cattolici resistono”.

 

Governo, carceri

 

“Già domani il Consiglio dei ministri darà seguito alle parole del Capo dello Stato sulla giustizia”, ha detto ieri il Presidente del Consiglio Letta. Oggi il Consiglio dei Ministri varerà un decreto sulle carceri che, secondo il Corriere della Sera, permetterà l’uscita, nelle prossime settimane, di circa 3000 detenuti. La misura avrà effetti immediati, saliranno a 7000 se si includono coloro che sono già usciti in base a misure già emanate. Verrà istituita la figura del garante nazionale dei diritti delle persone detenute. Spiega il Corriere che non si tratta di amnistia o indulto, perché sarà tutto devoluto all’azione della magistratura di sorveglianza, le misure premiali non comporteranno alcun automatismo nella applicazione dei benefici. Previsti benefici e sgravi fiscali per i datori di lavoro che impieghino detenuti.

 

Su La Repubblica: “Sconti di pena e braccialetto elettronico”. Ogni sei mesi di detenzione si potrà usufruire di una detrazione di 75 giorni (prima erano 45)

 

La Stampa scrive che il Ministro Cancellieri annuncia anche il diritto si scontare gli ultimi 18 mesi di arresti ai domiciliari. Per quel che riguarda le tossicodipendenze, ci sarà una graduazione diversa rispetto a quella imposta dalla Fini-Giovanardi. Qualora si sia di fronte a spaccio “di lieve entità”, la pena è distinta da quella per spaccio tout court, passando ad una più lieve, da 1 a 5 anni, con multa da 3000 a 26 mila euro. Significa concessione dei domiciliari o trasferimento in comunità.

 

Internazionale

 

La Repubblica riferisce della sentenza riguardante lo scandalo Datagate pronunciata da un giudice federale, Richard Leon, nominato da Bush nel 2002: ha accolto il ricorso di un attivista dei diritti civili, un ultraconservatore, Larry Klayman. Nella sentenza si legge: “Non riesco ad immaginare una invasione più indiscriminata ed arbitraria di questa raccolta ed archiviazione dei dati personali di ogni singolo cittadino. Senz’altro tutto questo è una palese violazione del quarto emendamento della nostra Costituzione”. Da quando è scoppiato il caso dell’attività spionistica della agenzia per la sicurezza nazionale Nsa, è la prima volta che un giudice federale mette nero su bianco la sua accusa contro il programma. La sua accusa è spietata: “Vengono violati i diritti sacri che impediscono perquisizioni e sequestri senza un preciso mandato”, “non ci sono prove evidenti che questa attività del governo abbia sventato attentati contro il nostro Paese”.

Su La Stampa: “Snowden: l’offerta della Nsa, ‘se sta zitto avrà l’amnistia’”. La Nsa potrebbe offrire all’ex analista, esule a Mosca, l’amnistia in cambio dell’impegno a non svelare altri segreti. In una intervista il capo della task force creata dalla Nsa per valutare l’entità del danno arrecato dalle rivelazioni di Snowden, Rick Ledgett, ha spiegato in una intervista alla Cbs che “vale la pena avere una conversazione sulla ipotesi e della amnistia”. Ledgett ha detto che rispetto ai circa 1,7 milioni di documenti prelevati da Snowden, appena l’1 per cento è stato reso pubblico.

Secondo La Stampa non si può escludere che le parole di Ledgett celino un negoziato in corso, tanto più che il padre di Snowden ha fatto più volte la spola tra Usa e Russia.

 

“Al via il terzo governo Merkel”, titola Il Sole 24 Ore, spiegando che questa mattina il governo di grande coalizione sarà votato al Bundestag, quasi tre mesi dopo le elezioni. Sigmar Gabriel, leader della Spd, che ha vinto la scommessa del referendum presso la base del partito per approvare la Grande coalizione, avrà il ministero dell’economia sommato a quello dell’energia. E quest’ultimo potrebbe lanciarlo nei consensi se riuscisse a quadrare il cerchio della politica di EnergieWende, il cambio della politica energetica che vuole conciliare la fine del nucleare entro il 2022 e la spinta alle rinnovabili con il contenimento dei costi. Per la prima volta sarà una donna a guidare il ministero della Difesa: è l’astro nascente della Cdu Ursula Von Der Leyen (era al ministero della famiglia e del lavoro). Madre di sette figli, erede di una dinastia politica, sarà alle prese con una sfida complicata, la gestione della difesa, materia di cui sa poco.

Se ne occupa anche La Repubblica con Bernardo Valli, che pone l’accento sulle “speranze dell’Europa”, visto che a partire da giovedì si terrà il Consiglio europeo a Bruxelles: nell’accordo di governo (185 pagine) il riferimento all’Europa è preciso e sbrigativo, “ha il tono di una giaculatoria: auspica – meglio suona – come l’impegno a una più grande integrazione”. Ma a Bruxelles ci si aspetta qualcosa di concreto, ovvero lo sblocco del processo per l’Unione bancaria e l’avvio di una Europa più attenta ai problemi sociali. Del resto, secondo Valli, le trattative sono state lunghe proprio perché la Spd ha dovuto vincere la resistenza dei conservatori, in particolare del bavarese Seehofer, riluttanti ad accettare l’impronta sociale indispensabile ai socialdemocratici per giustificare l’accordo di fronte ai loro elettori. Centrale è la stata la richiesta socialdemocratica di istituire un salario minimo a 8,50 euro l’ora: finora le questioni salariali erano trattate dalle parti sociali. Secondo l’istituto Diw, 5,6 milioni di persone, vale a dire il 17 per cento dei salariati, nella Repubblica federale tedesca guadagnano meno di 8,50 euro all’ora, e non pochi scendono a 5. Si è anche deciso di migliorare le pensioni più basse e di portare l’età di pensionamento da 67 a 63 anni.

 

La Stampa dedica una intera pagina al “nuovo corso” in Cina. Si legge che l’ex capo della Sicurezza cinese, Yongkang sarebbe agli arresti domiciliari dall’inizio di dicembre per abuso di potere (“a Pechino cadono gli ex intoccabili”). Ora rischia l’ergastolo. Sulla stessa pagina: “la tagliola anti-corrotti di Xi per salvare il partito unico”, “in un anno 160 mila funzionari puniti”, “basta una telefonata, un sms o una email per mandare un burocrate sotto inchiesta”.

 

La Repubblica dedica ampio spazio alle decisioni assunte dal governo del conservatore spagnolo Rajoy: “Vietato protestare, la stretta di Rajoy”, “Spagna, no ai cortei davanti ai palazzi della politica e multe a chi insulta gli agenti”, “Il governo prepara una nuova legge sull’ordine pubblico: proibiti anche i sit-in”. Con un lungo commento dello scrittore ed opinionista Javier Marias (copyright el Pais): “Quello spudorato ritorno al franchismo che rovescia la giustizia”.

 

Su Il Sole 24 Ore si focalizza l’attenzione sul viaggio a Mosca previsto per oggi del presidente ucraino Yanukovich. Il consigliere economico del presidente russo Putin, Andrej Belousov, ha ieri dichiarato: “In Uucraina la situazione è tale che senza dei prestiti, da una parte o dall’altra, non riusciranno a mantenere stabile l’economia”. Ieri l’Ue, come scrive il quotidiano, ha tentato di tenere aperta la porta a Kiev per un accordo di associazione e, parallelamente, di rassicurare la Russia. L’Alto rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton ha detto: “Abbiamo assicurato alla Russia che beneficerà di un eventuale accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Ue in termini di maggiore prosperità. Un tale accordo sarebbe compatibile con le intese commerciali in essere e con i legami della Russia con i Paesi della regione”. Ma resta la preoccupazione Ue per i missili russi a Kaliningrad, la cui presenza è stata confermata dal quotidiano russo Izvestija, citando fonti del ministero della Difesa.

 

E poi

 

In prima pagina su molti quotidiani c’è un richiamo al debutto record in Borsa per la Moncler, l’azienda che produce piumini. Il marchio francese, rilanciato dall’italiano Remo Ruffini, “pesa più di Mediaset”, scrive il Corriere, visto che ieri l’ha ha superata nei. La capitalizzazione di Moncler, schizzata a 3,7 miliardi dai 2,5 del collocamento, “vale come metà Fiat”. “Moncler boom, c’è un’Italia che va”, scrive Nicola Porro su Il Giornale.

Su La Stampa: “Moncler, titolo alle stelle. L’attrazione della Borsa per la oda made in Italy”.

Su La Repubblica, alle pagine R2, una intervista di Federico Rampini ad Al Gore, ex vicepresidente Usa, premio Nobel e Oscar: “Il futuro secondo Al”. “Il mondo che viene” è il titolo del suo libro.

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