La Repubblica: “Il Pdl all’assalto del tribunale”, “A Milano i deputati invadono il Palazzo di Giustizia. Irritazione di Napolitano che oggi riceve Alfano. Grillo a Bresani: rinuncia ai rimborsi”, “Sì al legittimo impedimento per Berlusconi. Ma i pm di Napoli: subito a giudizio”.
In taglio basso: “L’Italia sfida l’India: i marò restano qui”.
Di spalla: “Oggi primo voto del Conclave dopo lo scontro sullo Ior”.
Il Fatto: “Il Pdl occupa il tribunale. Tacciono Pd e Quirinale”.
In taglio basso: “Il governo truffa l’India: ‘I marò ce li teniamo noi”.
Il Giornale, in riferimento alla manifestazione Pdl a Milano parla di “Svolta nel centrodestra” e titola: “Marcia delle libertà”. In taglio basso: “L’Italia si riprende i marò. Era ora”.
Il Corriere della Sera, a centro pagina: “Giustizia, la marcia del Pdl”, “I parlamentari protestano nel tribunale di Milano per le visite fiscali al Cavaliere”, “Ma i medici questa volta danno ragione a Berlusconi”. A centro pagina: “I marò restano in Italia, lite con l’India”.
Sotto la testata: “Sfida a quattro per il nuovo Papa. Ior, critiche dei cardinali a Bertone”.
La Stampa, in riferimento alle richieste dei pm di Napoli: “’Berlusconi subito a giudizio’. E il Pdl invade il tribunale”, “Oggi Alfano chiederà a Napolitano di intervenire sul Csm”.
Sotto la testata: “Cardinali, l’ultimo scontro è con Bertone sullo Ior. Nel pomeriggio il Conclave”.
Di spalla: “Il governo sfida l’India: ‘I marò restano in Italia’”. E ancora di spalla: “Duello Grillo-Bersani. ‘Rinunci ai rimborsi’. ‘Sia più trasparente’”.
L’Unità: “La marcia eversiva del Pdl”, “I parlamentari invadono il Tribunale di Milano. Alfano minaccia l’Aventino e oggi va al Quirinale”. A centro pagina: “Bersani: non andremo a caccia di deputati”.
Libero: “Giustizia da ricovero”, “Altra visita fiscale, però la Boccassini viene scornata: Berlusconi sta davvero male e deve restare in ospedale, salta l’udienza. Ma da Napoli parte una nuova offensiva: Silvio subito a processo. I parlamentari Pdl marciano sul tribunale. Ma da Napoli parte una nuova offensiva: Silvio subito a processo. I parlamentari Pdl marciano sul Tribunale. Oggi protesta da Napolitano: ‘Pronti all’Aventino’”.
Il Sole 24 Ore: “Allarme delle Pmi: siamo senza credito e liquidità”, “Squinzi: lo Stato paghi subito 48 miliardi di debiti alle aziende”. In taglio basso: “Spread, testa a testa Italia-Spagna”.
Berlusconi, Pdl
Scrive La Stampa che l’accelerazione dei procedimenti penali a carico di Silvio Berlusconi ha provocato la reazione plateale da parte dei parlamentari del Pdl, che ieri hanno inscenato una protesta sulla scalinata del Palazzo di giustizia di Milano, “invadendo” il Tribunale. A Napoli i pm che indagano sul caso De Gregorio hanno chiesto il giudizio immediato per il Cavaliere, che ha ottenuto il legittimo impedimento per il processo Ruby. Insomma, come scrive l’inviato da Napoli, l’operazione libertà, ovvero la compravendita di senatori ai tempi del governo Prodi per farlo cadere, è finita sul banco degli imputati. In tre successivi interrogatori davanti ai pm napoletani il senatore Sergio De Gregorio, ex Idv passato al centrodestra, ha vuotato il sacco, rivelando di esser stato comprato per tre milioni di euro (uno pagato da Forza Italia, due al nero, con contanti che Berlusconi girava a Lavitola, ex direttore de L’Avanti, che a sua volta consegnava a De Gregorio). L’accusa, ricorda Il Fatto, è di corruzione e il giudizio immediato, che salta l’udienza preliminare, può esser chiesto quando la prova è “evidente”. Berlusconi e i suoi coimputati – Lavitola e De Gregorio – hanno venti giorni di tempo a loro volta per chiedere il rito abbreviato, ovvero il giudizio allo stato degli atti senza un dibattimento vero e proprio. Secondo il quotidiano non ci sarebbe nessuna imminente richiesta di arresto per Berlusconi: i pm hanno preferito il processo immediato senza custodia cautelare per evitare polemiche e strumentalizzazioni. La squadra dei pm napoletani conta di chiudere prima della prescrizione, che dovrebbe scattare nel 2015. Intanto ieri Sergio De Gregorio è stato interrogato a Roma per due ore, in relazione alla ipotizzata compravendita dei deputati Razzi e Scilipoti: “Sono stato sette anni al Senato – ha detto – e sinceramente di quanto succedeva alla Camera non mi sono interessato”. Il quotidiano ricorda anche la vicenda della misteriosa cassetta con la registrazione della “proposta indecente” di De Gregorio al senatore Idv Giuseppe Caforio: quest’ultimo avrebbe registrato l’offerta formulatagli nell’ottobre 2007 (5 milioni) ma la cassetta fu consegnata ad Antonio Di Pietro, che denunciò con un video su youtube l’episodio. Ma cinque anni e mezzo dopo la prova regina non si trova, e ieri lo stesso De Gregorio ha insinuato che Di Pietro non abbia consegnato il nastro ai pm romani: “un ex magistrato che perde un documento di quella importanza non si era mai visto”.
Ma nel corso dell’interrogatorio napoletano – al di là delle dichiarazioni ai giornalisti fatte ieri a Roma – De Gregorio si sarebbe mostrato consapevole della registrazione effettuata dal senatore Caforio, del fatto che quella cassetta fosse depositata agli uffici della Procura di Roma, che archiviò l’indagine.
Le notizie che, come ricorda il Corriere, si sono diffuse in una sola mattina, relativamente alla sorte di Silvio Berlusconi (nel giro di pochi minuti i giudici dapprima hanno negato il legittimo impedimento per il caso Ruby, poi mandato una visita fiscale ricoverato al San Raffaele, infine il lancio di agenzia in cui si dava conto della richiesta di giudizio immediato nella inchiesta napoletana) ha spinto i parlamentari Pdl che erano riuniti nella sede della Unione del commercio, a compiere un “blitz” al Tribunale di Milano, sorprendendo anche i carabinieri: deputati e senatori trovano le porte dell’Aula chiuse a chiave, si schierano sulle scale del tribunale, rilasciano dichiarazioni e intonano l’inno di Mameli. Alle cinque del pomeriggio arriva l’esito della visita fiscale, che dà ragione a Berlusconi: scompenso pressorio, pressione sopra i 200, quindi si configura la ragione per un “assoluto impedimento”. Oggi dunque il Pdl porterà al Presidente della Repubblica Napolitano un messaggio che Alfano illustra così: “abbiamo un grandissimo rispetto per lui e siamo dispiaciuti per l’evolversi della giornata, ma l’aggravarsi della situazione ci ha portato ad essere qui”. Alfano definisce Napolitano “uomo saggio”, ricorda che è anche presidente del CSM e che a lui verrà affidata la preoccupazione per quella che definisce “l’emergenza democratica”. Ma, come sottolinea il Corriere, la minaccia avanzata da Alfano è alta: “Stiamo valutando l’opportunità di non partecipare ai lavori parlamentari fino a che le nostre istanze non saranno prese in esame”. Già per la prima seduta, in programma venerdì prossimo, i pidiellini potrebbero ritirarsi sull’Aventino.
Il Fatto, polemicamente, in riferimento alla manifestazione davanti al Tribunale, scrive che “di fronte a una sfida contro un potere dello Stato come quella di ieri si registra il sostanziale silenzio istituzionale”. Il Quirinale, scrive il quotidiano, ieri sera si è limitato a dire che “resta l’esigenza, sempre affermata, di un rapporto civile, rispettoso e costruttivo tra politica e magistratura”, ma “nessuna reazione dei vertici Pd”, a parte il responsabile giustizia Orlando che al Fatto Tv dice che “il Pdl dimostra uno scarso senso delle istituzioni”.
La scena di ieri al Tribunale evoca per alcuni commentatori il set de Il Caimano, di Nanni Moretti. “I caimani” è il titolo dell’editoriale in prima pagina su La Repubblica del direttore Ezio Mauro; “Sembra l’ultima scena de ‘Il caimano’, ma senza il Caimano”, scrive Gramellini in prima su La Stampa.
Il Foglio descrive in prima pagina un Pdl “stravolto”, con un totale isolamento e senso di disperazione del Cav e del suo partito. L’articolo inizia con le parole dell’avvocato dell’ex premier Ghedini: “Non si fermeranno”, dice, alludendo alla Procura di Napoli. Ghedini agita lo spettro di una richiesta di arresto che il capogruppo del Movimento 5 Stelle Crimi quasi rende reale, quando dice, “voteremo perché Berlusconi venga arrestato, perché risulti ineleggibile”. La novità – scrive il Foglio – è che nel prossimo parlamento, in aula, c’è una maggioranza favorevole al grillage giudiziario. Sono in molti a chiedersi come è potuto succedere che “la grande rimonta elettorale si sia risolta in questo lugubre isolamento”. Gli errori: innanzitutto quello di non aver rivendicato il senso di una operazione politica di pacificazione nazionale, in riferimento alle ultime fasi del rapporto con il governo Monti, non aver voluto costruire le premesse per quell’accordo di sistema con il Pd che oggi, tra i marosi della crisi economica e dei suoi personali guai giudiziari, sarebbe prezioso anche per dare all’Italia una prospettiva di governo. Oggi Alfano salirà al Quirinale con una serie di richieste che Napolitano non potrà nemmeno ricevere.
L’Unità scrive che per Berlusconi è anche una trattativa politica in extremis: si tratterebbe della disponibilità praticamente in bianco ad un governo del Presidente in cambio di una “protezione”. E in particolare di garanzie che a Palazzo Madama Pd e Scelta civica abbiano un comportamento “garantista” e non diano via libera alla richiesta dei Pm. Ma è – scrive L’Unità – una proposta oggettivamente molto difficile da digerire.
Su Il Giornale: “i grillini giustizialisti: ‘Sì al carcere per Silvio’. Il senatore Crimi: pronti a votare una richiesta di autorizzazione a procedere. E si legge: “Se non ora quando? Dopo la mancata vittoria elettorale, l’ossessione infinita dell’antiberlusconismo torna alla ribalta”. E dopo l’appello lanciato dalla rivista Micromega (tra i firmatari Camilleri, D’Arcais, Fo, Spinelli) perché sia dichiarata l’ineleggibilità di Berlusconi ai sensi della legge sui titolari di concessioni e della legge Mammì, ora, per Il Giornale, Pd e Movimento 5 Stelle si confrontano su questo terreno e “iniziano la gara di idee” su come eliminare un avversario che ha dimostrato alle ultime elezioni di essere ancora competitivo. Nella pagina di fianco: “Napoli tenta l’affondo: processo subito”. Il riferimento è ancora una volta al caso De Gregorio e al pool di magistrati di cui fa parte Woodcock, che ha chiesto il giudizio immediato per Berlusconi. Il Gip, ricorda Il Giornale, ha cinque giorni per accogliere l’istanza degli inquirenti.
Pd-Grillo-finanziamento pubblico
“Ora Grillo punta a far restare Monti”, titola L’Unità.
Il neocapogruppo al Senato del movimento 5 Stelle Crimi spiega a L’Unità: è sbagliato parlare di Italia senza governo. Con la prorogatio del governo Monti il Parlamento potrebbe comunque iniziare a legiferare su molti punti importanti, a partire dal taglio dei costi della politica. Gli fa eco la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi: “In Belgio sono andati avanti quasi due anni, ha funzionato alla grande”, “il Parlamento sarebbe perfettamente in grado di legiferare, ed è quello che noi intendiamo fare”. Gli si obietta che in carica resterebbe Monti, personalità sempre avversata dai grillini: “Solo per l’ordinaria amministrazione, senza alcun indirizzo politico”, spiega Crimi.
I quotidiani danno conto della “sfida” di Grillo al segretario Pd sui rimborsi: con un post sul suo blog il leader del Movimento 5 Stelle ha confermato la rinuncia ai contributi pubblici per le spese sostenute. Per il M5S si tratta di oltre 42 milioni di euro. “Il mio auspicio – ha scritto Grillo – è che tutte le forze politiche seguano il nostro esempio, in particolare il Pd meno Elle, al quale spettano 48 milioni di euro, al Pdl ‘solo’ 38. Non è necessaria una legge, è sufficiente che Bersani dichiari su carta intestata, come ha fatto il Movimento 5 Stelle, la volontà di rifiutare i rimborsi con una firma. Per facilitare il compito ho preparato il documento che Bersani può firmare per ufficializzare il rifiuto. Bersani, firma qui! Meno parole e più fatti”. Così l’hashtag #bersanifirmaqui ieri impazzava su twitter. Il Corriere della Sera riproduce il facsimile della lettera indirizzata al Presidente della Camera prefirmata da Bersani e preparata da Grillo. La risposta del segretario Pd: “La discussione si deve legare alla trasparenza nei partiti”. Il quotidiano ricorda che, in base alle leggi vigenti, i grillini non avrebbero diritto ai rimborsi neppure se li volessero: la norma approvata la scorsa estate prevede infatti che per riceverli le forze politiche, entro 45 giorni dalle elezioni, debbano dotarsi di un “atto costitutivo” e di uno statuto. Lo Statuto, si legge all’articolo 5 della legge dello scorso anno, deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti.
Conclave
La Stampa parla di “scintille” tra Bertone e il brasiliano Braz de Avis sulla questione Ior. L’ultima congregazione generale, ieri, ha visto tornare protagonista lo Ior, la “banca Vaticana” con uno scambio tra il cardinale Bertone e il prefetto della congregazione dei religiosi, il brasiliano Braz de Aviz. Perché sul Conclave, secondo il vaticanista Tornielli, soffia il vento del cambiamento per la gestione della Curia, per le finanze vaticane e per una nuova collegialità che funzioni anche da deterrente rispetto al rischio di una gestione “privatistica” della Chiesa. Anche un curiale di lungo corso come il cardinale Giovanni Battista Re, che nella sistina svolgerà le funzioni di decano, ha preso la parola per dire che la Curia va cambiata. In difesa della Curia è intervenuto il “papabile” brasiliano Scherer. Il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi, incontrando La Stampa, ha detto che Bertone “in forma concisa”, ha parlato della “natura dello Ior” e del “procedimento di inserimento nel sistema internazionale dei controlli money val contro il riciclaggio”. Lombardi ha anche ricordato la richiesta dei cardinali di vederci più chiaro sulle vicende dello Ior. In Aula è accaduto che Bertone ha criticato Braz de Aviz per aver manifestato sabato scorso il suo dissenso sulla gestione dello Ior e della Curia Romana, e per il fatto che quel dissenso fosse stato reso pubblico. Sospettandolo di fatto di aver passato alla stampa italiana il resoconto del suo intervento. Braz non ha lasciato cadere nel vuoto le parole di Bertone: ha chiesto nuovamente la parola per smentire di aver trasmesso qualcosa all’esterno. Il porporato brasiliano ha invece avanzato il sospetto che le informazioni potrebbero essere state filtrate dalla “organizzazione” e numerosi cardinali, a questo punto, hanno applaudito.