Oggi il vertice Ue

La Repubblica: “D’Alema: non mi ricandido”, “’Ma se perde Bersani darò battaglia’. Renzi: ora tocc agli altri”.

Di spalla: “Anti-corruzione, sì con la fiducia. ‘Aiuterà la crescita’”.

A centro pagina, con foto del dibattito delle presidenziali Usa: “La rivincita di Obama nel duello tv. Gaffe di Romney offende le donne”.

In taglio basso: “I Btp vanno a ruba, spread ancora giù”.

 

Corriere della Sera: “Lo spread dà tregua all’Italia”, “Monti: misure brutali, evitata la catastrofe finanziaria”.

Sotto la testata: “Il Senato vota la legge anticorruzione. Il governo: aiuterà a sbloccare la crescita”.

In taglio basso: “D’Alema annuncia: non mi ricandido”.

 

La Stampa: “Primo sì all’anticorruzione”, “Spread ai minimi, boom Btp Italia. Monti: misure brutali, ma catastrofe evitata”.

Sotto la testata, il richiamo ad un’intervista che il presidente francese ha concesso ad alcuni grandi quotidiani europei, tra cui La Stampa: “Il progetto di Hollande: ‘Un’Europa a più velocità e con cerchi differenti’”.

A centro pagina, il dibattito delle presidenziali Usa: “Obama si riscatta e ora cerca il colpo da ko”.

 

Il Sole 24 Ore: “Tassi Btp al 4,7%, mercati in rally”, “Rendimenti ai minimi di aprile, spread sui Bund a 312. Il Btp Italia raccoglie 10 miliardi”. “Borse europee in rialzo sull’attesa degli aiuti alla Spagna e i progressi nel negoziato in Grecia: Piazza Affari sale dell’1,56%”.

Di spalla: “Sì all’anticorruzione. Severino: adesso tocca all’incandidabilità”.

In taglio basso: “Effetto Tobin tax: a rischio in Borsa il 30% degli scambi”.

 

L’Unità: “D’Alema: con Bersani senza deroga”. Nell’intervista al quotidiano spiega: “Solo il segretari può fare un vero rinnovamento. Se vincerà, non mi ricandiderò. Un successo di Renzi porterà conflitto”.

In basso: “Sì all’anticorruzione. Ma è solo l’inizio”.

 

Il Giornale: “Casa Fini, atto secondo”, “’L’Espresso conferma con nuove carte che il ‘Giornale’ aveva ragione: l’appartamento era del cognato. Il presidente della Camera ha mentito agli italiani. Ora si dimetta”.

 

Libero parla di “nuove prove su Montecarlo” e titola: “Fini, che fai: ti cacci?”, “Pure L’Espresso lo sbugiarda sulla vicenda della casa nel Principato svenduta al cognato. Ora vediamo se finalmente il presidente della Camera mantiene la promessa e si dimette”.

 

IL Fatto: “Casa di Montecarlo, ora Finiè nei guai”, “le carte che provano i rapporti tra il ras delle slot Corallo, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani. I due fratelli inviarono i loro documenti all’uomo che un mese dopo acquistò l’alloggio. Il presidente della Camera aveva detto: ‘Se è di mio cognato, mi dimetto’”.

 

Europa

 

Il Sole 24 Ore si occupa dei rialzi di alcune Borse europee: Madrid +2,37%, Milano +1,56%. La spiegazione starebbe nelle voci di accordi vicini sugli aiuti alla Spagna e i nuovi prestiti alla Grecia. Per quel che riguarda l’Italia, lo spread Btp Bund è a 312 punti e il quotidiano parla di una “impennata” di richieste per i nostri titoli di Stato. In tre giorni, richieste per 10 miliardi. E’ “il ritorno in grande stile degli investitori istituzionali”. Fabio Pavesi firma un’analisi della situazione: “Sarà anche stata la decisione di Moody’s di non gettare il debito della Spagna nel Purgatorio del debito spazzatura a galvanizzare i mercati. Con gli spread dei Paesi periferici, Italia inclusa, a registrare forti restringimenti e con le Borse toniche sia a Milano che a Madrid. Ma Moody’s di fatto non poteva fare diversamente. Se si pensa -come fanno pressoché tutti gli osservatori- che la Spagna , pur tra mille indugi del governo di Mariano Rajoy, non sarà lasciata al suo destino, allora degradare Madrid ora proprio non avrebbe senso. Queste cose il mercato le sa e non da ieri. Tanti piccoli segnali nei giorni scorsi hanno confermato un ritorno di fiducia sui Paesi fragili del Sud Europa. Per la prima volta a settembre scorso, come segnala Crédit Suisse, i capitali privati hanno rifatto capolino in quel di Madrid, invertendo la fuga copiosa in corso dall’inizio del 2011. Ma anche nel nostro Paese già dal luglio scorso ‘si sono interrotti i disinvestimenti di portafoglio in titoli italiani da parte di operatori esteri’, come ha segnalato Bankitalia l’altro ieri”.

E inizia oggi a Bruxelles il tanto atteso Consiglio europeo: “si parte dal supercommissario”, scrive L’Unità I leader dell’Unione non dovranno occuparsi di Atene, visto che tutti insieme hanno deciso di aspettare il rapporto della trojka che pare si stia orientando verso la concessione al governo Samaras del tanto agognato rinvio di due anni. Anche il dossier Madrid “viaggia, per così dire, da solo”: la riduzione degli spread per la Spagna viene attribuita, tra l’altro, alla rinuncia da parte del fronte dei duri a imporre al governo Rajoy la richiesta di intervento del fondo salva-Stati Esm, con i dolorosi annessi delle ulteriori misure di austerity Il quotidiano parla poi della proposta venuta qualche giorno fa dal ministro delle finanze tedesco Schauble per il rafforzamento dei poteri del Commissario Ue agli affari economici. Berlino la intende come la prova di come la Germania sia intenzionata a spingere verso l’unione fiscale e l’unione politica. Ma la mossa viene accolta con freddezza a Bruxelles e nelle capitali europee. “L’idea del supercommissario si colloca sul terreno delle cessioni di sovranità da parte dei singoli Stati nazionali e quindi nel rispetto dei diritti e delle prerogative dei Parlamenti. Non deve stupire quindi che l’opposizione più dura all’ipotesi del ministro tedesco si sia manifestata proprio in Germania, dove il tema è molto sentito, sia a destra che a sinistra”. Per L’Unità l’idea è confusa, anche se si potrebbe accreditare al ministro delle finanze l’onestà delle buone intenzioni. Se non fosse che è proprio il governo tedesco a boicottare quello che tutti., a Bruxelles, nella Bce e nelle cancellerie europee considerano il primo inevitabile passaggio di una politica economica della Ue, ovvero la creazione di una Unione Bancaria il cui primo gradino dovrebbe essere l’assunzione del controllo sui grandi istituti di credito da parte della Bce.

Sulla stessa questione da segnalare anche l’analisi del Sole 24 Ore: “La Ue divisa sulla vigilanza. I 27 cercano un compromesso sull’unione bancaria”. Peraltro resta il nodo dei Paesi fuori dalla moneta unica: i leader stanno studiando una formula per coinvolgerli nel progetto di sorveglianza. I Paesi extra zona euro non vogliono subire le decisioni dei 17 nell’Eba, responsabile di regolamentare il mercato unico a 27. “Se l’Unione bancaria ci viene presentata sotto la forma attuale metteremo senza dubbio il veto”, ha detto ieri il premier ceco Necas.

La Stampa ha avvolto le pagine del giornale con una copertina dedicata all’Europa: “Visti da lontano”, un inserto di 16 pagine. Vista da lontano, l’Europa suscita un misto di ammirazione e preoccupazione, ha garantito decenni di pace e il recente Nobel ne è la testimonianza. Ma c’è l’altra Europa, quella che sembra faticare a trovare una risposta comune alla crisi: i giudizi del sindaco di New York Bloomberg, in una intervista (“E’ la leadership la chiave per superare la crisi”); di Guido Mantega, ministro delle finanze brasiliano (la Germania “dovrebbe essere più flessibile e non mettere il coltello alla gola di Spagna e Portogallo”); di Cui Hongjian, analista cinese (“Facciamo affari insieme. Ma da voi chi decide?”); dell’uomo più ricco del mondo, il messicano Carlos Slim Helù (“Oggi il vostro benessere è diventato insostenibile”, “l’età pensionabile deve essere alzata, la società di oggi ha bisogno di esperienza r conoscenza”).

Alle pagine 4 e 5 un’intervista del presidente francese Hollande: “Credo in un’Europa che avanzi a più velocità, per cerchi differenti. Si possono chiamare ‘avanguardia’, ‘stati precursori’, ‘nocciolo duro’, poco importano i nomi. E’ l’idea che conta. Abbiamo una zona euro che è un patrimonio, e richiede un nuovo governo. Questa zona euro deve prendere una dimensione politica. Sono farevole a che l’eurogruppo, che riunisce i ministri delle finanze, sia rinforzato e che il suo Presidente si veda affidare un mandato chiaro e sufficientemente lungo. Sono anche favorevole a una riunione mensile dei capi di Stato e di governo di questa zona”. Per Hollande il budget europeo è anche uno strumento per stimolare l’economia, in particolare attraverso i fondi strutturali: “Propongo di fare di più, mobilitando delle risorse supplementari. La tassa sulle transazioni finanziarie sarà l’oggetto di una cooperazione rafforzata. 11 Paesi si sono detti d’accordo. Auspico che il suo gettito sia destinato per una parte a dei progetti di investimento e per un’altra a fondi di formazione per i giovani.

 

Primarie

 

“Se vince Bersani non chiederò deroghe”: così L’Unità sintetizza l’intervista a Massimo D’Alema. Di Renzi dice: “le sue posizioni rappresentano l’irrompere del qualunquismo populista nel nostro campo e il rischio, come ha scritto Scalfari -che ha fatto riferimento addirittura al craxismo- di una vera e propria mutazione”; “nel messaggio di Renzi non si scorge la denuncia del danno prodotto in Italia dalla destra. C’è, al contrari, la necessità di liquidare un’intera classe politica”; “se vince Renzi temo si aprirà un conflitto. D’altro canto è quello che vuole lui, quello che annuncia”, “se vince Bersani promotore del rinnovamento io non chiederò alcuna deroga. Il Parlamento non è il luogo esclusivo dell’impegno politico”. D’altra parte “nel momento in cui D’Alema, Veltroni e forse altre personalità usciranno dal Parlamento, dall’altra parte resteranno le personalità della destra”.

La Repubblica intervista Matteo Renzi, cui chiede un commento sull’annuncio di D’Alema.“La scelta di D’Alema -dice il sindaco di Firenze- è in linea con la stragrande maggioranza degli iscritti al Pd. E’ quello che pensano tutti. Lo pensavano pure di Veltroni. Ma io sono contento per un altro motivo”. Quale? “Finalmente la discussione sulla rottamazione può prendere un altro verso. Adesso la discussione può essere sui contenuti”. Su altri, eventuali passi indietro di qltri esponenti: “Nel momento in cui D’Alema e Veltroni fanno un gesto così, è evidente che tutti gli altri non potranno che fare la stessa cosa. Non è che mandiamo via D’Alema e ci teniamo Fioroni”.

Sullo stesso quotidiano, un “retroscena” secondo cui Bersani ha convinto D’Alema: “’Così fai la guerra a me e si va a sbattere’”, sintetizza il quotidiano.

Due pagine de L’Unità sono dedicate alle regole per le primarie: tetto di spese a 200 mila euro, gli elettori dovranno firmare la ‘carta di intenti’ a sostegno del centrosinistra, via libera all’albo, cui potranno registrarsi i votanti tra il 4 e il 25 novembre (e quindi anche il giorno del voto), in luoghi distinti da dove si vota, ma situati presso la sede del seggio elettorale. La ‘base elettorale’ sarà quella definita al primo turno e se qualcun altro vorrà votare al secondo, cioè il 2 dicembre (nel caso in cui nessun candidato abbia superato il 50 per cento al primo), potrà farlo se sarà “provata l’impossibilità” a registrarsi entro il 25 novembre.

 

E poi

 

Il Corriere ha un inserto dedicato alle primavere arabe. Con interventi di Franco Venturini (“La partita che l’Occidente può giocare”, “L’Europa e l’Italia sostengano i moderati contro gli estremisti”), di Alaa Al-Aswani, attivista dell’opposizione egiziana e scrittore (“Dopo i dittatori ora abbattiamo i pregiudizi arabi”, “Nessuna rinascita senza il progresso dei diritti. E l’unica soluzione ai problemi è la democrazia”) e della scrittrice libanese Joumana Haddad (“Ma queste rivoluzioni sono senza le donne”, “Dopo le dittature, è ora di rovesciare le nostre società patriarcali”).

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