Il Corriere della Sera apre con le notizie sulle primarie del centrosinistra: “Vincono i candidati lanciati da Renzi, Giachetti a Roma, Valente a Napoli”, “Affluenza in calo nella capitale. Sconfitto Bassolino”.
Ne scrive Aldo Cazzullo: “La resistenza di un rito”.
A centro pagina, sui tecnici italiani liberati in Libia: “’Sette mesi di fame e paura’”, “Il racconto degli italiani: i colleghi portati via, ci siamo liberati da soli”, “Il premier dice no all’intervento: con me al governo non andremo a invadere la Libia”.
Lorenzo Cremonesi intervista il vicepremier del governo di Tripoli, Ahmed Ahmid al Hafar, che dice: “’Mandateci armi e dottori, non soldati’”.
In prima la foto di Ronald e Nancy Reagan: “Addio Nancy, first lady dei sogni americani”. Con un articolo di Giuseppe Sarcina.
Sul vertice europeo che si apre oggi a Bruxelles su “migranti e confini”: “’Come tornare a Schengen’: il piano Juncker al vertice Ue”, di Federico Fubini.
In apertura a sinistra un editoriale di Alberto Alesina su economia ed elezioni negli Usa: “Usa al voto, la crisi che non c’è”.
A fondo pagina: “Quei nostri dati fiscali troppo vulnerabili”, “Il garante scrive a Padoan; venti punti critici, l’Anagrafe tributaria non è sicura”. Se ne occupa Luigi Ferrarella.
Di fianco: “Lo strano intrigo di San Gennaro”, “Le proteste sul Tesoro”, di Goffredo Buccini.
E sul “progetto per Venezia”: “’Un porto ferma le Grandi Navi’” (si riferisce ad un progetto dell’ex viceministro De Piccoli per un porto fuori Venezia da cui portare i turisti in città con barconi elettrici).
La Repubblica, in apertura a sinistra: “Primarie Pd, vince Giachetti a Roma. Affluenza in calo”, “Passano i candidati del premier. Nella capitale votanti dimezzati. Napoli, la Valente batte Bassolino”.
A questo tema sono dedicati il commento di Stefano Folli (“I numeri dell’apparato”) e “il racconto” di Sebastiano Messina (“Gli orfani di Marino e l’ironia di D’Alema”).
Di fianco, grande foto degli ostaggi italiani liberati in Libia, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo: “Gli ex ostaggi: ‘Picchiati e affamati, siamo fuggiti da soli, non è stato l’Is’”, “Arrivati in Italia, hanno saputo della morte dei colleghi”.
Con un’intervista di Vincenzo Nigro al sindaco di Sabrata: “Il sindaco di Sabrata dopo le polemiche: ‘Io non c’entro con il sequestro, nessuno ha chiesto il nostro aiuto’”.
A centro pagina, “Osservatorio europeo”, di Ilvo Diamanti: “Migranti, gli italiani hanno paura, via Schenegn, sì alle frontiere”.
Sulla colonna a destra: “Usa, addio a Nancy, presidentessa reaganiana”, “Con il marito Ronald alla Casa Bianca dal 1981, la first lady aveva 94 anni”, di Vittorio Zucconi.
A fondo pagina: “Contesa su San Gennaro: ‘Quel tesoro è del popolo’”, “Laici contro la Curia”.
E di fianco un’intervista di Emanuela Audisio ad Amalia Ercoli-Finzi, che ha ricevuto il premio dell’International Academy of Astronautics per la missione Philae: “La Signora delle Comete: ‘Adesso voglio la luna’”.
In prima anche “il caso”: “Ucciso a 23 anni dagli amici dopo un coca party”.
La Stampa apre con le parole degli ostaggi di Libia: “’In Libia otto mesi d’inferno’”, “Racconto choc degli ostaggi liberati al pm: calci e fame, poi siamo riusciti a fuggire”, “Il premier: ‘Noi mai in guerra’. Trattativa sulle salme degli altri due: i miliziani le trattengono, l’Italia propone un’autopsia comune”.
E in un’analisi di Massimo Russo si legge che “i favorevoli all’intervento crescono dopo Sabratha”, “L’indagine sulle conversazioni in rete: i contrari restano in lieve maggioranza”.
In apertura un commento di Lorenzo Vidino: “da Tripoli più pericoli per l’Italia”.
A centro pagina, foto di Ronald e Nancy Reagan: “Politica e glamour, addio a Nancy Reagan”, “Los Angeles, aveva 94 anni. Attrice come il marito, gli fece da consigliera negli anni della Casa Bianca”.
In basso: “Primarie Pd, Renzi pigliatutto”, “A Roma trionfa Giachetti, a Napoli la Valente batte Bassolino”.
Di fianco, intervista alla presidente della Camera: “Boldrini: donne, dite voi basta ai femminicidi”, “Chi non si ribella sbaglia”.
A fondo pagina: “Ucciso a martellate a 23 anni nel festino con droga e alcool”.
Il Fatto, sulle primarie Pd: “Non votano neanche i cinesi”, “Affluenza crollata a Roma. Vincono i renziani Giachetti e Valente”, “Mafia Capitale pesa nell’urna dei Democratici che dimezzano i consensi nelle consultazioni per scegliere i loro candidati a sindaco. A Ostia, commissariata da Alfano, solo 1403 votanti rispetto ai 5000 di tre anni fa ma per Guerini è ‘un ottimo risultato’. Passano i candidati vicini al premier. Per il Campidoglio c’è l’ex rutelliano, Bassolino sconfitto a Napoli, a Trieste passa Cosolini”.
Di fianco, intervista a Vittorio Feltri: “Adesso tocca a B. ma il centrodestra ormai è alla frutta”.
A centro pagina, con fotomontaggio di Monti, Adinolfi, Alfano, Sacconi, Casini e Santanché, accomunati dal quotidiano dall’essere “Gli yankee all’italiana (e a targhe alterne)”: “Noi, Amerikani per finta”, “ecco i politici vicini agli Usa per la sicurezza nel mondo, il liberismo, il cinema. Però quando si tratta di diritti civili, fingono di non capire e tacciono”.
Sotto la testata: “Renzi dalla D’Urso: ‘Niente guerra’. E Obama lo sa”, “In Italia i due rapiti: ‘Picchiati coi fucili’”.
Di fianco: “L’anniversario”, “Fukushima, quei 60 mesi per cancellare l’Apocalisse”.
In prima anche un articolo di Leonardo Coen: “Una bugia lunga 30 anni: come morì Sindona?”.
Il Giornale: “Dietro i rapimenti in Libia un terrorista passato in Libia”, “Siamo il crocevia dell’Isis”, “Uno dei capi del califfato nella zona in cui sono stati sequestrati i nostri connazionali aveva un passaporto rilasciato a Genova. Renzi frena: con me nessuna guerra”. Con un articolo di Fausto Biloslavo.
Poi il “controcorrente” di Angelo Allegri: “Quei 15mila fantasmi senza patria”, “Gli apolidi non hanno documenti, vivono tra noi ma ufficialmente non esistono”.
Più in basso, con foto della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia -e vicesegretaria Pd- Debora Serracchiani: “La talebana della morale che aiuta i compagni col vizietto della truffa”, di Stefano Filippi.
A centro pagina: “Reggia di Caserta, ville a 5 euro al mese”, “La nuova Affittpoli”, “Scandalo infinito: nel bosco della struttura case agli ex dipendenti a prezzi ridicoli”.
Il fondo di Piero Ostellino, in apertura a sinistra: “Roma allo sfascio”, “I topi nella Capitale simbolo di uno Stato capace solo di tassare”.
E più in basso: “Primarie Pd, affluenza ko, ma Giachetti vince a Roma”, di Laura Cesaretti.
In prima Aurelio Picca scrive della morte di Giorgio Ariani, doppiatore di “Ollio”: “Se muore la voce che dà corpo ai nostri sogni”.
I tecnici italiani liberati in Libia
Su La Stampa, alle pagine 2 e 3, Grazia Longo racconta il rientro in Italia di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno e dà conto delle loro dichiarazioni: “’Botte e un pasto al giorno. I nostri otto mesi d’inferno prima di riuscire a fuggire’”, “’Ci tenevano incappucciati, tra i carcerieri una donna’”.
E il “retroscena” di Guido Ruotolo: “Tutte le manovre dei Servizi italiani. Ora il braccio di ferro è sull’autopsia”, “L’Italia disposta a far partecipare anche un medico libico agli esami sui corpi di Failla e Piano: prosegue la trattativa”.
Ancora su La Stampa, a pagina 5: “Renzi: ‘Non invaderemo la Libia’”, “Il premier ospite della D’Urso: ‘Con me presidente l’Italia non manderà 5 mila uomini’. Botta e risposta con la Bonatti: ‘I 4 non dovevano essere lì’. La replica: tutto in regola”.
Sulla stessa pagina un’analisi di Massimo Rossi dà conto dei risultati dell’ascolto delle opinioni in rete e sui social network effettuato per il quotidiano tra il 1° e il 5 marzo, a cavallo tra l’uccisione di Failla e Piano a Sabratha e la liberazione degli altri due tecnici: “Crescono i favorevoli all’intervento dopo la tragedia di Sabratha”, “i contrari restano in lieve maggioranza”. A favore dell’intervento a febbraio 39,7%, a marzo 45,2%.
Su La Repubblica, pagina 2, scrive l’inviato a Tripoli, Vincenzo Nigro. “Il giallo delle salme bloccate in Libia. Renzi: niente intervento”, “Difficoltà per il rientro dei corpi di Failla e Piano. Tripoli: ‘Azioni militari solo con il nostro consenso’”. Nigro riferisce le parole del ministro degli Esteri di Tripoli, Aly Abuzaakouk: “E’ necessario che qualsiasi azione militare in Libia sia concordata nei dettagli col nostro governo a Tripoli e le nostre forze militari sul campo”.
Sulla stessa pagina, intervista dello stesso Nigro al sindaco di Sabratha, Hussein Al Dhawadi: “Il ‘sindaco’ di Sabrata: ‘Non c’entro col sequestro, ora combatto l’Is’”, “Credo che gli ostaggi siano stati ritrovati da una mia pattuglia in un’abitazione in cui erano stati lasciati’”.
A pagina 3 una ricostruzione di quanto avvenuto dal sequestro dei 4 tecnici della Bonatti alla loro liberazione, secondo il racconto dei due liberati, di Carlo Bonini: “’Noi quattro sempre insieme, picchiati e lasciati senza cibo. Ci siamo liberati da soli’”, “Calcagno e Pollicardo ai giudici: ‘Vivevamo al buio. Separati mercoledì dai nostri colleghi’. L’ipotesi: rapimento opera di una banda locale”.
A pagina 4, intervista alla vedova Failla: “Non voglio politici al funerale di Salvo, il cordoglio del Colle per me non ha valore’”, “Con mio marito lo Stato ha fallito e ora non è capace neanche di evitargli un’inutile autopsia’”.
Ue, migranti, Turchia
Su La Repubblica: “Scommessa Merkel, un patto con Ankara su frontiere e migranti”, “Oggi il vertice di Bruxelles: Berlino dovrà convincere i Paesi europei a scommettere sul governo di Erdogan”, scrive Tonia Mastrobuoni da Berlino.
Sul Corriere della Sera: “Frontiere chiuse”, “Sul tavolo del vertice a Bruxelles la sospensione di Schengen (e un calendario per riattivarlo). Ma tornare ai confini costerà alla Ue 10 miliardi all’anno”, scrive Federico Fubini. Si chiama “Back to Schengen”, ritorno a Schengen, il documento con cui il presidente della Commissione Ue Juncker si presenterà oggi all’ennesimo Consiglio europeo sull’emergenza dei rifugiati. Si tratta di un percorso a tappe per potere riattivare la libertà di circolazione in Europa già da dicembre: può sembrare “un’ambizione timida”, scrive Fubini, ma non lo è, se si pensa che fino a qualche settimana fa vari governi del centro Nord ipotizzavano un’esclusione da Schengen della Grecia e Bruxelles non escludeva una sospensione biennale. Già oggi Stati come Austria, Svezia, Danimarca e Ungheria hanno formalmente congelati gli accordi di Schengen. E Stati fondatori come la Francia, la Germania e il Belgio hanno riattivato i controlli. I leader europei oggi, con il premier turco Davutoglu, discuteranno soprattutto di come far sì che la Turchia trattenga, o riprenda, i migranti non siriani che non hanno diritto all’asilo politico. Ma per la Grecia già inondata di rifugiati non sarà una soluzione. Il governo di Atene, peraltro, non riesce ancora a concordare con i creditori dell’Ue e del Fondo Monetario Internazionale sui pesanti tagli alle pensioni richiesti e a luglio rischia il default se non si sbloccheranno i finanziamenti.
Su Il Messaggero l’analisi di Francesco Grillo: “L’emergenza migranti occasione per ritrovare lo spirito unitario”. Una proposta ci sarebbe, scrive Grillo: “considerando che la Grecia è l’epicentro di tutte e due le questioni -rifugiati ed euro- che in questi ultimi dodici mesi hanno rischiato di uccidere l’Unione e che la Germania è in entrambi i casi il Paese che rischia di più, proviamo ad unirle. A risolvere entrambi con la stessa mossa. Basterebbe, del resto, applicare uno sconto di qualche punto su debito che la Grecia ha, principalmente, nei confronti della Germania, per finanziare un’operazione che porterebbe l’Europa alla guida della più grande iniziativa umanitaria dalla fine della seconda Guerra mondiale”. Anche perché sarebbe destinata a disintegrarsi “un’Unione europea che dimostrasse” di poter rinunciare ad uno dei tratti fondanti, ovvero la libera circolazione delle persone, “per non saper accogliere un’ondata di migranti dolorosa ma il cui numero è, comunque, pari allo 0,2% della sua popolazione complessiva. Così come è destinata, prima o poi, al fallimento -si disse qualche mese fa- un’unione monetaria non in grado di risolvere definitivamente la crisi di uno Stato Membro importante come la Grecia, na il cui peso è pari a circa l’1,5% sulla ricchezza complessivamente prodotta dalla zona Euro”. Si potrebbe concedere alla Grecia una riduzione del debito che, “prima o poi, tornerà a dimostrarsi impagabile; in cambio della creazione -al confine con la Turchia- di una grande infrastruttura di accoglienza per tutti i rifugiati che ne avessero davvero bisogno”., dando accoglienza a rifugiati che hanno diritto ad asilo, andando a prendersi i rifugiati in Turchia se necessario. Contemporaneamente “andrebbe stabilita la natura temporanea dell’accoglienza”, chiarendo che ulteriori viaggi attraverso le frontiere sono un’assoluta eccezione, aperta solo a chi ha familiari in altri Stati dell’Unione, in modo da scoraggiare i migranti che attraversano il mare per ragioni economiche (perché l’accoglienza temporanea in un Paese che ha tassi di disoccupazione del 25% poco avrebbe a che fare con la possibilità di trovare un lavoro).
Su La Stampa ne scrive Marco Zatterin da Bruxelles: “’Identificazione dei migranti, Italia in regola’”, “Oggi il vertice Ue con la Turchia. Nella bozza del testo si afferma che la rotta balcanica ‘adesso è chiusa’ ma non c’è traccia delle modifiche al trattato di Dublino. I controlli ai confini necessari per distribuire i rifugiati”.
Su La Repubblica il sondaggio di Demos, con Ilvo Diamanti: “Italia anti-europea, 56% di no a Schengen. E solo un terzo ha fiducia nella Ue”, “Gli italiani chiedono, più di francesi, tedeschi e spagnoli, il ripristino dei controlli sulla circolazione delle persone. Percentuali alte nei partiti di destra, ma anche tra i simpatizzanti del Pd dove il 40% è contrario alla libertà di movimento, il doppio rispetto ai socialisti spagnoli”.
E alle pagine dei commenti e delle idee, su La Repubblica, un commento di Béatrice DelvauX, editorialista del quotidiano belga Le Soir: “Europa al bivio tra Merkel e Orban”.
Primarie italiane
Sul Corriere, pagina 8: “Giachetti travolge Morassut. ‘Il Pd faccia liste pulite’”, “Affluenza dimezzata rispetto alla volta scorsa. Il vincitore: era un’amichevole, punto alle elezioni. L’esponente della minoranza (“Morassut, ndr.): lo sosterrò subito”.
E il ritratto dello stesso Giachetti di Monica Guerzoni: “L’ex pannelliano e i 2 mila chilometri in cinquanta giorni”.
Su Il Messaggero: “Ora la sinistra rialza la testa. E per la Capitale spunta Bray”, scrive Nino Bertoloni Meli, “L’esito della conta incoraggia Sel: ‘Dare vita ovunque a una forza autonoma dal Nazareno’”, “La minoranza Dem non ci sta: ‘Stupidaggini’. E chiede a Renzi di non chiudere con gli ex alleati”.
Sul Corriere: “La soddisfazione di Renzi per i ‘suoi’ candidati: ma la sinistra sarà contro”, “per il segretario le prossime mosse di Bray e Bassolino restano un’incognita”,scrive Maria Teresa Meli
Su Il Giornale: “Un disastro le primarie Pd, ma Giachetti vince a Roma”, “Affluenza in picchiata, ma Renzi tira dritto: non ci rompano l’anima. Napoli, Bassolino ko”, di Laura Cesaretti.
Il Corriere intervista il vicesegretario Pd Guerini, che dice: “Chi non ha vinto si impegni comunque. Stavolta non ci sono state le truppe cammellate”.
Il Fatto: “Roma, primarie flop. Giachetti vince nel vuoto”, “Il crollo. Ai gazebo del centrosinistra per il Comune solo 50 mila votanti, la metà del 2013. Ma per alcuni sono poco sopra i 40 mila”.
E il quotidiano intervista Gianfranco Pasquino, docente di Scienza della politica: “Sconfitti Orfini e un partito romano sconquassato”.
A pagina 3, su Giachetti: “L’ex rutelliano scelto a Firenze dal Giglio magico”, scrive Fabrizio D’Esposito.
Da Napoli: “Bassolino perde. Esultano Valente e l’apparato dem”.
La Stampa: “Giachetti s’impone nella Capitale. Ma crolla l’affluenza ai gazebo Pd”, “Vince il vicepresidente della Camera. D’Alema: ‘Più cronisti che elettori’”.
E sulla stessa pagina, su Napoli: “Nel ‘tutti contro Bassolino’ vince la renziana Valente con un terzo di votanti in meno”.
Su La Repubblica: “Giachetti passa a Roma, l’affluenza è dimezzata. Napoli boccia Bassolino”, “Sotto il Vesuvio vince la Valente, anche lei renziana. Nelle altre città alta partecipazione. Al voto il 5 giugno”.
E sulla stessa pagina le dichiarazioni del vincitore delle primarie del centrosinistra a Roma, Roberto Giachetti: “’Ora me la gioco in tre mesi, la partita col M5S è aperta’”.
A pagina 7 “il racconto” della giornata del voto a Roma di Sebastiano Messina, che inizia con le dichiarazioni di Massimo D’Alema: “Vedo più osservatori che protagonisti”. “Poche file e scarso entusiasmo”, scrive Messina.
Poi un’intervista al presidente del Pd Matteo Orfini: “Meno voti del 2013 ma stavolta sono veri, senza capibastone e Mafia Capitale”, “I 50 mila di Roma non sono pochi e i 30 mila di Napoli sono un successo. I 5 Stelle scelgono i loro candidati con qualche migliaia di clic spiati’”.
Primarie Usa
Su Il Messaggero un articolo di Anna Guaita: “Primarie in Michigan, i repubblicani scaricano Rubio”. Nel Michigan, Stato dei Grandi Laghi, patria di Detroit e dell’industria dell’auto, il Super Saturday per i repubblicani ha segnato la sconfitta di Marco Rubio, al punto che i commentatori indipendenti hanno suggerito al 44enne senatore della Florida di ritirarsi per evitare che questa sua inutile corsa alla Casa Bianca rovini per sempre la sua carriera politica. “Se il partito sta reagendo contro la candidatura di Donald Trump -scrive Guaita- evidentemente ha scelto il senatore texano Ted Cruz, esponente della destra conservatrice, che sabato ha vinto nel Kansas e nel Maine, dimostrando di poter unire la base del partito anche dove non ci sia una netta prevalenza di evangelici, come nel Maine. La sua è stata un’affermazione abbastanza forte e varia da provare che può diventare lui la versa sfida a Donald Trump, che si è invece aggiudicato la Lousiana e il Kentucky”. Nel campo democratico, le ultime consultazioni confermano “un modello di voto: Bernie Sanders, il senatore socialista del Vermont, continua a vincere in Stati poco popolati e con una maggioranza di elettori bianchi, mentre Hillary Clinton si aggiudica gli Stati più popolosi e con elettorato etnicamente vario e con presenza importante di minoranze.
Sul Corriere, articolo di Giuseppe Sarcina: “Donald inquieto per Cruz in rimonta: sfidiamoci uno contro uno”, “Il dilemma dei Big repubblicani per stoppare il milionario, puntare sul senatore del Texas o insistere con Rubio”.
E sulla stessa pagina, le primarie viste dal Vaticano, di Massimo Franco: “La laica Hillary o Trump l’estremo? ‘Francesco è per il male minore’”, “All’ex presidente Bill Clinton fu negata l’udienza per due volte. Ma il tycoon ‘non è cristiano’”.
Su La Repubblica: “Dio, armi e populismo, l’ascesa di Cruz, stella dei conservatori”, “Il senatore texano si profila come il rivale di Trump: i repubblicani non lo amano ma non hanno scelta”, scrive Federico Rampini.
Da La Repubblica segnaliamo anche l’analisi di Nicholas Kristof: “L’incubo Donald Trump per la politica estera americana”.
E poi
Sul Corriere, pagina 6, articolo di Maria Serena Natale sulle elezioni in Slovacchia: “Slovacchia, la sinistra punita. Entra l’ultradestra antisemita”. Il partito socialdemocratico di Robert Fico ha mantenuto il primo posto ma è precipitato dal 44% del 2012 al 28,3%. Il tema elettorale di Fico è stato euroscetticismo e opposizione all’immigrazione, a dispetto delle sole 350 richieste d’asilo del 2015. E da luglio la Slovacchia avrà la presidenza europea di turno. E’ entrata in Parlamento il Partito del popolo-Nostra Slovacchia, di Marian Kotleba: diretta emanazione della Fratellanza slovacca, bandita dal 2006 e nota per le parate con uniformi nere della Guardia di Hlinka, il gruppo paramilitare che gestì la sicurezza interna sotto il regime filonazista di Jozef Tiso.
Sul Corriere Giuseppe Sarcina ricorda Nancy Reagan: “L’addio a Nancy, frivola e ‘guerriera’. Aiutò Reagan a cambiare la storia”. In basso, Massimo Gaggi scrive che è stata “un’icona dell’unità repubblicana (ormai perduta)”: erano i sovrani del partito in un’America scintillante.
Su La Repubblica: “Addio Nancy Reagan, la first lady che custodì il segreto del Presidente”, “Ex attrice come il marito, ne condivise il potere: era lei ad avere l’ultima parola sulla sua agenda”. Di Vittorio Zucconi.
Su La Stampa: “Addio a Nancy, eminenza rosa del presidente Reagan”, “Attrice di scarso successo, fu lei a spingere il marito alla politica”, scrive Paolo Mastrolilli.
Su La Stampa: “L’Iran impiccherà il magnate che aggirava le sanzioni”, “Babak Zanjani è accusato di aver sottratto 3 miliardi di dollari nelle transazioni petrolifere durante la presidenza Ahmadinejad”, scrive Claudio Gallo.
Sulla stessa pagina, Paolo Mastrolilli, da New York scrive che il New York Times ieri ha anticipato alcuni brani del nuovo libro di Shirin Ebadi (“Until we are free: My Fight for Human Rights in Iran”): “Ebadi e il tradimento del marito, ‘Una trappola del regime di Teheran’”, “La Nobel per la pace: Javad ricattato perché mi denunciasse”.
Su La Repubblica una intera pagina dedicata alla Turchia. Marco Ansaldo racconta la situazione dei cronisti del quotidiano Zaman: “’Così hanno spento la nostra voce, ora questo è il giornale di Erdogan’”, “I cronisti di Zaman raccontano come hanno commissariato il quotidiano di opposizione. In redazione ora i giornalisti mandati dal governo e in prima pagina appare il Sultano”.
E un’intervista dello stesso Ansaldo alla scrittrice turca Elif Shafak, che dice: “Fare il reporter è diventato pericoloso’”, “Un articolo, un libro o un tweet possono portarti in prigione: molte persone si autocensurano per paura. Questa non è democrazia’”.