Il Corriere della Sera apre con una intervista al Presidente Obama: “Con il Papa per sconfiggere la povertà”. E poi la politica interna: “Il Senato taglia le Province”. “Il governo ottiene la fiducia ma non fa il pieno di voti”. “Sì all’abolizione, non si rinnoveranno gli enti in scadenza. Delrio: un Paese più semplice”.
La Repubblica si presenta oggi in edicola con un nuovo formato. Il quotidiano è avvolto in una copertina che annuncia: “E’ un nuovo inizio”.
L’apertura è dedicata alle parole pronunciate dal ministro dell’Economia in un’intervista al quotidiano: “La Ue cambi su crescita e occupazione”, “Intervista a Padoan, ministro dell’Economia. ‘Difendo Cottarelli, mai dissidi col premier’. Napolitano: i tagli non siano immotivati. Redditi, 180 miliardi in mano al 5 per cento”.
A centro pagina: “Addio alle Province, sì del Senato. Il governo trema, poi la fiducia”.
La Stampa: “Lavoro, tensioni nel Pd”, “Oggi il decreto alla Camera. La minoranza a Renzi: daremo battaglia. Abolizione delle Province, sì con la fiducia. Ma è giallo sui risparmi”.
Sotto la testata: “Nato, l’allarme di Obama: ‘No ai tagli alla Difesa’. I nodi della tappa a Roma”, “Sul tavolo F35 e grazia agli agenti Cia”.
Il Fatto punta su un colloquio con l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco e titola: “’La lotta all’evasione non si fa perché costa 10 milioni di voti’”, “L’ex ministro Visco spiega con il tornaconto elettorale l’indifferenza del premier su un tema decisivo per lo Stato. Intanto, i dati confermano che a pagare le tasse sono sempre i soliti. E che i redditi più alti sono in mano solo al 5% degli italiani”.
A centro pagina: “Colle e governo uniti nella lotta contro i tagli firmati Cottarelli”.
In taglio basso: “Acqua avvelenata in Abruzzo, lo sapevano da dieci anni”, “Tonnellate di rifiuti tossici del sito Montedison hanno contaminato le falde”.
L’Unità: “Via le Province, sì al governo”. “160 a favore, 133 no, passa la fiducia. La legge torna alla Camera, saltano le elezioni provinciali. Renzi: ‘Avanti con le riforme’, ma nel Pd è tensione sul lavoro”. “Napolitano contro i ‘tagli immotivati’”.
Il Giornale: “I tagli? Hanno scherzato”. “Napolitano detta la linea, Renzi obbedisce: la spending review finirà a tarallucci e vino”. “Province addio, ma il premier rischia sui numeri”.
Il Sole 24 Ore: “Scattano i controlli fiscali sulle spese dei contribuenti”. “Tutti gli acquisti oltre i 3600 euro automaticamente nella banca dati dell’Agenzia delle entrate”. Di spalla: “Obama: l’Europa non deve tagliare i fondi per la difesa”. E sotto: “Napolitano: basta tagli immotivati, la spending review sia più selettiva”.
Obama
“Il papa ci sfida. Ci implora di occuparci delle famiglie, della gente, dei poveri. Ci invita a fermarci e a riflettere sulla dignità dell’uomo. Arrivo a Roma per ascoltarlo: il suo pensiero è prezioso per capire come possiamo vincere la sfida contro la povertà estrema e per limitare le sperequazioni nella distribuzione dei redditi”. Lo dice il Presidente degli Stati Uniti, in una intervista al Corriere della Sera che occupa le prime tre pagine del quotidiano milanese. L’intervista è stata realizzata a Bruxelles, poche ore prima dell’arrivo del Presidente in Italia, durante la quale, oltre al Papa, incontrerà Renzi e Napolitano.
Ancora sul Papa: “Lui non si limita a proclamare il Vangelo: lui lo vive”. “Noi sappiamo che, vista la sua grande autorità morale, quando il Papa parla, le sue parole hanno un peso enorme. Questo è il motivo per il quale mi sono riferito a lui nel mio discorso sulle sperequazioni nella distribuzione del reddito”.
Sulla distribuzione dei redditi “negli Stati Uniti, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una forte crescita del gap tra i guadagni di coloro che hanno già i livelli di ricchezza più elevati e la famiglia media. È diventato anche più difficile per gli americani che lavorano duro risalire la scala del benessere e garantire una vita migliore alle loro famiglie. E questo non è di certo solo un problema degli Stati Uniti: è una questione che ritroviamo in molti Paesi di tutto il mondo. E non è solo un problema economico: al fondo di tutto c’è una questione etica. Io credo che, incalzandoci di continuo, il Papa ci metta sotto gli occhi il pericolo di abituarci alle sperequazioni”.
Sui diritti civili e le questioni etiche Obama dice che ammira nel Papa “il suo coraggio nel parlare senza peli sulla lingua delle sfide economiche e sociali più grandi che ci troviamo ad affrontare nel nostro tempo. Questo non significa che siamo d’accordo su tutte le questioni, ma sono convinto che la sua sia una voce che il mondo deve ascoltare. Lui ci sfida”.
Sul ruolo degli Usa “una delle cose che ho cercato di fare è stata quella di riorientare la leadership americana. Abbiamo concluso la guerra in Iraq e concluderemo anche quella in Afghanistan alla fine di quest’anno. Man mano che ci allontaniamo da questo sfondo dominato dai confitti militari, ho posto una rinnovata enfasi sulla diplomazia. Credo lo si veda da un ampio ventaglio di iniziative, compreso il nostro negoziato sul programma nucleare iraniano e lo sforzo di creare le condizioni per una pace durevole in Terra Santa tra israeliani e palestinesi”.
Sull’Europa e l’Italia “A tenerci uniti ci sono valori condivisi: i diritti universali dell’uomo, certo, ma soprattutto la consapevolezza che dobbiamo fare di tutto per difenderli in ogni parte del mondo. Rappresentiamo, insieme, la più grande rete di relazioni economiche del mondo e siamo partner nella gestione delle grandi questioni globali: che si tratti degli sforzi diplomatici con l’Iran o di lavorare per alleviare le sofferenze del popolo siriano o, come avviene in questi giorni, di affrontare la grave situazione che si è creata in Ucraina. Come ho detto a Bruxelles, credo che Stati Uniti ed Europa possano fare ancora di più, lavorando uniti, per migliorare le condizioni comuni di prosperità e di sicurezza. Confido nella presidenza italiana che inizierà in estate per raggiungere questi obiettivi. È di questo che abbiamo discusso l’altro ieri all’Aia col primo ministro, Matteo Renzi. Credo davvero che lui riuscirà a rendere molto produttivo il periodo nel quale l’Italia avrà questa importante leadership”.
Una delle “nostre principali priorità, nel rapporto con l’Europa, è quella di concludere la Transatlantic Trade and Investment Partnership. Un successo della Ttip avvicinerebbe ulteriormente le nostre economie, renderebbe i nostri Paesi più competitivi nell’economia globale, spingerebbe la crescita e sosterrebbe la creazione di nuovi posti di lavoro”. “La Ttip è, come diciamo noi, una “win-win opportunity”, un’occasione nella quale hanno tutti da guadagnare, l’Europa e gli Usa: per questo sono fermamente convinto che arriveremo in porto”. Sul ruolo dell’Italia, specie nel Mediterraneo: “L’Italia non solo contribuisce a un rilevante numero di iniziative di peacekeeping, ma guida anche la forza internazionale in Libano. E il primo ministro Renzi, scegliendo la Tunisia per il suo primo viaggio all’estero, ha mandato un importante messaggio circa l’impegno del suo Paese nella regione” e “continuiamo a vedere come benvenuta la leadership dell’Italia nel Mediterraneo e oltre. Per quanto, poi, riguarda la presenza Usa nel Mediterraneo, voglio essere molto chiaro: non stiamo affatto pensando di ridurla. Anzi, il nostro coinvolgimento nel Mediterraneo sta crescendo, non si sta restringendo”.
Tanto La Stampa che La Repubblica offrono ai lettori il discorso pronunciato dal presidente Obama ieri davanti alla Gioventù europea a Bruxelles. Su La Repubblica: “Usa ed Europa difenderanno il diritto ma non è una nuova Guerra fredda”. “Vogliamo una Russia solida però nel XXI secolo i confini non si tracciano con la forza”. Su La Stampa: “Non possiamo dare per garantita la libertà in Europa e nel mondo”.
Sul Corriere un articolo è dedicato a Renzi: “E ora ‘conquistare’ Barack, l’alleato che manca a Matteo”, dove si legge che in vista dell’incontro di oggi Renzi speri si avveri la profezia di John Kerry, che aveva affermato: “Ci sarà chimica con il Presidente Obama”. Renzi spera di trovare nel Presidente Usa “una sponda per una politica economica più attenta alla crescita”, scrive il Corriere, e per convincere i partner europei che servono regole più flessibili e una “attezione meno burocratica ai decimali”. Con gli americani che premono per il Trattato di libero scambio Renzi, di cui Renzi “si farà gran sostenitore” potrebbe esserci qualche divergenza di opinione sul tema spese militari (agli Usa non è piaciuto il taglio annunciato degli F35 e la linea di politica estera sulla Russia “non si può certo dire perfettamente collimante con gli Stati Uniti”), ma a Renzi interessa portare a casa il risultato di un incoraggiamento dal Presidente Obama, il cui viaggio – si ricorda – era previsto da tempo, e soprattutto per incontrare il Papa.
Sul Sole 24 Ore: “Obama, monito all’Europa. Non tagliate la Difesa”. “Solo una Nato più forte può essere un deterrente alla espansione della Russia ma – dice Obama – ‘occorrono maggiori investimenti nella difesa perché la libertà ha sempre un costo’. Sotto questo profilo la decisione italiana di sospendere i pagamenti per le tranche degli F35 è un tema che verrà certamente affrontato nei colloqui romani di Obama, così come è facile immaginare che il Presidente della Repubblica Napolitano solleverà la questione di una candidatura italiana (l’unica ancora ufficiale, anche se in ribasso) al posto del Segretario generale della Nato” Rasmussen.
Il Giornale: “La candidatura di Frattini alla Nato? Rottamata”. “Il premier sponsorizza Letta, e così manda a monte l’impegno di Napolitano, Berlusconi e Monti”. Dove si legge di una “tessitura certosina” sul nome di Frattini, che durerebbe da due anni, e poi la “brusca frenata”, per la candidatura dell’ex premier norvegese Stoltenberg, “gradito ad Angela Merkel”, e il “sostanziale disinteresse di Renzi”.
Forza Italia
“La politica è una cosa seria, non si entra come figlio. In futuro? Mai dire mai”. É il titolo di una intervista a Piersilvio Berlusconi, sul Corriere della Sera. Nella sua azienda, dice, è entrato “in punta di piedi, e, a ogni prova, sono aumentate le responsabilità”. Dubito, tuttavia, che sarei rimasto in sella se non avessi dimostrato talento televisivo, capacità e impegno”. Berlusconi, anche a proposito di una candidatura di Barbara, dice che non gli sembra sia all’ordine del giorno.
Dice anche: “L’impegno politico di mio padre è costato a questa azienda uno stato di pressione continuo ed esagerato dal 1994: tenere nel mirino noi per ostacolare lui. Quante cose avremmo potuto fare, invece…” Per esempio: “”Immagini le reazioni se – come succede nel mondo – anche in Italia si fosse ipotizzata una naturale collaborazione tra telefonia e contenuti video. Una alleanza tra noi e Telecom? Apriti cielo, non si sarebbe potuto procedere. E per noi è stata una perdita secca”.
Sullo stesso quotidiano si parla della “resa dei conti” oggi nel partito dell’ex Cav, perché oggi è convocato l’Ufficio di Presidenza che dovrà stabilire le regole per le candidature alle elezioni europee. Il quotidiano parla di una “sfida” di Fitto a Toti. Fitto sarebbe disposto a dimettersi da parlamentare per candidarsi e “sfidare” il consigliere politico di FI sul terreno delle preferenze. Sarebbero invece “in calo le chance di Scajola”.
Il Sole 24 Ore scrive: “Il Cavaliere media. Fitto candidato, lascerà se eletto”.
Il Giornale: “Il Cav mette pace in Forza Italia e impone la linea soft su Renzi”. Secondo il quotidiano “sarà il giorno delle mozioni degli affetti”, o “per dirla in modo più colorito, il giorno della carota”. Berlusconi cercherà di ricompattare il partito, che deve essere “unito e compatto” in vista del 10 aprile, in cui si deciderà per gli arresti domiciliari o i servizi sociali per l’ex Cav. Anche secondo il quotidiano ci sarebbe un “sostanziale via libera” alla candidatura di Fitto (“dimettendosi da deputato”) mentre meno facile la strada di Scajola, anche perché pare non sia stata apprezzata una lettera di amministratori liguri al partito con invito a candidarlo. Secondo il quotidiano in ogni caso è ancora lontana la strada di un “avvicinamento al Ncd” di Alfano, anche se ieri Toti e Alfano si sono sentiti al telefono, aggiunge Il Giornale.
Da segnalare sul Corriere un articolo di Pierluigi Battista: “Da Fitto a De Luca. I nuovi vicerè e la democazia come feudalesimo”, dove si parla del “peso elettorale ragguardevole” anche se “non determinante” dei boss locali dei partiti. “Eppure lanciano la loro sfida ai vertici nazionali”. In Forza Italia sono i Fitto, i Cosentino, i Galati, i Micciché un tempo. Nel Pd sono gli Emiliano, i Genovese, i De Luca. Tutti “portano pacchi di voti al leader vincente”, e la sostanza della loro affermazione elettorale: “vogliono mettere il re con le spalle al muro”.
Pd
La Repubblica si occupa della riunione che il presidente del Consiglio e segretario Pd ha tenuto ieri con i gruppi parlamentari del suo partito: “Le riforme del Senato, del titolo V e quella elettorale, sono la risposta all’antipolitica”, avrebbe detto. E secondo il quotidiano Renzo avrebbe convinto il Pd sulla “Grande Riforma”, dicendosi convinto che “Il patto con Berlusconi tiene”. Sulla pagina di fianco, intervista al leader della minoranza interna Gianni Cuperlo che viene presentata così: “Il sì di Cuperlo al premier forte, ‘Ma si comanda con la democrazia’”. Era il caso di cambiare la forma di governo mentre si parla di bicameralismo? “Capisco -risponde Cuperlo- che tra le due cose ci sia un legame. Il governo deve poter realizzare il suo programma. La corsia preferenziale alla Camera per un certo numero di leggi o la possibilità per il premier di ‘revocare’ i ministri erano proposte che abbiamo depositato due legislature fa e restano valide oggi”.
Economia, tagli
In un’intervista a La Repubblica, il ministro dell’Economia Padoan dice: “L’Italia ce la farà, voglio una crescita forte e non tradirò i patti Ue”, “A maggio sgravi Irpef coperti solo da risparmi di spesa. In Germania le nostre riforme hanno colpito nel segno”. Sui rapporti con il presidente del Consiglio: “sono ottimi. Se lui è Mandrake, io sono il suo Lothar”. Su Cottarelli: “Il commissario alla spending review non è affatto isolato, è un tipo assai tosto: all’Fmi mi batteva a squash”. Sul decreto lavoro, che alcuni accusano di rendere ancora più precaria l’occupazione: “Attenzione: la parola chiave non è ‘flessibilità’, ma semplificazione. E chiarezza sugli incentivi”. Quanto alla decisione di ricorrere al disegno di legge delega, Padoan spiega: “è uno strumento che ha costi e benefici. Non possiamo intasare il Parlamento di decreti. E mi rendo conto che la delega richiede più tempo, ma è anche vero che garantirà un consenso parlamentare più ampio”.
Sul Sole 24 Ore si ricorda la famosa lettera della Bce del 5 agosto 2011 all’Italia (governo Berlusconi), che conteneva tra l’altro la necessità di “abolire o fondere strati amministrativi intermedi, come le Province”, e che chiedeva la liberalizzazione del mercato del lavoro, quella dei servizi pubblici locali, la spending review e il raggiungimento degli obiettivi sul deficit. “Molti punti di quella lettera non sono stati rispettati”, scrive il quotidiano, che analizza gli “incroci” tra la stessa e il programma di Renzi e si affida all’economista Nicola Rossi il giudizio: “Quelle mancate riforme sono la ragione per la quale siamo condannati a una non crescita”.
Su La Stampa: “Nuovi guai per Renzi. I giovani turchi del Pd contro il decreto lavoro”, “Dopo Damiano, un altro pezzo di partito minaccia di sfilarsi”. Si riferiscono quindi le parole di Matteo Orfini che, scuotendo la testa, dice: “Non va bene, è da cambiare”. Si aggiunge quindi al coro, scrive il quotidiano, di altri big della minoranza che, dall’ex segretario Epifani all’ex vicemininistro Fassina, bocciano il provvedimento riguardante i contratti a termine. Dice ancora Orfini, commentando l’orientamento di Fassina, che ha fatto sapere che “così com’è” il testo non va bene e non lo voterà: “La questione non si pone in questi termini: i numeri li abbiamo noi. In Commisssione Lavoro il presidente è un esponente della minoranza, Cesare Damiano, e solo noi ‘turchi’ siamo quattro. Dopodiché, se Renzi si intestardisse a volerlo lasciare com’è, beh, vorrà dire che se lo approva con Forza Italia”.
Ieri, visitando l’Ansa, il Presidente Napolitano ha parlato di spending review: in passato ci sono stati una serie di tagli alla spesa pubblica “assolutamente immotivati”, ha detto. E oggi è “un bene che si passi a tagli ragionati in base a un nuovo ordine di priorità”, serve “una vera Spending review che non guardi solo al risparmio effimero dell’anno venturo” ma che realizzi economie strutturali.
Su Il Giornale: “I tagli? Hanno scherzato”. Il quotidiano dedica il titolo di apertura al tema, e scrive che “Napolitano decide di fare il capo dell’opposizione” e “blocca il taglio delle spese, creando un altro problema a Renzi”. Quella di Napolitano “è la difesa naturale della casta delle caste”, scrive Il Giornale, “due categorie” come i diplomatici e i magistrati
Secondo La Repubblica “nelle parole di Napolitano sembra di cogliere l’eco dei primi dissapori tra Renzi e Cottarelli” sul tema della spending review. Quindi il quotidiano parla di un “assist” che a Renzi piace. Il Fatto: “Anche Napolitano boccia la spending di Cottarelli”, “Il suo piano perde pezzi, Colle (e Renzi) contro le sforbiciate ‘immotivate'”
Internazionale
La Repubblica riproduce un’intervista con copyright condiviso insieme a Die Zeit all’ex cancelliere tedesco e padre storico dell’Spd, Helmut Schmidt, che viene riassunta così nel titolo: “Contro Putin è sbagliata la linea dura”. “Fino ai primi anni Novanta -dice- l’Occidente non ha mai dubitato che Crimea e Ucraina fossero parte della Russia. Il comportamento del leader del Cremlino è comprensibile”.
Anche su Libero: “”Kohl, Schmidt, Kissinger, Gorby. Con Putin non c’è solo Silvio”. L’ex Canccelliere Kohl – scrive il quotidiano – in una intervista alla Bild ha “incolpato l’Occidente di mancanza di sensibilità verso i nostri vicini russi”, mentre Kissinger sul Washington Post ha scritto che la demonizzazione di Putin per l’Occidente è “un alibi per la mancanza di una poliica”.
La Repubblica continua ad occuparsi delle elezioni in Francia attraverso un reportage: “Avignone e l’onda blu. Nella città del teatro travolta dall’ultradestra, ‘MA noi resisteremo’”. Al primo turno il candidato del Front National è arrivato in testa.
Su La Stampa: “Francia, l’ascesa di Le Pen zittisce anche gli intellettuali”, “Il direttore del Festival di Avignone Py unico ad esprimere indignazione”.
Sul Corriere da segnalare un intervento di Bernard-Henry Lévi. “Dietro la mascherà della normalità i volti intolleranti del Front National” Dove, con una serie di “dovete sapere che”, si elencano candidati e militanti del partito di Marine Le Pen e rispettivi collaboratori, opinioni, dichiarazioni. “Se si è democratici non si possono dare le chiavi delle nostre città a donne e uomini che rappresentano la peggiore delle soluzioni”, conclude il filosofo.
Sullo stesso quotidiano Sergio Romano parla della Turchia, tra tre giorni chiamata ad un voto amministrativo. Tutte le persone incontrate nel soggiorno turco di Romano dicono che sarà importante il risultato in tre città: Smirne, amministrata dall’opposizione all’Akp. Ankara, che ha un sindaco dell’Akp. Ed Istanbul. A Istanbul Erdogan gode ancora di consenso e di una “forte base elettorale” tra i ceti popolari. Ma un risultato “mediocre” a Istanbul, insieme ad una sconfitta ad Ankara potrebbero segnare – secondo il professore universitario Sole Ozei – l’inizio del declino del premier. “Secondo altri osservatori il declino è già iniziato”, aggiunge Romano, per via dell’economia in crisi, del malaffare, e poi della repressione.
E poi
Con un richiamo in prima pagina, La Repubblica offre ai lettori un’intervista al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: “Lezioni in lingua alle elementari, la mia scuola parlerà inglese”. “Cercheremo di immettere nelle nostre scuole -spiega- insegnanti madrelingua o ‘native like’. E dovremo sperimentare classi di ‘solo’ inglese e ‘solo’ francese, dove alcune materie saranno insegnate solo nella lingua straniera”.
Il Giornale dà conto di uno spot elettorale che pare impazzi su Youtube, una sorta di presentazione video in forma dei reality in vista delle primarie per l’elezioneal Csm della corrente Magistratura Indipendente. “In gara per Palazzo de’ Marescialli ci sono Wonderwoman e Mr Fantastic , Rotwailer e The Brain , anche U cammellato e Sun Tzu . Tutti ‘alias’ di serissimi magistrati di tribunali, procure, corti d’appello e Cassazione, che puntato ad entrare nel gruppo dei togati che per i prossimi 4 anni sarà nell’organo di autogoverno della magistratura”. Il trailer è “tutto da vedere”, assicura il quotidiano.