Il Corriere della Sera: “‘Vogliono un genocidio'”, le parole di Barack Obama ieri. E poi: “Caccia al terrorismo islamico con l’accento di Londra”. L’editoiale è firmato da Sergio Romano: “Gli assenti ingiustificati”
Al centro, con foto, la “speranza finita” per i piloti dei Tornado caduti nelle Marche.
Sotto: “Renzi: l’Europa sia qui in Iraq”
La Repubblica: “Obama: caccia ai boia del reporter. Minaccia jihad, allarme in Europa”, “Cameron: inglese l’assassino del video. Renzi in Iraq: ‘Sconfiggeremo insieme il terrorismo’”. E la foto-notizia è proprio relativa all’esecuzione del giornalista americano James Foley.
Il quotidiano poi offre la cronaca da Erbil dell’inviato Pietro Del Re, che ha seguito il viaggio del presidente del Consiglio Matteo in Iraq: “’Basta genocidi, non ci sarà un’altra Srebrenica’”.
In evidenza il richiamo all’intervista del quotidiano al ministro degli Esteri Federica Mogherini: ‘La paura di attentati esiste. Io a Bruxelles? Non vedo oppositori’”.
La Stampa apre con le parole del presidente Usa: “’Vogliono un genocidio’”, “Messaggio di Obama: l’Isis è un cancro. Renzi in Iraq: insieme li batteremo. Armi ai curdi, sì del Parlamento. Mogherini: la minaccia riguarda anche noi”.
A centro pagina la foto relativa agli Europei di nuoto a Berlino: “Il trionfo azzurro della generazione Rio”.
Il Fatto: “In Iraq tragedia e morti. In Italia l’ennesima farsa”, “Orrore per il video del cronista Usa decapitato dai jihadisti dell’Isis. Obama: ‘Vogliono un genocidio’. Intanto Renzi vola a Baghdad: ‘Porterò qui l’Ue’”. E 99 parlamentari rubano mezz’ora alle ferie per dare l’ok all’invio di armi vecchie e obsolete ai curdi”.
In taglio basso, sulla giustizia: “Comanda sempre B. La prescrizione è sacra”, “Il Guardasigilli voleva bloccare il decorrere del tempo processuale alla prima condanna, ma il Pregiudicato e i suoi ex amici alfaniani hanno risposto che non se ne parla, minacciando di riesumare la separazione delle carriere. Così resteremo l’unico Paese in cui la clessidra falcidia 100 mila processi all’anno. Soprattutto quelli ai colletti bianchi”.
Il Giornale: “Ora dialogate col boia”. “In Italia Sel e 5 Stelle fanno finta di non capire”. “E invocano il confronto con i nemici dell’Occidente”. con due commenti: “Ora il grullino deve dimettersi”, di Alessandro Sallusti e “Siamo talmete stupidi da aiutare chi uccide”,di Ida Magli.
Il Sole 24 Ore: “‘Tribunali specializzati per rilanciare l’economia’”. Si tratta di una intervista al Ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Subito la riforma del civile per recuperare competitivtà e affidabilità”. Di spalla gli “Usa sotto shock” per il repoter decapitato, e le parole di Obama.
A centro pagina: “Alla spending review mancano 4-5 miliardi”.
Iraq, Foley
“Obama: l’Isis pianifica un genocidio”, titola La Stampa dando conto delle dichiarazioni del presidente Usa: “hanno ucciso musulmani e cristiani, dichiarando l’ambizione di commetter un genocidio. Non parlano per alcuna religione, la loro ideologia è corrotta. La gente così alla fine fallisce, perché il futuro appartiene a chi costruisce, non a chi distrugge”.
La Repubblica legge nel messaggio di risposta del Presidente Usa al ‘Messaggio all’America” inviato dai terroristi jihadisti con il video della decapitazione anche un ammonimento ai governi del Medio Oriente: serve “un impegno collettivo, il chiaro rifiuto dell’ideologia nichilista”, ha detto Obama. E per il quotidiano il presidente starebbe considerando l’ipotesi di attaccare l’Isis anche in Siria. Da La Repubblica segnaliamo anche un commento di Adriano Sofri dedicato al video della decapitazione di Foley: “L’orrore messo in mostra dai barbari contemporanei pronti a colpire ancora”. Tanto Renzi che Obama -scrive Sofri- “hanno messo in rilievo la determinazione specificamente genocida di questo islamismo. Il genocidio non è tanto questione di numeri. I cristiani in Siria, o i cristiani e ancora più ferocemente gli yazidi d’Iraq, o i 12 mila turcomanni sciiti assediati da due mesi e minacciati di sterminio a Amerli, est di Tikrit, non sono ‘nemici’: sono creature inferiori, impure, da liquidare, e poi farsi il selfie”. E, più avanti: “L’Europa, con i suoi 28 eserciti, non è esistita, né a Gaza, né in Siria, né sui monti Sinjar”.
Sul Sole, a proposito di Foley, si scrive che “Barack Obama aveva provato a salvare James Foley, ma la missione militare segreta era fallita. Il Pentagono ha rivelato ieri notte, al termine di una giornata drammatica che ha visto la conferma della decapitazione del giornalista e Obama promettere di continuare a combattere gli estremisti islamici, di aver inviato nelle scorse settimane forze speciali per liberare Foley e altri ostaggi americani”. La missione Usa ha visto i soldati delle Special Operation Forces atterrare in Siria, “nelle vicinanze di una struttura – una sequenza che ricorda la missione coronata da successo in Pakistan nella quale fu ucciso Osama bin Laden – e sono stati protagonisti di scontri a fuoco con i militanti dell’Isis che la proteggevano, uccidendone diversi. Alla scoperta dell’assenza degli ostaggi, i commandos si sono però ritirati”. “Obama ieri nello suo discorso alla nazione sull’uccisione di Foley durante il quale ha definito l’Isis un ‘cancro da estirpare'”.
Alberto Negri (“Il velo dell’ipocrisia che va sollevato”) scrive sul Sole 24 Ore Se l’Occidente pensa di fermare il Califfato (Isis) con i raid aerei e gli aiuti militari ai peshmerga curdi si sbaglia”, “il vero coraggio la comunità internazionale lo dimostrerà imboccando la via di Damasco. Per farlo deve però sollevare il velo dell’ipocrisia che maschera una politica fallimentare”. E’ la Sira “il santuario del Califfato di Abu Bakr Baghdadi”.
Negri elenca gli errori occidentali ma anche quelli “impressionanti” della Turchia: Ergano e Davutoglu erano convinti che “Assad nel 2011 sarebbe caduto in poche settimane, come Ben Alì in Tunisia e Mubarak in Egitto: diedero così via libera al passaggio di combattenti jihadisti e salafiti di ogni provenienza dal confine turco”. Oggi “è indispensabile aprire una trattativa anche con Assad e l’Iran (che già negozia sul nucleare) coinvolgendo le monarchie del Golfo e le altre potenze regionali. Ma bisogna essere chiari e dire se vogliamo ancora una Siria e un Iraq sulla mappa del Medio Oriente. E di questo c’è da dubitare assai”.
“Ecco chi finanzia il Califfo del terrore” è il titolo di un’analisi di Maurizio Molinari pubblicata in prima su La Stampa: si occupa del “fattore Emiri” e illustra “l’islamismo da esportazione del Qatar”, mettendo in evidenza “il doppio gioco di alcuni alleati Usa nella regione che finanziano i terroristi dell’Isis”. Scrive Molinari: “Con un tesoro di oltre 2 miliardi di dollari lo Stato islamico (Isisi) di Abu Bakr al-Baghdadi è il gruppo terrorista più ricco del pianeta e la pista dei soldi porta allo Stato sospettato di esserne il maggior finanziatore: il Qatar.”. Si riferiscono anche le indicazioni in questo senso avanzate dal ministro dello sviluppo economico tedesco Gerd Muller e si spiega come la pista che porta al Qatar sia stata descritta da David Cohen, vice segretario Usa al Tesoro, con la responsabilità dell’Intelligence e la lotta al terrorismo che, da Washington, ha già spiegato a marzo come donatori del Qatar raccolgano fondi per gruppi estremisti in Siria, a cominciare da Isis e Al Nusra. Un successivo studio del “Washington Institute per il Vicino Oriente” ha calcolato in centinaia di milioni di dollari i versamenti compiuti da facoltosi uomini d’affari in Qatar e Kuwait a favore dei gruppi dell’Isis e di Al Nusra. “Ciò che accomuna questi donatori -scrive Molinari- è la volontà di finanziare gruppi fondamentalisti sunniti impegnati a combattere con ogni mezzo il nemico sciita, ovvero qualsiasi alleato, reale o potenziale, di Teheran in Medio Oriente: dal regime di Bashar el Assad in Siria agli Hezbollah in Libano fino agli sciiti in Iraq”. Colpisce il fatto -fa notare ancora il giornalista- che tanto il Kuwait che il Qatar siano stretti alleati degli Usa: il Qatar, in particolare, ospita nella base di Al Udeid l’avveniristico comando delle truppe Usa in Medio Oriente e a luglio ha ricevuto una commessa militare usa da 11 miliardi di dollari che comprende elicotteri Apache, batterie di Patriot e sistemi di difesa Javelin. Si ricorda poi che il qatar è stato “messo all’indice” dall’Arabia saudita e dall’Egitto di Al Sisi per il sostegno che diede ai Fratelli musulmani dell’ex presidente Morsi. L’isolamento nella Lega araba è poi cresciuto in seguito alla scelta del Qatar di schierarsi a favore di Hamas nel conflitto di Gaza con Israele. Tanto che fonti di Al Fatah hanno rivelato che il Paese sta sabotando il negoziato egiziano per una tregua permanente nella Striscia di Gaza, al punto da minacciare di espulsione il leader di Hamas Khaled Meshaal per impedirgli di accettare le recenti proposte formulate da Il Cairo.
Renzi in Iraq, politica estera Ue
Le pagine 2 e 3 de La Repubblica sono dedicate alla visita del presidente del Consiglio italiano in Iraq: “’No a un’altra Srebrenica, sconfiggeremo i terroristi’. Renzi tra i profughi n Iraq promette l’aiuto della Ue”. A Erbil, la cpitale del Kurdistan iracheno, “l’incontro con gli scampati alla furia dei miliziani jihadisti. Il capo del governo ascolta le loro storie e dice: ‘Non vi lascio soli’. A Baghdad colloqui con le autorità irachene: ‘Il califfato non vincerà’”.
Su La Stampa: “Renzi: ‘L’Iraq non sarà un’altra Srebrenica’”, “e il ministro Mogherini avverte: ‘Il terrorismo minaccia tutta l’Europa’”. Su La Repubblica: “Scatta l’allarme attentati, ‘la più grave minaccia dai tempi dell’11 settembre’”, “la preoccupazione dei servizi segreti per l’Italia e l’Europa. Il ministro Alfano: massima vigilanza sugli obiettivi sensibili”. E la minacci è più concreta, secondo il quotidiano, perché il nostro Paese rappresenta l’Europa, per via del semestre di presidenza italiana dell’Ue. Il quotidiano intervista il ministro degli Esteri Federica Mogherini, che dice: “’Rischia l’Occidente, ora azione diplomatica con tutti i Paesi arabi per isolare i fanatici’”, l’Isis vuole portarci allo scontro di civiltà, ma è “un’organizzazione terroristica che usa la religione per perseguire il proprio disegno sanguinario”, ma ha fatto proseliti anche in Occidente, se si tiene presente il numero di combattenti stranieri in Siria e in Iraq e la notizia secondo cui l’assassino del giornalista Foley sarebbe britannico. E’ un problema “di cui l’intera Europa non solo ha il dovere, ma anche l’interesse ad occuparsi”, aggiunge. Serve “un progetto per tutta l’area” del Medio Oriente, “coinvolgendo tutti gli attori, alcuni dei quali finora non si sono parlati”. Sulla sua candidatura ad Alto commissario Ue per la politica estera e la difesa dice: “una critica vera e propria alla mia candidatura non è mai stata formalizzata”.
Sul Corriere, dopo “l’ampio sì” del Parlamento italiano ieri all’invio di armi ai curdi, viene intervistato Fuad Hussein, capo di gabinetto del governatore curdo iracheno Barzani. “‘Blindati anti-mina ed elicotteri: ecco cosa ci serve'”. E poi servono “visori”, perché di notte i combattenti peshmerga si fermano. “L’Italia è famosa in tutto il mondo per la sua vasta produzione di mine”, dice Hussein, che aggiunge: “Magari sarà in grado di fornire i curdi di equipaggiamento anti-mine e per il disinnesco degli esplosivi”.
Su Il Giornale si descrive “l’arsenale preparato da Roma” per i curdi. “Razzi e mitra sequestrati agli ucraini”, materiale sovietico sottratto ai trafficanti nel 1994 nell’adriatico”. Il ministro Pinotti dice che sono armamenti “datati ma perfettamente efficienti”.
Giustizia, economia
Il Sole offre oggi una intervista al Ministro della Giustizia Orlando tro Orlando, che parla in prima battuta del rapporto tra giustizia ed economia: “Oggi la prima – meglio, l’assenza della prima – è una tara non più sopportabile dal Paese, un sistema costoso e non produttivo di risultati diventato insostenibile. Che dà problemi di competitività e di affidabilità internazionale e di gestione delle controversie tra privati”. In questo modo “si offre alla criminalità organizzata, parliamo di diritto civile, la possibilità di offrire una “giustizia” sostitutiva, una sorta di “ordine alternativo”.
Orlando annuncia per il 29 la “soluzione dell’arretrato e specializzazione dei tribunali per arrivare, gradualmente, alla riforma del processo. Poi, la questione “ordinamentale” (Csm, responsabilità dei magistrati, giudici onorari, personale amministrativo). Infine la parte relativa al processo penale”.
Sul falso in bilancio: “Abbasserete le soglie di punibilità”, dice il quotidiano. “Però dobbiamo evitare di cadere in un’eccessiva re-giurisdizionalizzazione che finirebbe per punire le piccole imprese per fatti di relativa o nessuna gravità”.
Sullo “svuota carceri”, dice che “la custodia cautelare ha una funzione endoprocessuale, non può essere usata come un deterrente generale” e non è un’anticipazione della pena, la cui determinazione spetta al giudice del processo e solo a lui.
Sulla appellabilità delle sentenze i penalisti temono un taglio netto, con buona pace dei diritti…Risposta: “Faremo un passaggio anche con le Camere penali per trovare un equilibrio corretto”.
Domanda: “Lei è davvero convinto di farcela a eliminare l’arretrato di 5,3 milioni di cause?”
Risposta. “Dobbiamo farlo, de-giurisdizionalizzando le procedure, responsabilizzando gli avvocati e specializzando l’offerta con i tribunali “per materia”. Oggi abbiamo un contenzioso pari a 3,5 volte la Germania, non è più ragionevolmente sostenibile”. Sui tribunali specializzati: “Il giudice “tuttologo” poteva andar bene in una società e in un economia più semplice, oggi non più. E comunque il bilancio dei nuovi tribunali delle imprese (legge Severino, ndr) hanno dato risultati numericamente piccoli e di nicchia ma qualitativamente importanti, tanto da farci risalire nella classifica dell’efficienza della giustizia civile”.
Sullo stesso quotidiano un articolo è titolato “Spending, mancano 4-5 miliardi”. “Complice la mancata crescita, la spending review non basterà a coprire la legge di Stabilità”, scrive Il Sole. E quindi il governo è alla ricerca di 4 o 5 miliardi. “La dote può salire con statali e sanità”, e si parla di un blocco degli stipendi dei dipendenti della Pa per due anni. Scontato il no dei sindacati.
Economia nella Ue
Sul Corriere: “Il governo ricalcola il Pil e il debito. C’è la ricerca (ma anche la droga)”. Si tratta di un aggiornamento che vale per tutti i Paesi Ue, e che prevede il conteggio della ricerca come investimento e non come spese pure, ma anche il computo della economia illegale, come appunto quella derivante dal traffico di droga. Aggiungere queste voci vuol dire far salire il Pil, spiega il quotidiano. Le stime parlano di circa 30 miliardi, un paio di punti, un “tesoretto”, una “carta jolly nella mania del governo”.
“Il governo a caccia di miliardi. Pressing sull’Ue”, “La posta in gioco: più flessibilità sul rientro dei debiti”: così titola La Stampa.
Mentre La Repubblica riproduce l’intervista del quotidiano Le Monde al presidente francese: “Hollande: ‘Non decide la Germania da sola, chiedo più flessibilità nelle regole della Ue”, “Il ritmo del risanamento dei conti pubblici in Europa deve essere adattato alla situazione eccezionale che attraversiamo. Agirò con Renzi e con gli altri leader”.
Il Sole continua ad offrire riflessioni ed analisi sul ruolo della Bce, ed oggi sono Marco Onado (“La Bce ha salvato l’Euro, adesso tocca ai governi”), Piergiorgio Gawronsky e Giorgio La Malfa (“Su Francoforte è urgente un negoziato di alto livello”) e Richard Werner eKar Theodor Zu Guttemberg (“Ecco come ridare credio alla crescita economica”) a parlare del ruolo dell’Eurotower e delle politiche economiche della Ue.