Il Corriere della Sera: “Berlusconi prova il rilancio”. “‘Rifonderò Forza Italia, metterò le cose a posto’. Le tre richieste di Verdini”. E poi: “Dopo la Cassazione”. “Le nove ore in camera di consiglio, la divisione sulla prostituzione minorile”.
In evidenza anche il titolo: “La seconda vittoria. Coppi: l’ho sempre detto, ci si difende nei processi”.
“Tutti gli usi impropri di un verdetto” è il titolo dell’editoriale di Antonio Polito.
Di spalla: “Conferenza internazionale per non perdere la Libia”. “Il tempo sta per scadere”, di Franco Venturini.
A centro pagina, con foto: “I gesti, le parole (e i nemici) dei primi due anni. Il pontificato di Francesco”.
Accanto: “Rai, manager e una rete senza pubblicità”. “L’antitrust frena sulle torri”.
A fondo pagina: “Una identità digitale contro le burocrazie”. “Ogni cittadino avrà una sola password per certificati, multe e tasse. Via in autunno”.
La Repubblica ha in apertura una foto di Berlusconi ieri all’arrivo a Palazzo Grazioli e le parole da lui pronunciate : “Torno in campo per vincere”, “Berlusconi dopo la Cassazione: ‘Giudici coraggiosi, la sentenza sana le fratture’. Festa a Palazzo Grazioli. Caos nella Lega, Tosi frena sulla candidatura: ‘Salvini è un dittatore’. La replica: mi insulta come Renzi”.
Alla vicenda di Berlusconi è dedicato l’editoriale del direttore Ezio Mauro: “L’assoluzione e l’amnesia”.
A centro pagina: “Rivoluzione Rai, l’ad nominato dal governo”, Oggi il piano al Consiglio dei ministri, tre reti specializzate e una senza spot”.
A destra, la storia della copertina dell’inserto R2: “L’innocenza armata dei bambini terroristi”, “Il ragazzino dell’Is che uccide nel video sarebbe un francese”. Ne scrivono Massimo Recalcati e Adriano Sofri.
La Stampa, in apertura a sinistra: “Berlusconi esulta, ‘Con l’assoluzione torno in campo’”, “’Grazie ai magistrati coraggiosi’”, “Il leader di Forza Italia festeggiato dai suoi a Roma” (con foto davanti a Palazzo Grazioli).
Il titolo in grande evidenza in apertura: “Scuola, bonus ai professori, restano gli scatti di anzianità”, “Slittano gli aumenti di merito. Un supermanager per la Rai”, “Oggi il disegno di legge. Ai docenti 400 euro per aggiornarsi. Sgravi per le paritarie, ma non alle superiori”.
In prima anche l’economia europea e la trattativa con la Grecia: “Draghi vede la ripresa”. E si riferiscono le parole pronunciate ieri dal governatore: “’La Bce con il suo piano acquisti evita il contagio greco in Europa’”, “E per trattare con Atene ‘accordo’ con Tsipras: la troika cambia nome e diventa Brussel Group”.
La foto a centro pagina raffigura un bambino di Tokio che manifesta contro il nucleare: “Ora Fukushima fa più paura”, “Quattro anni dopo la catastrofe nucleare grandi difficoltà per la bonifica”.
In prima un richiamo all’intervista a Flavio Tosi: “A Salvini non darei la mano”, “L’ex sindaco è pronto a candidarsi: ‘Colpa loro’”.
“Troppe minacce alla libertà d’espressione” è il titolo del commento di Gustavo Zagrebelsky, che prende spunto dalla vicenda che ha visto protagonista l’ex procuratore Giancarlo Caselli (ha rinunciato a partecipare ad un incontro pubblico dopo ripetute minacce degli anti-Tav).
Il Fatto: “Sfasciano la Costituzione e non sanno spiegare perché”, “Parlano i nuovi padri costituenti del Pd. Scalfarotto: ‘Dobbiamo uscire dalla palude’. Lauricella: ‘Se votavo no passavo per schizofrenico’. Di Salvo: ‘Ce lo chiede l’Europa’. Beni: ‘Riforma necessaria, a parte un paio di incongruenze’. D’Attorre: ‘Un sì difficile e sofferto, ma è solo la prima di 4 letture (in realtà è la seconda, ndr.)’, Giorgis: ‘Ho ancora il mal di pancia’”.
In prima il richiamo ad un’intervista al costituzionalista ed ex senatore Ds Massimo Villone: “Parlamento ectoplasma, manomette la nostra democrazia”.
E il quotidiano riproduce, a mo’ di editoriale, l’intervento che Sergio Mattarella pronunciò da deputato il 20 ottobre 2005 in occasione del dibattito sul disegno di legge di revisione costituzionale del centrodestra, con il titolo: “Non è vostra proprietà” (in riferimento alla Costituzione).
A centro pagina: “Effetto Ruby”, “Torna il Caimano ma Forza Italia resta una giungla”, “Comitato d’accoglienza a Palazzo Grazioli. Lui: ‘E ora bunga bunga!’. Ma in due mesi con le Regionali si gioca tutto”.
In prima anche la vicenda che ha visto coinvolto il consigliere di amministrazione Rai Antonio Vero, ascoltato ieri dalla Commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai in merito a rivelazioni su una lettera che avrebbe scritto nel 2010 a Berlusconi: “Verro confessa: ‘Mio il fax a B. E non lo cacciano”, “Voleva sabotare 8 programmi ostili”, “Oggi Renzi presenta ai ministri il ddl per riformare la tv pubblica: introduce un amministratore delegato, ma vuole che siano i partiti, tramite la vigilanza, a d eleggere il nuovo Cda”.
A destra, l’editoriale di Marco Travaglio sull’assoluzione in Cassazione di Berlusconi: “La legge Sederino”.
Il Giornale: “Questa donna ha distrutto il Paese. Ma resterà impunita”. Ci si riferisce ad Ilda Boccassini, che “ha costruito un processo sul nulla, facendo cadere un governo e rovinando il Cavaliere. Anche un magistrato come Emiliano si indigna. ‘Chieda scusa’. Però rimarrà al suo posto come sempre”.
In evidenza anche due interviste: ad un ex magistrato che dice “ero in Md e vi dico che le loro condanne sono ideologiche”, e ad un economista, che dice: “A colpi di spread il Colle consegnò il potere a Monti”.
A centro pagina: “Altor che responsabilità civile. De Magistris spia e non paga. L’ex pm si rifiuta di risarcire 20 mila euro a sette politici intercettati illegalmente”. Tra gli altri c’erano Prodi, Rutelli, Gozi.
Il Sole 24 Ore: “Grandi opere, solo l’8 per cento al traguardo”. “In 14 anni completati i lavori per 23 miliardi sui 285 programmati”. “Rapporto Camera dei deputati-Cresme: negli ultimi dieci anni i costi di realizzazione aumentati del 40 per cento”.
Di spalla: “Berlusconi: ‘Torno in campo per un’Italia migliore. La sentenza ha sanato le fratture'”.
In alto: “Rai, ad scelto dal governo, in cda anche i dipendenti”. “Riforma oggi in Cdm”.
A centro pagina: “Effetto Qe: Bot verso i tassi zero”. “Rendimenti allo 0,079 per cento per i titoli annuali. Vola Piazza Affari, europ a 1,05 dollari”. “Draghi: così aumentano i benefici delle riforma, migliora l’economia”.
Da segnalare anche un articolo sulla questione scuola: “La retromarcia del governo sulla riforma. Merito (non anzianità) per cambiare la scuola”.
Berlusconi e l’assoluzione
Secondo Il Corriere della Sera le nove ore di camera di consiglio della Cassazione sarebbero state dovute alla “discussione sulla concussione”, al “nodo dell’induzione” e alla “prostituzione minorile”. Ovviamente il quotidiano scrive che si tratta di “voci” che “vanno prese con il beneficio d’inventario”, ma sicuramente i giudici hanno “discusso a lungo”.
Franco Coppi, avvocato di Berlusconi, spiega al Corriere “per il piacere del cliente avrebbe avuto senso contestare che fossero prostitute, ma io lì dovevo economizzare”, nel senso che “non si può parlare molto in Cassazione. La mia ora e mezzo è stata quasi da record. Ai fini suoi non interessava, se la vedrà in confessionale. A quelli del processo sarebbe stato addirittura stupido: difficile dimostrare che si parlasse di Dante o Benedetto Croce”.
Il quotidiano intervista il pm Antonio Sangermano: “Da parte nostra nessuna aggressione, rifarei tutto”. Da sostituto a Milano ha condotto l’inchiesta Ruby, e spiega che la Procura “si è attivata dopo una notizia di reato”, ovvero le “relazioni di servizio di due poliziotti che evidenziavano anomalie nella gestione di una minorenne sospettata di aver commesso un furto”, e da “una segnalazione del Tribunale di minori”. Sangermano dice anche che oggi – con la legge sulla responsabilità civile – “rifarei tutto”, ma “trovo profondamente sbagliata quella legge”. “A volte sembra che in questo Paese il problema non sia la criminalità ma i pubblici ministeri”.
Su Il Giornale due pagine con il titolo “Le forzature di Ilda: così il pm ha creato accuse inesistenti”. Il quotidiano scrive che “il processo non era di sua competenza”, perché la Boccassini si occupava soprattuto di mafia. “Ma nella foga ha dimenticato il punto cruciale: la prova che Berlusconi conoscesse l’età di Ruby”.
L’editoriale in prima pagina del direttore de La Repubblica Ezio Mauro: “L’assoluzione e l’amnesia”. Scrive Mauro, ricordando le ragioni che hanno portato all’assoluzione di Berlusconi in Cassazione: “La concussione non esiste, dopo le modifiche introdotte dalla Severino, la prostituzione minorile nemmeno, perché manca la prova che l’imputato conoscesse l’età della ragazza”. Ma, aggiunge Mauro, “la cosa per noi importante era che l’accertamento giudiziario della verità potesse compiersi fino in fondo, come accade per tutti i cittadini, senza contemplare un’eccezione per un cittadino più potente degli altri”, e “questo è accaduto, dopo che Berlusconi ha provato a incendiare il sistema pur di nascondere lo scandalo”. E conclude: “oggi l’assoluzione viene trasformata in una sorta di amnistia personale e di amnesia nazionale, come se non esistesse una condanna definitiva dell’ex Cavaliere a 4 anni per frode fiscale, e soprattutto come se non rimanessero in campo le bugie manifeste sul caso Ruby: bugie irrilevanti giudiziariamente, pesanti politicamente. Nell’ultimo paradosso berlusconiano, il tentativo è quello di recuperare dalla vicenda giudiziaria quella forza perduta nella vicenda politica. E invece, Berlusconi oggi non ha più alibi davanti alla sua leadership, esaurita benché assolta”.
In prima pagina su Il Fatto l’editoriale di Marco Travaglio risponde a chi contesta che sia stato istruito un processo “bufala” per concussione e prostituzione minorile. “Non si accontentato -scrive – che il padrone l’abbia fatta franca grazie alla legge Severino, o Sederino, visto che glielo restituisce bello, lindo, roseo e levigato come il culetto di un bambino”.
Alla domanda sulla opportunità dei costi, Travaglio risponde che è costato 65 mila euro. È stato un assurdo processo politico? Travaglio sottolinea che uno dei due reati contestati, ovvero la prostituzione minorile, “è frutto di due leggi fatte dalle sue ministre Prestigiacomo e Carfagna per inasprire le pene contro gli sporcaccioni che vanno a ragazzine”. Quanto al reato di concussione: quando B. chiamò il capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni, l’articolo 317 del Codice penale puniva da 4 a 12 anni il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità: “è proprio quel che fece il premier B.” costringendo Ostuni “a dargli indebitamente l’utilità di rilasciare subito Ruby”. Poi, nel 2102, “il Parlamento di cui B. era il leader di maggioranza nel governo Monti approvò la legge Severino che spacchettava la concussione: quella per costrizione (violenza o minaccia) restava tale e quale; quella per induzione diventava un reato minore (induzione a dare o promettere denaro o altra utilità), con pene più basse e prescrizione più breve, ma soprattutto impossibile da dimostrare, perché richiede non solo un ‘indebito vantaggio’ per l’induttore (l’ex concussore, cioè B.), ma anche per l’indotto (l’ex concusso, allora vittima e ora complice nel nuovo delitto, cioè Ostuni)”.
Anche La Stampa intervista l’avvocato difensore di Berlusconi Fausto Coppi: “Lui è diverso da Don Rodrigo, un peccato non è un reato”, dice. Gli vien chiesto come è possibile che una telefonata di un presidente del Consiglio non venga considerata costrittiva nei confronti, nel caso di specie, di un funzionario della Questura. Risponde Coppi: “Qui c’è giurisprudenza della stessa sezione della Cassazione che ha giudicato martedì, secondo la quale non è che una richiesta solo perché proviene da un superiore o comunque da un’alta carica dello Stato si risolva in una costrizione. E’ necessario che la richiesta sia accompagnata da qualcosa che si risolva in una minaccia”.
Nella intervista al Corriere l’avvocato Coppi replica alla tesi che prima della modifica delle norme sulla concussione: “Manco per niente. Il reato è solo stato diviso in due ipotesi, ma ci sono entrambe: la costrizione e l’induzione. È stata fatta una scelta. Ma mancavano gli elementi costitutivi: è difficile promettere qualcosa in un colloquio di 8 minuti”. “Può anche far piacere fare un favore a un uomo potente. Ma non è concussione”.
Coppi parla anche del processo parallelo, quello sulle ragazze e sulle loro testimonianze: “Ma lì si ricomincia da capo. Io non ci sono in quel processo. E non smanio per esserci”.
Su La Stampa, pagina 2, Paolo Colonnello da Milano: “Sulla testa del leader forzista pesa ancora il Ruby-ter”, “per i pm resta in piedi l’accusa di aver pagato le escort per farle tacere, ma anche l’ipotesi estorsione ai suoi danni”.
Ancora sul Corriere Luigi Ferrarella parla della “toga che l’assolse in appello”, il giudice Concetta Locurto, relatrice della sentenza di assoluzione in secondo grado. In quel collegio diede le dimissioni dalla magistratura il suo collega Enrico Tranfa, per marcare la propria dissociazione dal verdetto. Lei non replicò, ma pare abbia scritto una lettera, in cui “non difendeva la bontà o meno della sentenza” ma “metteva in guardia dai rischi di una ‘malevola dietrologia faziosa’”, dal “pregiudizio”, “dai “pensieri in libertà da chiacchiera al bar” che vedeva “serpeggiare”, perché “provenienti da magistrati che giudicano senza conoscere”. A rendere amareggiata la giudice insomma non era tanto quello che le “veniva scaraventato da fuori” ma “quello che di difesa non veniva detto da dentro la sua categoria”.
Sul Giornale viene intervistato Sergio D’Angelo, definito “toga rossa per una vita prima di uscire polemicamente da Magistratura Democratica, oggi a riposo tra le colline di Monferrato”. Dice: “Da toga rossa pentita posso dire che si può costruire un verdetto di colpevolezza dove altri si sarebbero fermati alla prima stazione”. Secondo D’Angelo “il dubbio sull’età di Ruby, maggiorenne o no, avrebbe fermato molti colleghi”, mentre “a Milano sono andati avanti per anni, con un danno di immagine a livello internazionale che è difficile perfino quantificare”.
L’intera pagina 4 de La Repubblica riprende poi i termini della “polemica” sul processo Ruby e la legge Severino, per via della decadenza da senatore che ha colpito il leader di Forza Italia per effetto della condanna sul processo Mediaset: “Sfida alla legge Severino, Fi punta alla Consulta, tra un mese la prima scelta”. Si ricorda che il punto in questione è la contestazione della retroattività della legge (riguarda anche il ricorso del sindaco di Napoli Luigi De Magistris). Il quotidiano scrive poi che in Cassazione i cinque giudici del collegio sono stati “unanimi sull’assoluzione di Berlusconi”. Sulla stessa pagina si sottolinea invece che in Procura a Milano non c’è stato accenno ad una “marcia indietro”: “’L’inchiesta andava fatta e il Ruby ter si rafforza’”, dicono in Procura, “la sentenza dimostra che i fatti erano circostanziati”.
Lega, centrodestra, Berlusconi
Flavio Tosi, il sindaco di Verona espulso dalla Lega, viene intervistato tanto da La Repubblica che da La Stampa.
La Repubblica: “Per disfarsi di me Salvini rischia il Veneto, alle ultime Europee il più votato ero io”, “Candidarmi? Mi prendo ancora un paio di giorni per decidere”.
La Stampa: “A Zaia stringerei la mano. A Salvini no: colpa sua”, “Nessuno mi ha comunicato l’espulsione. Ero pronto all’accordo. Ma avevano già deciso”. Fabio Poletti scrive che i sondaggi danno Zaia in netto vantaggio. E La Repubblica: “Big Bng Lega, ora Moretti spera” (Alessandra Moretti, candidata Pd).
Su Il Giornale: “Salvini non si pente su Tosi. ‘Aveva già scelto di lasciarci'”. “Il leader leghista snobba gli insulti del dissidente. ‘Non si spara contro il governatore sotto elezioni'”. “L’europarlamentare si sfoga con i suoi: gli avevo dato tempo e gli sono andato incontro”. Secondo un retroscena del quotidiano sarebbero otto i parlamentari “pronti a mollare” il gruppo. “Il sindaco muove subito guerra. ‘Matteo è sleale, un dittatore'”. “E Alfano si precipita: è una opportunità”.
Sul Sole 24 Ore un articolo di Lina Palmerini si sofferma sul possibile “nuovo predellino” di Berlusconi, “bloccato da Renzi e Salvini”. Palmerini ricorda che Renzi ha “‘rubato’ pezzi di programma al Cavaliere (e li ha attuati, differenza non piccola)”, mentre Salvini “è pronto a risucchiare i voti di Forza Italia da posizioni estreme, lasciate libere da tutti”. Per questo il predellino, “se predellino sarà”, stavolta ricomincia da una “posizione più ostica che in passato”.
Sul Corriere Francesco Verderami scrive che “anche il linguaggio berlusconiano – già messo alla prova dall’evoluzione renziana – rischia di apparire retrò: il leader di Forza Italia pensa davvero di poter restituire smalto allo slogan del ‘ritorno in campo’ o di far presa con l’idea di una nuova ‘rimonta’? In realtà l’ex premier sa (e dice) che non si libererà di Renzi, per quanto il capo dei Democrat sia esposto a un logoramento più veloce rispetto ai leader del passato. Dunque, al momento, a Berlusconi non resta che l’arrocco in vista delle Regionali: aggrapparsi all’intesa con la Lega nel Nord, confermare Caldoro in Campania grazie a un accordo con Alfano, e nel frattempo tentare di rinsaldare il partito, nonostante la lotta intestina sembri destinata a proseguire”.
Antonio Polito, ancora sul Corriere scrive dell’uso “improprio” della sentenza della Cassazione anche dal punto di vista del centrodestra, per “il tentativo in corso di convincere gli italiani che” l’assoluzione “risolverà come d’incanto i problemi politici di Forza Italia e dell’intero centrodestra con la semplice ed ennesima ridiscesa in campo del suo deus ex machina”. In realtà “serve un centrodestra credibile” e per questo Berlusconi oggi deve “aprire alla sua successione”.
Da segnalare Il Giornale, che dà conto del parere del giurista Gianluigi Pellegrino su Berlusconi: “Alle elezioni del 2018 potrebbe ricandidarsi”. “Dopo tre anni dall’estinzione della pena”.
Rai, scuola
Due pagine del Corriere sono dedicate alla “nuova Rai”: “Con la riforma in consiglio dei ministri Tv pubblica a un manager, 3 reti tematiche”. “Il cda diventa di 7 membri. Uno sarà eletto dai dipendenti”. Nella bozza di provvedimento che “circolava ieri a Palazzo Chigi – scrive il quotidiano, ci sarebbe l’ipotesi di un amministratore delegato membro a tutti gli effetti del cda. Anche in questo caso “Renzi pensa a candaditure palesi e curricula pubblicati online”.
Sul Sole 24 Ore: “Rai, ad scelto dal governo e dipendenti in cda. “La riforma oggi all’esame del Cdm. Modello Spa, 7 consiglieri di cui 3 eletti dal Parlamento”. “Amministratore con reali poteri decisionali. Tre reti specializzate di cui una senza sport”. “Resta la commissione, con funzionari di indirizzo e controllo sul servizio pubblico”:
A proposito di governo, ancora il Corriere si sofferma sul “rebus dei premi al merito. Restano gli scatti di anzianità per i prof”. Dopo averli prima cancellati del tutto, poi ridotti al 30 per cento, la “Buona scuola li rimette in campo al cento per cento”, spiega il quotidiano. Il governo spiega che ci saranno anche i premi sulla base del merito, ma per quelli “si cercano ‘risorse fresche’ che il premier Renzi ha assicurato riuscirà a trovare”.
Anche sul Sole: “Retromarcia sul merito ai prof. L’ipotesi di abolire per sempre gli scatti di anzianità sembra tramontare”. “Un rinvio sinonimo di idee poco chiare” è il titolo di un corsivo del quotidiano di Confindustria.
Bce
Un’intera pagina de La Repubblica è dedicata alla crisi europea e al presidente della Bce, di cui il quotidiano riproduce a pagina 15 il discorso pronunciato ieri a Francoforte in un convegno in cui ha spiegato gli effetti del Quantitative Easing: “I nostri acquisti di titoli non frenano le riforme ma le rendono efficaci liberando investimenti”.
Il Sole 24 Ore: “Nel suo primo discorso dopo l’avvio degli acquisti dei titoli di Stato da parte della Bce” Draghi ieri ha “difeso il piano di stimolo, il cosiddetto Quantitative Easing, sostenendo che la politica monetaria, insieme al calo del prezzo del petrolio e all’indebolimento dell’euro sta favorendo la ripresa dell’eurozona e proteggendo gli altri Paesi dall’effetto contagio della crisi greca”. “Secondo il presidente Bce è il momento migliore per accelerare sulle riforme”, scrive il quotidiano di Confindustria.
Internazionale
Con due pagine firmate dal corrispondente a Mosca Nicola Lombardozzi, La Repubblica torna sull’omicidio di Boris Nemtsov: “Caso Nemtsov, il presunto killer ritratta: ‘Costretto a confessare sotto tortura’”. L’accusato, ufficiale ceceno del battaglione “Sever”, al servizio del presidente filo-putiniano della Cecenia Kadyrov, sostiene di esser stato torturato. Un “retroscena” dello stesso Lombardozzi si occupa proprio degli “squadroni della morte del dittatore ceceno Kadyrov, in guerra con gli 007 dell’Fsb”. Fsb è la sigla dei servizi segreti russi e, secondo Lombardozzi, sarebbero loro a spingere Putin a far ricadere sugli uomini di Kadyrov la responsabilità dell’omicidio Nemtsov (“Il rapporto dei servizi segreti russi a Putin: ‘Sono stati loro a uccidere’. Utilizzati finora per i ‘lavori sporchi’ ma adesso il Cremlino deve scegliere”).
Su La Stampa ad occuparsene è Lucia Sguaglia: “Caso Nmtsov, il ceceno ritratta: ‘Mi hanno costretto a confessare’”, “Attivisti dei diritti umani in carcere: è stato torturato. E scoppia la guerra tra i Servizi”. Sgueglia riferisce che peraltro l’accusato, Dadaev, che è stato vicecomandante del battaglione “Sever” per dieci anni, ha precisato che al momento dell’omicidio Nemtsov non era affatto un “ex”: “Mi hanno congedato il 28 febbraio (il giorno dell’assassinio, per l’appunto). In una settimana mi sono ritrovato da eroe a criminale pericoloso”, ha detto agli attivisti dei diritti umani che lo hanno visitato nel carcere di Lefortovo.
E poi
Da La Repubblica segnaliamo la riflessione di Renzo Guolo a pagina 32: “L’Islam nazionale”. Si occupa della nuova politica scelta da Austria e Italia su questo tema: “l’Austria mediante la riscrittura dell’Islamgesetz del 1192, eredità del multinazionale e multireligioso impero asburgico che comprendeva allora anche la Bosnia; l’Italia attraverso la riesumazione dell’ormai inanimata Consulta per l’Islam al ministero dell’Interno”. In comune i due Paesi hanno tradizioni religiose maggioritarie, cittadinanza basata sul principio dello ius sanguinis, presenza di imprenditori politici della xenofobia declinata in islamofobia. L’effetto, voluto o meno, delle nuove politiche, sarà il progressivo passaggio da “Islam degli Stati” a “Islam di Stato”: una nazionalizzazione dell’Islam che incoraggia l’emergere di Islam nazionali. “scelta che, da un lato provoca un mutamento nel panorama dell’istituzionalizzazione delle religioni, con le implicazioni che ne derivano sul piano del riconoscimento del pluralismo. Dall’altro implica inevitabilmente, se si vuole dare efficacia al progetto di Islam nazionale, la rivisitazione della legge sulla cittadinanza in base al principio dello ius soli”.
Il Corriere dedica due pagine ai due anni di Pontificato di Papa Bergoglio, con articoli di Massimo Franco e di Gian Guido Vecchi. Franco scrive che “intorno a lui non ci sono soltanto riformisti entusiasti ma anche ecclesiastici disorientati e impauriti, in alcuni casi decisi a resistere in attesa di un impossibile ritorno al passato. Il Pontefice sa quanto il suo stile di comunicazione possa suscitare sconcerto”.