Monti contro Berlusconi: è un “pifferaio magico”

Il Corriere della Sera: “Monti boccia il redditometro”. “Scambio di accuse e invettive tra il premier e Berlusconi”. “’Una bomba a orologeria del precedente governo, valuteremo seriamente se toglierlo’”, ha detto Monti ieri. A centro pagina: “Marchionne annuncia: ‘Fiat e Chrysler saranno una cosa sola’”.

La Stampa: “Monti, duello con Berlusconi. Bersani apre al presidente del Consiglio sulle riforme. Regionali, Storace candidato nel Lazio per tutto il centrodestra. Il premier: colpa sua se le tasse sono crescute, è il pifferaio magico. La replica: mascalzonate, anche lui ci ha illusi ma è stato un bluff”.

La Repubblica: “Monti: Berlusconi vecchio pifferaio”: “Il Cavaliere: mascalzonate, lui è un bluff’”. E poi: “Il leader Pdl: niente comizi, mi dicono che sono in pericolo’. Nelle liste si salvano gli inquisiti. Pd-Ingroia, scontro sulla desistenza”. A centro pagina: “L’allarme di Obama: ‘I mercati a rischio’”. “Ultimatum al Congresso: alzare il tetto del debito o sarà recessione’”.

Libero: “Monti-Bersani coppia di fatto. Il premier allo sbando: insulta Berlusconi, lo copia sulle tasse e apre all’inciucio col Pd. E la sinistra si prepara il programma economico: salari congelati e una mazzata fiscale”.

Europa: “Monti rassicura il Pd su quale sia il nemico”, “il durissimo attacco del premier a Berlusconi indirizza tutta la campagna elettorale. Bersani riconferma: insieme dopo il voto”.

Il Giornale: “Sondaggio choc”. Si parla di un sondaggio di Euromedia secondo il quale “Berlusconi & C.” sarebbero a “solo 4 punti dalla sinistra”.

Il Sole 24 Ore: “Produzione, novembre nero. Crollo del 7,6 per cento rispetto a un anno prima e dell’1 per cento su ottobre. Cede per la prima volta anche il settore alimentare”. “CsC: a dicembre aumento dello 0.4, l’anno chiuderà a -6.2”.

Il Foglio: “Obama mette una pezza alle operazioni militari francesi in Mali e in Somalia. Hollande ha bisogno degli occhi e delle orecchie americani per reggere la guerra. I jihadisti avanzano e prendono Diabaly. I droni della Cia in Marocco”.

 

Su tutte le prime pagine la notizia della morte (per infarto) di Prospero Gallinari, ex Br. “Il killer brigatista mai pentito”, per Il Giornale. La Repubblica scrive che “il carceriere di Moro diventa un eroe del web”

Pdl

Un articolo di Libero spiega che gli ultimi sondaggi – di Euromedia e di Emg – confermano una “risalita del centrodestra dopo l’exploit di Berlusconi nell’arena di Santoro”. Secondo Euromedia il centrosinistra avrebbe il 38,7 per cento contro il 34,2 del centrodestra (Monti ha l’11,3). Secondo Emg, il centrosinistra è al 37,4 (in calo del 2,9), il centrodestra al 27,9 (in salita del 2,6), Monti al 14,8 (in crescita del 4,9 per cento). Sempre alto il numero degli astensionisti: il 26 per cento sceglie di non votare, oltre il 10 per cento si dice indeciso. Ma qualche settimana fa il non voto sfiorava il 50, scrive il quotidiano.

Un articolo del Corriere della Sera si sofferma sui dati degli istituti di ricerca, e in particolare sul peso dei “centristi, vero ago della bilancia. L’area stimata dall’11 al 15 per cento. Berlusconi avrebbe guadagnato il 2,6 dalla performance con Santoro”. Secondo il Corriere se Monti fosse attestato su “quota 15” avrebbe la “possibilità di condizionare se non addirittura determinare gli equilibri di governo”, mentre sotto questa soglia “si ritaglierebbe invece un ruolo minore, di interdizione, rischiando addirittura la marginalità”. Per questo i due schieramenti corteggiano e fronteggiano il professore. Berlusconi avrebbe anche fatto commissionare un sondaggio sulle candidature scelte da Monti, dal quale risulterebbe che alcune delle scelte – come l’olimpionica Vezzali – non sarebbero state apprezzate dall’elettorato del premier. Per lo stesso motivo Berlusconi avrebbe raccomandato i suoi di fare molta attenzione alla scelta dei suoi candidati. “Siamo al 23,4 per cento. E se non faremo errori nella composizione delle liste arriveremo di sicuro al 25”, av rebbe detto ieri Berlusconi.

La Stampa, il Corriere, La Repubblica parlano delle candidature possibili nel Pdl, e in particolare dei casi Cosentino, Milanese, Dell’Utri e Landolfi. “In lista e sotto processo, rischiano di passare dall’Aula al carcere. Sono 85 le ‘deroghe’ nel Pdl alle candidature”.

Il Corriere parla di un “duello tra Alfano e Verdini”, sul nodo della candidatura di inquisiti. “Per capire anche i pesi che avranno le varie anime del Pdl bisognerà vedere chi vincerà il braccio di ferro tra i sostenitori dell’area ‘giustizialista’ portata avanti da Alfano, che ieri ha avvertito come ‘sulle liste abbiamo gli occhi di tutti addosso’, e quelli della linea ‘garantista’, capeggiata da Verdini, sostenuta da falchi come la Santanchè (‘Tutti gli inquisiti vanno ricandidati, le liste non le fanno i magistrati’) in quello che è diventato un ruvido scontro di potere dei due uomini forti del Pdl. A decidere la sorte di Dell’Utri, Milanese, Cosentino, Papa, Cesaro, sarà una “commissione di nostri parlamentari avvocati”, ha annunciato ieri Berlusconi.

Su La Repubblica una intervista ad Alfonso Papa, indagato per concussione in relazione alla vicenda P4. Dice di non aver ancora ricevuto risposta dal Cavaliere sulla sua possibile candidatura. Dice: “Il garantismo e il principio di colpevolezza devono valere per tutti i cittadini. Oggi Cosentino è diventato nell’immaginario collettivo della politca il ‘mostro’. E’ vero che le imputazioni che gli vengono mosse sono gravi e infamanti. Io, però, che ho letto le carte processuali che lo riguardano, penso che i fatti che supportano le accuse siano deboli e fragili. Sono convinto che nel processo dimostrerà la sua innocenza. Certo, se lui venisse ricandidato e io no ci sarebbe quantomeno una fragilità nel rigore logico di una tale scelta”.

Su Libero un intervento di Marcello Pera: “Al Senato sarà un pari. Così è inutile votare. I centristi sotto sotto tifano Berlusconi per tenere in scacco il governo della sinistra. Inevitabile il ritorno alle urne entro uno o due anni”.

Monti

Tanto il Corriere della Sera che La Stampa evidenziano il “cambio di passo” nella campagna elettorale di Mario Monti che, come scrive il quotidiano torinese, ha attaccato “a testa bassa” Berlusconi con una raffica di stilettate finora mai sentite. Secondo il Corriere è una svolta suggerita da politici più navigati come Fini e Casini, che avrebbero consigliato a Monti di non lesinare una certa “cattiveria”. La stampa, in un retroscena: “L’offensiva del premier: attaccare il Pdl per attrarre i moderati”, “una strategia calcolata, non una banale ritorsione”.

La Stampa evidenzia anche che Monti è stato più morbido nei confronti del Pd e di Bersani, riconoscendogli “una convinzione legittima, e non inverosimile secondo i sondaggi”, di essere il prossimo premier. Riassume nei titoli il Corriere: “Monti: il Cavaliere è un pifferaio magico. E apre a Bersani: ‘Lui premier? Verosimile’”. Le parole di Monti, come riferite dal Corriere della Sera: Berlusconi è “il pifferaio di Hamelin”, “che gli italiani possano credere a certe parole pronunciate da quella bocca mi fa venire in mente il pifferaio magico che porta i topini ad annegare” (la risposta di Berlusconi: ‘Probabilmente vuole tassarmi anche il piffero”). Monti ha spiegato di aver deciso di candidarsi dopo che “il Pdl ha deciso di mettersi con la Lega, in un assetto populistico e antieuropeo”, pur sottolineando che “il Pd si è messo in coalizione con partiti che mi pare siano meno al riparo dal populismo di Bersani”. Sul redditometro: “E’ un’altra delle tante bombe a orologeria messe dal mio predecessore”, “io non l’avrei messo”. Poi ha sottolineato che “i sacrifici chiesti agli italiani possono essere dissipati in tre mesi, se arriva un nuovo illusionista o un vecchio illusionista ringalluzzito”. Perché è vero che allegerire le tasse è possibile: “Per abbassare l’Irpef manca molto poco”, e anche “l’aumento dell’Iva può essere evitato”. Il punto è quel che si farà “per la riduzione della spesa pubblica”. Ma per tagliare le tasse, ha detto, “ci vuole credibilità”. E la pressione fiscale deve certamente diminuire, ma “i governi che si sono succeduti, prima di me, l’hanno aumentata. E a scanso di equivoci, dico che non penso a imposte di natura patrimoniale”. Sull’Imu: “Anche io desidero che quella sulla prima casa “venga ridotta”.

La Stampa, parlando della nuova offensiva di Monti, evidenzia come vi sia alla base la condivisione di parecchie istanze care all’elettorato del centrodestra, come si deduce dalle aperture in tema di tasse: “Musica per il popolo moderato, esattamente quel che un elettore Pdl gradirebbe sentirsi promettere, accompagnato però da un ripudio netto del personaggio Berlusconi, da un giudizio spietato che si riassume in quel “pifferaio” dal quale potrebbero farsi trascinare nel fiume. E per immedesimarsi nei panni di chi lo ha votato, Monti ha ammesso di essersi lui stesso illuso ai tempi della “rivoluzione liberale”. Libero commenta, parlando del “cambio di strategia” di Monti: “Imu, pensioni, patrimoniale. Sulle tasse Mario rinnega se stesso”, “il professore salito in politica comincia a provare l’ebbrezza delle vette della demagogia. Annuncia che ritoccherà l’Imu, mentre alla conferenza stampa di fine anno aveva detto che chiunque ne proponga l’abolizione sarà costretto dopo un anno a rimetterla al doppio”.

Gallinari

Su Il Foglio è Lanfranco Pace a ricordare l’ex britatista rosso Prospero Gallinari, morto ieri per infarto: era malato di cuore, l’hanno trovato dentro la sua automobile nel garage di casa. Tra gli aneddoti che Pace racconta: “In galera mi raccontò di quando aveva visto per la prima volta Moro dopo il rapimento: ‘Lo guardavo dal buco della serratura e mi dicevo: lui è Aldo Moro, presidente della Dc, io sono Prospero Gallinari, contadino emiliano. Era un modo per sottolineare il senso dei rapporti di classe, un senso netto e forte”.

La Repubblica ricorda che non si era mai né pentito né dissociato. Condannato all’ergastolo, aveva trascorso in cella quasi 20 anni prima che, nel 1996, gli fosse concessa la libertà vigilata per motivi di salute. Viveva a Reggio Emilia, dove lavorava come autista per una piccola azienda locale. Dopo l’omicidio di Massimo Dantona, nel 1999, aveva sottoscritto un documento in cui si sottolienava che tra quell’episodio e le Br della sua generazione non c’era alcuna continuità, né soggettiva né oggettiva. Dopo il sequestro del magistrato Mario Sossi, nel 1974, viene arrestato ed evade dal carcere di Trento insieme ad alcuni detenuti comuni. Arriva a Roma e sarà uno dei componenti del nucleo di fuoco che sparò uccidendo gli agenti della scorta di Aldo Moro. Secondo lo storico Gotor fu lui a redigere la versione dattiloscritta delle lettere. A lui venne attribuita l’esecuzione materiale del leader della Dc, ma la circostanza fu smentita nel 1993 da Mario Moretti che, in una intervista a Rossana Rossanda, rivendicò a sé la responsabilità. Sullo stesso quotidiano si racconta come nei siti antagonisti Gallinari sia stato esaltato come “combattente rivoluzionario”.

Su L’Unità si ripropongono ampi stralci della intervista che Gallinari rilasciò nel 1993, nel carcere di Rebibbia, a Veltroni, allora direttore de L’Unità.

Internazionale

La prima pagina de l’Avvenire è dedicata al Mali, con questo titolo: “Mali, rischio contagio”. Il quotidiano scrive che Parigi ha deciso di inviare altri 1900 soldati, in aggiunta ai 600 attuale, “segno che l’intervento non sarà brevissimo”. Il quotidiano scrive anche che i separatisti tuareg si sono offerti di appoggiare l’intervento militare francese. E si riferiscono le parole di un portavoce del Movimento di liberazione nazionale dell’Azawad, che i tuareg considerano la loro madrepatria: “possiamo fare noi il lavoro al suolo. Disponiamo di uomini, armi e soprattutto abbiamo la volontà di sbarazzare l’Azawad dai terroristi”.

La Repubblica se ne occupa con uno “scenario” di Vincenzo Nigro: “Tuareg in cerca di stato e islamisti vicini ad Al Qaeda nell’ultima guerra del deserto”, “così i terroristi hanno sedotto gli ‘uomini blu’”. Si ricorda infatti che è stata la rivolta avviata all’inizio del 2012 dai ribelli del movimento nazionale di liberazione dell’Azawad a dare il via al terremoto che ha finito per consegnare il Paese ai terroristi di Al Qaeda: l’organizzazione era da tempo diventata l’interprete principale della lotta dei vari gruppi tuareg, poiché il popolo degli uomini blu è presente in Libia, Mali, Algeria e Niger. Ma dopo i primi successi nella primavera del 2012 i tuareg “laici” sono stati spodestati dai movimenti islamici con cui inizialmente erano alleati.

Il quotidiano riproduce una intervista che Romano Prodi, inviato speciale dell’Onu per il Sahel, ha concesso ad una radio a proposito dell’intervento di Parigi: “Persino io, che ero considerato tra i più estremisti per la pace in Mali ad ogni costo, non mi sono stupito. L’Onu del resto aveva previsto l’intervento armato, anche se sarebbe dovuto scattare dopo altri tentativi di mediazione. M;a quando c’è stato lo sfondamento dei guerriglieri jihadisti, da nord si doveva agire”.

L’intervento di Parigi quindi era obbligato? “Ha ricevuto l’approvazione di tutti i grandi Paesi”, perché “nessuno vuole che il Mali diventi il presidio di un nuovo terrorismo che si espande in tutta l’Africa. Non ho mai trovato nel Consiglio di sicurezza tanta unità”.

Il filosofo Bernard Henry Levy, dalle pagine del Corriere della Sera, difende le “buone ragioni” per l’intervento in Mali. Oltre al merito di dare una battuta d’arresto all’instaurazione di uno Stato terrirsta nel cuore dell’Africa e alle porte dell’Europa, e ad evitare che si rafforzino cellule islamiche operanti in Mauritania e in Niger, l’intervento “conferma, sul piano dei principi, il dovere di protezione già stabilito dall’intervento in Libia”. Quanto al ruolo della Francia, l’intervento ne ribadisce il ruolo “eminente”, “in prima linea nella lotta per la democrazia”.

Il Corriere della Sera riferisce della ultima conferenza stampa dell’Obama 1. Il presidente tra una settimana inaugurerà il suo secondo mandato, ed ha deciso di picchiare duro, forte della vittoria elettorale del 6 novembre. Ha ribadito che non accetterà compromessi sulla questione della riduzione del debito, e anche sulle armi. Ha sfidato apertamente i Repubblicani, che sono maggioranza alla Camera, e che chiedono un dollaro di tagli per ogni dollaro di aumento del tetto del debito. Parole di Obama: “Non accetterò di pagare un ricatto per convincere il Congresso a non sfasciare l’economia americana. Il rifiuto di un atto dovuto come l’aumento del tetto del debito, per consetire allo Stato di adempiere ai suoi impegni, è assurdo e irresponsabile”, “se vogliono costringere il governo all’insolvenza, ad abbassare la saracinesca, i Repubblicani hanno i voti sufficienti per farlo. Sarebbe un errore gravissimo: un atto di autolesionismo con l’America spinta di nuovo in recessione, un disastro per l’economia di tutto il mondo”.

Il Sole 24 Ore riferisce che ieri anche il presidente della Fed Bernanke ha sottolineato che “è urgente innalzare il tetto del debito”. E il quotidiano evidenzia come “allarmante” il fatto che Obama abbia fatto sapere che non intende negoziare con i Repubblicani.

E poi

Su La Repubblica, con richiamo in prima, un intervento di Anthony Giddens, teorico della terza via, che contesta l’idea che destra e sinistra siano concetti superati. Lo fa citando Norberto Bobbio: “diceva che il significato di destra e sinistra cambia continuamente, e non c’è dubbio che oggi entrambi i termini significano qualcosa di diverso rispetto al passato”. A sinistra non c’è più l’utopia socialista, a destra possono esserci aperture in campo sociale, come dimostra il premier Cameron in Gran Bretagna, schierandosi a favore del matrimonio gay anche contro l’opinione di molti del suo stesso partito. Secondo Giddens una migliore definizione del confronto politico odierno dovrebbe vertere su un termine spesso utilizzato a sproposito: “reformer”. “E chi è o cosa è un vero riformatore o riformista? “In Europa è colui che comprende la profondità della crisi che stiamo attraversando e si rende conto delle risposte radicali che sono necessarie per superarla”. Riproporre l’alternativa tra monetarismo e keynesismo potrebbe non bastare più. Ciò che un autentico riformatore europeo dovrebbe porsi come obiettivo è una “ripresa sostenibile”: “Una ripresa in grado di preservare un welfare state che richiede sicuramente tagli e accorgimenti per fare i conti con un nuovo scenario economico e sociale; ma che al tempo stesso non indirizzi i principali benefici della crescita sullo 0,1 per cento della popolazione, sulle fasce più alte di reddito”. Giddens continua a credere che sia possibile, “attraverso un genuino riformismo di sinistra”, il cui primo artefice “non è stato in realtà Blair, come si è talvolta indotti a credere, ma piuttosto Bill Clinton e il Partito Democratico negli Usa”. Dunque un progressismo capace di conquistare consensi al centro, comprendendo le legittime preoccupazioni dei ceti medi su questioni come sicurezza, tasse e immigrazione, ma senza rinunciare alle aspirazioni di una società più giusta ed egualitaria, resi ancora più impellenti oggi dalle conseguenze del crack finanziario e da quelle del cambiamento climatico.

 

 

 

 

 

 

 

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