Il Corriere della sera: “Grecia nell’angolo. Gelo dell’Europa sul piano Tsipras”. “Nuovo vertice domani. Merkel: non ci faremo ricattare”.
A centro pagina: “Scuola, il primo sì al Senato. Bagarre in Aula dei 5 Stelle”.
E poi: “Sui rifugiati e le quote Renzi sfida Bruxelles”.
In evidenza, con foto, anche la “guerriglia contro Uber” in Francia: a Parigi e in altre grandi città francesi esplode la protesta di “3000 tassisti contro gli autisti ‘rivali’ del servizio Uber”. “Blocchi, roghi: la guerriglia contro Uber”.
La Repubblica: “Sì alla riforma, ecco la nuova scuola. Il Senato vota tra le proteste in piazza”, “La fiducia a quota 159. Via libera a 100mila assunzioni. Palazzo Chigi: i prof capiranno”.
Sulla crisi greca: “Trattativa infinita sulla Grecia. Merkel: chiudere prima di lunedì”.
Sull’immigrazione e il Consiglio europeo: “Migranti, scontro al vertice Ue, l’Est vuole boicottare l’intesa”.
A questo tema è dedicata la vignetta di Altan: “Idea: a chi si prende una quota di migranti gli diamo anche una quota della Grecia”, dice un uomo in giacca e cravatta da una scrivania su cui campeggia la bandierina dell’Ue.
A centro pagina: “Salvini-shock sulla tortura: ‘Mani libere alla polizia’”.
A fondo pagina: “Uber, rivolta dei taxi a Parigi. Assaltata l’auto di Courtney Love”.
Sulla colonna a destra, “la copertina” dell’inserto R2: “Se anche Via col vento è un simbolo razzista”, “Si estende in America la battaglia per eliminare le ‘bandiere’ dell’odio”. Ne scrivono Nicholas Kristof e Vittorio Zucconi.
La Stampa: “Migranti, l’Europa litiga sulle quote”, “Esclusa l’obbligatorietà nella distribuzione. Renzi ai Paesi dell’Est: ma che idee avete?”, “Grecia, si tratta a oltranza. Pressioni su Tsipras: tempo scaduto, chiudere entro domani”, “Nulla di fatto a Bruxelles nel doppio vertice fra Capi di Stato e di governo: l’Eurogruppo proseguirà anche nel weekend”.
Sulle pensioni dopo la sentenza della Corte costituzionale: “Pensioni, via libera ai rimborsi. Ad agosto il bonus di 800 euro”, “L’assegno Inps solo a chi prende fino a 2000 euro. Anche gli eredi potranno chiedere il pagamento”.
A centro pagina, la foto di poliziotti francesi impegnati a rimuovere un’auto ribaltata dai tassisti: “Uber, la rabbia dei tassisti blocca Parigi”, “Copertoni in fiamme e auto rovesciate: scontri e arresti nelle proteste contro il servizio privato”.
Sulla scuola, la colonna a destra: “Scuola, primo sì alla riforma. Maggioranza a quota 159”, “Fiducia e proteste al Senato”.
“Servivano più coraggio e meno fretta”, scrive in un commento sul tema Andrea Gavosto.
In prima anche un’analisi di Domenico Quirico sull’Isis in Siria: “Il martirio infinito di Kobane”.
A fondo pagina, un intervento di Ferdinando Camon: “La rivoluzione (incompleta) del divorzio cattolico”.
Il Foglio ha in prima un colloquio con Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera Ue. Il titolo di apertura: “Contro l’Europa degli irresponsabili”. E le parole di Mogherini “’Le quote di migranti non possono essere volontarie, siano vincolanti’. Sulla Libia da oggi siamo alla fase due, presto ci avvicineremo alle coste. Putin? Dialogo, la fermezza non basta’. Intervista con Federica Mogherini”.
In prima un commento di Giuliano Ferrara: “È partita la caccia al Royal Baby”, “Renzi, l’innovazione, Fassina, i déjà vu e i veri ostacoli per il timoniere”.
Il titolo sotto la testata è dedicato al processo per incitazione all’odio iniziato in Francia contro Eric Zemmour che -come ricorda Giulio Meotti- il 6 maggio scorso disse, tra l’altro, che “le grandi invasioni dopo la caduta di Roma sono sostituite da bande di ceceni, zingari, kosovari, africani”. Il titolo: “In Francia i militanti antirazzisti ora hanno il potere di rilasciare patenti di circolazione a scrittori e giornalisti”.
Sul caso Mafia Capitale, legge Severino e “impresentabili”, il quotidiano intervista Luciano Violante: “La questione immorale”, “Politica debole e uso improprio della giustizia visti da Violante”.
Sulla colonna a destra, un’intervista a Krt W. Tong, consigliere economico del Dipartimento di Stato, sul TTIP (Transatlantic trade and Investment partnership) e il Tpp con 11 Paesi del Pacifico: “Pezzo grosso americano ci spiega cosa guadagnerà l’Europa dal libero scambio”.
Il Mattino: “De Magistris resta in carica”. “Napoli, accolto il ricorso sulla legge Severino: ora spera anche De Luca”. “Oggi l’esecutivo vara il decreto che consentirà al governatore di nominare vice e giunta prima della sospensione”. E poi una intervista al sindaco: “io vittima di trabocchetti, nessuna intesa col pd, aspetto Renzi”. Il commento di Vittorio del Tufo: “Una schiarita contro la paralisi”. In evidenza anche “la sfida del governatore in bilico: a Palazzo Chigi con altri presidenti”, per un incontro tra il governo, i presidenti di Regione e i sindaci.
Il titolo di apertura è dedicato alla riforma della scuola (“riforma ok, il governo regge”). “Se il premier prendere il gessetto e la maggioranza impara la lezione”.
Il Giornale: “Renzi clandestino. Schiaffi da Bruxelles. Il Consiglio d’Europa snobba il premier e la discussione sulla redistribuzione dei profughi”. “Passa la riforma della scuola. Ma in aula scoppia la bagarre”.
A centro pagina: “Poliziotti, il giorno dell’orgoglio. Agenti contro il ddl tortura. Le forze dell’ordine: ‘E’ una legge contro di noi, i criminali contano di più”.
Il Sole 24 ore: “Pensioni, rimborsi al via. Così l’assegno ricalcolato. A chi percepisce 1500 euro ‘una tantum’ di 796 euro. Da agosto l’Inps darà corso alla sentenza della Consulta. Le somme anche agli eredi”.
In alto: “Immigrati, non c’è accordo sull’accoglienza obbligatoria. Al vertice Ue Renzi attacca i partner”.
Di spalla: “Scuola, sì del Senato alla fiducia. Le assunzioni salgono a 102 mila. Bagarre dell’opposizione in Aula”.
A centro pagina: “Grecia, resta il muro contro muro. Fumata nera a Bruxelles. La trattativa resta in mano all’Eurogruppo, nuova riunione domani”. “Ultimatum a Tsipras: dovete accettare le proposte dei creditori”.
Migranti
I giornali non fanno in tempo a dare conto dell’accordo raggiunto nella notte sull’immigrazione al vertice europeo. Un accordo “modesto”, come ha detto Juncker in conferenza stampa, che prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue, in due anni, di 40 mila richiedenti asilo sbarcati sulle coste di Italia e Grecia dal 15 aprile scorso”. Entro la fine di luglio tutti i Paesi devono concordare un numero di migranti da accogliere. Nel testo non si parla esplicitamente di obbligatoritetà.
La Stampa, pagina 2: “L’Europa nel caos dei rifugiati”, “Nella notte lo scontro al vertice dei leader: non c’è intesa sulle quote obbligatorie. Anche in Italia i centri di identificazione gestiti dall’Ue: partiranno a settembre”. E alla pagina seguente: “Renzi furioso coi Paesi dell’Est: ‘Ci fate solo perdere tempo’”, “’Questa è la vostra idea di Europa? Tenetevela’. Stallo anche con le Regioni”.
E in basso un’intervista al Presidente della Regione Liguria, il forzista Giovanni Toti, che dice: “Non si scarichi su di noi il flop del governo all’estero’”, “’Servono campi in Libia’”.
A pagina 2, il “retroscena” di Tonia Mastrobuoni, inviata a Bruxelles: “L’Ungheria insiste sulla linea dura: ‘Bruxelles decida, o faremo da soli’”, “Budapest non cancella il decreto con cui respinge i rifugiati”.
La Repubblica, pagina 6: “Battaglia al vertice Ue sui migranti. I Paesi dell’Est bloccano l’accordo”, “A Bruxelles scontro sulle quote. L’ira di Renzi: ‘O solidarietà o qui si perde tempo’. Lite tra il premier e i governatori di centrodestra”. L’inviato a Bruxelles Alberto D’Argenio dà conto del summit europeo e spiega che la discussione, per via del dibattito sulla Grecia, è slittata a cena: “il pacchetto approvato a maggio dalla Commissione Ue guidata da Juncker prevedeva la spartizione obbligatoria tra i Ventotto di 40mila migranti sbarcati in Italia e in Grecia. Per venire incontro ai governi che lo osteggiano nei giorni scorsi il piano è stato annacquato dal punto di vista lessicale. Ad esempio cancellando il termine ‘quote’ e l’obbligatorietà, ma prevedendo l’impegno di far approvare il meccanismo ai ministri dell’Interno a luglio e che questo sarebbe stato valido per tutti”, “però a cena i leader dell’Est Europa, e in modo più blando Cameron e Rajoy, puntano i piedi, chiedendo ulteriori modifiche e scontrandosi violentemente con Merkel, Renzi e Hollande. A sorpresa il polacco Tusk, che da presidente dovrebbe essere neutrale, si schiera con il blocco dell’Est facendo infuriare Juncker e aprendo un grave scontro istituzionale al termine del quale l’ex premier lussemburghese apostrofa il collega: ‘La tua posizione è oltre le tue competenze, io vado avanti da solo’. Durissimo anche Renzi, che si rivolge ai leader dell’Est così: ‘Se non siete d’accordo con 40mila migranti non siete degni di chiamarvi Europa. Se questa è la vostra idea di Europa tenetevela pure, o c’è solidarietà o non fateci perdere tempo. Se volete la volontarietà faremo da soli’”.
Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera Ue, in un’intervista a Il Foglio, dice: “Dal punto di vista politico considero un successo il fatto che per la prima volta il tema del flusso dei migranti che arriva in Europa non sia più una discussione nazionale ma europea, e che finalmente la si tratti non solo come un tema dei ministeri dell’Interno ma che sia diventata una delle priorità di tutta l’Europa, delle sue istituzioni e degli Stati membri. Dal punto di vista dei contenuti, e qui ovviamente dobbiamo entrare anche nel campo dei ragionamenti che toccano la Libia, molto è cambiato”. Mogherini ricorda che “l’operazione europea contro i trafficanti di esseri umani è stata approvata all’unanimità da tutti gli Stati membri, al tempo record di due mesi” e “il primo step prevede la raccolta e messa in comune delle informazioni sulle attività e sulle reti dei trafficanti e la presenza nelle acque internazionali delle forze messe a disposizione dai diciassette Stati membri che a vario titolo partecipano all’operazione”. Più avanti evoca i principi di solidarietà e di responsabilità sulla questione dell’accoglienza migranti: “la responsabilità ci porta a dire che deve essere responsabilità dei Paesi che accolgono i migranti identificarli nel miglior modo possibile, e nel modo più veloce possibile. La solidarietà ci dice che l’Europa funziona se si impegna in modo vincolante e non volontario sull’accoglienza”.
Sul Corriere una intervista al ministro degli esteri del governo di Tripoli Muhammad El Girani, in visita a Parigi per dimostrare alla Francia che il suo governo, sospettato di vicinanza con gli islamisti e avversario del governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, vuole aiutare l’Europa. “Siamo noi a controllare l’80 per cento della popolazione e del territorio, compresi porti come Zuara da dove salpano i barconi”. “I migranti partono dalle nostre coste e noi facciamo il possibile per fermarli”. Dice: “Nei nostri centri tratteniamo 16 mila migranti irregolari. Ma non possiamo affrontare il problema da soli, come non può farlo l’Ue”.
Sul Giornale si offrono i dati di Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere. Da gennaio sono 153 mila i profughi e clandestini che sono entrati nello spazio comunitario. 60 mila attraverso l’Italia. “L’impennata più clamorosa si registra sulla rotta balcanica, via confine greco-macedone, Serbia e Ungheria”. Altro dato: nei primi tre mesi del 2015 le richieste di asilo di chi avrebbe diritto a venire accolto in fuga dalla guerra sono salite dell’86 per cento rispetto all’anno scorso. Più della metà ha presentato la domanda di asilo in Germania e in Ungheria.
Sul Sole un articolo a firma di Claudio Gatti: “Sulle domande di asilo l’Italia meno efficiente di Germania e Francia. La produttività degli uffici tedeschi quattro volte superiore a quella italiana”. “Lungaggini e inefficienze tengono bloccate migliaia di persone nei campi di accoglienza. Chi ha avuto la domanda respinta ha diritto a fare ricorso al tribunale a spese dello Stato”.
Il Corriere dà conto di un sondaggi Ipsos realizzato per Rainews. 997 intervistati tra il 23 e il 24 giugno sul tema dell’immigrazione e del terrorismo. “Si è attenuato l’allarme creato dall’attentato in Tunisia”, dice il direttore del dipartimento politico-sociale di Ipsos, mentre l’immigrazione è diventato tema di discussione. Alla domanda se il fenomeno dell’immigrazione possa rappresentare una “grave minaccia per la sicurezza italiana” il 38 per cento risponde sì, “è una grave minaccia alla sicurezza nazionale e potrebbe essere connessa al terrorismo”. Il 29 per cento dice che “presenta di rischi da non sottovalutare” anche se non ritiene ci siano rischi di inflitrazione con il terrorismo. Il 28 per cento dice che è un “fenomeno inevitabile che va gestito”, il 2 per cento pensa che l’immigrazione rappresenta “una risorsa per il Paese”. Come affrontare l’immigrazione: “Per il 39 per cento occorre “predisporre misure in grado di trattenere e identificare gli immigrati nei Paesi di partenza”. Il 22 per cento pensa che l’Italia non possa accogliere nessuno e debba attuare i respingimenti. Il 17 pensa che si dovrebbero attuare “misure di contrasto all’immigrazione illegale di tipo militare”. Il 16 pensa che l’Italia debba accogliere i rifugiati che fuggono dai conflitti”.La minaccia più grave per l’Italia oggi è la crisi economica per il 40 per cento. Segue l’immigrazione, per il 25 per cento degli italiani.
Grecia
Il Sole 24 ore: “Non si sblocca il negoziato con la Grecia. Pensioni e tasse, due proposte sul tavolo: quella del governo greco e quella di Bce, Commissione, Fmi”.”Secondo un programma tutto da confermare, e che dipende dal raggiungimento domani di un accordo, il parlamento greco sarebbe chiamato ad approvare una serie di misure domenica. Solo dopo questo voto, i governi darebbero il loro benestare all’esborso di nuovo denaro. In Germania, Finlandia, Estonia e Olanda c’è bisogno di un voto parlamentare. Il presidente del Parlamento europeo Schulz si è detto certo che Tsipras tirerà la corda fino all’ultimo secondo pur di ottenere concessioni”.
Il Corriere: “L’accordo non c’è, ultimatum alla Grecia. Weekend decisivo per i destini dell’euro. L’Eurogruppo torna a riunirsi domani ma il governo ellenico dovrà accettare le richieste dei creditori” che il quotidiano sintetizza in un riquadro. Tra l’altro: “le pensioni”, ovvero spostare a 67 anni l’età pensionabile entro il 2022, e la cancellazione delle esenzioni Iva in vigore per le isole greche.
Sul Sole: “Tra Syriza e Fmi è duello sulle pensioni”. Le pensioni elleniche sono considerate dai creditori internazionali “una pesante anomalia che va al più presto sanata”. Una pensione media – si legge – sarebbe di 1100 euro al mese, appena 70 euro in meno che in Germania, dove però i salari sono quasi il doppio. Un tedesco va in pensione con il 40 per cento dell’ultimo stipendio, un greco con l’85 per cento. Infine, i greci vanno in pensione in media 6 anni prima dei tedeschi.
Sul Corriere, Giuseppe Sarcina ricorda che lunedì scorso il vertice straordinario dei Capi di Stato e di governo si era concluso “con un calore ritrovato tra il premier ellenico Alexis Tsipras e il resto dell’Unione europea”, mentre ieri “sul negoziato è piombata una corrente d’aria gelata”. Le parole di Schauble: “C’è sempre speranza ma non siamo molto ottimisti”. Secondo Sarcina più importante di Schauble è però Nikolaus Meyer Landrut, diplomatico 55enne, consigliere per gli affari europei della Merkel, tra l’altro è stato il portavoce di Giscard D’Estaing alla testa della Convenzione per la stesura della “Costituzione” europea. Negli ultimi giorni avrebbe “trasmesso segnali di paludata fiducia” sul fatto che ci sarebbero le premesse per una intesa. A condizione che Tsipras faccia “almeno un passo, che sia sulle pensioni o che sia sull’Iva non importa, purché sia vendibile alla opinione pubblica tedesca”.
La Stampa: “La Germania boccia la mediazione. Grecia e Ue trattano ad oltranza”, “Il presidente del consiglio europeo Tusk al premier ellenico Tsipras: ‘Game over’. Il negoziato all’Eurogruppo prosegue anche oggi. Ma la scadenza di fine mese incombe”. E il “retroscena” dell’inviata a Bruxelles Tonia Mastrobuoni: “Contestata a Berlino Merkel si sfila dal tavolo e lascia spazio ai falchi”, “La cancelliera accerchiata ora manda avanti Schauble”. Si legge che “il clima in Germania sta rapidamente precipitando” e che “già adesso è chiaro che i parlamentari cristianodemocratici voteranno, nella migliore delle ipotesi, l’eventuale intesa con i pugni in tasca. Nella peggiore, voteranno contro”. La maggioranza dei tedeschi, secondo gli ultimi sondaggi, chiede l’uscita della Grecia dall’euro. E’ cresciuta nel partito una sorta di corrente anti-merkeliana, quella degli schaubleiani, spiega Mastrobuoni: il punto è che tra i ribelli anti salvataggio della Grecia non si contano solo i soliti noti. Quando “tra i riluttanti cominciano a figurare nomi di calibro come l’ex ministro dell’Interno Hans-Peter Friedrich o i vicecapogruppo del partito Arnold Vaatz e Michael Fuchs, ma anche Ralph Brinkhaus, è chiaro che Merkel non può girare facilmente la testa dall’altra parte”.
La Repubblica: “Continua lo stillicidio, domani ultima spiaggia per evitare il crac greco”, “Altra fumata nera all’eurogruppo. Palla a Tsipras. Merkel: ‘Serve un accordo prima di lunedì”.
Alla pagina seguente il reportage da Atene di Ettore Livini: “Pochi pagano tasse e mutui, lo Stato non onora i debiti. Paese in asfissia finanziaria”, “Stato inadempiente con imprese e ospedali. Ad oggi mancano all’appello oltre quattro milioni di dichiarazioni dei redditi: il governo sposta la scadenza”, “I soldi, in attesa di buone notizie da Bruxelles, continuano a rimanere ben nascosti nel materasso”.
Scuola (e Rai)
La Repubblica dedica le prime quattro pagine all’approvazione al Senato del disegno di legge di riforma della scuola: “Scuola ok, Renzi incassa la fiducia tra urla, insulti e finti funerali”, “In Senato 159 sì e 112 no. Protestano le opposizioni, M5S contro Napolitano. Romani: ‘Governo senza maggioranza’. La piazza con Fassina, fischi a Mineo”. Paolo Romani è il capogruppo di Forza Italia al Senato, Corradino Mineo è un senatore Pd “dissidente” ed è stato contestato perché ha deciso di non partecipare al voto di fiducia (“pretendevano che votasse no”, racconta il quotidiano).
Il “retroscena” è firmato da Francesco Bei: “’Ora il peggio è alle spalle’, il premier tratta con la sinistra i ritocchi al bicameralismo”.
La pagina 4 presenta il “dossier” che illustra i contenuti della riforma: “Presidi con più poteri ma valutati ogni tre anni. 100 mila precari assunti e bonus ai prof migliori”, “I capi istituto selezioneranno i docenti da graduatorie territoriali. Duecento milioni all’anno per i premi di merito. Stage in azienda per tutti: 400 ore per gli alunni degli istituti tecnici, 200 per i liceali”.
La Stampa, pagina 8: “Sì alla riforma della scuola tra fischi, striscioni e proteste”, “In aula i grillini contestano anche il voto dell’ex presidente Napolitano. La maggioranza rimane compatta e vince con un margine di 47 senatori”. E il “retroscena” di Carlo Bertini: “Renzi: ‘Bene così, ora avanti con la riforma del Senato’”. “I numeri non preoccupano”, scrive il quotidiano e “entro luglio pure la Rai”.
Sul Sole si legge che “a sorpresa tornano le supplenze”: nonostante i proclami di voler eliminare la “supplentite”, come aveva detto Renzi, “leggendo il testo finale del maxiemendamento del governo, si può già dire che l’obiettivo non verrà centrato. A settembre si continueranno a firmare contratti a tempo determinato, vista la tempistica sfasata delle immissioni in ruolo (tra due mesi e mezzo in cattedra saliranno 47467 i professori, i restanti 55528 entreranno in gioco in corso d’anno). Serviranno supplenti, specie nelle discipline tecniche e scientifiche, scrive il quotidiano. E la soluzione prospettata dal governo, si legge, “non eviterà il ricrearsi di un nuovo ‘esercito di riserva’ di insegnanti che fanno supplenze”.
Napoli, Campania
Su La Repubblica “il caso Napoli”: “De Magistris è in carica, sospensione annullata, oggi decreto su De Luca”, “Il tribunale dà ragione al sindaco, Severino congelata. E il precedente ora gioca a favore del governatore” (Vincenzo De Luca). Il quotidiano intervista lo stesso De Magistris, che dice: “Contro di me uno tsunami, la retroattività è illegittima”, “Ho rischiato l’interdizione per un parere di Cantone. Non cederò mai a chi veste il mantello della moralità”. Si riferisce al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone (“L’ultima ondata è stata una vicenda che riguarda la nomina per la società dei rifiuti: ho rischiato l’interdizione da Severino anche lì per via di un parere dell’Autorità nazionale anticorruzione Cantone”).
La Stampa: “De Magistris può brindare. È ancora sindaco di Napoli”, “per il tribunale civile dovrà essere la Corte costituzionale a decidere l’eventuale sospensione dalla carica prevista dalla legge Severino”.
Il Giornale: “De Magistris la fa franca. Anche De Luca può esultare. Il Tribunale di Napoli boccia nuovamente la legge Severino che aveva portato alla sospensione del sindaco e spiana la strada al governatore. Giggino: ‘Non arretriamo’”. “Abbiamo fatto giurisprudenza ma la battaglia non è finita e non arretriamo di un millimetro”.
Il sindaco viene intervistato da Il Mattino: “Speriamo che la Severino spieghi, perché ha preso certo decisioni: è avvocato di Prodi, parte civile nel processo in cui sono stato condannato in primo grado. Mentre lo studio Severino con legittimo accanimento portava avanti il processo di primo grado nei miei confronti, la Severino scriveva la norma inserendo l’abuso d’ufficio non patrimoniale tra i reati. Tutto questo sapendo che, se fossi stato condannato in un processo clamoroso per il quale anche la Procura aveva chiesto l’assoluzione, sarebbe scattata per me la Severino scritta dalla Severino”. Ma non c’è solo la Severino, “questa è una tappa del mio calvario, ma io non mollo”. De Magistris spiega così la decisione del tribunale: “Si riconosce che chi è stato eletto, e nel mio caso, quando la legge Severino non c’era deve poter esercitare il diritto dovere di svolgere le funzioni e se ciiò non avviene si causa un danno e si lede un diritto del candidato e degli elettori”.
Alla pagina successiva il quotidiano napoletano spiega che il governo si accinge a varare un “decreto De Luca”. “La decisione sulla base del parere fornito dall’avvocato generale dello Stato” massimo Massella Ducci Teri. Si tratta di una norma interpretativa della legge Severino per il caso di De Luca. Si stabilisce che un sindaco o un presidente di Regione non può essere sospeso prima di essere entrato in carica con pieni poteri e aver garantito la continuità dell’ente.
Sulla stessa pagina una intervista al giurista Giovanni Maria Flick: “Troppe le leggi frettolose, ora modificarle è impopolare”.
Roma, Pd
Ieri il sindaco Marino si è scusato “per la frase sulla destra e le fogne”, come scrive Il Giornale. “Marino si scusa ma è appeso a un filo”. Si legge che il sindaco è “tenacemente aggrappato” al suo scanno, e che è ha pronunciato le scuse perché “a caccia di unità per candidare Roma alle Olimpiadi del 2024”.
Il Corriere intervista Luca Cordero di Montezemolo, presidente del comitato promotore Roma 2014. Giudica “un atto molto positivo” il voto di ieri in Campidoglio (38 sì, 6 no) per la candidatura ufficiale della città per le prossime olimpiadi, e dice che i 6 voti contrari “con tutta evidenza” dipendondo da una “valutazione strettamente legata alla contingenza politica”. Le Olimpiadi “potranno delineare una magnifica opportunità di purificazione per la Capitale, un clamoroso segnale di inversione di tendenza, cioè di pulizia”. Costituiscono “una svolta irripetibile, un segnale per l’intero Paese”.
Su La Repubblica, a pagina 17, attenzione per la situazione di Roma e del sindaco Marino: “Dossier Gabrielli, Marino in bilico”. Ci si riferisce all’attesa della relazione del prefetto Gaabrielli sull’eventuale presenza di infiltrazioni mafiose in Campidoglio, che potrebbe provocarne lo scioglimento. Per il Nazareno, sede Pd, è “uno spartiacque”, scrive il quotidiano. “Dopo decideremo2, dice il presidente Pd Matteo Orfini.
Sulla stessa pagina un’intervista a Gianni Cuperlo, minoranza Pd: “L’alt di Cuperlo: ‘Il Pd si sgretola , anche su Roma Renzi sbaglia’”, “Non può essere che Marino si batte contro la mafia e il premier gli fa sapere via stampa che non può stare tranquillo”. Domani a Roma nasce una nuova corrente dem con Roberto Speranza. Cuperlo: “L’allarme è suonato anche per noi. L’incontro di sabato è positivo. Ma non basterà. Voglio che alziamo lo sguardo. Dobbiamo unire e federare un campo largo, della sinistra dentro e fuori il Pd, per dire su quali principi e contenuti fondare un progetto alternativo”.
La Stampa intervista Pippo Civati, che ha lasciato il Pd e che il 17 luglio riunirà l’assemblea della sua associazione, “Possibile”. “La sinistra Possibile parte dal reddito minimo”, dice Civati, secondo cui “è la prima sfida assieme al problema dei campi rom”, “Rottamiamo le idee del ‘900, valiamo il 10%”. “Velleitari noi? Lo dissero anche di Grillo e avete visto com’è andata…Velleitario è chi ha sbaraccato il centrosinistra”.
Il Corriere racconta “il pasticcio delle firme false nel Pd” che “paralizza il Piemonte di Chiamparino”. Alle elezioni regionali del 2014, a poche ore dalla presentazione delle candidature, mancavano firme e vidimazioni e “forse a qualcuno venne in mente di falsificare quelle dei titolari”. Il 9 luglio il Tar dovrà occuparsi della vicenda. “Ma con un verdetto ngativo o un lungo rinvio il governatore si dimetterà”.
Centrodestra
Sul Giornale una intervista al cordinatore Ncd Gaetano Quagliariello: “Sì al cantiere del centrodestra, Berlusconi ne è il padre naturale”. “Ma la coalizione non sia una somma di partiti e non sia a guida leghista”.
Sul Corriere – sotto la notizia della battaglia di Salvini sul reato di tortura (Salvini ieri ha incontrato il segretario del sindacato Sap, che ha organizzato un presidio di protesta contro il disegno di legge sulla tortura, che prevede una pena da 4 a 10 anni) – parla di un “caso” relativo al futuro della Fondazione An: “Cimeli, voti (teorici) e un tesoretto (vero). La lite per il futuro della Fondazione An. Ex divisi su cosa farne. E c’è chi, come Alemmano, sogna di usarla per rifondare la destra”.
Cdp
La Repubblica, alle pagine dell’Economia: “Cassa depositi cambia statuto per il nuovo ad”, “Il 10 luglio l’assemblea che modifica la clausola di onorabilità per Gallia” (Fabio Gallia, che sarà amministratore delegato e che è ex ad di Bnl-Bnp Paribas). E sulla stessa pagina “il retroscena” di Alberto Statera: “La longa manus di Palazzo Chigi che resuscita l’Iri”.
Su Il Foglio due intere pagine riproducono il dialogo tra Massimo Mucchetti (ora senatore Pd) e il professor Francesco Giavazzi sulla Cassa depositi e Prestiti: “Cassa, cassa delle mie brame”, “Singola tenzone fra l’interventista Mucchetti e il liberista Giavazzi sulla politica industriale ai tempi del governo Renzi. Dalla rivoluzione Cdp al nuovo ruolo dello stato e del mercato”. “Lo zampino pubblico”, “La Cdp può intervenire su Ilva, Telecom, Prysmian e bad bank, dice Mucchetti. Per Giavazzi, meglio che si occupi di liberalizzazioni”.
Anche il Corriere dedica una intera pagina alla Cdp, con un “retroscena” dedicato alla “delusione di Bassanini e la rotta di collisione con i piani del governo”.
Internazionale
Sul Corriere: “Eni e Shell in pole per rientrare in Iran. I negoziati al via. La trattativa finale su nucleare e sanzioni”. Il termine ultimo per l’accordo è il 30 giugno, ma – si legge sul quotidiano – potrebbe slittare. A prospettare il ritardo è un funzionario della delegazione Usa, che è già a Vienna. Ma intanto quello che sta avvenendo è “la corsa delle compagnie petrolifere per riaccreditarsi in vista di una possibile riapertura del ricco mercato iraniano”. E dunque a bussare alla porta del ministro del petrolio sono stati la Total, la Bp, la Omv, la Repsol, la Statoil, la Shell e l’Eni (lo scorso maggio).
Il Corriere dà spazio nella pagina dei commenti (con richiamo in prima) ad un intervento del cardinale Angelo Scola, che parla di Iraq e dei campi profughi ad Erbil, che è tornato a visitare. “L’arcivescovo di Milano in visita ai campi di accoglienza di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, riflette sulle azioni umanitarie, ma anche sulla risposta militare per proteggere i perseguitati e ‘fermare l’aggressore ingiusto’”. Scola richiama un intervento del patriarca iracheno Sako, che ha invocato un intervento sotto l’egida dell’Onu che “dovrà appoggiarsi sulle forze locali, superando la stasi di una coalizione internazionale inconcludente e sfilacciata”.
La Stampa: “La Corte suprema salva Obama, ‘La riforma sanitaria è legittima’”, “I giudici confermano la legalità dei sussidi per l’acquisto delle polizze assicurative”, “La sentenza chiude la lunga battaglia avviata dai conservatori contro la legge del 2010”.
Il Giornale: “La Corte suprema salva l’Obamacare. Ma i repubblicani giurano vendetta”. “Con 6 voti a favore e 3 contrari, via libera ai sussidi per acquistare una assicurazione” previsti dalla riforma sanitaria nota come Obamacare. Si tratta dei sussidi che il governo federale concede ai cittadini americani che rispondano a determinati sussidi. Ne beneficiano circa 7,5 milioni di americani.