Corriere della Sera: “Tempesta politica sul giudice che ha condannato il Cavaliere”, “In un’intervista valutazioni sul processo. L’ira del Pdl”.
A centro pagina il richiamo ad una intervista del quotidiano al segretario Pd: “’Niente sconti a Berlusconi’”, ““Parla Epifani: governo a rischio? La legalità viene prima”, “Il segretario Pd: dovrebbe fare un passo indietro, riforma elettorale con chi ci sta”.
La Repubblica: “Berlusconi, lo stop del Quirinale”, “’Niente intrusioni’. Bufera sul giudice di Cassazione per un’intervista”, “Il Colle smentisce aperture al Pdl. Il magistrato della Suprema Corte parla della sentenza su Mediaset, insorge il centrodestra. Interviene la Cancellieri”.
In evidenza, con foto: “Pusher fermato dai carabinieri muore asfissiato in caserma”, “Sanremo, lo rivela l’autopsia”.
La Stampa: “Saccomanni: recessione finita”, “Il ministro dell’Economia: siamo alla svolta del ciclo. Nel prossimo semestre atteso il segno positivo dopo due anni di caduta”, “Letta, bilancio di 100 giorni: i partiti pensino al Paese. L’Istat: Pil ancora giù”.
Sotto la testata: “’Berlusconi sapeva’. Bufera sul giudice”, “Rivolta Pdl contro le dichiarazioni del magistrato di Cassazione”, “Napolitano e le voci sul salvacondotto ‘Evitare interpretazioni infondate’”.
A centro pagina, con foto dal sito di Palmira, in Siria: “La primavera araba spaventa i turisti”, “Deserti siti archeologici in Africa e Medio Oriente. Yemen, offensiva americana contro Al Qaeda”.
Il Giornale ha in prima una foto del giudice della Cassazione Esposito sotto il titolo: “Il bugiardo”. “Il giudice Esposito spiega in un’intervista perché ha condannato il Cav. Poi nega tutto ma l’audio lo incastra. E la sua scorrettezza finisce al Csm. Berlusconi: è la prova che la sentenza era già scritta”.
A centro pagina: “La Finanza ci spia anche all’estero”, “I motoscafi delle Fiamme Gialle seguono gli italiani in vacanza nel mare di Grecia”.
Libero: “Processo al giudice”, “Sentenza da cassare”, “Sul banco degli imputati finisce il magistrato che ha condannato Berlusconi. Esposito straparla col ‘Mattino’ e si becca la reprimenda del suo presidente: ‘Inopportuno’. Poi tenta di smentire ma il giornale pubblica l’audio dell’intervista e lo sbugiarda. Il Guardasigilli vuol vederci chiaro”.
A centro pagina, una vignetta di Benny raffigura Berlusconi in spiaggia con secchiello e microfono: “E Silvio se ne va a far comizi in spiaggia”, “Il tour balneare dal 15 agosto”.
Il Fatto: “Nasce il partitone dell’impunità. Per salvare il delinquente”, “Il Corriere della Sera, con Angelo Panebianco, prende la guida del fronte che vuole smantellare la giustizia uguale per tutti e regalare il salvacondotto al Caimano. Napolitano nega di avere indicato vie d’uscita parlamentari, ma conferma di stare ‘esaminando’ il caso B (oggi insabbiato dalla giunta del Senato”.
A centro pagina: “Tutti contro il giudice Esposito: ha osato dire che B. è colpevole”.
L’Unità: “Non esistono salvacondotti”, “Né grazia né amnistia: il Pdl ci prova ma Berlusconi non può avere l’immunità. Napolitano: basta intrusioni, ora si rifletta. ‘Il Cavliere sapeva’: bufera sul giudice Esposito per un’intervista. Cassazione: ‘E inopportuna ma non inficia il verdetto’”.
A centro pagina, il richiamo ad un’intervista a Massimo D’Alema: “D’Alema: ‘Governo e Pd cambino passo’”, “L’intervista: ‘Berlusconi è alla partita finale e noi non siamo i guardiani della stabilità. Ora fissare le priorità del governo’”.
Il Sole 24 Ore: “Dai bonus per le Pmi all’edilizia, le novità del ‘decreto del fare’”, “Saccomanni: recessione finita, già pagati 5 miliardi di debiti Pa”.
Di spalla: “Il giudice Esposito: Berlusconi sapeva. E scoppia la polemica”, “Santacroce: ‘Intervista inopportuna’. Per la Cassazione verdetto non inficiato”.
In taglio basso: “Unicredit batte le stime: utili raddoppiati”, “Ghizzoni: ‘Guardiamo con fiducia ai prossimi mesi’. Il titolo sale del 2,16%”.
Esposito
A causa di una intervista Il Mattino Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato il Cavaliere, è finito al centro di quella che per La Stampa è una “polemica incandescente” e che ha fatto sì che l’intero Pdl gli saltasse “alla gola”. Tre membri del Csm , in quota centrodestra, hanno chiesto l’apertura di un fascicolo a suo carico. Il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri, ha chiesto informazioni al presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, preludio dell’apertura di un procedimento disciplinare. Santacroce stesso ha bollato l’intervista concessa da Esposito al Il Mattino come “inopportuna”. E la Cassazione, ufficiosamente, ha fato sapere che l’intervista comunque “non incide sulla sentenza, né sulle motivazioni”. Persino l’Associazione nazionale magistrati, evidenzia La Stampa, non ha preso le difese di Esposito, che peraltro ha smentito l’intervista: “il testo è stato manipolato”, ha detto. Ma il direttore de Il Mattino conferma che l’intervista è “letterale” e mette a disposizione degli utenti la registrazione sul sito del quotidiano. La parole di Esposito, riferite alla sentenza sul caso Mediaset- diritti tv, che ha condannato Berlusconi per frode fiscale, riprodotte dal Corriere della Sera: “Tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito”. Il Cavaliere ha sempre negato di essere al corrente delle pratiche fiscali all’interno del gruppo Mediaset, di qui “lo stupore” dell’avvocato difensore Fausto Coppi, che in un’intervista al Corriere, riferendosi a Esposito, dice: “Mentre c’è uno dei cinque giudici che sta scrivendo la motivazione (della sentenza, ndr.), lui ha anticipato qualcosa che evidentemente è maturato in camera di consiglio. Questo dobbiamo ritenere, sempre che quello che lui ha detto corrisponda all’orientamento del collegio. Dobbiamo pensare che in camera di consiglio si sia ritenuto che Berlusconi era costantemente informato di quelle che, secondo l’accusa, erano le malefatte che accadevano in Mediaset. Non si è mai visto un presidente del collegio che anticipa la motivazione della sentenza. E poi ci ritroviamo di fronte ad affermazioni che noi, negli atti, non abbiamo mai riscontrato. Anzi, nelle nostre arringhe, avevamo sottolineato che sun testimone ha potuto affermare di aver informato Berlusconi su acquisto di diritti e sugli ammortamenti”. E visto che Esposito “ha rotto il ghiaccio”, dice ancora Coppi, “dia un nome e un cognome a ‘Tizio, Caio e Sempronio’ da lui citati nell’intervista. Perché lui ha detto che Tizio, Caio e Sempronio lo hanno informato. Per cui indichi le pagine degli atti dalle quali risultano queste dichiarazioni”. Cppi commenta questa vicenda anche in un’intervista a La Stampa (“Un fatto inaudito e non parlava in astratto”, “ora ci anticipi anche le altre motivazioni”). E su La Stampa il giurista Carlo Federico Grosso firma un commento dal titolo: “Parole improprie, ma niente ombre sul verdetto”. Scrive Grosso: “Che le dichiarazioni del Presidente della sezione feriale della Cassazione possano inficiare la sentenza emessa nei confronti di Berlusconi è fuori da ogni prospettiva immaginabile. La Cassazione ha deciso con il contributo di cinque consiglieri: ha ritenuto che nella sentenza impugnata (al di là dell’errata indicazione della durata della pena accessoria), non fosse rinvenibile alcuna violazione o erronea applicazione di legge, né, tantomeno, mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione; ha giudicato che nessun vizio ha inficiato il lungo iter processuale (reso ancora più faticoso dalle leggi ad personam che ne avevano turbato l’ordinato svolgimento. Su questa base ha respinto tutti i motivi di ricorso elaborati dalla difesa, confermando la sentenza impugnata della Corte d’Appello di Milano. La decisione è stata di conseguenza già legittimamente e definitivamente assunta. Ora si tratta, soltanto, di redigere la motivazione in conformità a quanto deciso collegialmente in maniera irrevocabile”.
Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, in riferimento alla vicenda Esposito: “E’ questa la magistratura di cui dovremmo avere sacro rispetto?”. Esposito ha anticipato “in modo scorretto, e illegale, la stesura delle motivazioni che sono parte integrante della sentenza”, “altro che grazia a Berlusconi. Una sentenza emessa da un uomo di questo genere non dovrebbe avere alcun valore. Anzi, Esposito andrebbe radiato dalla magistratura per comportamenti indegni. Se la caverà, ovviamente, perché cane non mangia cane. Come di recente, guarda la coincidenza, suo figlio che di mestiere fa il pm a Milano, è stato assolto dal Csm da una vecchia inchiesta che lo vedeva imputato per alcune cene con la Minetti mentre la signorina era indagata dalla sua stessa procura”.
Pd
Il segretario del Pd Epifani, in una intervista al Corriere, ad una domanda sulla richiesta di “agibilità politica” per il Cavaliere avanzata dal Pdl, risponde: “Non vedo altra possibilità che prendere atto della sentenza e degli effetti che produce, non ci sono strade ed è anche sbagliato cercarle”, “le sentenze vanno rispettate ed eseguite”. E la stabilità del governo? “Il principio di legalità in uno Stato democratico viene prima di qualsiasi valutazione politica”.
La Stampa scrive che gli occhi sono puntati sulla Giunta delle elezioni del Senato: è qui, stasera, che ci sarà “la prima prova del fuoco” per Berlusconi e i berlusconiani, poiché si dovrà prendere una decisione sulla decadenza e l’incandidabilità del Cavaliere.”Il Pd ha deciso: voterà per l’incandidabilità”, titola il quotidiano. L’Unità: “Per Berlusconi né grazia, né amnistie, né leggine”.
Massimo D’Alema, in una intervista a questo quotidiano, dice che “il Paese ha bisogno di stabilità, e tornare a votare senza aver cambiato la legge elettorale sarebbe un atto folle, sotto ogni profilo. Però è anche evidente che l’atteggiamento del Pdl rovescia sul governo tensioni che ne minano profondamente la credibilità”. Per D’Alema è necessario agire con senso di responsabilità ma allo stesso tempo “far emergere con molta forza il profilo del nostro partito”, “non possiamo ridurci ad essere semplicemente i guardiani di una stabilità sempre più traballante sotto i colpi del Pdl”. “La vicenda Berlusconi” è per D’Alema “destinata a proseguire. Più che a un semplice episodio, ormai siamo a un finale di partita”. Ci sono ulteriori scadenze di tipo giudiziario, il processo Ruby, l’accusa di corruzione di parlamentari. Una vicenda molto grave, perché configura un attentato alla costituzione e ai diritti dei cittadini mediante l’acquisto di parlamentari per alterare la maggioranza”. Quanto al governo, D’Alema invoca “una seria verifica”, “si deve precisare la mission di questo governo”, stabilendo “i tempi e le priorità su cui esso deve concentrare la sua azione, senza che nessuno possa proporre riforme estranee al programma, come è il caso di quella riguardante la giustizia”.
Internazionale
Scrive L’Unità che alti funzionari della Amministrazione Obama avrebbero rivelato che Al Qaeda è riuscita a realizzare un nuovo esplosivo liquido non rilevabile da alcun sistema di controllo negli aeroporti. Secondo il quotidiano britannico Independent, l’esplosivo rimane inerte fino a che resta liquido, è stato sviluppato per impregnare gli abiti dei terroristi, e una volta seccatosi si trasforma in un esplosivo ad alto potenziale. A sviluppare la nuova arma sarebbe stata la branca yemenita di Al Qaeda. Secondo la BBC i servizi segreti avrebbero confermato l’arrivo in Yemen, negli ultimi giorni, di decine di membri di Al Qaeda in vista di un grosso attentato. I miliziani starebbero preparando operazioni contro l’esercito yemenita.
La Stampa: “Yemen, parte la controffensiva Usa”, Washington evacua i diplomatici a Sanaa e poi sferra l’attacco con i droni contro le postazioni di Al Qaeda”. Scrive il quotidiano che se finora la priorità della Casa Bianca èstata l’aumeto delle difese passive per difendere i possibili obiettivi di Al Qaeda come consolati e ambasciate, dal NordAfrica al Bangladesh, l’iniziativa passa ora al Pentagono e la missione autorizzata dal Presidente Obama è quella di mettere sotto pressione le cellule che pongono i rischi maggiori, decimare i miliziani jihadisti in Yemen, perché è qui che la struttura centrale di Al Qaeda sta tentando di riorganizzarsi, facendo leva su personaggi come Ibrahim Al Asiri, esperto saudita in mini-esplosivi, considerato l’ideatore di più tentativi di attacchi contro il territorio americano. E sarebbe proprio lui ad aver ideato il nuovo tipo di esplosivo liquido.
Ieri quindi luce verde per i droni che nel primo mattino, ora di Sanaa, hanno lanciato almeno due attacchi contro miliziani di Al Qaeda, uccidendone 4 che però non fanno parte dell’elenco dei 25 maggiori ricercati, secondo quanto avrebbero precisato fonti militari Usa alla CNN. Altri 4 attacchi con i droni sono avvenuti negli ultimi dieci giorni.
Su La Repubblica, Renzo Guolo firma un’analisi dal titolo: “La realpolitik di Obama nella polveriera egiziana”. L’uomo forte del nuovo potere in riva al Nilo, il generale Al Sissi, ha accusato gli Usa e la Unione Europea di aver voltato le spalle agli egiziani, di aver tradito la volontà popolare, ostile al deposto presidente Morsi, di non supportare con forza il nuovo governo di fronte alla sfida del terrorismo. Insomma, scrive Guolo, Al Sissi lamenta lo scarso sostegno ad un intervento ritenuto in linea con gli interessi e i valori Usa. Sono parole che confermano come “’il golpe popolare’ non abbia certo convinto l’Amministrazione Obama: anche se Kerry, in nome della realpolitik, dirà nelle stesse ore che al Cairo i militari hanno ‘restaurato la democrazia’”. Nella vicenda egiziana, “gli Stati Uniti si trovano tra due fuochi diversi, bersaglio di laici, nazionalisti e islamisti. La Fratellanza ritiene che, senza l’avallo americano, Al Sissi non si sarebbe mosso. E’ la stessa tesi di Al Qaeda, che torna a farsi viva con Zawahiri, che pure accusa i Fratelli di aver accettato la via della democrazia. Quanto a Tamarod, e i nasseriani, principali protagonisti della rivolta anti Morsi, hanno sempre pensato che il presidente deposto si reggesse su un ferreo accordo con Washington”. Quella americana è “una posizione scomoda” e serpeggia la preoccupazione che i militari egiziani facciano del 3 luglio, data della deposizione del Presidente Morsi, “una occasione per semplificare, per un lungo periodo, il campo politico. Aleggia, infatti, tra le stellette, la tentazione della resa dei conti definitiva, con i rivali storici della Fratellanza. Una soluzione di tipo algerino, repressione durissima e poi parziale inclusione nel sistema politico degli islamisti in posizione di debolezza”. Ma “parallelamente, tanto alla Casa Bianca che nelle Cancellerie occidentali, si teme che il vuoto lasciato dalla Fratellanza decapitata sia occupato dalle frange islamiste più radicali, e che queste si saldino, sul terreno del jihad, con quelle che già operano nel Sinai”. Anche perché “l’evidente fallimento dell’islam politico non si traduce nel rafforzamento delle forze democratiche”. Le stesse mobilitazioni laiche sembrano esprimere “più un impulso alla rivolta che far emergere un progetto politico e un nuovo blocco sociale che lo sostenga”.