La Repubblica: “Mafia, la cupola di Roma”, “Un’alleanza tra criminalità nera e politica ha pilotato per anni appalti e assunzioni in Comune e Regione. Trentasette arresti, anche l’x sindaco Alemanno tra le centinaia di indagati. Bufera sulla giunta Marino”.
A sinistra, sulle riforme: “Renzi: ‘L’Italicum scatta nel 2016′. M5S, Grillo minaccia nuova raffica di espulsioni”.
A centro pagina, con foto dei genitori del bimbo ucciso nel ragusano: “Il giallo di Loris, la mamma in questura”.
Nella colonna a destra, il richiamo all’inserto R2, la storia di copertina: “La guerra solitaria dell’Europa contro Google”, “Gli Usa in difesa del colosso. Bruxelles: È troppo potente’. Ecco la vera posta in gioco”. Di Federico Rampini.
Sotto la testata anche il richiamo al reportage di Prakash Hatvalne dall’India: “A Bhopal vent’anni dopo, nel villaggio delle vedove dimenticate”.
Il Corriere della Sera: “Così corrompe la mafia di Roma”. “L’inchiesta: 37 arresti: il capo è Carminati, ex Nar ed ex banda della Magliana. Gli affari: dagli appalti ai campi rom”. “Nella rete politici e imprenditori: 100 indagati, c’è anche Alemanno. Si dimette assessore di Marino”. L’editoriale, firmato da Giovanni Bianconi: “Le mani (sporche) sulla Capitale”.
Di spalla: “Un consigliere personale per il premier: Andrea Guerra”, ovvero l’ex manager di Luxottica.
A centro pagina la vicenda di cronaca: “Loris, dubbi degli inquirenti. La madre sentita in Questura”.
La Stampa: “’Ecco la Cupola di Roma’. Il Campidoglio travolto dalle infiltrazioni mafiose”, “La procura: ‘Funzionari corrotti per pilotare appalti’. Indagato anche l’ex sindaco Alemanno: ‘È una follia’”.
A centro pagina: “Renzi: legge elettorale in vigore solo dal 2106”.
A destra una grande foto del luogo del ritrovamento del corpo del bimbo del ragusano: “Loris era già stato vittima di abusi. Troppi dubbi, riascoltata la madre”.
Sulla costa Concordia: “I pm: Schettino merita 20 anni”, “L’ex comandante in aula: l’inchino? Per motivi commerciali”.
Il Fatto: “Mafia capitale”, “Fascisti e Pd agli ordini del Nar Carminati. 37 arresti, indagati Alemanno più 99”.
In taglio basso: “Muti al Quirinale: Renzi smentisce, Sgarbi conferma”, “Palazzo Chigi: ‘Nessuna telefonata’. Il critico d’arte: ‘Ho parlato col maestro, non credo direbbe di no’”.
Da Palermo: “’Per ammazzare Di Matteo, doveva saltare il tribunale’”, “Gli inquirenti ricostruiscono il piano stragista di Cosa Nostra contro il pm della Trattativa”.
Il Giornale: “Crolla il Cupolone. Maxi-retata nei Palazzi del potere: 100 indagati e 37 arrestati tra imprenditori e politici. Ci sono dentro tutti: dall’ex killer nero al boss delle coop rosse. Salta un assessore Pd di Marino, l’ex sindaco Alemanno nega tutto”.
A centro pagina, la foto di Salvini per il settimanale Oggi: “Dopo la felpa, il petto nudo. Dai Salvini, adesso rivestiti”, di Vittorio Feltri.
Il Messaggero: “Mafia e politica, la retata di Roma. Terremoto giudiziario nella Capitale: 37 arresti per la cupola guidata dall’ex Nar Carminati. Alemanno tra i 100 indagati. Coinvolti esponenti Pd. Tangenti bipartisan per appalti e nomine”.
“‘Dai rifiuti agli immigrati, in strada comandiamo noi'”.
Accanto: “Loris, la mamma sotto torchio: giallo telecamere. Ragusa, il bimbo mai inquadrato nei video. Lo sconcerto della Procura: nessuno parla”.
Il Sole 24 Ore: “Nuovi minimi per il petrolio. South Stream pesa in Borsa”. “Il greggio scende a 67,53 dollari, record negativo da 5 anni. Saipem cede il 10,8 per cento”. “Vergine (Saipem): nessuna nota di Mosca, rischio ricavi per 1,2 miliardi”.
Di spalla: “Mafia e appalti a Roma: 37 arresti. Oltre 100 indagati, c’è Alemanno”. “Arresto per Panzironi e Mancini. L’ex sindaco: io estraneo”. “Coinvolti politici di Pdl e Pd. Il ruolo centrale dell’ex Nar Carminati”.
Mafia Capitale
Sul Sole 24, Ore Claudio Gatti (“Da Odevaine a Buzzi, l’affare dell’accoglienza”) scrive che “per tutti noi quella di Mare Nostrum è stata una tragedia. Per Massimo Carminati un’opportunità”, e ricorda l’inchiesta condotta dal quotidiano, “convalidata ieri dalla serie di arresti in seguito all’indagine condotta dal Servizio centrale del Ros e dalla sua sezione Anticrimine di Roma per conto della Procura”. Quello dei “barconi della speranza” non è stato un caso di emergenza umanitaria ma “un grande business. Per Carminati è stata anche un’occasione per rafforzare quella tela di relazioni”. Gatti spiega che Carminati si è fatto affiancare da Salvatore Buzzi, a capo di un “importante consorzio di cooperative legate alla LegaCoop, le cosiddette ‘cooperative rosse'”, e sottolinea che “non si sta parlando di attività criminali – di droga, di pizzo o di economia sommersa” ma di un tavolo istituzionale di cui era membro Luca Odevaine, “l’uomo al servizio del duo criminale membro del Tavolo di coordinamento nazionale, ex direttore di gabinetto del sindaco Walter Veltroni, ex capo della polizia provinciale e Protezione civile con Nicola Zingaretti, ed ex pregiudicato”. Anche Gatti cita la frase “di Buzzi a un complice”: “‘Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati, eh? Il traffico di droga rende di meno'”.
Il quotidiano riepiloga alcuni episodi nella gestione della emergenza immigrati, fin dal 2008, e cita altri estratti da conversazioni intercettate di Buzzi: “‘La cooperativa campa di politica. Il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti. Lunedì c’ho una cena da ventimila euro (…) C’ho quattro cavalli che corrono col Pd, con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’è… c’ho rapporti con Luca (Odevaine) quindi va bene lo stesso. Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese. Ogni mese (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti 2.500 al mese. Un altro che mi tiene i rapporti al comune 1.500, un altro a… sette e cinquanta… un assessore diecimila euro al mese… ogni mese, eh! (…) Per le elezioni siamo messi bene… siamo coperti'”. Arrivati ad Odevaine, “gli investigatori raggiungono il cuore istituzionale dell’emergenza migranti”.
Sulla prima pagina de Il Fatto, Marco Lillo firma un editoriale dal titolo: “La malavita di larghe intese”. Scrive Lillo: “Ci sono intercettazioni che restano nella storia criminale del Paese. Il ‘mondo di mezzo’ evocato da Massimo Carminati entra di diritto nella top ten assieme a grandi classici come ‘i furbetti del quartierino’. Il mondo di mezzo, secondo il boss arrestato come capo di ‘Mafia Capitale’, è il luogo in cui ‘tutto si mischia nel mezzo perché la persona che sta nel sovramondo (politico o imprenditore, ndr.) ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non può fare nessuno’. Sarebbe consolante dire che la terra di mezzo in cui sono fioriti 37 arresti è la destra romana. Invece in quel luogo si mischiano non solo i destini di Gianni Alemanno, un sindaco che sembrava voler diventare premier, e Massimo Carminati, condannato per un furto inquietante di miliardi e segreti nel Palazzo di giustizia e coinvolto (ma sempre assolto) nei fatti più inquietanti della storia d’Italia: dall’omicidio del giornalista Mino Pecorelli al depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. No. Nella terra di mezzo si mischiano destra e sinistra, oltre che sovramondo e sottomondo. La ‘Mafia Capitale’ guidata da Carminati secondo i magistrati aveva a libro paga anche politici di primo piano del Pd”, perché nella terra di mezzo “il boss che ha ispirato ‘il Nero’ di Romanzo criminale, il fasciomafioso Carminati ha come braccio destro un criminale svelto di mano, Riccardo Brugia, e come ‘braccio sinistro’ il re delle cooperative sociali Salvatore Buzzi: già condannato per omicidio e poi riabilitato. Buzzi ‘il rosso’ si vanta di pagare tutti e di dare 5 mila euro al mese all’ex vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni, poi nominato capo della polizia provinciale, Luca Odevaine, anche lui indagato. La notizia non è quindi Carminati, ma Buzzi: un ex detenuto simbolo della resurrezione dal carcere che presiede un impero da 50 milioni. Con la sua cooperativa aderente alla Lega delle coop rosse, già guidata dal ministro Giuliano Poletti, fa soldi nel business dei campi nomadi e dell’assistenza ai rifugiati e poi divide col ‘nero’”.
Giovanni Bianconi sul Corriere scrive di una “città in mano a un ex estremista nero e a un ex detenuto”, “almeno nel disegno dei pubblici ministeri e del giudice che ha concesso gli arresti. Accuse da provare, ovviamente, ma dalle quali emerge già, con nettezza, la debolezza della politica cittadina e amministrativa che si lascia quantomeno tentare e influenzare, nelle sue scelte, da metodi e interessi poco commendevoli”
In prima su La Repubblica un intervento di Giancarlo de Cataldo, magistrato e autore di “Romanzo criminale”: “Se la realtà supera Romanzo criminale”. “Da oggi – scrive – sarà difficile continuare a illudersi che violenza e corruzione siano il frutto avvelenato della fiction che salata eroi negativi. O che l’attuale crisi di Roma dipenda esclusivamente dall’inadeguatezza del sindaco Marino”.
A pagina 7, Daniele Mastrogiacomo racconta, parlando di Carminati, “L’ascesa del ‘guercio’ dai Nar al business. ‘Sono il re di Roma’”, “Terrorismo nero, banda della Magliana, omicidio Pecorelli. La carriera criminale (e gli affari) del boss Massimo Carminati”.
“La capitale da rifondare” è il titolo dell’analisi di Sebastiano Messina che compare in prima pagina. E a pagina 2, Carlo Bonini ricostruisce, attraverso le intercettazioni “la regola del ‘mondo di mezzo’: ‘Compriamo tutti’”. Alla pagina seguente, ancora verbali: giugno 2013, il centrosinistra vince le elezioni e la giunta Alemanno cede a quella di Marino. Ma Mafia capitale non si perde d’animo: “come Massimo Carminati copriva il versante dell’estrema destra, Salvatore Buzzi è uomo di sinistra, con solide relazioni da Pd a Sel”.
Le prime 6 pagine de Il Fatto sono dedicate a questa inchiesta, con i contenuti delle intercettazioni e i ritratti dei protagonisti. Pagina 2: “Come funziona la mafia capitale, il capo Carminati e i politici”. Il ritratto a pagina 3: “La ‘Terra di mezzo’ del faccendiere nero che ‘foraggiava tutti’”, “L’ex Nar ‘portava i soldi per Finmeccanica anche al Prc’. E il poliziotto rapito: ‘Starei ad ascoltarti per ore’”. Ci si riferisce ad una intercettazione di Buzzi, che dice: “Lo sai perché Massimo (Carminati) è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! Non mi dice i nomi (…) 54 milioni dentro le buste! Alla fine mi ha detto Massimo ‘è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione”. Pagina 4: “Coop e soldi, appalti rossi sotto la Lupa ‘nera’”, “Il compagno Buzzi procacciatore di occasioni, da Rutelli ad Alemanno”. Pagina 5: “I fascisti del fungo volevano Roma” (il “fungo” è un edificio del quartiere Eur a Roma frequentato negli anni ’70 anche da quella che Il Fatto definisce la “fascisteria romana non allineata” che poi sarebbe confluita in Avanguardia nazionale, Nar e Terza Posizione).
Anche su La Stampa, sei intere pagina per la maxi-operazione di ieri a Roma. Mattia Feltri descrive il “labirinto criminale”: “Ex Nar e picchiatori da stadio. La rete attorno al Campidoglio”. E il reportage di Guido Ruotolo: “San Basilio, Ostia, Casilino. La scalata dei clan mafiosi sulle rotte della cocaina”, “L’assalto ai palazzi del potere parte dallo spaccio e dal riciclaggio”. Il quotidiano intervista il sindaco di Roma: “Marino: pressioni continue ma abbiamo sbarrato la porta”. Tra gli indagati c’è l’attuale assessore alla Casa Daniele Ozzimo, che ha deciso di dimettersi: Marino dice “ho conosciuto Daniele per la sua forza nell’imporre la legalità. Ho grande rispetto per il suo lavoro”. Interpellato poi sul suo predecessore Alemanno, dice: “Saranno i magistrati a valutare le responsabilità. Se si andrà a processo il Comune di Roma si costituirà parte civile”.
Legge elettorale
Sul Sole 24 Ore le dichiarazioni di ieri di Matteo Renzi sull’Italcum. Ieri il presidente del Consiglio ha detto che si può anche posticipare l’entrata in vigore della legge elettorale, a patto di non condizionarne il via libera all’approvazione della riforma costituzionale: “Possiamo pensare di far entrare in vigore la legge elettorale il 1 gennaio 2016, ma la riforma del voto va fatta subito”. Sarebbe “inaccettabile”, dice ancora il premier, “l’ipotesi di un collegamento tra l’Italicum e la riforma costituzionale del Senato come se questa fosse una clausola per consentire l’entrata in vigore della legge elettorale” stessa.
Su La Repubblica: “’L’Italicum in vigore solo da gennaio 2016′. La proposta di Renzi per convincere Berlusconi”, “La minoranza Pd si divide davanti alla mossa del premier. Forza Italia: troppa fretta, il premier pensi al Paese in crisi”. Il “retroscena” è firmato da Francesco Bei: “Il premier: ‘La palude va evitata’. L’ipotesi del voto anticipato’”.
La Stampa se ne occupa con un’analisi di Carlo Bertini: “Renzi: l’Italicum in vigore dal 2016 ma va approvato ora”, “Per favorire le riforme escluse le urne anticipate”. Sulla stessa pagina, un’intervista a Gianni Cuperlo, esponente di primo piano della minoranza Pd, che dice: “Sbagliato forzare i tempi. Sembra voglia votare”.
Il Corriere offre una intervista a Roberto Calderoli, che ha presentato un ordine del giorno sulla legge elettorale in cui si prevede una “clausola di salvaguardia” per cui la legge elettorale entra in vigore solo dopo l’approvazione della riforma costituzionale. “Io capisco bene che Renzi voglia correre alle elezioni il prima possibile. E comunque prima che gli venga chiesto conto di tutte le promesse non mantenute. Però così non si può fare. Non dipende da quel che piace o non piace a me”. Ricorda che l’Italicum è previsto “per un sistema monocamerale”, in cui solo la Camera esprime la fiducia al governo. Insomma la legge elettorale va fatta “in fretta” ma “non facciamo un’altra porcata”.
Sul Sole un intervento di Stefano Ceccanti sul tema è titolato: “Legge elettorale e Senato: nodo politico, non costituzionale”, a partire dal dibattito aperto da Massimo Luciani, con le risposte di Roberto D’Alimonte e Carlo Fusaro, sulla presunta incostituzionalità della riforma elettorale per la sola Camera dei deputati.
Sul Corriere: “Il premier tenta di rassicurare per piegare le resistenze” è il titolo della “nota” di Massimo Franco.
Sotto: “Rispunta il listino bloccato: 30 per cento di nominati. L’idea di ereditare il meccanismo del Mattarellum. Il restante 70 per cento dei seggi verrebbe assegnato con le preferenze. In commissione previsti 55 interventi”.
Per tornare al Sole 24 Ore, da segnalare un nuovo intervento del professor D’Alimonte, che si sofferma sulle ipotesi di modifica dell’impianto dell’Italicum: “Il rischi di un pasticcio nel mix tra preferenze e capilista bloccati”.
Petrolio, gas, Russia
Il Messaggero offre una intervista a Paolo Scaroni: “‘Addio annunciato da tempo per l’indecisione di Bruxelles'”. “‘Visti i rapporti così tesi tra Europa e Russia Putin non aveva alternative'”, dice Scaroni. Alla domanda se il gasdotto fosse davvero necessario Scaroni risponde che “da un punto di vista europeo” ha “sempre pensato che poter disporre di una pipeline che partendo dal Sud della Russia fosse arrivata direttamente in Europa dopo aver attraversato solo il mar Nero sarebbe stata una iniziativa positiva per la sicurezza delle forniture energetiche”. Scaroni poi parla anche del prezzo del petrolio, dice che non sarebbe sorpreso che “dietro la scelta di Ryad” ci fosse la volontà di mettere in difficoltà l’Iran, e che il crollo del prezzo del petrolio non è ancora finito.
Sul Sole: “Il petrolio di nuovo in picchiata. Il Brent ancora ai minimi da 5 anni, troppo fragili i segnali di frenata dello shale”. Secondo l’analisi di Leonardo Maugeri “lo shale oil amiercano può reggere anche 50 dollari”.
Il Corriere: “Il mini barile complica le mosse di Draghi. Il prezzo del petrolio in caduta libera confonde le analisi sui pericoli di una deflazione prolungata. Rischio divisioni alla riunione della Bce di domani. Heise (Allianz): meglio rilassarsi un po’, non strafare”.
Sul Sole un altro articolo, su South Stream: “Bruxelles non chiude la porta a Mosca. Resta in agenda un incontro su South Stream in programma il 9 dicembre prossimo”.
Nella pagina successiva si dà conto delle dichiarazioni di Matteo Renzi, ieri ad Algeri: “‘Lo stop di Putin non ci preoccupa’. Renzi: South Stream non fondamentale per l’Italia, in futuro asse nord-sud sull’energia”.
Sul Giornale: “Gli Usa, il Cav e il gas. La vera storia dell’intrigo che ha cambiato la storia. Ecco perché Berlusconi era scomodo: lo stop al gasdotto South Stream è il trionfo degli Usa. Lo pagherà la Ue”. Dove si citano i cablogrammi partiti dall’Ambasciata Usa, diffusi da Wikileaks, che rivelavano “l’allarme” del Dipartimento di Stato Usa per i rapporti “straordinariamente stretti” tra Putin e Berlusconi.
Su La Repubblica una corrispondenza da Mosca di Nicola Lombardozzi: “Petrolio e sanzioni spingono la Russia in piena recessione. Il governo rivede le stime 2015: da più 1,2 a meno 0,8%. Putin sospende gli aumenti di stipendio agli statali”.
Su La Stampa, Anna Zafesova: “Russia, l’emirato con la neve ora teme il crollo economico”, “Giù il rublo, via i capitali. Il governo ammette: 2015 in recessione”.
Sul Corriere vengono offerte due voci in un “processo a Putin”: il filosofo americano Michael Walzer e uno degli artefici della ostpolitik tedesca Egon Bahr. Walzer dice che Putin è un autocrate (il filosofo non ama la definizione “zar”) che minaccia di trasformare una fragile democrazia in un regime e che poromuove il culto della personalità ma che intende anche ammodernare tecnologicamente ed economicamente il Paese”. Bahr dice che Putin “non è democratico” ma ha “restituito alla Russia la fiducia in se stessa dopo l’uscita di scena di Eltsin”.
E poi
Su La Stampa, la crisi di governo in Israele: “Netanyahu licenzia gli alleati di centro e punta a vincere con la destra religiosa”. Su La Repubblica: “La legge sullo Stato ebraico affonda il governo Netanyahu: ‘Presto elezioni anticipate’”, “Duro attacco dell’alleata Livni: ‘No a una norma razzista e antidemocratica. Cacciati i ministri della Giustizia e del tesoro. La Francia riconosce la Palestina”. E di fianco lo scrittore arabo-israeliano Sayed Kashua racconta che è stata bruciata da fanatici “la scuola-simbolo” di Gerusalemme “mano nella mano”, dove studiavano insieme bambini ebrei e arabi.
Su La Repubblica un’intervista di Andrea Tarquini al presidente della Romania Klaus Iohannis, “mister mani pulite”: “La mia Romania vuole un’Europa forte”, “Sì ad un’azione comune tra est e ovest nei confronti di Mosca”.