Il Sole 24 ore: “Manovra espansiva: meno tasse, tagli timidi”. “Interventi da 27-30 miliardi: sconto Ires anticipato solo con il sì della Ue alla flessibilità migranti”. “Stop alle imposte sulla prima casa, per le imprese subito i maxi ammortamenti. Squinzi: giudizio positivo, il massimo in questa situazione”. In alto il richiamo ad una “guida alla legge di stabilità” con “tutti i conti della manovra”.
A centro pagina: “Contratti, accordo per i chimici. Le imprese: intesa innovativa, niente deroghe al jobs act. Aumento di 90 euro. Verifica annuale ex post sugli scostamenti sull’inflazione”.
Il Corriere della sera: “Renzi: ‘Così abbasseremo le tasse’. Manovra da 27 miliardi. ‘Rispettiamo le regole europee’. Tasi abolita, sgravi per chi investe”. Le misure. Parte il piano contro la povertà. Il canone Rai finirà nella bolletta elettrica. Jobs Act esteso anche ai lavoratori autonomi”.
“Il punto debole restano le coperture” è il titolo di un articolo di Enrico Marro.
Sulla “passaggio a Bruxelles” Federico Fubini firma un articolo dal titolo “Una partita da giocare”.
A centro pagina: “Roma, irregolare il 90 per cento degli appalti per bus e metrò”. Si parla di un dossier ai Pm di Raffaele Cantone, relativo al periodo dal 2011 ad oggi.
A fondo pagina: “Expo vince la sfida: 20 milioni di biglietti. Raggiunto l’obiettivo che era stato fissato al via. Oggi la Carta di Milano a Ban Ki-Moon”.
Da segnalare anche un articolo sulla “intesa europea” sui migranti: “Tre miliardi alla Turchia”.
La Repubblica: “Via alla manovra da 27 miliardi, meno tasse, canone tv in bolletta”, “Sconti alle imprese. Renzi: soldi per la Terra dei Fuochi. Alfano: una vittoria dei moderati”.
Alla manovra è dedicata l’analisi di Massimo Riva: “La Quaresima archiviata”.
E sulla presentazione della stessa manovra ieri a Palazzo Chigi, Filippo Ceccarelli: “Il turbo-banditore e la lingua delle slide”.
A centro pagina: “Fermata in Turchia la ragazzina di Piacenza che voleva arruolarsi nell’Is”.
E la conferenza stampa del presidente Usa ieri: “Il dietrofront di Obama: ‘In Afghanistan resteranno cinquemila soldati’”.
Sulla colonna a destra, la “copertina”: “I cavalieri dell’arte che sfidano la Jihad”, “Da Palmira all’Iraq, chi sono gli archeologi in lotta con il Califfo”. Ne scrivono Anais Ginori da Parigi e Francesca Caferri, che firma un’intervista a Maamoun Abdulkarim, direttore delle Antichità a Damasco.
In prima anche lo scandalo Volkswagen: “Finanza alla Volkswagen, indagati manager italiani”.
La Stampa: “’Ecco la manovra taglia-tasse’”, “Renzi: ridà fiducia all’Italia. Via Imu e Tasi, canone Rai in bolletta. Prime critiche dall’Ue”, “Sì dal governo, vale 27 miliardi. Il premier: entro l’anno un miliardo per il Giubileo, Terra dei Fuochi e Bagnoli”.
Se ne occupa Stefano Lepri con un commento in apertura: “La scommessa a rischio sulla ripresa”.
A centro pagina, con foto: “Vaccini obbligatori a scuola”, “Finora decidevano le Regioni, dal 2016 cambiano le regole per elementari e medie”.
A centro pagina anche il discorso del presidente Usa: “La svolta di Obama: ‘Resteremo a Kabul’”, “Il Presidente: forze afghane deboli. Non lascerò il terreno ai terroristi”, “Gli Usa impegnano 5500 soldati anche dopo il 2016”.
Dal vertice Ue, sui migranti: “Turchia-Ue, intesa per le frontiere”, “Accordo al vertice: in cambio di 3 miliardi Erdogan offre di rafforzare i confini”.
Sulla colonna a destra: “Quel gesto di un bambino scuote i prelati”, di Andrea Tornielli (dedicato all’episodio raccontato ieri al Sinodo da un vescovo latinoamericano: un bimbo figlio di divorziati e risposati, al momento della comunione, ha spezzato in tre l’ostia ricevuta per darne una porzione ai genitori che non potevano riceverla come lui).
Il Fatto: “Via le tasse su ville e castelli e 8 euro al mese agli statali”, “Finanziaria da ricchi. Dietro l’Imu una manovra tagli e spot da 27 miliardi”, “L’unica misura di peso è quella sulla casa già approvata da B. e ritirata da Monti. Dimezzati spending review e sgravi per le assunzioni. Renzi annuncia il canone Rai in bolletta e sconti fiscali alle imprese. Poliziotti in piazza. Tutti i problemi rinviati al 2017”.
Sotto la testata, il richiamo all’intervista concessa dal Papa al “Paris Match”: “’Io, Francesco, prete di strada in un mondo insostenibile’”, “Pubblichiamo il colloquio del Pontefice con il settimanale ‘Paris Match’. I temi del denaro e del capitalismo (‘Non sono del demonio, ma possono rovinarci’), l’ambiente (‘Rischiamo di lasciare macerie’), i migranti (‘Fuggono, ma chi è che vuole la guerra per vendere armi?’), la sua vita (‘Vorrei uscire con gli amici a mangiare una pizza’)”.
A centro pagina, l’intervista alla senatrice Elena Cattaneo: “Sulla Riforma in quest’aula non c’è stata libertà”.
E il richiamo al colloquio con Gian Gaetano Bellavia, esperto di diritto penale dell’economia e consulente delle Procure: “Il contante sopra i 3 mila euro ammazza l’antiriciclaggio”.
Il Giornale: “Tasse e tagli, cosa cambia”. “Via Imu e Tasi, riabilitato il modello Berlusconi”. “Resta l’Ires, i soldi servono per gli immigrati”. “Partite Ive, solo un contentino per chi fattura”. “Meno spese, metà i risparmi annunciati”.
“Si pensa ai consumi ma senza investimenti è solo illusionismo”, articolo di Francesco Forte.
Editoriale di Nicola Porro: “Una certezza: sale il debito”.
A centro pagina: “Gli americani nel panico. I marines russi meglio di loro”, di Paolo Guzzanti.
E poi un articolo di Vittorio Feltri: “Mantovani in carcere, una vera porcata”.
Di spalla un articolo di Paolo Ostellino: “Marino inetto, ma fatto fuori da dei banditi”.
Stabilità
La Stampa, pagina 2: “Il premier: ‘Al via la manovra con meno tasse e senza fregature’”. E il quotidiano sintetizza così i contenuti della manovra“La nuova legge di stabilità vale 27 miliardi e prevede interventi a favore di previdenza, sostegno dei redditi bassi, agricoltura e cultura. L’Ue dovrà dare il suo giudizio e il governo dovrà spiegare perché ha preferito ridurre le imposte sulla casa anziché quelle sul lavoro”. Sul fronte pensioni: “Niente imposte fino a 8mila euro ma lo sconto sarà simbolico”, “La ‘No Tax area’ sarà allargata come per i lavoratori. Tre miliardi per Opzione donna, esodati e part-time”. Scrive il quotidiano che il colpo a sorpresa è stato l’allargamento della no tax area, una richiesta “storica” dei sindacati, “tornata in auge l’anno scorso all’interno del dibattito sul bonus da 80 euro e le possibili misure a favore degli incapienti. Con il nuovo anno, i soggetti con più di 75 anni, la soglia di reddito entro la quale non si pagano più tasse sale da 7750 a 8000 euro, sostanzialmente allo stesso livello dei lavoratori dipendenti. Per i pensionati sotto i 75 anni la no tax area aumenta invece da 7500 a 7550 euro. Secondo le stime dei sindacati si tratta di un intervento che vale all’incirca 200 milioni di euro di cui beneficiano circa 2 milioni di pensionati. In pratica si tratta in media di 100 euro a testa di tasse in meno da pagare: l’intervento resta importante, ma la cifra che entra nelle tasche dei pensionati meno abbienti è poco più che simbolica”.
Su Il Fatto, pagina 2: “Manovra, sotto l’Imu niente, a parte i tagli e le misure spot”, “Poca roba. Tolto il cavallo di battaglia di Berlusconi resta una legge di stabilità con cui il premier tira a campare: rinvia 17 miliardi di aumenti Iva e accise al 2017 e spera in bene”. A pagina 3: “Aumenti-mancia per gli statali: 8 euro al mese”, “Poliziotti in piazza per i contratti, mentre il governo stanzia 300 milioni. Accordo stile Squinzi per i chimici”.
Sul Corriere Mario Sensini (“Taglio delle tasse sorprendente, più fiducia”) cita il premier che dice “Si scrive legge di Stabilità, ma si pronuncia legge di fiducia”. Renzi ha detto che dal 2016 “’per la prima volta dopo nove anni’, anche il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, il “tallone d’Achille” dei conti italiani, ‘ricomincerà a scendere’. Il deficit resta lontano dal tetto del 3%. Con la manovra salirà dall’1,4 al 2,2% del prodotto interno lordo, e forse al 2,4% se la Ue consentirà una deroga sulla spesa per l’emergenza immigrazione. La manovra salirebbe a 30 miliardi, liberandone più di 3 per anticipare al 2016 la riduzione delle tasse sulle imprese, e ‘altre opere di edilizia scolastica’ spiega il premier, prima di elencare i punti salienti della manovra”. Spiega Sensini che “a finanziare quasi metà dell’intera manovra sarà l’aumento del deficit pubblico. La spending review si dimezza: porterà 5 miliardi con i tagli sulle partecipate degli enti locali da 8 mila a mille, gli acquisti centralizzati Consip e i ministeri, cui si aggiungono quelli sulla Sanità (-2,3 miliardi)”, scrive il quotidiano milanese.
Anche Guido Gentili sul Sole sottolinea che Renzi ieri ha ribattezzato “legge di fiducia” la manovra da 27 miliardi e aggiunge che “l’aggettivo è pertinente”. Si legge che certamente “la leadership di Renzi è salda e senza alternative credibili al netto di chiacchiericci inconcludenti”. Scrive anche Il sole che certamente si è “accentuato” il profilo riformista del premier e del governo, e che sicuramente i passi fatti (dalla riforma costituzionale al Jobs Act) “ peseranno – a favore di Roma – nel prossimo, difficile esame-confronto con la Commissione, ancora ieri dichiaratasi contraria alla decisione del governo di tagliare la tassazione su casa”. Inoltre “l’Italia, al contrario di altri paesi, rispetta davvero le regole e sta sotto il fatidico tetto del 3% del deficit in rapporto al Pil”.
Tra i punti di debolezza Il Sole segnala che dei 27 miliardi (che potrebbero diventare 30 se l’Ue concedesse la famosa flessibilità migranti) “oltre 16 sono prenotati per azzerare le ‘clausole di salvaguardia’ fiscali che scatterebbero dal 1° gennaio 2016. Due miliardi dovrebbero arrivare dal rientro dei capitali, 1 dalla tassazione sui giochi”, e la spending review porterà, dei 10 miliardi citati nel Def, circa 5,8 miliardi: “si certifica che su questo terreno minato anche un governo-rottamatore dotato di un ausilio tecnico di prim’ordine finisce anch’esso per girare alla larga. Un “classico” della storia italiana recente e passata”. Una manovra “costruita largamente in deficit”. “Renzi assicura che le coperture finanziare ci sono tutte, ma porre il problema, in attesa di leggere nero su bianco il testo della Legge di stabilità, è d’obbligo. I conti devono tornare nel tempo”.
La Repubblica, pagina 2: “Manovra da 27 miliardi tutta per la crescita ma coperta per metà con l’aumento del deficit”, “Solo 5 miliardi di tagli, 13 di flessibilità, 2 dalla ripesa. Utili detassati subito se c’è il s’ Ue allo sconto-migranti”. La manovra potrebbe arrivare a 30 miliardi, ha spiegato Renzi, se l’Ue ci darà il via libera ai 3,2 miliardi della clausola migranti che potrebbero servire per ridurre l’Ires dal 2016. Poi il quotidiano illustra in riquadri i contenuti della manovra: “Piano anti-povertà” (“Nuova social card per i bambini indigenti, aiuti a disabili e anziani e via alle case popolari”), “Le pensioni” (“Sale la no tax area: beneficio di 125 euro a testa. Part time per gli over 63, settima toppa agli esodati”), “Le imprese” (“Slitta il taglio Ires ma via ai super-ammortamenti, meno sgravi a chi assume, voucher per il welfare”), “Le coperture” (“Patto con l’Europa, rientro dei capitali e giochi: da qui le maggiori risorse, spending dimezzata”), “La sanità” (“Il Fondo sarà di 11 miliardi, ed è polemica. Lorenzin: ‘Salito’. Le Regioni: ‘2 miliardi in meno’”).
Il Giornale dedica un articolo al “taglio delle aliquote” dell’Ires “appeso alle decisioni dell’Europa. ‘Possibile solo se l’Ue ci sconta 3,3 miliardi spesi per l’emergenza sbarchi. E Confindustria sceglie di non alzare la voce”. Il titolo è: “Per pagare i profughi vengono rinviati gli sgravi alle imprese”.
Per tornare a La Repubblica, a pagina 4: “Via l’addizionale sulle seconde case. Ma resta l’Imu su cantine e garage”, “Confermato l’addio alle tasse sulle prime abitazioni: per quelle di lusso uno sconto di 2800 euro. Restano anche gli incentivi sulle ristrutturazioni”.
Poi due intere pagine ancora, con foto di Renzi e Padoan ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi: “Renzi: ‘Finanziaria di sinistra con meno tasse. E’ l’Italia con il segno più’”, “Scontro in Consiglio dei ministri: Orlando e Franceschini criticano la soglia dei contanti a 3000 euro. Cantone: contribuenti disorientati”.
E un articolo da Bruxelles di Alberto D’Argenio: “I dubbi di Bruxelles sull’extra deficit. Ma il premier è sicuro: ‘Non ci bocceranno’”. E si citano le parole del vicepresidente della Commissione Ue Vladis Dombroskis: “L’abolizione della tassa sulla prima casa non è in linea con il nostro consiglio di ridurre prima la tassazione sul lavoro”.
Su La Stampa, il corrispondente da Bruxelles Marco Zatterin: “E Bruxelles conferma i suoi dubbi su debito e Tasi”. Sulla stessa pagina: “Manovra in deficit per metà, ora parte la trattativa con l’Ue”, “Scintille tra Alfano e Orlando in Consiglio dei ministri” (su abolizione della tassa sulla prima casa e l’innalzamento del limite del contante).
A fondo pagina, il punto di vista del ministro dei Beni culturali: “Per la cultura 150 milioni in più e assumeremo 500 professionisti”, “Franceschini: il nostro bilancio crescerà dell’8% nel 2016”.
Sul Corriere Federico Fubini scrive che “è ormai chiaro che il governo italiano a Bruxelles va incontro a un passaggio delicato, ma non drammatico. È altrettanto inevitabile che la sua strada s’incroci con quella della Spagna. Malgrado le apparenze, questa settimana la Commissione Ue non ha respinto una legge di bilancio di Madrid persino più fragile di quella di Roma. Una bocciatura per la Spagna era pronta la settimana scorsa, ma il ‘respingimento rapido’ è stato disinnescato grazie anche a un intervento da Berlino. Sette giorni dopo la Commissione si è limitata a una reprimenda sui conti iberici (senza obbligo di modifica), unita a molti complimenti per le riforme fatte. È qui che si è sentito sulla vigilanza di bilancio nell’area euro il peso delle famiglie politiche”. Fubini scrive che “da mesi Matteo Renzi sostiene in privato – ieri l’ha ripetuto – che su questa legge di Stabilità ha già l’avallo di Merkel e di Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione. È certo però che Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze di Berlino, solleverà un caso politico su un’Italia che continua a far leva sul disavanzo. Alla fine l’opzione più facile è che la Commissione in primavera scriva di nuovo una ‘relazione’ (basata sull’articolo 126.3 del Trattato Ue) che critica l’Italia e chiede di risanare sul serio, ma l’anno dopo”
Italicum
La Stampa: “Italicum, il Pd pensa di nuovo a un premio di coalizione”, “L’aggiustamento sarebbe dare comunque più seggi al primo partito. Ma modifiche solo se il voto è vicino”.
“Un Italicum alla francese” è il titolo dell’analisi della rubrica ‘Il punto’, firmata da Stefano Folli su
La Repubblica. Dove si sottolinea come l’Italicum approvato “si sta rivelando il vestito sbagliato prima ancora di dare prova di sé”. Il modello francese, scrive Folli, “rinsalda il rapporto tra elettore ed eletto nei collegi uninominali”. E’ noto, scrive Folli, che adesso un largo arcipelago di forze chiede adesso di assegnare il premio alla coalizione anziché al partito: ma lo schema del ritocco non cambierebbe la logica profonda di uno schema in cui il numero dei parlamentari nominati e non eletti sarebbe comunque esorbitante. Il modello francese, “magari corretto per dare rappresentanza (il cosiddetto ‘diritto di tribuna’) alle formazioni più piccole, risolve molti dei limiti dell’Italicum: è maggioritario, favorisce il bipolarismo, rimette al centro il cittadino elettore ed è concepito per frenare i movimenti estremisti o populisti. Come accade di solito in Francia: lo sanno bene i Le Pen padre e figlia”.
Il Corriere dà conto in un articolo dedicato alle riforme delle parole pronunciate dal ministro Boschi ieri ospite di Porta a Porta. Il ministro, si legge, “si è presentata nello studio di Porta a Porta escludendo che l’Italicum possa cambiare e con una mezza dichiarazione di guerra” sui tempi di esame della riforma costituzionale.
Ncd
Su La Repubblica, intervista al leader del Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Quagliariello sbaglia tutto, con il premier fino al 2018, fa quel che diciamo noi”, “Anche la manovra è di centrodestra. Alle elezioni ci presenteremo da soli e non con il Pd. E non penso all’idea di cambiare l’Italicum”, “Oggi ho realizzato il sogno dei manifesti di Berlusconi, i 3X6 del ’94”.
Sul Corriere viene intervistato Renato Schifani: “Nessun esodo, noi avanti. Ncd non sparirà nel Pd”. E poi: “Finanziaria scritta con la mano destra, assurdo non votarla”. “Non vedo perché Quagliariello dovrebbe votare contro una manovra che riduce la pressione fiscale e il debito pubblico”, dice Schifani. Sul Ncd dice che “una uscita di Giovanardi e Augello la vedo possibile, visto il loro malessere”, ma “non ho la sensazione di frane o smottamenti”. Alla domanda se qualcuno abbia chiesto a Quagliariello di restare risponde “no, non c’è stato modo. Ma quando mi ha anticipato, inaspettatamente, le sue dimissioni, gli ho chiesto di rappresentare le sue perplessità in un organo statutario. Mi è sembrato singolare dimettersi e poi chiedere un confronto”. Dice anche che per il Ncd “è impensabile sciogliersi nel Pd” e “auspichiamo per questo una modifica della legge elettorale, senza impuntature reciproche”.
Da segnalare sul Corriere anche un articolo in cui si parla di Verdini e della sua formazione Ala. Dove si legge che “da quando Gaetano Quagliariello ha annunciato l’imminente frana nella maggioranza, Denis Verdini è tornato a muoversi a velocità tripla. Telefonate, colloqui, incontri, con indecisi di ogni partito e rango. Dalla mattina presto alla sera tardi”. Insomma: “la futura scissione dentro Ncd spinge il senatore toscano e i suoi di Ala verso l’’appoggio esterno’ al governo. Avrebbero voluto muoversi con più cautela, annunciando un voto favorevole alla manovra ma non alla fiducia all’esecutivo. E invece, come Verdini stesso va ripetendo da quarantott’ore ai suoi, ‘Renzi rischia di non avere più la maggioranza al Senato. Di conseguenza, prepariamoci al grande passo…”.. Si legge anche che “l’obiettivo di breve periodo è la convention per lanciare i ‘Moderati per Renzi’, a dicembre. Quello di medio periodo le amministrative. Tornata in cui la ‘cosa verdiniana’ sarà in campo. Lo stesso del centrosinistra”.
Da segnalare su Il Giornale una intervista ad Augusto Minzolini: “Verdini fa il taxi? A me sembra più uno scafista di quelli che traghettano i clandestini. Certe operazioni mi lasciano veramente perplesso”.
Ue-Turchia
Sul Sole si parla della intesa Ue-Turchia dopo il vertice che si è tenuto ieri. Durante il vertice è stata trovasa una intesa su un piano congiunto di azione sull’emergenza migranti. Le richieste turche sono state discusse e Angela Merkel ha detto in conferenza stampa di considerarle positivamente. Il quotidiano scrive di un “faticoso e preliminare accordo di cooperazione con la Turchia, che ha ricevuto il benestare di principio dei capi di stato e di governo riuniti in un vertice qui a Bruxelles”. Il tentativo è quello di “arginare l’arrivo di rifugiati dalla Siria, un paese precipitato in una sanguinosa guerra civile. Pur di strappare l’appoggio della Turchia, l’esecutivo comunitario ha proposto una accelerazione del processo di liberalizzazione dei visti e un pacchetto di aiuti finanziari (che potrebbe ammontare a 3,0 miliardi di euro)”. “In cambio, le autorità turche si impegnerebbero a collaborare nel frenare i flussi di profughi da Est verso Ovest, anche rimpatriando coloro senza diritto d’asilo”. “Tutti i Ventotto sono d’accordo nel considerare la Turchia un partner indispensabile nel gestire la crisi in Medio Oriente”. Non è invece stato trovato un accordo sul meccanismo di ricollocamento automatico dei profughi, presentato dlala Commissione (la decisa redistribuzione di 160 mila profughi arrivati in Grecia e Turchia è avvenuta “a titolo eccezional”, scrive Il Sole. “Su un sistema permanente non era atteso un accordo, anche perché il negoziato diplomatico è tutt’altro che terminato”.
Anche sul Corriere: “Piano Ue-Ankara: tre miliardi di aiuti per gestire i profughi. Visti liberalizzati, accelerata l’adesione”. Si legge che “alcuni leader hanno avuto dubbi sulle aperture della Turchia in campagna elettorale”. Ankara, scrive il Corriere, vorrebbe lo status di Paese sicuro, cosa che renderebbe molto difficile ai turchi e alla minoranza curda di chiedere asilo in Europa.
Su Il Manifesto: “Turchia ‘paese sicuro’ ma l’Unione si divide”. Si legge che Germania e Svezia si sarebbero opposte all’inserimento della Turchia tra i paesi sicuri.
Per tornare al Sole: “Europa costretta ad andare a Canossa da Erdogan”, di Adriana Cerretelli. Dove si legge che l’Europa, dopo aver “lasciato marcire” per due anni e mezzo la Turchia alle porte dell’Europa dopo la domanda di adesione, “scettica sul suo rispetto dei diritti fondamentali” e “preoccupata dall’involuzione autoritaria” del governo Erdogan, oggi bussa alla porta di Ankara per chiedere solidarietà sui profughi. Una solidarietà che Erdogan intende farsi pagare “carissima”.
La Repubblica: “Juncker sui migranti: ‘Tra Europa e Turchia trovato l’accordo’”, “Ankara chiede più soldi e concessioni sui visti per fermare le partenze. Ban Ki-moon loda l’Italia”.
La Stampa: “Dalla Ue più fondi alla Turchia per l’accoglienza dei siriani”, “Intesa per la cooperazione fra Bruxelles e Ankara sui profughi. In cambio di 3 miliardi Erdogan offre un rafforzamento dei confini”.
Mantovani
Su Il Giornale Vittorio Feltri scrive dell’arresto di Mario Mantovani, “una porcata”. Feltri scrive che ha destato il suo stupore non tanto la notizia “che l’uomo politico possa aver commesso dei reati” ma il fatto che sia stato “scaraventato in galera con tredici mesi di ritardo rispetto alle intenzioni della Procura di Milano che si attribuisce di aver scritto la richiesta di carcerazione preventiva addirittura nel settembre dello scorso anno. Anche chi non abbia una infarinatura di diritto sa che la privazione della libertà personale è prevista per chi sia sospettato di aver sgarrato ma solo nel caso si temano la cosiddetta reiterazione del reato, l’inquinamento delle prove e la fuga”. Dunque, scrive Feltri, “mi domando come sia possibile che questi tre requisiti esistano nella fattispecie” visto che Mantovani da un anno è rimasto vicepresidente della Regione Lombardia ed avrebbe “avuto il tempo di trasferirsi in Uganda o altrove in tutta comodità”. “Perché i pm, pur a conoscenza (suppongo) di ciò solo adesso si sono svegliati ingabbiando Mantovani onde evitare che delinqua ancora, intorbidi le acque o fugga, ossia tre pericoli inconsistenti?”.
Sullo stesso quotidiano la cronaca: “Mantovani cinque ore sotto torchio ma mancano ancora le prove”. Con le sue dichiarazioni: “Io senza colpe. Scarceratemi subito”.
Roma
Su La Repubblica: “Atac, scandalo infinito, ‘Cinque anni di appalti senza fare le gare’”, “Indaga Cantone. Dossier di Esposito in procura: ‘Mario Chiesa in confronto sembrerà un lattante’”. L’articolo è firmato da Carlo Bonini e dà conto del documento in quattro cartelle firmato dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone: l’autorità ha contestato all’Atac, la municipalizzata dei trasporti, l’affidamento senza gara di oltre il 90 per cento dei 2 miliardi e 200 milioni di appalti chiusi tra il 2011 e il 2015 per forniture, lavori e servizi. L’iniziativa di Cantone, spiega Bonini, è il frutto dell’esposto che la scorsa settimana l’assessore uscente ai Trasporti Stefano Esposito aveva inviato all’autorità invitandola a mettere il naso in quel pozzo nero su cui aveva avuto il privilegio di affacciarsi per non più di 70 giorni (come assessore).
Internazionale
La Stampa: “Obama non lascia più Kabul. Militari in campo fino al 2017”, “La forza dei taleban e la penetrazione di Isis fanno temere un nuovo Iraq. Il presidente Usa fa retromarcia sul ritiro e chiede rinforzi agli alleati”. Ne scrive l’inviato a New York Paolo Mastrolilli. Sulla stessa pagina, il “retroscena” di Francesco Grignetti: “Ma Roma già frena su un impegno più lungo. ‘La priorità è la libia’”, “Per l’America la nostra presenza è indispensabile”.
La Repubblica: “Dietrofront di Obama sull’Afghanistan: ‘Niente ritiro nel 2016, i soldati restano’”, “Chiudere entro il suo mandato era una delle promesse del presidente. Le pressioni del Pentagono sull’Italia”, “L’annuncio dopo settimane di braccio di ferro. Decisiva la perdita di Kunduz”.
E un’intervista a Bruce Riedel (Brookings Institution): “Taliba più forti. Kabul da sola non può farcela”, “Così la Casa Bianca risponde anche a chi accusa gli Usa di essere in ritirata, russi inclusi”.
“Afghanistan: è ufficiale, gli Usa restano”, scrive Il Giornale. “Il presidente aveva proclamato la fine della missione. Ora annuncia: lasceremo 5500 uomini”. “Obama spalle al muro per l’avanzata dei talebani”. “La sicurezza è ancora troppo fragile”, ha detto ieri Obama.
Il Corriere: “Afghanistan, Obama blocca il ritiro. E anche i Paesi Nato resteranno”. “Hanno pesato sulla decisione l’avanzata talebana e i timori di infiltrazione dell’Isis”. “Il contingente italiano dovrebbe rientrare nel 2016 ma da tempo si parla di possibile rinvio”.
Franco Venturini, che oggi firma l’editoriale del quotidiano milanese, ricorda che “il segretario alla Difesa americano Ashton Carter, in occasione della recente visita a Roma e subito dopo al vertice ministeriale della Nato, ha anticipato gli orientamenti di Obama e si è compiaciuto di aver ottenuto promesse di restare in Afghanistan da parte di tutti gli alleati (promessa che peraltro soltanto la Germania ha reso pubblica). Oggi i Palazzi romani dicono di essere impegnati a ‘valutare’ la richiesta americana, anche se tutti danno per scontato un sì a Washington”. Venturini ricorda che l’Italia “sta ancora ‘valutando’ anche l’impiego in ruoli di bombardamento dei suoi quattro Tornado dislocati in Iraq. E non è difficile notare che la contrarietà ripetutamente espressa da Matteo Renzi nei confronti del ricorso a bombardamenti si riferisce sempre alla Siria e non al quadro strategico molto più chiaro dell’Iraq”. E’ noto che Renzi “non veda di buon occhio un nuovo impiego dei Tornado, anticipato dal Corriere il 6 ottobre scorso, è cosa risaputa. Oltretutto è in arrivo il Giubileo, e colpire l’Isis accresce il rischio di attentati. Ma un impegno con gli americani era stato preso, o almeno così ritenevano gli Usa. Forse la permanenza in Afghanistan può costituire una insperata carta di scambio?”.
Una minorenne italiana è stata fermata nei giorni scorsi ad Adana, in Turchia, a poca distanza dalla Siria ed è ora in stato di fermo. La giovane, originaria del piacentino, vive in Francia con la famiglia. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu ad Adana la polizia turca ha arrestato nei giorni scorsi un uomo accusato di fornire appoggio logistico ad aspiranti jihadisti pronti ad entrare in Siria (la provincia di Adana è una di quelle usate dai cosiddetti foreign fighters per passare il confine). Tra le aspiranti reclute ci sarebbe proprio la giovanissima italiana. Lo scrive Il Sole 24 ore.
La notizia è anche sugli altri quotidiani. Sul Corriere (Elisabetta Rosaspina): “Turchia, giovane italiana fermata. ‘Voleva raggiungere il Califfato’”. “Alla giovane non è stato contestato alcun reato o alcuna intenzine di commetterne”, scrive il quotidiano. Nel gruppo insieme a cui stava c’erano quattro francesi, un indonesiano, un saudita, un tedesco, un egiziano e un tunisino “tutti parcheggiati nello stesso appartamento”.