Il Corriere della Sera: “Lo scandalo di Roma scuote il Pd. Nuova ondata di arresti. Assedio a Marino e Zingaretti. I. democratici li difendono: sono loro la soluzione”. “Le intercettazioni: paghiamo tutti. Renzi: chi ruba deve essere cacciato dal partito”.
Molti i richiami in prima: “Il linguaggio della banda. ‘Quella mucca va munta’.Metafora perfetta”. “Gramazio story: dal ‘Pinguino’ a Casa Pound”. E una dichiarazione di Zingaretti: “Ma sui lavori non hanno toccato palla”.
A centro pagina lo scandalo Fifa: “Accertamenti anche sui mondiali del Brasile”. E poi un ritratto di Charles Gordon ‘Chuck’ Blazer, la “gola profonda” che “fa tremare il sistema Fifa”.
L’editoriale di Francesco Giavazzi: “Discutiamo troppo di Grecia?”.
La Repubblica: “’Ci stiamo mangiando Roma’”, “Mafia Capitale, nuova retata: 44 arresti tra centrodestra, democratici e funzionari di Comune e Regione. I boss speculavano sui migranti: ‘La mucca va munta’. Accuse a Alemanno. Renzi: chi ruba paghi”.
A centro pagina: “Marino in trincea: ‘Resto, sono pulito ma non ho visto il marcio intorno a me’”, “Assedio al sindaco: dimettiti. Il Pd lo difende”.
Ancora a centro pagina: “Statali, si rischia buco di 35 miliardi. Atene all’Fmi: paghiamo a fine mese”.
La Stampa: “Tangenti anche sugli immigrati. Roma, arresti a destra e nel Pd”, “Le intercettazioni: ‘Un euro per ogni profugo’. Renzi: ‘Chi sbaglia paghi’”, “Secondo round dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’: in manette 44 tra politici e faccendieri”.
Sul tema, un’intervista al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Cantone: “’Appalti illeciti ma mai revocati’”. E il quotidiano scrive che si pensa di commissariare il centro rifugiati di Mineo.
Di spalla a destra, la Grecia: “Tsipras, l’errore di non toccare i vecchi privilegi”, di Stefano Lepri.
A centro pagina la foto di un fallo di mano, non visto dall’arbitro, che portò la Francia ai Mondiali a scapito dell’Irlanda: “Questo fallo di mano è costato 5 milioni”, “La Fifa pagò la mazzetta all’Irlanda dopo l’eliminazione da Sudafrica 2010. Si indaga anche su Brasile 2014”.
Alla nuova e prossima enciclica di Papa Francesco sono dedicati gli articoli di Gianni Riotta “Clima e cibo, le sfide del Papa (e del mondo)” e del vaticanista Andrea Tornielli (“’Laudato sii’, la svolta verde di Francesco”, “Il 18 giugno pubblicherà il documento dedicato alla custodia del creato”).
Il Fatto: “Roma va sciolta per mafia”, “Mondo di Mezzo, seconda retata: 44 arrestati (fra cui 4 consiglieri comunali) e decine di indagati top secret tra Pd, Centro, FI, coop rosse e bianche. Buzzi: ‘La mucca va munta. Se Marino resta lì, ci mangiamo la Capitale’. Regione: perquisito l’ex capo-segreteria di Zingaretti. Per molto meno, altre città sono state commissariate”.
A centro pagina, con foto di Renzi e del governatore in pectore della Campania Vincenzo De Luca: “Doppopesismo”, “Eco i sette sospesi da Renzi perché non si chiamano De Luca”, “dalla Campania alla Liguria, al trentino, il governo ha sempre deciso la decadenza immediata dei condannati. Ora tergiversa per salvare l’ex sindaco di Salerno. Ma l’avvocato Pellegrino non ha dubbi: ‘Per farlo devono cucirgli un decreto ad personam’”.
Il Giornale: “Il Pd vende gli immigrati. Mafia-politica: 44 arresti a Roma per gli affari sui clandestini. E le carte fanno tremare anche Alfano e Cl”.
“Il conflitto di interessi del governo buonista” è il titolo dell’editoriale di Sallusti.
Mafia capitale
La Stampa, pagina 2: “Mafia Capitale, un’altra retata. Coinvolti la destra e il Pd”, “Renzi: ‘Chi sbaglia paghi’. Buzzi diceva alla sua rete: la mucca deve mangiare”. Francesco Grignetti scrive di questo “secondo round” dell’inchiesta che ha portato a 44 arresti. Finiscono in manette il consigliere regionale Luca Gramazio, Pdl, definito ‘volto istituzionale’ del sodalizio mafioso: l’ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti, Pd, detto “Balotelli” perché gioca solo per sé (e pretenda da Buzzi 150mila euro), un altro consigliere comunale del Pdl, Giordano Tredicine, della famiglia che gestisce decine di camion-bar a Roma (Massimo Carminati, che se ne intende, garantisce: ‘E’ poco chiacchierato, nonostante faccia un milione di impicci”), o ancora Daniele Ozzimo, ex assessore alla casa, Pd; un altro consigliere comunale dem, Pierpaolo Pedetti, presidente della Copmmissione Patrimonio, pass-partout di Mafia Capitale alle prossime dismissioni immobiliari; Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico, raggruppamento di Bruno Tabacci. Più avanti, Fabio Martini spiega il caso Mafia Capitale così: “Il partito romano degli affari: è trasversale, non perde mai”, “I poteri forti garantivano tutti, il nuovo Procuratore (Giuseppe Pignatone, ndr.) ha rotto gli equilibri”.
La Repubblica, pagina 2: “Mafia Capitale, nuovo blitz, ‘I politici ai nostri ordini, ora ci mangiamo Roma’”, “Consiglieri comunali e regionali Pd e Fi fra i 44 arrestati. Sanità e migranti, le mani sulla città. Bufera sul Campidoglio”. E Carlo Bonini racconta “la saga giudiziaria di cui non si indovina la fine”, l’inchiesta Mafia Capitale, che “dalla ‘Terra di mezzo di Tolkien approda alla ‘Fattoria degli animali’ di Orwell. Per svelare che chi ha avuto in pugno Roma non era il Maiale della profezia. Ma un’insaziabile Mucca, come documentano le 428 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del gip Flavia Costantini”. E’ “la Mucca politicamente transgenica di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Perché, come ghigna al telefono il Grande Elemosiniere e Mafioso della ‘Cooperativa 29 giugno’, ‘A sai la metafora, no? Se vuoi mungere la mucca, la mucca deve mangiare. E l’avete munta tanto. Tanto…”.
Alle pagine seguenti: “’Alemanno chiese voti e Buzzi si mosse per avere l’aiuto della ‘ndrangheta’”. Ci si riferisce, anche in questo caso, alle ipotesi contenute nell’ordinanza del gip. E si scrive che un anno fa, a due settimane dalle elezioni europee, Salvatore Buzzi chiamò al telefono Giovanni Campenni, che il quotidiano descrive come “l’ufficiale di collegamento tra il ‘Mondo di mezzo’ e la ‘ndrangheta di Vibo Valentia, quella dei Mancuso: “c’è da dà ‘na mano a Alemanno. In campagna elettorale”, è lo stralcio di intercettazione citato. Poi sulla stessa pagina il “ritratto” di Luca Gramazio: “Assunzioni di amici, bonifici e debiti saldati, tutti i favori a Gramazio, mister centomila euro”, che secondo il gip era diventato un “capitale istituzionale dei clan”. E a pagina 7, Alberto Statera su Giordano Tredicine: “E l’arresto dell’onorevole di famiglia fa scricchiolare l’impero dei Tredicine”, “vicepresidente del consiglio comunale di Roma, vicecoordinatore di Forza Italia nel Lazio, giovane e potente. Da ieri Giordano, l’erede della holding delle bancarelle destinato a grandi cose nella politica, è ai domiciliari”, “Sono passati più di cinquant’anni da quando il capostipite Donato scese dai monti dell’Abruzzo per vendere caldarroste in via Frattina”.
Sul Corriere un ritratto della famiglia Tredicine, dove si legge che “fino a poco tempo fa l’ottantenne prozio, Donato Tredicine, sedeva ancora al braciere, presidiando, con cartoccio e pinze, l’oro di famiglia. Caldarroste. Una volta, a proposito di quel nipote, profumato e tecnologico, ebbe a dire: ‘Ehhh! Quello già a cinque anni vendeva il cocco, ai Fori, con il padre. Ora fa la politica…’ Un invito, chissà, a mostrarsi meno altezzosi. O magari un suggerimento a tutti noi, perché inquadrassimo, in lui, il venditore di talento”. Su Giordano Trecdicine si citano le informative dei carabinieri dei Ros che “ricostruiscono ‘L’esistenza di un rapporto corruttivo tra Buzzi e Tredicine’. In realtà, lo usavano e poi lo disprezzavano, come accadeva con altri, screditati funzionari del sodalizio di Mafia Capitale”.
Mafia capitale, 2
Il Fatto intervista il sindaco di Roma Ignazio Marino. Ne chiedono le dimissioni. Marino risponde: “Mi sono candidato per cambiare Roma e la sto cambiando. Siamo aiutati da un chirurgo sapiente, il procuratore capo Giuseppe Pignatone, che col bisturi sta eliminando un pericoloso ascesso. Vengo contrastato da più parti dal primo giorno”. Anche dal suo partito? “Anche dal mio partito, che non ha compreso tutti gli sforzi compiuti. Appena insediato pretesi la visita degli ispettori della Guardia di Finanza in Campidoglio, per aprire tutti i libri dell’epoca del mio predecessore Gianni Alemanno (indagato per associazione mafiosa, ricorda il quotidiano). Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni disse che non era una procedura ordinaria. I finanzieri sono rimasti qui sei mesi producendo un libro di oltre duecento pagine, servito anche alla Procura”. A coloro che invocano lo scioglimento del Comune per mafia, mentre il cronista che lo intervista gli fa notare che in altri casi sarebbe bastato molto meno, Marino risponde: “Sarebbe un enorme favore alle mafie”, “I Comuni si sciolgono quando c’è un controllo dei clan che riescono ad infiltrare i vertici delle amministrazioni. Qui siamo all’opposto, queste figure (il riferimento è all’ex assessore Ozzimo, anche lui fra gli arrestati di ieri) si contrapponevano alla mia politica, cercando di contrastare l’azione di questa amministrazione”. Chiede ancora l’intervistatore, Giampiero Calapà: in una intercettazione Salvatore Buzzi, il re delle cooperative, dice ‘Se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma’. E si riferisce a lei, sindaco. Marino: “Qui c’è un capogruppo del Pd controllato da un individuo in carcere al 41 bis”, “non c’è dubbio che fa parte di quell’aggressione nei miei confronti, in atto dal primo giorno in cui sono entrato al Campidoglio”. Ma se avesse ascoltato il Pd, insiste Il Fatto, si sarebbe ritrovato Mirko Coratti vicesindaco. Marino: “Come dicono nei partiti io di politica non capisco nulla”, dice, tra l’altro, Marino.
Sul Corriere una intervista a Nicola Zingaretti. Definisce “inquietante” quello che emerge, e sulla Regione aggiunge :”Non voglio minimizzare ma noi abbiamo bandito gare per tre miliardi e novecento milioni e a quei signori non è arrivato neppure un centesimo, non hanno proprio toccato palla”.
Sulla iscrizione nel registro degli indagati del suo capo di gabinetto Maurizio Venafro dice Venafro “ha interloquito con il capo dell’opposizione Luca Gramazio solo ed esclusivamente su un terreno politico”. “Può esserci stata interlocuzione politica ma escludo Patti corruttivi”, dice.
Su Il Giornale si legge che Renzi “è in imbarazzo e fa la voce grossa” ma che vuole “evitare il voto”. “Il suo grande timore è che Roma venga commissariata e poi conquistata dai Trillini”.
Mafia capitale, 3
La Stampa, pagina 3, cita le parole pronunciate da Luca Odevaine, ex collaboratore del sindaco di Roma Veltroni e componente del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti protezione umanitaria, nel corso di una conversazione con i dirigenti dell’impresa ‘La Cascina’: ‘se me dai cento persone facciamo un euro a persona, per dire, hai capito?”.
Il Fatto: “L’affare dei migranti in Sicilia travolge la supercoop di Cl”, “Arrestati per il centro rifugiati di Mineo i manager de ‘La Cascina’, ‘Informati in viva voce dei contenuti del bando’ milionario per Mineo”. E su Odevaine: “L’ex braccio destro di Veltroni sarebbe stato retribuito dal colosso bianco: telefonò al presidente della commissione aggiudicatrice”.
La Stampa parla di un “bando aggiustato” per la gestione del Cara di Mineo, “il più grande centro d’Europa”. E il quotidiano intervista Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che dice: “Appalto illecito ma mai revocato. Ora valuto il commissariamento”, “Gli affari illegali sui migranti generano intolleranza”. Spiega Cantone: “vedo con grande apprensione il formarsi di una miscela esplosiva fatta di flussi migratori sempre più imponenti che arrivano nel nostro Paese, e speculazioni affaristiche criminali nella gestione dell’accoglienza”, “fino a ieri questo settore veniva considerato marginale e non meritevole di attenzione da parte di una certa imprenditoria sana. Che ha lasciato a imprese predatorie o criminali -nascoste dietro imprese a vocazione solidaristica e sociale- una immensa prateria dove scorrazzare senza concorrenza”. Già a dicembre, ricorda Guido Rutolo che lo intervista, quando vi furono i primi arresti di Mafia Capitale, emersero i problemi del Cara di Mineo. Cantone: “Il mio ufficio dopo gli arresti di dicembre controllò quell’appalto ed emersero palesi e gravi incongruenze. L’appalto, nonostante i nostri rilievi, non è mai stato revocato”. Chi avrebbe dovuto farlo? “Il Consorzio Calatino Terra d’Accoglienza”.
Il Consorzio, ricorda Il Fatto, è stato guidato negli anni scorsi dall’ex presidente della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione, che ha poi lasciato il posto alla sua compagna di partito Anna Aloisi, sindaco di Mineo. E a pagina 5: “Così gli Alfano boys aiutarono La Cascina contro Cantone”, “L’Anticorruzione scrive tre volte: ‘Illegittimo l’appalto da 100 milioni’ per il Cara, nel feudo del sottosegretario Castiglione (Ncd). Ma il Viminale ignora i rilievi”. Anche qui, in una intervista, Raffaele Cantone conferma: “Chiederemo la revoca della gara”.
La Repubblica, pagina 4: “’Chiedi due euro al giorno per ogni migrante accolto’. Le tangenti delle coop che speculavano sui centri”, “Così funzionava il tariffario imposto da Odevaine per gli appalti nella gestione dei profughi. Non c’è colore politico a fare la differenza: soltanto affari. Intanto, dalla Puglia alla Sicilia, spuntano anche contatti con il ministero”.
Alessandro Sallusti su Il Giornale scrive che “sarà un caso ma i politici arrestati ieri appartengono quasi tutti a partiti di governo, Pd in primis, che sì lo’immigrazione continuano a raccontarci la favola del diritto alla’invasione e del dovere di accoglienza.E ci credo: parliamo di un affare che frutta un miliardo l’anno, soldi pubblici stanziati per la gestione dei disgraziati, che si spartiscono, stando alla inchiesta, cooperative umanitarie (si fa per dire) emanazione del Pd (Coop rosse), altre legate a doppio filo al Nuovo centrodestra (centri di accoglienza in Sicilia) e associazioni espressione di Cl (componente forte del Ncd”.
In un altro articolo del quotidiano si legge che ora “Alfano trema” e si citano ancora carte degli inquirentim in particolare una conversazione tra Odevaine e Bravo: “Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano e adesso loro… Comunione e Liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del centrodestra…’. E Bravo chiede: ‘Comunione e Liberazione appoggia Alfano?’. ‘Si – gli risponde Odevaine – stanno proprio finanziando… sono tra i principali finanziatori di tutta questa…’. E Bravo di nuovo: ‘Apposta regge…’”
Usa, Grecia
Su La Repubblica, a pagina 21, un’analisi di Alberto Flores D’Arcais sulle primarie Usa: “Una poltrona per 26 tra gaffe e colpi bassi, la sfida repubblicana sognando la Casa Bianca”, “Non c’erano mai stati così tanti pretendenti. Jeb Bush e Rick Perry gli ultimi a scendere in campo. Un bel problema per i dibattiti tv. La Foz: ‘Solo dieci in studio’”.
Su La Stampa Paolo Mastrolilli scrive da New York e, nell’imminenza del vertice G-7 che si terrà nel fine settimana, scrive che su Grecia e Ucraina “l’America spinge per tenere più unita l’Europa”: “Gli Usa ai Paesi europei: Grexit da evitare, bisogna sostenere crescita e lavoro. Per Obama incontri bilaterali con la cancelliera tedesca e il premier britannico”.
Su La Repubblica l’inviato ad Atene Ettore Livini offre ai lettori un reportage: “’Ci stanno strozzando, oggi non paghiamo l’Fmi’”. Atene torna in trincea e l’accordo si allontana”, “Il premier Tsipras respinge la bozza di compromesso presentata dalla ex Trojka, ‘Non accettiamo proposte estreme, la nostra gente ha sofferto abbastanza in questi ultimi cinque anni’”.
Su La Stampa si occupa della crisi greca Stefano Lepri (“Tsipras, l’errore di non toccare i vecchi privilegi”), che scrive, tra l’altro: “I sacrifici per i greci che potevano essere evitati con un accordo più rapido consistono, nelle richieste attuali dei creditori, soprattutto in un nuovo aumento dell’Iva e in un’altra stretta al sistema pensionistico. Ma come è avvenuto, in cinque anni di austerità, che mentre si tagliavano pensioni già basse, i numerosissimi statali ellenici vadano tuttora a riposo, in media, a 56 anni?”.
Sul Corriere: “Atene rinvia il pagamento al Fmi. Tre settimane per trovare un accordo. Un’unica rata a fine giugno, si continua a negoziare con i creditori. Berlino: noi fiduciosi”.
Sullo stesso quotidiano Francesco Giavazzi scrive chee ” è ormai evidente che i greci non pensano che la loro società debba essere modernizzata e resa più efficiente. Sembrano non preoccuparsi di un sistema che per oltre quarant’anni, dagli anni 70 ad oggi, ha aumentato il numero degli occupati nel settore privato al ritmo dell’uno per cento l’anno, mentre i dipendenti pubblici crescevano del quattro per cento l’anno con un sistema di reclutamento fondato per lo più sulla raccomandazione politica”.
E ancora: “Penso sia venuto il momento di chiederci quanto sia importante per noi tenere la Grecia nell’Unione Europea, perché di questo si tratta: se Atene abbandonasse l’euro dovrebbe anche uscire dall’Ue. Il criterio non può essere la difesa dei nostri crediti, che comunque non potranno essere recuperati. A guidarci non può essere nemmeno quanto rischi l’unione monetaria che ormai, grazie alla Banca centrale europea, è sufficientemente robusta per poter affrontare l’uscita di un Paese come la Grecia” A noi serve, scrive Giavazzi, per il suo ruolo di cerniera più che per ragioni economiche.