Il Corriere della Sera: “Obama trova l’accordo per l’attacco. Sì dei Repubblicani all’intervento. Il presidente: messaggio non solo per Assad. Test missilistico congiunto Usa-Israele, tensione più alta. Ma l’Onu frena: necessario il nostro via libera”.
A centro pagina: “Cancellieri apre a Berlusconi. I dubbi del ministro sulla legge che prevede la decadenza”.
La Stampa: “Siria, dall’Onu stop a Obama. Ban Ki-moon: l’uso della forza illegale senza il nostro ok”. “Ma il Presidente incassa il sì dei big Repubblicani all’intervento”. Il quotidiano dà anche conto della “tensione per un test missilistico Usa-Israele nel Mediterraneo”. In alto la politica interna: “Ira Berlusconi. Il governo verso la crisi”, dove si legge di “ministri Pdl pronti a lasciare”. “Schifani: azzerare la Giunta. Il no di Grasso”.
La Repubblica: “Berlusconi: stacchiamo la spina. Il Cavaliere pronto alla crisi. Il Pd: compatti per la decadenza. Pressing di Alfano per il ricorso alla Consulta. Cancellieri: riflettiamo sulla legge Severino”. E poi: “Scontro Renzi-Bersani”. Ieri le tv hanno diffuso le immagini di alcune frasi di Renzi, ripreso a sua insaputa, in cui parlava di Bersani e diceva che forse era “spompo”, alla fine della campagna elettorale. Bersani ha replicato che il sindaco di Firenze “fa solo battute”.
Di spalla: “Rapporto da Aleppo, pro ve di guerra nel Mediterraneo”.
“A un passo dalla crisi”, scrive Il Giornale in apertura. “Alfano e Schifani danno l’ultimatum al Pd sulla decadenza di Berlusconi”. “La svolta del Pdl”. L’editoriale di Alessandro Sallusti si sofferma sulla nomina da parte di Napolitano dei 4 nuovi senatori a vita, e scrive poi: “Ora dobbiamo subire pure il no del presidente del Senato, l’ex magistrato (guarda caso) Pietro Grasso, al dl, che ha chiesto di sostituire alcuni membri della giunta che dovrà decidere sulla decadenza di Berlusconi. Non si trattava di un trucco, né di un capriccio. E che la Giunta del Senato è equiparabile, giuridicamente parlando, alla corte di un Tribunale”, e visto che “alcuni” dei suoi membri hanno annunciato come voteranno, “è arrivato un altolà forte e spero definitivo” dal Pdl, scrive il direttore del quotidiano.
Il Fatto quotidiano dedica l’apertura allo stesso argomento: “L’ultimo lodo Schifani, far saltare la Giunta”, dove si racconta che “I berluscones minacciano il governo”, e “vanno all’attacco frontale della commissione che deve cacciare B.”. A centro pagina il quotidiano torna ad occuparsi del Movimento 5 Stelle: “Ora Grillo annuncia un nuovo V-Day per compattare M5S”. Si racconta della “seconda puntata” ieri a Palazzo Madama dello “scontro in streaming tra dissenzienti e ortodossi”, e si racconta che “il leader riprende in mano le redini del Movimento”. Accanto, sempre a centro pagina, l’eco della trasmissione Presa Diretta di lunedì scorso: “Epifani imbarazza il Pd: frequenta un circolo esclusivo. ‘Solo qualche volta’”. Il segretario del Pd ha inviato una “secca smentita” al programma di Iacona sulla sua iscrizione (30 mila euro all’anno) ad un club romano, “Antico tiro a volo”. “Ma al Fatto risulta (e lui alla fine conferma) che propriò lì festeggiò i suoi 60 anni e va spesso a cena con la moglie”.
Il Sole 24 Ore apre con un titolo dedicato alla politica economica, e alle tre questioni su politica fiscale, investimenti e riforme istituzionali contenute in un documento presentato da Confindustria e sindacati al governo: “Letta: subito il confronto con le parti. ‘Lavoreremo su tutte le tre proposte per la crescita di imprese e sindacati’. “Il documento di Genova. Il Premier: la priorità è la ripresa con calo della disoccupazione”. E poi i dati diffusi ieri: “Ocse: Italia unica del G7 che non cresce”.
Siria
Adriano Sofri risponde su La Repubblica a Ian Buruma, che ieri (“La moralità delle bombe”) commentava la crisi siriana dalle pagine dello stesso quotidiano. Buruma , scrive Sofri, raccoglieva un “argomento che sembra di buon senso”, quello per cui sembra insensato stabilire “linee rosse” sulle armi chimiche, come se i morti ammazzati a colpi di artiglieria convenzionale e ammessa siano meno morti. Sofri scrive che l’argomento è apparentemente di buon senso, e in realtà è “tra qualunquista e cinico, sulla in distinzione delle armi mortifere”, perché fa dimenticare l’impegno dei tanti contro le armi di distruzione di massa. Tracciare linee rosse ha senso, ricorda Sofri, la nozione di genocidio, e poi la tormentata definizione, e la convenzione delle Nazioni Unite, venne per esempio dopo Auschwitz, “dopo che nessuno volle tracciare quella linea rossa”.
Bernard-Henry-Levy interviene sulla prima pagina del Corriere della Sera e scrive di un “presidente determinato”, quello francese, che “ha fatto onore alla Francia parlando per primo della necessità di una risposta, e trascinando dunque con sé, come aveva fatto Sarkozy in Libia, un Barack Obama esitante”., e di una stampa e una opinione pubblica litigiosa, cavillosa, sospettosa. “I francesi hanno perso coraggio”, titola il quotidiano milanese l’intervento del filosofo.
Lo stesso quotidiano intervista Joschka Fischer, che è stato ministro degli esteri tedesco. Dice che gli Usa “non vogliono e non possono più assolvere a un ruolo globale”, per i costi umani e materiali della guerra in Iraq e in Afghanistan e per la necessità di concentrarsi sul Pacifico. Oggi però alcune potenze regionali, dall’Iran alla Turchia all’Arabia Saudita, tentando di sostituirsi agli Usa, e questo “produce altro caos e combustibile per nuove violenze”, sia perché nessuno di questi Paesi è forte abbastanza per vincere, sia perché la frattura tra sciiti e sunniti produce politiche contraddittorie.
La Stampa: “Obama strappa il sì ai big del Congresso. Ma l’Onu lo stoppa”. E sotto s parla di Mc-Cain ed Hagel, “i due ‘ex’ amici’ aleati per forza contro Damasco”.
La Repubblica, nel dare conto dei “primi sì” dei “falchi” del Congresso ad Obama, intervist lo scrittore Russel Banks: “Ma il Congresso boccerà Barack. I parlamentari rispondono agli elettori, che sono contrari alla guerra”:
Politica
Su LaRepubblica: “Grillo stronca i dissidenti: ‘Siamo in guerra’. ‘Via chi si guada l’ombelico’. Ma i senatori si spaccano sulle alleanze”.Sotto, una intervista al senatore siciliano Francesco Campanella: “Caro Beppe, essere duri e pure non basta”. “Abbiamo bisogno di interagire di più con la base. E spero che nessuno ci chieda di stare in parlamento per limitarci a schiacciare bottoni.
La Stampa intervista il capogruppo M5S al Senato, Morra: “Chi non è all’altezza verrà selezionato naturalmente”.
Sul Pd, dopo lo schieramento per Renzi segretario del Pd da parte di Franceschini e Fioroni, ieri ha parlato Bersani alla festa nazioale Pd: “Bersani contro Renzi e Franceschini. ‘La loro operazione è sena contenuti, trattan il partito come una protesi”, scrive La Repubblica. Nella pagina accanto si racconta dell’opinione di Franco Marini: “E l’ex PPI Marini va su Cuperlo ‘Di certo io non voterò Matteo'”. Nell’articolo si parla di un “Patto” tra D’Alema, Bersani e Marini contro Renzi.
Sul Corriere invece, in un “dietro le quinte”, si racconta di “segnali” a Renzi “dall’area di D’Alema” e della “ipotesi di un avvicinamento del leader”. D’Alema insomma potrebbe scegliere Renzi e “abbandonare Cuperlo al suo destino”.