Il Corriere della sera: “Renzi, ora pensioni più libere”. “Pressing sull’Inps per una maggiore flessibilità sulle uscite. Ue, sì ai rimborsi”. E ancora: “Il premier: non mando i soldati a farsi sgozzare”. “Congelato il 5 per mille all’istruzione”.
L’editoriale è firmato da Maurizio Ferrera: “La scuola non è solo una legge”.
Un altro commento è firmato da Antonio Polito: “Quanti equivoci e malintesi sul senso di equità”.
In alto: “‘Bene, abbiamo perso’. Retata sul calcio. E l’Antitrust sospetta accordi sui diritti tv”. “Cinquanta arresti per le scommesse, rivoluzione in Lega Pro e serie B”.
A fondo pagina: “Le banche preparano la fuga da Londra. Preoccupazioni per il referendum di Cameron. La mossa di Deutsche Bank”.
La Repubblica: “Il calcio truccato: patto segreto sulla tv e partite vendute”, “Scommesse, 50 arresti: l’ombra della mafia sulla Lega Pro. Nelle intercettazioni il nome di Lotito: ‘Ricatta Tavecchio’. Blitz della Finanza, inchiesta su Mediaset e Sky per i diritti”.
“Una dirigenza da buttare”, è il titolo dell’analisi di Aligi Pontani.
A centro pagina: “Renzi: liberi di andare prima in pensione”, “Il premier vuole flessibilità. Lite sulle tasse con i governatori Pd”.
In prima il richiamo ad una intervista di Anais Ginori alla leader del Front National Marine Le Pen, che dice: “Frontiere chiuse, quei barconi vanno respinti”.
In prima anche la storia della copertina dell’inserto R2: “I nuovi stregoni del biotech che ci allungheranno la vita”, di Federico Rampini.
Sulla colonna a destra, un intervento del fondatore Eugenio Scalfari sul film di Sorrentino che oggi viene presentato a Cannes: “Guardando la Giovinezza dalla montagna incantata”.
A fondo pagina, la lettera di Aida (il nome è di fantasia). Si tratta della ragazza di Pisa che ha ricevuto le lettere razziste: “Cari compagni, la mia pelle è nera ma il mio sangue e i sogni sono uguali ai vostri”.
E l’intervista alla madre di Domenico Maurantonio, il ragazzo morto in gita a Milano: “Domenico non può esser morto così, ragazzi dite la verità”.
La Stampa: “La sfida della riforma delle pensioni”, “L’ipotesi: fuori a 60 anni con assegno ridotto di un quarto. Boeri: bene la scelta dei rimborsi”, “Governo e Inps puntano a cambiare entro giugno la legge Fornero. Il premier: diamo a tutti libertà di scelta”.
Sulla riforma della scuola: “Non passa il 5 per mille. Sì a 100 mila assunzioni di precari”, “Stanziati duecento milioni per premiare i docenti. Via libera anche agli sgravi per gli istituti paritari”.
A centro pagina, foto di gradinate di uno stadio: “Il calcio marcio che ci fa scappare dagli stadi”, “Partite truccate in Lega Pro e serie D: 50 arresti, 77 indagati, oltre 30 squadre convocate”.
E Paolo Brusorio firma un commento dal titolo: “L’imbarazzante ‘sintonia’ del presidente Tavecchio”.
Sul “dramma migranti”: “Renzi: soluzione solo da Ue e Onu”, “’Non mando i soldati in Libia per farsi sgozzare’”.
Il Fatto: “Calcio, è tutto truccato”, “Indagine Antitrust sull’inciucio dei diritti tv. Istruttoria e blitz nelle sedi di Mediaset e di Sky, verifiche su un ‘accordo restrittivo della concorrenza’. I pacchetti per il 2015-2018 vengono pagati ai club 2,9 miliardi”, “Scommesse pilotate, botte, minacce e sequestri”, “50 arresti per combine in gare di Lega Pro, ex regno di Tavecchio. Papere, espulsioni e partite taroccate: anche di B e di Coppa Italia. ‘Qui Lotito ricatta tutti’”.
Un commento di Carlo Tecce: “Galliani, Murdoch e il re della Lazio: ecco la Spectre del Pallone Unico”.
A centro pagina: “Scuola, il governo si rimangia lo scippo a Emergency & C”, “5 per mille. Stralciato dalla ‘Buona scuola’ il prelievo al settore non profit”, “L’esecutivo voleva che i contribuenti potessero sostenere i singoli istituti invece delle realtà di volontariato. Scontro rinviato”.
In prima anche un intervento della segretaria Cgil Susanna Camusso sullo Statuto dei Lavoratori: “Lo Statuto compie 45 anni, va rinnovato, non abolito”.
E un’intervista alla presidente della Camera Laura Boldrini: “’Scafisti, la guerra nel Mediterraneo non serve a nulla’”.
Il Giornale: “Attacco ai segreti di Stato. L’Italia è bersaglio degli hacker: rubate conversazioni di ministero della Difesa e Forze Armate. Si valuta ogni ipotesi: dal terrismo all’azione di altri Stati”.
A centro pagina: “Ci risiamo col calcioscommesse di paese”. “Maxi retata in provincia: 30 squadre coinvolte e 50 arrestati. Il business gestito dalla ‘ndrangheta”.
E poi: “Mediaset e Sky finiscono nel mirino dell’Antitrust”.
In alto il quotidiano continua la sua “inchiesta” sul “nodo previdenza”: “L’amico delle Br che ci è costato 1,5 miliardi di pensione”. “Pittella è stato condannato per aver ricoverato una terrorista. Ma il suo vitalizio non si è mai fermato”.
Il Sole 24 ore: “Pensioni, è di 46 miliardi il conto contributivo”. “Nei fondi speciali 14 mila pensioni superano del 60 per cento il conto calcolo contributivo”. “Uscite anticipate, ipotesi 62 anni col taglio del 20-30 per cento”.
Di spalla: “Diritti tv serie A, inchiesta Antitrust Gdf su un presunto cartello Sky-Mediaset”. “E in Calabria 50 arresti per partite falsate”.
In alto: “Ok alla legge sugli ecoreati. Galletti, pronti a un tagliando”.
A centro pagina: “Banda larga, il governo apre tutte le reti alla fibra ottica. La bozza del decreto: obbligo di sinergie, tris di incentivi, niente switch off”.
Calcio
Il Fatto, pagina 2: “Blitz in Lega, Mediaset e Sky. Inchiesta sulla spartizione tv”, “L’Antitrust manda i finanzieri a prendere la documentazione sulla gara”, “L’Autorità vuole verificare l’esistenza di un’intesa in violazione della concorrenza. Ma al massimo può fare una multa”.
Il quotidiano intervista Cristiano Lucarelli, allenatore di squadre di serie C, che dice: “Si arricchiscono e c’è chi guadagna mille euro”, “la malavita prospera dove c’è povertà e in Lega Pro la povertà esiste. Mentre al piano di sopra si spartiscono milioni di euro con i diritti televisivi, a quello di sotto annaspano. Alla Lega Pro partecipano 60 squadre e circa 1.500 calciatori, che – se hanno la fortuna di essere pagati – sopravvivono con poco più di mille euro al mese. Le realtà un tempo feudo dei padri-padroni tifosi e passionali alla Rozzi, con il passare del tempo sono andate in mano a persone che nella migliore delle ipotesi fanno affari intorno al pallone e nella peggiore utilizzano le squadre per i loro scopi criminali.
A pagina 3: “Così Murdoch fu spinto al patto dei monopolisti”, “Giugno 2014, l’asta, preparata per il solito inciucio, va storta. L’australiano prende tutto, il Biscione strepita e il mediatore aggiusta”, di Carlo Tecce.
Poi alle pagine seguenti, le cronache e le ricostruzioni sulla base delle intercettazioni: “Calcio, n’drine e sequestri”, “Il romanzo criminale nel regno che fu di Tavecchio. Gruppi mafiosi, bande straniere, dirigenti e giocatori corrotti tra partite truccate e violenza: ‘Gli ho fatto male’”., “’ Dimmi una cosa, Lotito è padrone di Lazio, Bari, Salernitana e Brescia?’”, “Al telefono il direttore sportivo dell’Aquila Ercole Di Nicola (tra i fermati di ieri) parla col collega Vittorio Galigani. Il ruolo della società Infront, di Galliani e del n°1 della Figc”.
Su La Repubblica, pagina 2: “La grande spartizione del calcio in tv, l’Antitrust indaga su Sky e Mediaset”, “Finanza nelle sedi dei network, sotto la lente i contratti 2015-2018. Renzi: ‘È ora di fare chiarezza’. E attacca i dirigenti di Federcalcio”, “L’accordo da 945 milioni fu trovato a gara già conclusa. Si sospetta la violazione dell’articolo 101 del Trattato Ue”.
“Il vero grande fratello che controlla tutto. Ora il sistema Infront finisce nel mirino”: si legge nel “retroscena” di Ettore Livini e Marco Mensurati che “l’ingresso nella Guardia di Finanza nella sede di Infront Italia potrebbe rivelarsi uno snodo cruciale nella storia del calcio italiano. Per la prima volta, infatti, viene acceso un faro ufficiale sulle attività, sui protagonisti e sugli interessi dell’azienda che, partendo proprio dalla gestione dei diritti televisivi, negli ultimi cinque anni ha assunto il controllo assoluto del mondo del pallone in ogni suo aspetto”. E non è un caso che a mandare i finanzieri alla sede di Infront sia stata l’Autorità Antitrust: entrata in Lega calcio nel 2008 su presentazione di Antonio Matarrese, con l’incarico di gestire l’asta per i diritti tv, la società di Marco Bolgarelli, che i giornalisti sottolineano essere un ex di Publitalia molto vicino a Galliani, “ha lentamente divorato ogni cosa intorno a sé”, “facendo piazza pulita di ogni forma di concorrenza”, “Sponsor, contratti, giornali e tv: così in pochi anni una società di consulenza si è impadronita dello sport più amato dagli italiani”.
Ancora su La Repubblica: “Anche la ‘ndrangheta nel romanzo criminale del calcio scommesse”, “partite truccate, nel caos Lega Pro e Dilettanti. Cinquanta arresti e oltre trenta squadre coinvolte”.
Poi attenzione alle “carte” dell’indagine, attraverso le intercettazioni: “Aste, papere e telefonate shock: ‘Lotito ricatta tutti’”.
Anche su La Stampa, pagina 11: “Il capolavoro della cricca. Truccate tre gare alla volta”, “Al presidente e al ds del Neapolis riesce il colpo in novembre. La disponibilità del Brindisi agli accordi: ‘là c’è un bel vivaio…’”.
E sulla stessa pagina: “Diritti tv, dubbi sull’asta. Indagine dell’Antitrust”, “Ispezioni a Sky, Mediaset e Lega calcio. Il ruolo di Lotito”.
Sul Corriere Giovanni Bianconi – citando telefonate intercettate – scrive di alcuni dei protagonisti della inchiesta sulle scommesse nel calcio: “Pietro Iannazzo – già in carcere per ‘ndrangheta, considerato uno dei capi della ‘cosca imprenditoriale’ di Lamezia Terme, il padre ucciso in un agguato di stampo mafioso”, mentre parlava di Mario Moxedano, presidente del Neapolis che ha conquistato la qualificazione ai play off: “‘Quest’anno ha deciso che vuole vincere con pochi soldi. Io gli ho detto ‘va bene, ma i miei dammeli prima’… Ha detto che lui prima non paga neanche i giocatori, e infatti i giocatori non ti fanno vincere il campionato’. Iannazzo invece sì. O almeno ci prova. Comprando e vendendo partite, utili a guadagnare posizioni in classifica e molti soldi con il calcio scommesse”. Un altro indagato, “Fabio Di Lauro, quarantenne ex calciatore, originario della provincia di Cosenza” in un sms inviato al Ds de L’Aquila calcio Ercole Di Nicola, parlava dei soci scommettitori: “Loro sono amici miei, non pensare che fanno senza di me, c’è una amicizia di persone della Calabria vicine a loro, mostra rispetto…”. I calciatori coinvolti – “il portiere che garantisce una papera, un difensore che goffamente lo mette in difficoltà, il centrocampista che si fa espellere” – secondo l’inchiesta venivano ricompensati con 5000 euro a testa.
Su Il Giornale: “Leggiamo, ci indigniamo. E poi? Poi c’è da fare qualche riflessione. Perché lo Stato non può perseguire i calciatori brutti, sporchi e cattivi che si vendono le partite e poi però contemporaneamente lucrare sul quel mare gigantesco di denaro che le scommesse generano. Perché il calcio non può condannare quei giocatori e al tempo stesso non vedere che in Lega pro e nei dilettanti, ragazzi di vent’anni non prendono lo stipendio promesso per 7-8 mesi. Non parliamo di milionari, ma di gente che guadagna 1.500 euro al mese. Tutto ciò non giustifica combine e scommesse, è ovvio. Ma non si può pensare di sconfiggere la vergogna delle scommesse con delle inchieste giudiziarie. Anche perché le stesse inchieste spesso sono monche: partono con la fanfara, poi non riescono a dimostrare trucchi e inganni”.
Sul Corriere una intervista telefonica di Fabrizio Roncone a Claudio Lotito, il cui nome compare in una intercettazione telefonica: “Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano a Lotito, che li ricatta”, e “Lotito è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia”. Lotito dice al giornalista “Lei non scriva niente, niente di niente… Però, oh, io sono proprio stufo… Cioè, no, dico: io Brescia non so manco ndo’ stà, capito? Dove sta Brescia? Boh. Ce so’ mai stato a Brescia? No, mai messo piede a Brescia. Ma poi, in una telefonata tra due sconosciuti, divento il presidente del Brescia! È pura follia, questa!”. E “la verità è che il sottoscritto, Claudio Lotito, dà un fastidio tremendo”, perché “con Lotito il risultato è ga-ran-ti-to! Schiattano d’invidia quando vedono quello che ho fatto con la Lazio e la Salernitana, due veri capolavori…”.
Poi Lotito chiama Mario Macalli, presidente della Lega Pro: “Mariuccio! Nun te mette a ride… allora, ho sull’altro telefono uno del Corriere… e sai che dice? Dice che due sconosciuti, intercettati, sostengono che io ti ricatto! Capito? Io ti ricatto! Ricatto te e pure Carletto!… E anzi, no, aspè: per quei due sarei anche proprietario di mezza serie A!… Mhmm… Ah, l’hanno arrestato uno dei due? Lo vedi, c’è una giustizia divina”. “Vabbè, insomma: io ricatterei te e Carletto… Te senti ricattato, Mariù? Mamma mia che ambiente… Hai ragione, bisogna derattizzare…. vabbè, Mariù, fatti salutare adesso, ché devo lavorare…”. Lotito dice ancora: “Bisogna scartavetrare via tutto il marcio… però questa non è un’intervista, eh? Se lei scrive mezza riga, giuro che io poi smentisco. Ma che ha registrato? Guardi che la registrazione mica è valida”.
Per restare al Corriere, si parla anche della vicenda dei diritti della serie A: “L’antitrust indaga sui diritti tv del calcio”. “Ondata di perquisizioni della Guardia di finanza nelle sedi di Infront, Lega, Mediaset, Sky, Rti. L’ipotesi di una intesa successiva alla gara per spartirsi il mercato. Il Biscione: assegnazione regolare”. Anche qui si cita una frase di Lotito con il direttore del Carpi, in cui il presidente della Lazio avrebbe detto: “Io sono quello che ha fatto prendere 1,2 miliardi alla Lega di A, ho fatto parlare Murdoch e Berlusconi”. L’Antitrust sospetta l’esistenza di una intesa tra gli operatori delle pay tv per limitare la concorrenza nella distribuzione delle partite del campionato di calcio.
Un altro articolo del quotidiano milanese ricostruisce i rapporti e i colloqui tra Mediaset e Sky, l’incontro tra Berlusconi e Murdoch e le dichiarazioni che Pier Silvio fece dopo l’incontro: “Mediaset è aperta a partnership ma non siamo venditori e vedo difficile tenere questa posizione con Sky”. Si parla di una “bozza messa a punto dai consulenti e dalle strutture interne” delle due aziende, per una “partnership che passerebbe attraverso una newco partecipata con una quota di maggioranza da Murdoch e con Mediaset sotto al 50%, a cui verrebbero conferite le attività italiane della pay tv di Sky e del Biscione”. Ma sul tavolo dell’alleanza “ci sono altre problematiche da risolvere e la principale riguarda l’Antitrust, con cui sarebbe stati già avviati contatti informali”, e “Sky avrebbe chiarito da subito di non voler assumere rischi regolatori e dunque gli uomini di Mediaset stanno lavorando insieme a quelli di Murdoch per capire quali tipo di condizioni potrebbe porre l’Autorità a quello che diventerebbe un monopolio della pay-tv”. Il quotidiano aggiunge anche che “in Europa i monopoli della pay esistono. In Spagna c’è Canal+ di Telefonica, di cui Mediaset è socia. Canal+, quella di Vivendi, domina invece in Francia”.
Pensioni
Su La Stampa, a pagina 2, le parole del presidente del Consiglio: “Renzi: ‘Più flessibilità sulle pensioni. L’Inps dia a tutti la libertà di scelta’”, “’I cittadini sanno che non ha senso spendere 18 miliardi per dare i rimborsi anche a chi sta bene’”. E sulla stessa pagina il “retroscena” di Alessandro Barbera: “Il ritiro dal lavoro già a 60 o 62. Ma tagliando un quarto dell’assegno”, “All’Inps pronta un’ipotesi per penalizzare chi ha il sistema retributivo”.
E a pagina 3 i lettori troveranno un’intervista proprio al presidente Inps Tito Boeri, che dice: “Bene la scelta del governo sui rimborsi. Così ci saranno i soldi per i più poveri”, “A giugno proposte sul reddito minimo garantito e riforma della legge Fornero”, “Credo che oggi la sfida principale per il Paese sia contrastare la povertà, che è aumentata nella fascia tra i 55 e i 65 anni”, “I vitalizi dei politici sono un campo in cui l’Inps non c’entra, ma su cui vogliamo fare luce. Vogliamo arrivare a rendere pubblici anche i dati dei politici”, “A giugno faremo una proposta completa per modificare la riforma Fornero, adesso stiamo irrigidendo le regole di uscita, innalzando i requisiti, mentre quando passeremo al contributivo puro avremo più flessibilità, che sarà sostenibile”.
La Repubblica: “Renzi: sì a pensioni flessibili, insopportabili certi vitalizi. Tasse, lite coi governatori pd”, “Zingaretti: Irpef su per i tagli alle Regioni. Poi telefonata di pace. Scuola, il capo del governo chiede di lasciare in pace la moglie”.
A pagina 11, sugli effetti della sentenza della Consulta sulle pensioni e sulla decisione del governo di ricorrere ad un decreto: “Via libera della Ue al decreto rimborsi”, “La Commissione europea: ‘Bene le misure che vi hanno consentito di lasciare invariati gli obiettivi sul deficit’. Boeri: ‘A giugno arriverà una proposta chiavi in mano a favore dei sessantenni poveri che hanno perso il lavoro’”.
E il quotidiano intervista l’ex presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri. L’intervista è riassunta così nel titolo: “Giusto il metodo del governo, favorite le fasce più deboli, anche se il recupero è parziale”. Il decreto del governo? “Un provvedimento parziale, probabilmente inevitabile”, risponde Silvestri. C’è un rischio ricorsi? “In uno stato di diritto sono sempre possibili”, “I ricorsi si possono sempre fare ma la soluzione differenziata per redditi mi pare migliorativa”.
Il Giornale scrive della “ultima fregatura”, ovvero “il sistema contributivo per tutti”. Lo fa citando il presidente dell’Inps Boeri, ieri ascoltato in Parlamento. Boeri ha detto che “‘se nel 1995 avessimo passato tutti i lavoratori al contributivo pro rata, la situazione oggi sarebbe stata molto diversa’”. Quando fu varata la riforma Dini infatti “venne stabilito che potevano conservare il regime di calcolo dell’assegno in base alla media degli ultimi stipendi soltanto i lavoratori che, al 1995, avevano un minimo di 18 anni di contributi”. Una soluzione oggi su cui riflette Boeri come anche Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review e oggi rappresentante per l’Italia al Fondo monetario (dopo una vita trascorsa a Washington come funzionario dello stesso Fmi). Forse per i lunghi anni passati oltreoceano, Cottarelli – da sempre – è fautore di una riforma previdenziale sul modello americano. Sebbene Italia e Stati Uniti abbiano strutture sociali ed economiche completamente diverse”. Cottarelli ieri a Radio Anch’io ha detto che “la spesa per le pensioni in Italia è intorno al 16,5% del Pil ed è la più alta tra i Paesi avanzati”, e propone di “fare modo in modo che il livello delle pensioni sia pari ai contributi effettivamente versati”.
Anche sul Sole Dino Pesole scrive che la riforma Dini “è nata con un vulnus di partenza”, quella di “non aver previsto il passaggio erga omnes” al sistema contributivo. Accanto il quotidiano di Confindustria si sofferma proprio sulla “giungla delle pensioni si nascondono tanti fortunati il cui assegno è ancora calcolato, in buona parte, con il più generoso sistema retributivo. Questi pensionati ricevono una prestazione che vale oggi fino al 60% in più di quello che, invece, avrebbe potuto essere se calcolata solo sulla base dei contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa”. Particolare attenzione per i “fondi speciali”.
Sul Corriere, Antonio Polito: “A furia di parlare di equità si alimentano aspettative difficili da soddisfare. Per esempio quando a proposito di pensioni non si illustrano tutti gli aspetti dei metodi retributivo e contributivo. O quando nel mondo scolastico si creano divisioni tra precari”.
Scuola
Su La Stampa: “Scuola, centomila precari assunti”, “Passa alla Camera il piano straordinario: contratti a tempo indeterminato dal 1° settembre. Stralciato il 5 per mille, stanziati 200 milioni per premiare i docenti, sgravi alle paritarie”.
La Repubblica: “Scuola, via la norma del 5 per mille”, “Il governo stralcia l’articolo delle polemiche, soddisfatto il mondo del volontariato: ‘Salvi i nostri fondi’. Sì all’assunzione dei 100 mila precari, premi ai prof e detrazioni per le rette delle paritarie. Oggi il voto finale”.
Sulla stessa pagina, un commento di Mariapia Veladiano: “’Ma i superpoteri a noi presidi non miglioreranno l’istruzione’”.
Il Fatto: “Scuola, 5 per mille stralciato. Renzi ascolta solo gli amici”, “Il governo ignora i professori, ma cede alle richieste del Terzo Settore”. Nella parte alta della pagina, in un riquadro, sono elencate le associazioni beneficiarie del 5 per mille: al primo posto c’è l’Associazione per la ricerca sul cancro che, nel 2013 ha incassato 54,5 milioni di euro. Al secondo posto c’è Emergency, con 11,9 milioni e al terzo l’Associazione piemontese per la ricerca sul cancro (7,8).
Politica
Il Sole 24 Ore: “Fitto consuma lo strappo e lancia il suo movimento. Berlusconi: un politicante”. “L’Europarlamentare dà vita ai ‘Conservatori Riformisti’ e riceve il plauso del gruppo di Cameron. In Parlamento l’addio a Fi dopo le Regionali”. Si cita Paolo Romani, che si dice certo che pochi senatori seguiranno Fitto “visto che credo che loro vorranno restare a Palazzo Madama e venire rieletti”. Il quotidiano nota però che “Berlusconi la rielezione non può garantirla”.
Sull’annunciato addio di Raffaele Fitto, il Corriere intervista Giovanni Toti. Dice di non capire “che strada voglia prendere” Fitto, che “dimostra di essere rimasto in un bosco che non esiste più”. Sui rischi di perdere pezzi del gruppo parlamentare dice che “la partita non si gioca più a Montecitorio e a Palazzo Madama” ma dal territorio, da lì “il centrodestra deve ripartire”.
Il Giornale: “Toti prepara la cura: ‘Così taglieremo le tasse’. Liguria: l’europarlamentare farà 30 tappe in 4 giorni: basta col decennio rosso”.
Alla stessa pagina: “Berlusconi in prima linea: tour de force per le Regionali”. “Il Cavaliere gira l’Italia per sostenere i candidati azzurri. E liquida Fitto che fonda un movimento: ‘E’ un politicante'”.
Alle pagine precedenti il quotidiano diretto da Sallusti si occupa del Pd e di quello che chiama “l’incubo del 4-3”. Si ricorda che – Veneto a parte – la partita è aperta in Campania e in Liguria. Renzi vorrebbe vincere in entrambe, Berlusconi spera di “lenire l’annunciato calo di voti” di Forza Italia mantenendo la prima e strappando la seconda al Pd. Il quotidiano definisce “quasi proibitiva” l’impresa per Toti, e scrive che “non è escluso” che alla fine il risultato sia 5-2, con il centrodestra che mantiene Veneto e Campania.
La Repubblica, a pagina 8, racconta, in riferimento a Renzi: “I timori del leader sulle regionali: ‘Una vittoria per il rilancio, nei dem c’è chi rema contro’”. E si scrive che il premier-segretario tornerà in Liguria, per non aver rimpianti nell’inseguimento di un risultato elettorale che è a portata di mano, ovvero la vittoria del Pd in 6 Regioni sulle 7 chiamate al voto il 31 maggio. La Liguria è una Regione-chiave per puntare alla vittoria quasi piena. L’Umbria, le Marche, la Toscana, la Puglia, non sono a rischio secondo i calcoli degli strateghi Pd. In Campania Vincenzo de Luca sembra vicino al traguardo. L’impressione è però che la battaglia in Veneto, malgrado la combattività della candidata Alessandra Moretti, sia stata abbandonata dal Pd. In Liguria, invece, si gioca anche la partita sui futuri equilibri nel Pd, ovvero il rapporto con la minoranza nei prossimi mesi. E non solo. Perché -scrive Goffredo De Marchis- “alla fine la candidatura di Luca Pastorino, sostenuto da Pippo Civati, Sergio Cofferati, Stefano Fassina e da un pezzo dei dem locali, non sta favorendo il forzista Toti ma il candidato grillino. Il movimento 5Stelle non accenna a scendere nei sondaggi. E se dovesse prendere una Regione, l’effetto nazionale sarebbe pari se non superiore alla conquista di Parma”.
Sul Sole 24 Ore Lina Palmerini scrive che la Liguria è “l’Ohio” d’Italia, “un test che deciderà se Renzi avrà vinto o perso”, e che “rimetterebbe in pista un Cavaliere debole ma comunque ingombrante per una rinascita del centrodestra” nel caso di vittoria di Toti.
Del voto nelle Marche oggi si occupa Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “L’alleanza capovolta di Spacca, il Pd e la scommessa 5 Stelle”. “Il candidato del Pd contro l’ex del Pd”. “Duello per le Marche”.
La Repubblica intervista Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente del M5S: “Con il Pd solo il reddito minimo, su riforme e pensioni no al dialogo”. Di Maio, spiega il quotidiano, propone di fermare i lavori del Parlamento e di varare il provvedimento sul reddito di cittadinanza entro l’estate. Dice Di Maio: “Con la legge sugli ecoreati abbiamo mostrato che ci si può confrontare”.
A stroncare la legge sugli ecoreati è invece Gianfranco Amendola, ora Procuratore a Civitavecchia, in un’intervista a Il Fatto: “Il ddl Ecoreati? È debole e ispirato da Confindustria”.
Immigrati
Il Corriere intervista il ministro della Difesa Roberta Pinotti: “L’Europa è compatta. Intervento inevitabile per governare i flussi”. La compattezza dell’Europa è sulla necessità di un intervento in Libia, definito “indispensabile se vogliamo davvero riuscire a governare i flussi migratori”. Sul tema della suddivisione delle quote di richiedenti asilo la Pinotti dice che capisce “le perplessità e le preoccupazioni dei francesi che hanno già moltissimi migranti sul proprio territorio”.
Sul Sole 24 Ore: “No di Hollande alle quote. Sull’immigrazione il Presidente contrario alle proposte di Bruxelles: trattiamo sulla ripartizione”. Si legge che la scelta di Hollande è “interna”, perché in Francia si vota a dicembre per le elezioni regionali e il Presidente non può permettersi di “diventare agli occhi di una opinione pubblica particolarmente sensibile” sul tema “il presidente dell’immigrazione”. Il quotidiano ricorda anche i calcoli su quanto peserebbe su Francia e Germania una ripartizione: Berlino avrebbe una quota molto inferiore ai richiedenti d’asilo che ospita oggi, la Francia dovrebbe passare dagli attuali 60 mila ad 80 mila.
Anche su Il Giornale: “Hollande gela l’Italia: no a quote migranti”. “Il Presidente francese: ‘È fuori questione. Abbiamo regole sui controlli alle frontiere e sull’immigrazione'”.
Su Il Messaggero viene intervistato il politologo Dominique Moisi: “È Le Pen a condizionare il governo di Parigi”. Dice che comunque “il negoziato non è chiuso”. Valls deve mostrare alla destra e ancor più all’estrema destra che “non è Bruxelles a decidere quale debba essere la politica della Francia sull’immigrazione”, ma “il negoziato non è compromesso”, a Valls basterà mostrare che “la Francia ha agito con fermezza” in Europa.
Il Messaggero intervista il ministro Gentiloni: “Egoista voler ridiscutere le quote”. “Io mi auguro che il risveglio della coscienza europea dopo la tragedia di aprile non sia effimero”, dice.
E poi
Sul Corriere: “Colpo alla testa per la ragazza turca. ‘Punita’ perché cantava in talent”. “Mutlu Kaya, 19 anni, di origini curde, era apparsa in tv con le braccia nude. È in fin di vita”. Le braccia nude avrebbero scatenato “l’ira di una parte della famiglia paterna” della giovane. Quattro uomini sono stati fermati ma solo l’ex fidanzato (o fidanzato) è stato trattenuto in caserma. Ha confermato di non essere favorevole alla carriera artistica della giovane ma ha negato di averle sparato, “non avrei mai potuto farlo, io l’amo”.
Sul Corriere Massimo Franco si sofferma su quello che chiama “l’affanno nel capire le coordinate culturali di Jorge Mario Bergoglio” da parte dell’episcopato italiano. Franco cita tre numeri: “20, 70, 10. Sono le percentuali con le quali viene fotografato il suo consenso nella Roma vaticana da parte degli uomini a lui più vicini. Il 20 per cento, secondo le loro analisi, è quello di chi si è convinto di doverlo appoggiare; il 70 comprende una sorta di maggioranza silenziosa e indifferente, che lo asseconda in attesa di un altro Pontefice; e il 10 per cento fotografa il drappello dei nemici del papato argentino, sebbene magari non dichiarati”.
Un cardinale italiano anonimo, citato dal quotidiano, dice che Bergoglio sembra esprimere un modello di Chiesa “‘ostile all’Italia, all’Europa e in generale all’Occidente inteso come Nord del mondo'”. Di qui un “conflitto sordo tra due visioni di Chiesa”, o persino “l’idea di ‘due Chiese’ incapaci di dialogare”. E ancora: “Il timore è che additando in modo impietoso i limiti della Chiesa, Francesco si rafforzi personalmente ma finisca per indebolirla”.