La Repubblica: “Cambia la manovra Irpef”, “Il premier apre al pressing dei partiti, verso nuove detrazioni per le famiglie. Legge bavaglio, la protesta dei giornalisti”.
“Fornero: giovani, non siate schizzinosi sul lavoro. E viene contestata”.
Di spalla: “L’Aquila, sentenza shock: condannati gli scienziati”.
In taglio basso: “Ilva, le cifre di una tragedia, tumori in aumento del 30%”.
Corriere della Sera: “Sei anni agli scienziati per il terremoto”, “’A L’Aquila informazioni inesatte’. Esperti sotto choc: avremo paura di parlare”.
A centro pagina: “Fornero: ‘Giovani schizzinosi’. Fischi a Torino, lascia il convegno”.
In prima una grande foto dalla Siria, con un appello degli intellettuali francesi (Kouchner, Henri Lévy, Glucksmann).
Un richiamo in prima anche per Taranto: “I dati accusano l’Ilva: più tumori e mortalità”.
La Stampa, a centro pagina: “Manovra, assedio a Monti”, “Fornero ai giovani: lavoro, non siate schizzinosi. E a Torino contestata a un convegno”.
Sotto la testata: “Terremoto all’Aquila. Sei anni agli scienziati ‘Previsioni sbagliate’”.
E su Taranto: “I dati del ministero: epidemia di tumori nell’area Ilva”.
Il Sole 24 Ore: “Burocrazia, l’Italia bloccata”, “Anche spostare un fossato (5mila euro) diventa una trappola per gli investimenti”.
A centro pagina: “Banca mondiale: l’Italia fa passi avanti, ma resta 73esima per competitività”.
In taglio basso: “Scuola, salta il nuovo orario dei docenti”, “Ddl stabilità: verso lo stop alla riduzione dell’Irpef per aumentare le detrazioni”.
Un richiamo su Taranto: “Ilva, tumori in aumento. Il Governo: subito il piano straordinario”.
Libero: “La banca paga solo Monti”, “Negli ultimi 12 mesi gli istituti di credito hanno dato allo Stato 10,5 miliardi più che nell’anno precedente. Nello stesso periodo sono crollati i prestiti ai cittadini (-2 miliardi) e alle aziende (-32,7).
A centro pagina, caricatura del ministro del Lavoro (in tuta da metalmeccanico e pugno chiuso): “Fornero sfida la Cgil ma fugge per due fischi”.
Il Giornale parla di “fisco opprimente” e titola: “Arriva pure l’eurotassa”, “Oggi 11 Stati varano la Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Aderisce anche l’Italia: stangati dal 2013”, “Debiti delle imprese: vittoria del ‘Giornale’, lo Stato pagherà in 30 giorni”.
A centro pagina, foto del ministro del Lavoro: “’Schizzinosi sul lavoro’. Fornero suona la sveglia per i giovani viziati”.
Sul “Futuro del centrodestra”: “Berlusconi tira dritto: una lista senza politici”.
Su L’Aquila: “Terremoto, giudici da pazzi: è tutta colpa dei sismologi”.
Il Fatto, sullo scandalo delle Regioni: “Consigli scaduti. Non lavorano, prendono soldi”, “Lo scandalo delle Regioni dove i consiglieri incassano nonostante le sedute siano sospese. Per Sicilia e Lazio nessuna convocazione ma stipendio pieno, in Molise voto annullato con ricorso furbetto”.
In taglio basso: “L’Aquila: 6 anni agli scienziati, ‘Non avvertirono del pericolo’”.
E su Taranto: “Ilva, rapporto choc del governo: ‘A Taranto tumori fino al 419% in più”.
L’Unità: “Disoccupazione e corruzione”, “Dai giovani esclusi al record di malaffare: così l’Italia diventa più povera”.
A centro pagina, sulla sentenza del terremoto: “L’Aquila, tecnici puniti”.
In taglio basso: “Scuola e Irpef, modifiche in arrivo”.
Su Taranto: “Ilva, più tumori a Taranto: le donne sono più colpite”.
L’Aquila
Il Fatto ricorda che il sisma del 2009 causò 309 morti. Ora la sentenza, “più dura di quella chiesta dalla Procura”. A fronte della richiesta di una condanna a quattro anni di reclusione, il tribunale monocratico ha condannato a sei anni di carcere per omicidio colposo e lesioni colpose i sette membri della commissione Grandi Rischi presenti alla riunione del 31 marzo 2009: colpevoli di aver sottovalutato la possibilità di un grande terremoto, nonostante il protrarsi di scosse dal dicembre 2008. Gli esperti non avrebbero dato l’allarme: condannati l’allora presidente vicario della commissione Franco Barberi, l’allora presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia Enzo Boschi, insieme agli altri cinque tecnici Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva, Gian Michele Calvi e Mauro Dolce. La loro “fu una monumentale negligenza” secondo il Pm Picuti che scriveva: “dopo la riunione del 31 marzo sono state fornite informazioni imprecise e incomplete sulla pericolosità dell’attività sismica, sulla base di una valutazione del rischio approssimativa”; notizie “che hanno indotto le vittime a restare nelle loro case”.
Sulla prima pagina de La Repubblica, il giurista Stefano Rodotà scrive: “E’ buona norma, di fronte a sentenze di particolare rilevanza, ricordare che un giudizio adeguato esige la lettura delle motivazioni”, “ma la pesante condanna dei componenti della Commissione Grandi rischi solleva troppi interrogativi”. In attesa di conoscere le motivazioni, Rodotà individua nella requisitoria del pubblico ministero l’accusa di una ”frettolosità del lavoro della Commissione”, quella sulle “ modalità del comunicato diramato alla fine della riunione”, “la dichiarata volontà dell’allora responsabile della Protezione civile di utilizzare la Commissione per rassicurare la popolazione di fronte a un allarme ritenuto ingiustificato”. Scrive ancora Rodotà: così delimitata la materia del giudizio, non sarebbe la scienza ad essere sotto accusa, ma i comportamenti specifici delle persone riunite d’urgenza in quella mattinata, di chi ha scritto il comunicato, di chi guidava la Protezione civile”. Sugli effetti della sentenza: è indubbio che “diverrà particolarmente difficile acquisire le competenze necessarie per svolgere funzioni così delicate. Quali studiosi accetteranno domani di far parte della Commissione Grandi Rischi?”. E poi: “nella sentenza di ieri si riflette un bisogno di individuare comunque responsabilità singole anche in situazioni complesse. Questo non vuol dire che, per evitare simili distorsioni, debbano svanire le responsabilità . Dobbiamo piuttosto interrogarci su quali siano i modi più corretti per affrontare questioni sempre più difficili in una società sempre più spesso definita appunto come quella del rischio e dell’incertezza”.
La Stampa scrive che non soltanto gli imputati, ma l’intero mondo della scienza e della sismologia non si aspettava “di essere sconfessata in modo così netto e di vedere smentire una delle poche certezze che esistono in fatto di terremoti: non si possono prevedere”. Il quotidiano racconta che la notizia ha fatto il giro del mondo in pochi minuti. L’attuale presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia Stefano Gresta dice: “Da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell’attività sismica in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme”.
Lo stesso quotidiano intervista il direttore del Southern California Earthquake Center presso la Università della California meridionale Thomas Jordan. Dice che anche lui, se gli avessero chiesto di prevedere la possibilità che avvenisse un terremoto più forte dopo lo sciame sismico, avrebbe “scommesso contro”. E ricorda che la decisione di evacuare una città “ha implicazioni oltre la sismologia: nel 1992 ci fu una serie di scosse vicino la faglia di Sant’Andrea, quella del Big One, e gli scienziati californiani dissero che c’era stato un incremento del 5 per cento delle possibilità di un grande terremoto. Il governatore decise di dire agli abitanti di evitare le autostrade, perché il terremoto in sé fece una vittima, ma se ci fosse stata la fuga avremmo avuto più morti nelle strade. Decidere cosa comunicare, come e quali misure prendere, è il compito più difficile in queste situazioni”. Gli viene chiesto come funziona il sistema negli Stati Uniti. Jordan lamenta che sia ancora inefficiente, poi spiega che esistono due livelli di prevenzione: l’Early warning, che dà allarme di pochi minuti o secondi quando registra una forte scossa vicino a zone abitanti, e l’Operation Eartquake Forecasting (che serve a prevedere le probabilità di un grande terremoto sulla base della attività sismica quotidiana). Jordan spiega che il California Eartquake predition evaluation council, di cui fa parte, studia le situazioni di volta in volta, e dà il suo parere al Governatore, che poi decide cosa comunicare al pubblico, e quali misure adottare. Ammette che è un sistema “lento”, che si sta lavorando per automatizzarlo sulla base di criteri condivisi di “aumento delle probabilità” che fanno scattare “validi livelli di intervento”. “Questo serviva a L’Aquila. Abbiamo suggerito al governo italiano di suggerire un sistema del genere, ma non mi pare che ci siano stati progressi”.
Il Corriere della Sera, dando conto di quanto la notizia della condanna si sia diffusa rapidamente nel mondo, riproduce proprio il commento di Tom Jordan sulla rivista New Scientist, prima del verdetto. Si ricorda che questo studioso ha presieduto il panel di esperti nominato dal governo italiano dopo il disastro a L’Aquila. Scriveva Jordan: “Non vedo che senso abbia processare dei servitori dello Stato che cercavano in buona fede di proteggere la cittadinanza in circostanze caotiche. Bill Mc Guire, geofisico britannico, afferma che “ogni scienziato che lavora nel campo dei disastri naturali ci penserà due volte prima di fare una previsione, anche se pensa di avere abbastanza dati per fornirne una affidabile”. Sullo stesso quotidiano si racconta di come l’attuale presidente della Commissione grandi rischi Luciano Maiani stia pensando alle dimissioni. E’ stato direttore del Cern di Ginevra e presidente del Cnr e considera “un profondo errore” la sentenza: si tratta di “professionisti che hanno parlato in buona fede, non spinti da interessi personali, persone che hanno sempre detto che i terremoti non sono prevedibili”. Poi sottolinea, anche in riferimento al recente terremoto in Emilia: “Non c’è nessuna indagine su chi ha costruito in maniera non adeguata in una zona sismica”.
Ilva
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha diffuso alcuni dati dello studio Sentieri, avviato nel 1995 per monitorare le patologie nelle aree geografiche italiane con impianti industriali. Aggiornato al periodo compreso tra il 2002 e il 2009. Per quel che riguarda la zona di Taranto, l’aumento dei tumori sarebbe da attribuirsi al benzopirene e la mortalità “per tutte le cause” è superiore del 14 per cento rispetto alla media nazionale per gli uomini e dell’8 per cento per le donne. Nella popolazione maschile l’incidenza del cancro è del 30 per cento superiore rispetto al resto della provincia: più del 50 per cento per il polmone, 100 per cento mesotelioma della pleura, rene e vie urinarie. Le donne tarantine si ammalano con una casistica superiore del 20 per cento (24 per cento seno, 80 per cento utero, 48 per cento colon-retto, 75 per cento linfoma non Hodgkin, 100 per cento stomaco). Riferisce ampiamente questi dati il Corriere della Sera, che dà conto anche della replica da parte dell’Ilva: “I dati esposti dal ministro Balduzzi richiedono una attenta e approfondita analisi. Da una prima lettura emerge una fotografia che rappresenta un passato legato agli ultimi 30 anni e non certo al presente”. Oggi il ministro dell’Ambiente Clini sarà a Bari per occuparsi dell’Ilva. Ribadisce l’impegno per un programma straordinario di prevenzione dei rischi ambientali, ma precisa: “Quei dati terribili sulle morti per tumori bisogna leggerli bene”, “si fermano al 2009”, e quindi, “inevitabilmente”, riferiscono “di morti per danni subiti in anni precedenti. Oggi la situazione a Taranto è cambiata: non è possibile affermare che la popolazione sia esposta agli stessi rischi e subisca gli stessi danni del passato. Non è onesto”. Clini ribadisce che l’Autorizzazione Integrata Ambientale, il piano messo a punto per l’Ilva, “è strutturata per una produzione sostenibile. E non dimentichiamo che anche il ministero della salute ha partecipato continuamente ai lavori per la stesura dell’Aia e ha anche sottoscritto questo documento”. In riferimento ai dati sui tumori, all’aumento per la mortalità per mesotelioma pleurico, neoplasia legata alla esposizione all’amianto, Clini dice: “Bisogna stare attenti: l’amianto a Taranto è stato usato nei cantieri navali negli anni 80, e dai primi anni 90 è stato messo al bando. Quel tipo di tumori, infatti, ha una latenza di svariati decenni”.
Fornero
“Choosy”: ha usato questa parola il ministro del Lavoro Fornero, invitando i giovani a non essere “schizzinosi” quando si tratta di lavoro. La traduzione esatta, scrive La Repubblica, è “esigenti”. “Lo dico sempre ai miei studenti – ha detto. “E’ meglio prendere la prima offerta che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno”. “Anche se adesso non è più così, in un mercato tanto difficile e debole abbiamo visto tutti dei laureati che stavano lì, in attesa del posto ideale”.
“Che errore impedire il confronto”: con questo titolo il Corriere presenta in prima una lettera del ministro del Lavoro Elsa Fornero, contestata ieri in Piemonte. Il ministro è stato contestato ieri ad un dibattito a Nichelino, ospite di Rifondazione e dei Cobas. “A Nichelino mi è stato impedito di confrontarmi con i cittadini”, scrive il ministro Fornero, che torna a parlare delle ragioni delle riforme su pensioni e lavoro: “Il nostro Paese ha vissuto troppi anni attribuendo la priorità alla protezione di chi si trovava nella condizione di tutelato, il lavoro a chi il lavoro lo aveva e non a chi ne era escluso, la pensione a chi già ne beneficiava e non a chi ne sosteneva gli oneri.
Internazionale
Sul Corriere della Sera l’appello di intellettuali francesi e non sulla Siria: “L’Europa non resti a guardare”. Dobbiamo aiutare – scrivono – la caduta della tirannia attuale senza incoraggiare gli aspiranti tiranni. Più ne restiamo fuori, più lasciamo il campo all’islamismo radicale che continua a guadagnare terreno. Invocano un aiuto a sostegno dei ribelli, neutralizzando l’aviazione che bombarda città e villaggi, e fornendo armi idonee alle correnti democratiche tra i combattenti. Firmano l’appello: Jacques Bérès (chirurgo di guerra), Mario Bettati (professore emerito di diritto internazionale), i filosofi André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy, e l’ex ministro Bernard Kouchner.