Il Corriere della Sera: “Il Pd moroso, gli sconti a Marino e Fdi. Anche i partiti nell’affittopoli di Roma”.
Più in basso il titolo in maggior rilievo: “Unioni civili, le condizioni di M5S”, “’Votiamo sì se non si impoveriscono’. Adozioni gay, caso sul presidente dei pediatri”, “Alfano: traumatico un asse con il Pd. Cofirmatario della legge: ho un figlio con la maternità surrogata”.
A centro pagina la grande foto di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ritrovato morto al Cairo: “’Sì, è il corpo di Giulio’. Era scomparso al Cairo”, “Cordoglio della Farnesina, silenzio degli egiziani”.
Di fianco, i titoli sulle “pagelle Ue” : “Le previsioni Ue: deficit italiano verso l’aumento”, Padoan: flessibilità, un diritto”.
A fondo pagina: “Noi cinquantenni (presunti) infelici”, “Uno studio dice che è l’età dell’ansia. Perché amiamo di più la vita e questo ci fa paura”. Di Emanuele Trevi.
L’editoriale è firmato da Angelo Panebianco: “Le piazze rivali che frenano Renzi”.
La Repubblica: “L’Italia alla Ue: ‘La manovra non cambia’”, “Padoan: la flessibilità è un diritto. Schengen, il no costa 100 miliardi”.
E il “dibattito sull’Europa” è illustrato dai contributi di Lucio Caracciolo (“Tutte le colpe di Bruxelles”) e di Andrea Bonanni (“Tutte le colpe di Roma”).
Di fianco, le unioni civili: “M5S: votiamo solo la Cirinnà. Adozioni gay, esperti divisi”, “Unioni civili, il presidente dei pediatri critica la legge: i figli possono soffrire”.
Con foto di una ragazza tatuata, più in basso: “I tatuaggi nella lista della spesa”, “Nel nuovo paniere Istat anche le offerte Internet”.
In prima il richiamo all’intervista al cancelliere dello Scacchiere George Osborne: “L’Unione sarà forte anche se ogni Stato avrà maggiore libertà’”.
E la foto di Giulio Regeni: “Morto lo studente scomparso in Egitto, ‘E’ stato torturato e gettato in un fosso’”.
La Stampa: “Allarme dell’Europa: l’Italia sta crescendo ma meno del previsto”, “Anticipiamo le stime di Bruxelles: previsioni giù da +1,5% a +1,4%”, “Padoan però insiste e chiede 3,3 miliardi di sconto sul deficit. Unioni civili, i grillini: non voteremo un testo impoverito”.
L’editoriale è firmato da Marta Dassù: “Le ragioni di Roma e Londra nella Ue”.
Poi il richiamo all’intervista al ministro Delrio che dice: “Rifiutiamo i ricatti, ma non siamo isolati”, “Il ministro risponde a Letta: poniamo temi poco graditi perché l’Ue delle regole e della moneta non basta”.
A centro pagina: “Assad e i jet russi. Inferno su Aleppo”, “Siria, la battaglia finale: offensiva a tenaglia”, “Congelata la trattativa di Ginevra”.
Di fianco: “Trovato morto lo studente italiano sparito al Cairo”.
In prima anche la foto dell’arrivo delle reliquie di Padre Pio: “Roma, preghiere e selfie per Padre Pio santo pop”.
Il Fatto: “Papà Boschi indagato 10 volte”, “Evasore. Dopo la chiusura di alcune indagini ha pagato multe all’Agenzia delle Entrate”, “Il pm Rossi (che nega di conoscere il padre della ministra) ha aperto e fatto archiviare 4 inchieste. Etruria, Visco convocato ad Arezzo per il fallimento”.
Poi sulla Rai: “Rai, editto Dall’Orto: decide tutto lui. La Leosin nel mirino dei renziani”.
A centro pagina: “Primarie, Sala recluta i cinesi. Nel Pd gli avanzi di B&Cuffaro”, “Voti di scambio. A Milano i trucchi di Mr Expo. Tutti i voltagabbana del Belpaese”, “Il candidato del premier ha già l’appoggio di Cl, Opus Dei e anche l’endorsement di Verdini. Dal Piemonte alla Sicilia, tutti sul carro del rottamatore. Che infatti in Senato la scorsa settimana aveva detto: ‘Abbiamo la fila di chi vuol venire da noi’”.
Sulle unioni civili: “Ora Renzi s’inchina a Family Day e Alfano: quasi no alle adozioni”, “La retromarcia”.
A fondo pagina: “Veleni e favori”, “Smog, l’Europa raddoppia i limiti: Dieselgate brinda”.
Usa. Un presidente alla moschea.
Sul Corriere la pagina 17 è interamente dedicata agli Usa. Nella parte alta della pagina l’articolo di Massimo Gaggi sulla visita del presidente Usa nella moschea di Baltimora: “’Inaccettabile la retorica anti-musulmani’”, “Obama primo presidente americano in moschea. ‘Vi dico una cosa che non sentite spesso: grazie’”. Le parole di Obama: “Attaccare una religione equivale a mettere sotto accusa tutte le fesi. Significa strappare il tessuto sociale sul quale l’America è cresciuta come nazione, unita nella sua diversità. Oggi, dopo i gesti terroristici di alcuni gruppi estremisti, c’è chi diffonde pregiudizi verso l’Islam”. Poi ha citato gli atti di vandalismo contro le moschee e le lettere che di ragazzi musulmani spaventati che vengono recapitate alla Casa Bianca: “temono di essere cacciati dal loro Paese. E’ un problema di tutti: non dimentichiamo che in passato abbiamo avuto l’antisemitismo e anche gli attacchi al cattolicesimo che investirono persino il presidente Kennedy”. Con la sua prima visita ad una moschea americana -sottolinea Gaggi- Obama ha cercato di placare il vento di ostilità verso i musulmani che spira in America: vento alimentato dalla paura di attacchi terroristici e dalla retorica incendiaria usata in campagna elettorale da Donald Trump (che ha proposto di bloccare temporaneamente l’accesso negli Usa a tutti i musulmani) e anche, in misura minore, dagli altri due candidati repubblicani, Ted Cruz e Marco Rubio. Obama ha evitato riferimenti politici diretti, ma era evidente con chi ce l’avesse quando ha parlato di “retorica inaccettabile e imperdonabile contro i musulmani d’America che fanno parte della nostra nazione fin dall’era delle colonie: sono pompieri, poliziotti, militari, addetti ai servizi segreti, commercianti, inventori di nuove tecnologie digitali. Sono patrioti”. Poi se l’è presa anche con i media, che ha accusato di diffondere un’immagine distorta dell’Islam americano. E Holliwood, che ha sfidato a proporre personaggi musulmani che non abbiano a che fare con il terrorismo. A chi in questi anni lo accusato di essere un musulmano “mascherato” da cristiano ha risposto citando la battaglia per la libertà religiosa del presidente Thomas Jefferson: “Anche lui fu accusato di essere musulmano: sono in buona compagnia”.
Su La Repubblica: “Obama per la prima volta in una moschea americana. ‘Attacchi imperdonabili’, “Il presidente parla all’Islamic Society di Baltimora: ‘La retorica politica incoraggia atti di violenza’”.
E Rumana Ahmed, che lavora come consigliere alla West Wing della Casa Bianca, racconta: “Io, musulmana, dagli insulti alla Casa Bianca’”.
La Stampa: “La visita di Obama alla moschea. ‘No alla retorica anti-musulmani’”, “E’ la prima volta che il capo della Casa Bianca si reca in un luogo di preghiera per gli islamici negli Stati Uniti”, “A Baltimora il presidente critica Trump: ‘L’Islam è parte dell’America, basta pregiudizi’”. Di Paolo Mastrolilli.
Usa (primarie)
Delle primarie Usa si occupa a pagina 17 del Corriere Giuseppe Sarcina. “Tocca al New Hampshire, tutti contro Trump. Il miliardario all’attacco: ‘Brogli nell’Iowa’”, “I finanziatori Koch pronti a mettere sul piatto 400 milioni per far deragliare il palazzinaro”. Il voto dell’Iowa, scrive, ha costretto Donald Trump a scendere dal piedistallo che si era costruito con i sondaggi (era dato alla vigilia al 32%, ha preso il 23%). E’ rimasto qualche ora silente, poi ha ripreso la sua attività eruttiva via Twitter, accusando Ted Cruz (che ha ottenuto il 27%), di aver “rubato” la vittoria in Iowa. Ha chiesto di ripetere le elezioni o di annullare il risultato ottenuto dal senatore texano. Trump ha sostenuto che lo staff del suo avversario avrebbe diffuso la voce dell’imminente ritiro dalla competizione del neurochirurgo Ben Carson. Secondo Trump si è trattato di una notizia falsa, propalata ad arte e a urne aperte per dirottare i consensi verso Cruz. Cruz si è scusato, scaricando le responsabilità sui collaboratori. Ma certo “lo schema” è cambiato rispetto ad una settimana fa: la corsa dell’outsider numero uno non sembra più irresistibile. Dal “Trump contro tutti” si è passati al “tutti contro Trump”.
Ue, governo
Sul Corriere della Sera Francesca Basso scrive che oggi la Commissione europea pubblicherà le previsioni economiche d’inverno. Sull’Italia circola l’indiscrezione, non confermata, di un deficit/pil quest’anno al 2,5%, contro la stima del governo del 2,4%, con l’aggiunta delle spese per i migranti dello 0,2% che potrebbe però non essere riconosciuta valida ai fini del rispetto del patto di Stabilità. Vi saranno poi indicazioni sulle valutazioni di Bruxelles sui nostri conti pubblici e sul rispetto della regola del debito, che aveva già suscitato i dubbi della Commissione, tanto che a fine anno ha sospeso il giudizio sulla legge di Stabilità 2016.
Su La Stampa: “L’Ue lima la crescita italiana e il deficit sale di 3 miliardi”, “L’1,4% al posto dell’1,5% previsto creerebbe problemi di copertura. E nel 2017 incombono le clausole di salvaguardia da 25 miliardi”. Scrive Marco Zatterin da Bruxelles che “il problema dello ‘zerovirgola’ sulla crescita è che amplifica lo ‘zerovirgola’ sul fronte del bilancio, ed è il dato su cui si valuterà la promozione o meno della legge di Stabilità 2016, sinora congelata”.
Sulla stessa pagina, intervista a Daniel Gros, economista tedesco alla guida del Center for European Policy Studies, che dice: “Renzi sbaglia strategia finanziando la spesa. All’Ue non potrà chiedere flessibilità eterna”, “I compiti a casa? Li avete sbagliati quasi tutti”. Dice Gros: “Il vostro governo vuole rafforzare la ripresa con la domanda, ma è una politica che ha dei limiti. Un Paese non vive di domanda, ma dell’offerta che crea, dei posti di lavoro, di produttività”, serve “rimettere in moto la macchina dello Stato, che è inceppata soprattutto a livello regionale, comunale, locale, tra una politica bloccata e partecipate che proliferano”, “prima si fa surplus, poi si attua una politica keynesiana di stimoli”, “prima deve tagliare la spesa. Una volta c’era una cosa chiamata ‘spending review’. Forse a Roma se la sono dimenticata, ma non a Bruxelles”.
A pagina 3: “Sì ai fondi pro Turchia. Ma l’Italia chiede uno sconto più alto”, “’Fuori dal deficit le spese per i migranti dalla Libia’. Renzi: da Spagna e Gran Bretagna segnale per tutti”.
In basso, l’articolo di Niccolò Zancan sull’operazione “Mare Nostrum”: “Quelle notti insonni e disperate per salvare 167mila vite umane”, “L’operazione ‘Mare Nostrum’ varata dalla Marina italiana costò più di un miliardo, ma evitò molte tragedie nel Mediterraneo”.
E a pagina 3, in un’intervista, il ministro delle Infrastrutture Delrio risponde alle parole pronunciate ieri dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta: “L’Italia non è isolata ma non si lascia ricattare”, “Il ministro replica a Enrico Letta: sbagliata la sua analisi sul nostro ruolo in Europa. Sui bilanci abbiamo posto un tema poco gradito, ma regole e moneta unica non bastano”.
Su La Repubblica, a pagina 2: “Ue, Italia all’attacco. ‘Non cambieremo la legge di stabilità’”, “Sui migranti il governo dà il via libera ai fondi per la Turchia ma conferma lo 0,2% di Pil in più nel 2016”.
Sulla stessa pagina si cita il documento dell’Upb, l’autorità indipendente sui conti pubblici introdotta nel nostro ordinamento a seguito della modifica dell’articolo 81 della nostra Costituzione. I contenuti vengono sintetizzati così: “’Roma non può chiedere altra flessibilità’”, “Vanno calcolate solo le spese aggiuntive per i migranti rispetto al 2015”, “Anche per la clausola sulle riforme il nostro Paese avrebbe già sforato gli obiettivi concordati a Bruxelles”.
Brexit
Sul Corriere: “Cameron già sotto tiro per il patto con la Ue. Anche Johnson contro”, “Il sindaco di Londra potrebbe guidare il fronte del no”, scrive Paola De Carolis. Si dà conto del dibattito ieri alla Camera dei Comuni con il premier, che ha risposto alle domande dei parlamentari sui nuovi termini del rapporto tra Gran Bretagna e Ue. Se le modifiche concordate da Cameron verranno approvate dal Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio, si aprirà poi la strada per il referendum, forse già a giugno. Cameron ha illustrato i cambiamenti concordati con il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, dal limite all’accesso ai sussidi previdenziali per i migranti dell’Ue alla salvaguardia del Regno Unito contro una maggior integrazione europea, dall’incremento dei poteri dei parlamenti nazionali alla protezione dei Paesi che non usano l’euro. La Gran Bretagna -ha detto- “non adotterà l’euro, non aderirà al trattato di Schengen e non farà parte di un superstato europeo”, ciò non toglie che sia “più forte in Europa che fuori”. Scrive Paola De Carolis: “Cameron rimane europeista, ma se vuole vincere sa di aver bisogno di ogni voto, conservatore, laburista, scozzese, gallese o irlandese che sia. I contestatori non mancano, soprattutto nel suo partito”. Scettico sugli accordi è stato il sindaco di Londra Boris Johnson: “il primo ministro farà sicuramente buon viso a cattivo gioco, ma il lavoro da fare è ancora tanto”.
Su Il Fatto: “Brexit, il bluff inglese sul blocco dei benefit agli immigrati dell’Ue”, “Cameron sbandiera il successo del negoziato con l’Unione. Ma sono pochissimi e danno molto più di quanto ricevono”, scrive Caterina Soffici da Londra. Le cifre: sono solo 114 mila nel 2015 i “disoccupati europei” a Londra. Il saldo dei contributi è positivo per 15 miliardi. Il resto viene da Asia e Medio Oriente.
Ue, Gran Bretagna e Italia
Sul Corriere l’articolo di Federico Fubini che prende spunto dalla visita del cancelliere dello Scacchiere George Osborne, che ieri ha preso parte ad un dibattito a Roma insieme al nostro ministro dell’Economia Padoan. “Lo strano alleato inglese”, “Dalla visita di Osborne a Roma è emerso lo spazio per un patto di reciproca utilità. E la richiesta italiana di poter aiutare le banche è poca cosa”. Il richiamo di Osborne a sua nonna nata a Budapest, scrive Fubini, non aveva nulla di casuale. “Noi in Gran Bretagna -ha detto- non cerchiamo di fermare il libero movimento delle persone in Europa. Il problema è il diffondersi della cultura di chi vuole ottenere qualcosa in cambio di niente”. In altri termini, l’uso del welfare in Gran Bretagna da parte dei disoccupati del resto d’Europa. “C’è bisogno di un freno di emergenza nelle fasi di emigrazione intensa. Se le persone non lavorano allora tornano nei loro Pesi”, ha ribadito. Fubini fa notare che la misura della sospensione dell’accesso al welfare agli europei che vivono da meno di quattro anni nel Regno Unito colpirebbe quasi duecentomila italiani. Ma il viaggio di Osborn è “una tappa di una campagna magistralmente orchestrata dal suo governo per ottenere quanto pochi mesi fa appariva impensabile: una serie di sfacciate demolizioni dei principi di coesistenza nell’Unione europea, come prezzo per sostenere la permanenza di Londra nel club durante la campagna referendaria sulla secessione (la ‘Brexit’) prevista in estate. Per l’establishment romano che ieri ha tempestato Osborne di domande durante il dibattito all’Aspen e poi all’ambasciata britannica “è stata una lezione su come si negozia in Europa” e “la richiesta italiana a Bruxelles di poter aiutare le banche a smaltire i problemi della recessione è poca cosa rispetto a quanto pretendono Cameron e Osborne per evitare la Brexit. Se non è passata, è perché l’Italia è senza alleati”.
La Repubblica intervista lo stesso Osborne, che dice: “L’Unione sarà forte anche se ogni Paese avrà maggiore libertà”, “Le banche italiane? Rispetto le vostre decisioni. Certi problemi vanno risolti o si complicano”, “Il piano Tusk ci consente di proporre ai cittadini britannici di restare in Ue”, “Questa riforma è positiva anche per voi e per gli altri Stati”, “Possimao avere un’Ue che prospera, ma in cui gli Stati membri non si sentono obbligati a prender parte a ogni progetto europeo. Il piano vuole che la Gran Bretagna non si metta di traverso sulla strada di una maggiore integrazione dell’eurozona, ma non sia obbligata a far parte di questa integrazione, oltre ad avere i suoi diritti protetti”.
Egitto: il caso Giulio Regeni
Su La Repubblica: “Il Cairo, Giulio è morto: ‘Torturato’”, “Il corpo del dottorando di Udine trovato in un fosso. Era scomparso il 25 gennaio dopo essere salito sul metrò. La notizia durante la visita ufficiale del ministro Guidi in Egitto. La Farnesina: ‘Un tragico epilogo’”. Quella sera, ricorda l’inviato in Egitto Eugenio Occorsio, ci furono manifestazioni in ricordo della primavera che cacciò Mubarak. La città era paralizzata: malgrado il divieto della prefettura di tenere manifestazioni e proteste, erano nati spontaneamente piccoli cortei e Regeni avrebbe dovuto scendere vicino a piazza Tahrir, dove lo aspettavano gli amici. Si stava specializzando in lingua e letteratura araba. Parlava quattro lingue, aveva vinto diverse borse di studio e amava l’Egitto, andava spesso al Cairo, dove si era fidanzato. Pare non fosse interessato ai movimenti politici. Molti hanno pensato, alla denuncia della scomparsa, che possa essere incappato in una retata. Il ministero dell’Interno egiziano, però, ha smentito che fosse stato ristretto in alcun tipo di carcere. Già da ieri però i media egiziani hanno diffuso notizie secondo cui sarebbe stato ritrovato privo di vestiti e con segni di ferite e torture.
La notizia della morte di Regeni trova spazio anche sulla prima de Il Sole 24 Ore, che dà decisamente rilievo ai titoli su questa vicenda, nella parte alta della pagina: “Il Cairo, ritrovato morto Regeni, il ricercatore italiano scomparso”, “Il governo italiano annulla la missione e chiede un’indagine congiunta”. E sul tema un commento di Ugo Tramballi: “Risparmiateci verità di comodo”. “E’ forte il sospetto”, secondo Tramballi, “che Regeni sia stato ucciso dall’Egitto. Non dall’idea del più antico Paese del mondo ma dal ‘sistema’, dall’apparato di sicurezza dell’incerto Egitto di oggi”.
Su La Stampa: “Il giallo dello studente morto al Cairo”, “Il corpo di Giulio Regeni rinvenuto in un fosso in periferia: era scomparso il 25 gennaio. Colpito alla testa con oggetto contundente. Farnesina cauta: ‘Probabile tragico epilogo’”. Ne scrive Francesca Schianchi.
Siria
Su La Stampa, pagina 8: “Assalto ad Aleppo. Assad e jet russi assediano i ribelli”, “Operazione a tenaglia delle forze governative. E l’offensiva ‘congela’ i negoziati di Ginevra”, scrive Giordano Stabile.
E più in basso il colloquio di Alberto Simoni con Staffan De Mistura, inviato speciale Onu per la Siria: “Lo sfogo di De Mistura: non mi rassegno, ma ora i Grandi si mettano d’accordo”, “L’inviato dell’Onu riconvoca la conferenza di Ginevra per il 25 febbraio: ‘Diventa futile dialogare mentre i civili continuano a soffrire’”.
Sul Corriere a pagina 15: “Saltano i negoziati di pace per la Siria”, “L’opposizione: ‘Assad se ne deve andare’. Il regime: ‘Decideremo se tornare ai colloqui’. La Francia: ‘Con l’offensiva di Aleppo, il governo e i suoi alleati russi fanno fallire le trattative’”, “La linea di Mosca: ‘Non termineremo le incursioni aeree sino a quando non avremo sconfitto i terrorismo’”. Ne scrive Lorenzo Cremonesi.
Libia
Su La Stampa Francesco Grignetti si occupa dell’intelligence italiana in Libia: “Gli 007 a caccia di consensi nelle tribù per il governo di unità nazionale”, “I leader di Misurata: a Sirte alti esponenti dell’Isis. Gli Usa: ‘Pronti ad azioni unilaterali’”.
E Rolla Scollari racconta la situazione politico-istituzionale: “Due governi e decine di milizie. Divisi dalla guerra, uniti dalla banca”, “Tripoli e Tobruk si contendono il controllo di rendite e petrolio gestiti da tre istituzioni finanziarie non ancora certificate”.
Su La Repubblica: “Gli Usa: in Libia pronti ad azioni militari”, “’Misure unilaterali se ci sarà bisogno di difendere i nostri cittadini’. L’allarme: ‘Nel paese si rifugiano capi dell’Is’. Un muro intorno a Baghdad contro i terroristi. Siria, assedio di Russia e Assad su Aleppo. L’Onu congela i negoziati’”.
Grecia
Su Il Fatto: “Tsipras, il songo è finito: il nemico della piazza ora è lui”, “Terzo sciopero generale: disoccupazione al 25%, al 50 quella giovanile e i trattori sbarrano le autostrade”, “La riforma più dura. Non si potrà andare in pensione senza 40 anni di contributi: prima ne bastavano 15”, scrive da Atene Cosimo Caridi.
Islam e Occidente
Da oggi Il Corriere della Sera porta in edicola la collana “Il dibattito delle idee”. Le prime due uscite sono dedicate al mondo musulmano. La prima che arriva nelle edicole italiane è “Pensare l’Islam”, di Michel Onfray: il volume non esce in Francia per esplicita volontà dell’autore. La prossima è “La paura dell’Islam”, di Olivier Roy, che sarà disponibile dall’11 febbraio prossimo. Alle pagine 34 e 35 il quotidiano presenta i due saggi con le interviste agli autori. Stefano Montefiori intervista Michel Onfray: “La nostra civiltà è defunta”, “Siamo sottomessi all’Islam”, “L’Islam manifesta quel che Nietzsche chiama ‘una grande salute’: dispone di giovani soldati pronti a morire per esso. Quale occidentale è pronto a morire per i valori della nostra società: il supermercato e l’e-commerce, il consumismo e il narcisismo? La Francia ha rinunciato all’intelligenza e alla ragione, alla lucidità e allo spirito critico. Ha ragione Houllebeck”. Di fianco, intervista di Lorenzo Cremonesi a Olivier Roy: “I nichilisti (senza causa) della Jihad”, “Sono già tra noi. E pericolosi”. A chi paragonerebbe i nuovi jihadisti? “Alla Banda Baader-Meinhof. Come i jihadisti, che rifiutano i genitori assimilati in Europa, i terroristi tedeschi erano in rotta con la generazione dei padri, accusata di aver sostenuto il nazismo senza ribellarsi. Entrambi i gruppi lottano per difendere un idealizzato, ma vagamente definito, Lumpenproletariat universale; i tedeschi criticavano i partiti della sinistra, così come i jihadisti rifiutano contatti con l’Islam istituzionale in Francia e altrove”; “sono giovani, figli di immigrati di seconda o terza generazione, profondamente occidentali. Ma sono sradicati, si muovono in un vuoto culturale e politico, la loro guerra è quella virtuale dei videogame”; “prima si radicalizzano e solo in un secondo tempo scelgono l’Islam nella sua versione più estrema”.
Oggi a Colonia
Su La Stampa Alessandro Alviani da Berlino racconta che oggi alle 11:00 a Colonia inizia la tradizionale festa di Carnevale. Ma dopo l’episodio di Capodanno, quando centinaia di donne vennero circondate da gruppi di immigrati sulla piazza davanti alla stazione e denunciarono di aver subito molestie e abusi sessuali, l’attenzione è su prevenzione e sicurezza. “Dopo gli abusi di Capodanno Colonia si blinda per il Carnevale”, “Duemila agenti e opuscoli per spiegare la festa di oggi ai migranti”.