La Repubblica: “Caos Atene, Borsa e banche chiuse”. “Tsipras, annuncio choc: ‘State calmi, depositi sicuri, è un ricatto della Bce'”. “Il Parlamento greco approva il referendum sul piano Ue. Draghi: garantirò la stabilità”. “Mercati con il fiato sospeso. Obama chiama la Merkel per evitare il Grexit”. Da segnalare anche una intervist aa Yannis Varoufakis: “‘I capi di governo ci aiutino o sarà il disastro'”. Due analisi in prima: di Alberto Bisin (“La situazione sfuggita di mano”) e di Paul Krugman (“E’ giusto chiedere il parere del popolo”).
Sulla politica interna: “Campania, De Luca sospeso, slitta il Consiglio regionale”.
In prima anche la storia di una donna convertita all’islamismo: “Alex, io catechista sedotta dagli uomini del califfato. Il racconto di una convertita”.
A fondo pagina, un richiamo per il gay pride turco: “Istanbul, polizia violenta reprime il gay pride”.
La Stampa: “Borsa e banche chiuse in Grecia. Dalla Bce aiuti limitati ad Atene. Intanto la Ue pubblica i contenuti dell’accordo rifiutato”. “Drammatica decisione del governo che annuncia una serrata di sei giorni e il referendum per domenica 5 luglio”. “Il mondo impossibile di Tsipras” è il titolo dell’editoriale firmato da Paolo Baroni.
A centro pagina: “‘L’Isis colpirà ancora nei resort’. L’allarme di Londra che teme attentati anche in casa. Lione, l’assassino aveva amici islamisti”.
E poi. “Tunisia, nella moschea del killer della spiaggia”. E ancora. “Francia, l’uso politico della lotta al terrore”.
Il Corriere della sera: “La Grecia sul baratro chiude le banche”. “Si ferma anche la Borsa. Limiti a bonifici, assegni e prelievi. Draghi: impegnati ad aiutare le economie fragili”. “L’annuncio dopo la decisione Bce di non concedere ulteriore liquidità. Il premier in tv: non ci faremo ricattare. Obama chiama Merkel”.
A centro pagina una intervista al ministro dell’economia italiano: “Padoan: ‘Abbiamo armi contro le speculazioni’. ‘Nessun rischio per il debito pubblico italiano'”.
Nella parte alta della prima: “Dopo l’attacco in Tunisia. E’ terrorismo o guerra? La risposta da trovare”, con interviste e articoli nelle pagine interne.
A fondo pagina da segnalare un articolo di Aldo Grasso dedicato alla riforma della Rai: “Servizio pubblico? Non è mai esistito”.
Il Giornale: “O la Borsa o la vita. Chiuse banche e mercati per sei giorni, Atene a un passo dal default. E potrebbe trascinare nel baratro anche l’Italia. Berlusconi: Grecia e immigrazione, colpa dell’euroburocrazia”.
A centro pagina: “Scatta l’allarme terrorismo nei porti italiani”. “I servizi segreti britannici: pericolo nuovi attentati nei resort tunisini”.
La fotonotizia mostra una delle immagini simbolo dopo l’attacco: una turista inginocchiata sulla sabbia: “Le lacrime e l’orgoglio di Katrina: Bisogna combattere gli stragisti”.
Il Sole 24 ore: “Camere, ingorgo d’estate per votare decreti e riforme”. “Entro il 7 agosto il Parlamento deve esaminare i ddl su Pa, scuola e nuovo Senato. Tempi stretti per cinque dl. Corsa ai pareri su fisco e jobs act”.
A centro pagina il quotidiano fa il punto sul processo telematico: “Processi digitali anche in appello. A un anno dal debutto nei tribunali, dove gli atti telematici sono a quota 900 mila. In arrivo altri fondi, ma la carta non è scomparsa dai procedimenti”.
Grecia
Sul Corriere: “La Bce non incrementa gli aiuti. Congelato il credito alle banche”. “Le misure per evitare il caos. Ma restano spiragli”. Danilo Taino scrive che la Bce avrebbe potuto ieri “dare un colpo mortale” al sistema bancario ellenico, sospendendo del tutto gli aiuti. C’erano pressioni in questa direzione. Draghi invece si è militato a congelare il livello delle erogazioni a venerdì scorso, poco più di 89 miliardi, e a non aumentare questo limite. Mercoledì il consiglio dei governatori si dovrebbe di nuovo riunire per decidere come comportarsi dopo il 30 giugno.
Su La Stampa si legge che ieri “peraltro, Il presidente della Commissione, Juncker, ha pubblicato una versione aggiornata del documento in discussione con i greci, con qualche piccola concessione su due nodi difficili, le pensioni e l’Iva (quella sugli alberghi resta al 13%). Uno zuccherino per convincere i greci a non bocciare l’intesa. E girano voci che Bruxelles potrebbe concedere un finanziamento-ponte fino al referendum”. Si legge anche che intanto la Merkel “tace” e che “negli ultimi, cruciali giorni di negoziato a Bruxelles, ha lasciato campo libero ai falchi, dell’una e dell’altra parte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La trattativa è scoppiata, la Grecia rischia il default e l’uscita dall’euro”.
Su tutti i quotidiani si dà conto della telefonata di ieri tra Merkel ed Obama. Il presidente americano ha ribadito l’auspicio che la Grecia resti nell’eurozona.
Secondo Il Messaggero in Europa “la porta resta aperta”: Si spera che un sì all’accordo con l’Europa porti alle dimissioni di Tsipras, alla nascita di un governo di unità nazionale che abbia l’incarico di evitare il Grexit. La frase “la porta resta sempre aperta” l’ha scritta Pierre Moscovici ieri in un tweet.
Su La Repubblica Paul Krugman scrive che la decisione di Tsipras di indire un referendum sull’accordo proposto dalla Troika (“credo sia ora di smettere di fingere che qualcosa sia cambiato e tornare a chiamarla con il vecchio nome”) produrrà “grande preoccupazione” e “dichiarazioni sul suo scarso senso di responsabilità” ma è stata “la cosa giusta”. Una vittoria al referendum “rafforzerà il governo”, e il referendum consentirà di chiedere ai greci di “stabilire le proprie priorità” tra il no all’austerità e il sì all’euro.
Ancora su La Repubblica Alberto Bisin scrive che la decisione dell’Eurogruppo di non concedere qualche giorno in più alla Grecia estendendo il programma di aiuti fino al giorno del referendum è stata “una reazione addirittura stizzita ad un comportamento ritenuto scorretto”. Ma il fatto è che “purtroppo, al di là delle reazioni sociali che forse genererà, il referendum non sarà risolutivo”, appare come una “sorta di scarica barile” e un “atto di mancanza di responsabilità” da parte del governo. Una vittoria del sì vorrebbe dire “un altro calcio alla lattina” come ne sono stati dati tanti in questi giorni. Il no porterebbe la Grecia in una crisi più dura di quella di questi anni, e senza l’aiuto delle istituzioni europee e internazionali.
Sul Giornale Francesco Forte spiega “perché Fmi e Berlino hanno fatto saltare tutto”. Forte spiega che l’argomento per cui l’aumento dell’Iva proposto da Atene e contestato dal Fmi perché sarebbe recessivo è “in sé corretto”, ma “non sta in piedi perché la Commissione europea ha suggerito all’Italia di aumentare l’Iva e la tassazione sugli immobili per ridurre il deficit”. Lagarde, aggiunge Forte, si preoccupa dei suoi “elettori”, perché “vuole essere rieletta” e “gli asiatici che fanno parte del Fondo, sono esigenti”. Ma ancheTsipras ha indetto il referendum sapendo che la maggioranza dei greci vuole rimanere nell’euro: “Lui vuole fare la vittima e l’eroe nello stesso tempo”.
Paolo Baroni, che firma l’editoriale de La Stampa, scrive che l’età della pensione, “va ricordato – e noi italiani lo possiamo dire senza remore, viste le riforme che ci sono toccate negli ultimi vent’anni – per un Paese in bancarotta come la Grecia è scandalosamente bassa: appena 58 anni in media quella effettiva contro i 65 anni di legge, addirittura 56 nel settore pubblico”. “Anziché attaccare le rendite e, ad esempio, iniziare a tassare per davvero gli armatori fino ad ora esenti da imposte – questa sì una vera politica di sinistra per la Grecia – iniziando quindi a fare cassa, in questi mesi addirittura il gettito fiscale della Grecia è calato. Un miliardo in meno rispetto alle attese solo a maggio, perché i cittadini hanno semplicemente imitato lo Stato smettendo di pagare”. La scelta del referendum è vuol dire che si “abdica al primo compito della politica, che è quello di compiere delle scelte, anche le più difficili, nell’interesse generale, e ci si consegna mani e piedi al puro populismo”
“Così si salva la democrazia” è il titolo di un articolo firmato da Barbara Spinelli ed Etienne Balibar. Si legge che il referendum indetto dal governo greco è “la risposta al colpo di Stato postmoderno che le istituzioni europee e il Fondo Monetario stanno sperimentando oggi nei confronti della Grecia, domani verso altri Paesi membri”.
Isis, terrorismo
Sul Corriere una intervista a Fareed Zakharia: “La soluzione non è la forza militare. L’Isis dovranno batterlo gli arabi”. “Credo che la dimensione del fenomeno sia ancora contenuta”. Dice che degli attacchi dell’altro giorno è allarmato di più da quello in Kuwait, nella moschea sciita. “Qualsiasi serio esercito può sconfiggere l’Isis. Il problema spinoso viene dopo: cosa fare di quel territorio? Lasciarlo nelle mani di Assad?”. “Occupiamo una parte della Siria per i prossimi dieci anni?. Abbiamo già dato in Afghanistan e in Iraq, sappiamo come funziona”. Il punto insomma non è la vittoria militare “ma la creazione di un ordine politico stabile nello spazio oggi controllato dallo Stato islamico”.
Sullo stesso quotidiano una intervista all’algerino Yasmina Khadra, scrittore, ex membro dell’esercito del suo Paese durante il decennio nero della prima avanzata islamista, a partire dal 1991. “Io dico di andare a stanarli con le armi in Siria e in Iraq”.
Su Il Giornale Gian Micalessin elenca le “cinque ragioni per cui l’Occidente perde contro il Califfo”: “risposta militare inadeguata, isolamento della Russia, alleanze inaffidabili, sconfitta mediatica e spauracchio dell’Islamofobia”.
Su La Stampa viene intervistato Andrea Riccardi: “L’Europa deve sostenere Tunisi. Se crolla sarà una tragedia immane”. “E’ un Paese fragile, senza di noi non ce la farà”.
Alle pagine R2 de La Repubblica una inchiesta del New York Times firmata da Rukmini Callimachi racconta la storia di Alex, babysitter statunitense che si è convertita all’Islam ed è stata poi “sedotta dagli uomini del Califfato”.
Regioni, politica
Sul Corriere: “Caso De Luca, congelato il consiglio. La Campania nelle mani del giudice”. “Rinviata la prima seduta dell’Assemblea per puntare sul ricorso. L’ira di Fi e M5S”. Ieri il consigliere anziano del Consiglio regionale ha annullato la seduta convocata per oggi ad altra data.
Sul Giornale: “De Luca, il Pd campano sfida Renzi. Il governatore e il partito prendono tempo, le opposizioni insorgono”.
La presidente pro tempore del Consiglio Rosetta D’Amelio, consigliere anziano, viene intervistata dal Mattino: “Rispettata la legge, non avevo scelta. Non ho sentito né visto De Luca, decisione in piena autonomia”.
Su La Repubblica viene intervistato Antonio Bassolino, ex presidente della Regione: “Era inevitabile che Renzi sospendesse il presidente. Ingiusto accusare gli elettori che lo hanno votato alle primarie”. Renzi “avrebbe compiuto una omissione se avesse atteso la prima seduta del Consiglio regionale”. Bassolino dice che lui non si sarebbe candidato nelle condizioni di De Luca, “con la Severino pendente, ma qui conta anche il carattere, il modo di essere”. Bassolino ricorda di aver proposto già dal settembre 2014 al suo partito di individuare un candidato unitario largamente condiviso con primarie confermative”, mentresi è scelto diversamente sapendo di rischiare una contraddizione tra “la legge del partito (le primarie) e la legge dello Stato (la legge Severino)”. “Poi è inutile lamentarsi e dire che i giudici si sostituiscono alla politica. Ora sono obbligati a farlo, non può esserci un vuoto”.
La Stampa intervista il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: “Basta pressing, se ci sono ombre sul voto me ne vado”. “Non credo che i nostri elettori sarebbero contenti di vedermi ripetere quanto ha fatto Roberto Cota che ha anteposto l’attaccamento alla poltrona alla legalità”. “Deve essere chiaro che le firme false non sono come la falsa partenza della gara dei cento metri dove poi tutti tornano ai blocchi per gareggiare di nuovo”.
Per tornare al Corriere, una intervista all’ex ministro Maria Carmela Lanzetta, che decise di non entrare nella giunta regionale della Calabria presieduta da Mario Oliverio per perplessità su un assessore, Nino de Gaetano, indicato ai Lavori Pubblici. Venerdì è stato arrestato. “Subii critiche feroci per il mio no alla giunta calabrese. Ora quell’assessore è in arresto”. Lanzetta dice che sarebbe pronta a considerare una candidatura: “Se me lo chiedessero sì. A certe condizioni mi piacerebbe tornare in politica”.