La Chiesa, le processioni, l’inchino

Il Corriere della Sera: “Fronda Pd, affondo di Renzi. ‘No durissimo’ sul Senato elettivo. Ultimatum alla minoranza”. E poi: “Un arretrato di 812 testi attuativi mina l’agenda del governo. La lista d’attesa di Camere e ministeri”.
In alto in prima da segnalare anche una intervista a Piersilvio Berlusconi: “Mi alleo con Telefonica e ho fiducia nel premier”. A centro pagina: “Processione con inchino al boss della ‘ndrangheta. La Cei: è un tradimento”. A fondo pagina da segnalare una intervista al Ministro della Salute Lorenzin, che parla delle nuove regole per la fecondazione assistita: “’Un solo donatore, non più di 10 figli’”.

La Repubblica: “Fondi europei, il grande spreco da 7 miliardi”, “Cinquecentomila corsi, pochissimi posti”, “Napolitano: Italia finita senza lavoro ai giovani”.
In grande evidenza in apertura, la foto della processione che, ad Oppido Mamertina, ha sostato davanti alla casa di un boss: “Mafia, sciopero della messa. La processione s’inchina al boss”.
In taglio basso: “Senato, settimana decisiva, allarme rosso per i dipendenti”.
Di spalla a destra il richiamo all’inserto R2: “America, il sorpasso dell’immigrato d’Oriente”, di Federico Rampini e Vittorio Zucconi.

La Stampa: “Napolitano: l’Italia è finita se i giovani non hanno lavoro”, “Riforme, il Pd ai 5 Stelle: risposte scritte o inutile vederci”.
A centro pagina, la foto della processione di Oppido Mamertina: “Un’altra processione con l’inchino al boss”.
Di spalla a destra: “Israele, arrestati estremisti ebrei per il ragazzo bruciato vivo”.

Il Fatto, nell’edizione particolare del lunedì, ha in apertura una grande foto di Vasco Rossi: “Ogni volta che torna Vasco”.(È riuscito a riempire sette sere Olimpico e San Siro, un record cui non si è mai avvicinato nessuno, scrive il quotidiano).
Sotto la testata: “Dalla messa alla processione. Le ‘ndrine sfidano il Papa”. Ma anche la questione riforme: “M5S, ora il Pd vuole le carte bollate, ‘O niente incontro’”, “’Risposte scritte oppure vedersi oggi è inutile’”.

L’Unità: “Riforme, i tre fronti di Renzi. I 5 Stelle annunciano una proposta ma il Pd avverte: ‘Dateci un documento o l’incontro è inutile’. Minoranza democratica ed Ncd chiedono correzioni. Il premier contro Mineo e Minzolini”. “Migliorare senza fermare il treno” il titolo di un commento firmato da Tommaso Nannicini.
A centro pagina una grande foto: “In Calabria la processione della vergogna. La Madonna si ‘inchina’ al boss”. E successo a Oppido Mamertina, il maresciallo del carabinieri ha lasciato la processione. “Il Papa ha tolto ogni alibi” è il titolo di un commento. In evidenza in prima anche una “lettera” di Stefano Fassina al ministro Padoan, che ieri aveva rilasciato una intervista al Corriere. “Ue, non si gioca con le parole”, il titolo.

Il Giornale: “Contro l’Imu via i tetti. Dal Nord-Est alla Puglia è record di imprenditori che ‘scoperchiano’ i capannoni per pagare la tassa con lo sconto. E intanto arriva pure l’imposta sul volontariato”. A centro pagina: “Il governo li ha dimenticati e il marò si ‘oscura’ dal web”. Massimiliano Latorre, informa il quotidiano, ha tolto per protesta la sua immagine da Facebook. In prima anche un commento dal titolo “I boss eretici contro il Papa” sulla notizia che alcuni detenuti per mafia nel carcere di Larino che non hanno potuto chiedere la comunione dopo le parole del Papa.

Il Papa e i mafiosi

L’inviato ad Oppido Mamertina de La Stampa, Gaetano Mazzucca, racconta che è sotto la finestra di uno dei boss protagonisti di una brutale faida con decine di morti ammazzati, con tanto di rivali dati in pasto ai maiali, che la statua della Madonna delle Grazie, il 2 luglio, è stata costretta ad inchinarsi. Il boss in questione è l’ottantaduenne Peppe Mazzagatti, che sconta la pena ai domiciliari per associazione mafiosa e omicidio. Una sosta di appena trenta secondi “che però devono esser sembrati un’eternità al maresciallo Andrea Marino””, che qualche giorno prima aveva incontrato i membri della commissione della festa per chiedere che non ci fossero soste, inchini, o gesti di riverenza. Il maresciallo ha immediatamente richiamato i suoi uomini e ha lasciato la cerimonia. Ma non altrettanto hanno fatto – scrive Mazzucca – sindaco, giunta e sacerdoti. Il sindaco Domenico Giannetta cerca di arginare il caso e spiega che la ritualità di girare la Madonna verso quella parte di paese risale a più di 30 anni fa “ma questa non deve essere una giustificazione”.

E il sindaco viene intervistato da La Repubblica: “Sono trent’anni che quella processione si svolge esattamente nella stessa maniera e i carabinieri ci sono sempre stati. Mi pare strano che il comandante se ne sia accorto solo ora”, “non è vero che la processione si è fermata davanti alla casa del boss. La statua è stata girata dai portatori verso una traversa in cui vivono decine di famiglie, non credo sia stato un omaggio a nessuno in particolare”. E precisa: “guardi che la processione non la organizziamo noi, ma la parrocchia. Noi abbiamo il dovere di esserci e basta”.

Sul Corriere viene intervistato il segretario generale della Cei, monsignor Galantino: “’È stato un tradimento. La Madonna non può sottomettersi a chi serve il Male’”. Sulle responsabilità della Chiesa dice: “La nostra responsabilità è stata nel non aver sempre educato al significato di queste processioni, in una formazione non sempre adeguata di chi ne è coinvolto. E talvolta nell’averle fatte gestire da persone che non ne colgono il senso”.

La vicenda si intreccia con la scomunica del Papa ai mafiosi di qualche settimana fa, il cui effetto è stato, secondo molti, che nel carcere di Larino, dove Papa Francesco è stato da poco ospite, i detenuti condannati per mafia abbiano rifiutato di assistere alla messa: “Tanto se siamo scomunicati non ne vale la pena”, avrebbe detto uno di loro, secondo quanto riferisce Il Fatto. Il quotidiano intervista l’ex procuratore di Palermo e poi di Torino Gian Carlo Caselli: “I clan hanno indicato il Papa come nemico”, dice Caselli, secondo cui la decisione di non partecipare alla messa è “sfida” lanciata nei confronti della Chiesa e del Pontefice. E sottolinea che allo stesso tempo sarebbe necessario “intervenire nei confronti del Consiglio comunale di Oppido Mamertino e valutarne lo scioglimento”.

Riforme

Sul Corriere si racconta “l’ultimatum alla minoranza Pd” da parte del premier”, nel senso che più ancora che verso il Movimento 5 Stelle è concentrata sulla minoranza Pd la “controffensiva politica” di Renzi, contro i “segnali” che sarebbero arrivati nelle ultime ore: una azione congiunta della opposizione di Sel, insieme ad alcuni senatori Pd e FI, per chiedere al presidente Grasso un rinvio del voto previsto per mercoledì. Un altro articolo del quotidiano milanese spiega: “Renzi non cede sull’elettività: valgono più Mineo o Minzolini o un consigliere regionale?”. Per Renzi insomma sarebbe pretestuosa la battaglia dei senatori dissidenti, e stasera, all’assemblea convocata per le 20 con il gruppo al Senato, il premier “non le manderà a dire”.
Il quotidiano milanese racconta che anche in FI ci sono “irriducicibili”, e anche anche l’ex Cavaliere spererebbe in un “rinvio”, nel senso che per ora Berlusconi resta a vedere, e non sarà certo lui a chiedere una accelerazione dei tempi, viste le tensioni nel Pd.

Scrive Il Fatto che l’incontro sulle riforme previsto per oggi tra Pd e M5S “vacilla”, dopo che il presidente del Consiglio ha chiesto ai pentastellati “una stretta finale, un impegno scritto”. L’europarlamentare Pd-Pse Simona Bonafé chiede: “quali sono gli 8 punti sui 10 sui quali il M5S è d’accordo? Bisogna fare chiarezza prima di risedersi intorno ad un tavolo”. Secondo Il Fatto Matteo Renzi vuol sapere dal M5S quanto le loro proposte siano in sintonia con la battaglia che il senatore Pd Vannino Chiti sta portando avanti perché, come spiegano i renziani, “o si sceglie un interlocutore o se ne scegliere un altro. Non può essere una partita di poker. Noi sulle riforme abbiamo già spiegato tutto”.

“Renzi vuole andare in Europa col primo sì sul nuovo Senato”, titola La Stampa aggiungendo che “senza dissidenti, ma con la Lega, avrebbe lo stesso la maggioranza”. Si tratta per il presidente del Consiglio di presentarsi alla cena dei capi di Stato e di governo del 16 luglio con lo “scalpo” del Senato, ovvero con il sì dei senatori al superamento della Camera alta italiana. Capirà se questo è possibile dopo due riunioni che si terranno nelle prossime ore. Stasera i senatori frondisti del Pd chiariranno nel corso dell’assemblea del gruppo se il loro dissenso si limiterà agli emendamenti o se si trasformerà addirittura in voto contrario al testo finale. Domani poi, in una riunione di Forza Italia, si capirà se Berlusconi sarà riuscito a riassorbire la fronda interna e, in caso negativo, quanti sarebbero i senatori forzisti indisponibili a votare il testo del governo. Tuttavia il quotidiano fa un po’ di calcoli e giunge alla conclusione che anche se ci fossero 15-17 senatori dissidenti nel Pd e circa una metà dei senatori forzisti su 59, il governo potrebbe contare sull’apporto sicuro di 15 leghisti.

La Repubblica scrive invece che sarebbero una ventina i senatori Pd pronti alla rivolta, da sommarsi alla trentina di forzisti ribelli e ad un’altra decina tra Nuovo Centro Destra ed ex Scelta civica: “Numeri importanti che potrebbero rendere molto complicato il passaggio in Aula”. Quanto all’assemblea dei senatori Pd di questa sera, secondo il quotidiano, il premier-segretario “non offrirà nessuna sponda” ai dissidenti: “sarò durissimo sul no all’elettività” dei nuovi senatori, avrebbe ribadito. E un renziano come il senatore Giorgio Tonini avverte: “lo statuto del Pd dice che la questione di coscienza può esser sollevata alla presidenza del gruppo su questioni etiche e principi fondamentali della Costituzione, ma la modalità di elezione del Senato non è una questione di coscienza”. Nella pagina di fianco, intervista al vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “Nessuno può sfilarsi, si cambia soltanto se ci sta Forza Italia”, “I dissidenti del Pd non si possono sfilare. Abbiamo discusso e votato più volte in direzione e nei gruppi”, “Sull’Italicum ragioneremo e ci confronteremo. Discuteremo. Con un paletto: i cambiamenti vanno apportati con l’accordo delle forze della maggioranza e con Forza Italia, ovvero tutti i contraenti del patto del Nazareno”.

Su Il Giornale: “Berlusconi: rispettiamo i patti. E anche i ribelli si allineano”. Sarebbero ormai “solo una decina” gli “azzurri decisi a votare contro la riforma del Senato”, scrive il quotidiano. Nell’articolo si ricorda che oggi dovrebbe arrivare la sentenza del processo Mediatrade, dove il figlio Pier Silvio e Fedele Confalonieri rischiano una condanna a oltre 3 anni.

Non risponde ad una domanda sul processo lo stesso Pier Silvio, intervistato dal Corriere. Il quotidiano milanese scrive, citando il vicepresidente di Mediaset: “Voi lo avete chiamato endorsement. Io continuo a pensare che Renzi abbia ottime capacità di comunicazione, e che questa non sia solo apparenza ma sostanza. Si è impegnato a fare le riforme, dipende da come e se le farà, ma è normale che un imprenditore e un manager come me faccia il tifo”. Dice di non aver incontrato Renzi “ma se capitasse mi farebbe piacere”, che è “un premier giovane che alle europee ha ricevuto un consenso del 40,8 per cento degli elettori”. Poi parla dell’accordo di Mediaset con Telefonica, della piattaforma Mediaset Premium, di tv.

Lorenzin

Il ministro della Salute Lorenzin, intervistata dal Corriere, si sofferma sulla fecondazione assistita, dopo una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto delle tecniche di fecondazione con gameti esterni alla coppia. Dice che occorre attendere le nuove linee guida, e spiega che la legge 40 “era pensata per la fecondazione omologa, dunque con cellule della coppia. Questa è una nuova attività”. Dice che da domani si riunisce un comitato di esperti, e che si prevederà un limite alle donazioni da un singolo: “Un limite è necessario per evitare che nascano troppi figli da uno stesso donatore. Tra 5 e 10 è una ipotesi”.

Economia

Stefano Fassina si rivolge al ministro dell’Economia Padoan, ieri intervistato dal Corriere, segnalando che “non abbiamo più tempo per interventi di margine”, e che nel dibattito di questi giorni si “è passati dalla ‘austerità espansiva’” teorizzata da Alesina e Giavazzi alla “’austerità growth friendly’”: la realtà è che “si gioca con le parole per nascondere i dati di realtà”. Sarebbe “una favola” quella della “primavera in arrivo” grazie alle “riforme strutturali”, e sarebbe sbagliato – dice Fassina – anche privatizzare “ulteriori quote di aziende pubbliche”. Servono invece, dice Fassina, nuove iniziezioni di liquidità da parte della Bce, finanziare gli euro bonds e aumentare le retribuzioni.

Sul Sole 24 Ore un commento di Fabrizio Galimberti si sofferma sulla spesa previdenziale, da sempre “una palla al piede dei conti pubblici italiani”, ma anche sulla singolare condizione del nostro Paese, che accanto alla più alta spesa per le pensioni in Europa ha la più bassa spesa sociale del continente e ribadisce che solo “la crescita può eliminare le iniquità”.

Su Il Giornale Vittorio Feltri (“Senza imprese è tutto inutile”) propone di abolire l’Irap e l’Ires per agevolare, e non frenare, “chi intenda intraprendere”.

Il Sole 24 Ore apre sulle “Pensioni sempre più leggere”, sul rapporto della Ragioneria sull’andamento delle prestazioni previdenziali rispetto all’ultimo stipendio percepito.

Internazionale

La Stampa, con Francesco Semprini, torna sul leader Isis Al Baghdadi scrivendo che “supera i maestri del terrore”: “è più audace di Bin Laden, ha la ferocia di Boko Haram e il fiuto per gli ‘affari’ dei maghrebini”. Sulla stessa pagina, un’intervista all’analista e giornalista pakistano Ahmed Rashid, grande esperto della zona Afghanistan-Pakistan e Talebani che, di Al Baghdadi dice: “non gli interessa la jihad globale, vuole il genocidio degli sciiti”. “Ma quale Califfo”, esclama Rashid parlando dell’autoproclamazione di Al Baghadi, “mica uno può alzarsi la mattina e proclamarsi tale. Proprio lui poi….”. Non è abbastanza titolato? “Per nulla. Non ha le credenziali religiose, non ha studi o conoscenze teologiche dell’Islam, che io sappia non un ulema o persino un mullah”. Perché ha detto che l’Isis le ricorda i Taleban? Al Baghdadi è come il mullah Omar? “No. Il mullah Omar è una guida spirituale islamica”. E allora cosa li accomuna? Il fatto che abbiano l’obiettivo di conquistare territorio, in questo caso quello tra Iraq e Siria, esattamente come i Taliban si muovevano tra Afghanistan e Pakistan. Ma Isis, spiega Rashid, “è però militarmente più forte dei Taliban”. E la seconda ragione? “L’Isis non ha come obiettivo quello di lanciare una jihad globale. E fino a quando non approdò Bin Laden in Afdghanistan, nemmeno i taliban avevano disegni di egemonia globale. Fu quell’evento a segnare la svolta”. Ma cinque giorni fa Al Baghdadi ha detto che avrebbe conquistato Roma e minacciato un nuovo 11 settembre. “Solo propaganda -dice Rashid- è un modo per Al Baghdadi di consolidare il suo potere nella regione, in Libano, in Iraq e in Giordania”. Perché secondo l’analista pakistano l’obiettivo, come dice lo stesso Al Baghdadi, è “una campagna anti-sciiti. Quello cui punta Al Baghdadi è un genocidio. Vuole una popolazione ‘pura’ sunnita al 100 per cento”.
Su La Repubblica, due pagine sull’Iraq a cura di Maurizio Ricci e Alberto Stabile. “Pozzi, mitra e contrabbando, ecco il petrolio dei jihadisti per finanziare la guerra”, “Fruttano mezzo milione al giorno gli impianti presi dall’Isis. Il greggio viene venduto a intermediari. E al nemico Assad”. Il “caso” raccontato da Alberto Stabile: “E i curdi si preparano a difendere Kirkuk, ‘Non cederemo il nostro roro nero’”.

“Arrestati gli assassini del giovane palestinese” titola Il Giornale, con un articolo di Fiamma Nirenstein che scrive che il Mohamed Abu Khdeir “sembra sia stato veramente ucciso da un gruppo di estremisti criminali israeliani”, probabilmente né coloni né religiosi “ma semplicemente un gruppo di esaltati ignoranti e razzisti con precedenti criminali”. “Nessun rabbino né organizzazione Cahenista (dal nome dell’ex rabbino Kahane ndr) sembra aver organizzato la spedizione”.
Sul Corriere: “Sei arresti per il ragazzo arabo ucciso. Sono ebrei israeliani. La polizia spiega: il movento è nazionalista.Un altro articolo si sofferma sulla “galassia” del tifo violento israeliano: “La polizia indica legami con i sostenitori violenti del Beitar”, squadra di Gerusalemme.

“In Kenya nuovi massacri sulla costa dei turisti”, scrive il Corriere della Sera. Ad essere colpita la zona di Lamu, “ex paradiso turistico” del Paese.
Su Il Giornale si racconta della “strage jihadista in Kenya”, e si parte rassicurando gli italiani che stanno a Malindi, “sufficientemente lontana da quella in cui ci sono stati i due attacchi” ieri. Si cita Briatore, che dice che non bisogna dare troppo credito agli shabab somali, che spesso tendono a rivendicare azioni che non hanno fatto “per farsi pubblicità e attribuirsi capacità superiori a quelle effettive”.

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