Il Corriere della sera: “Renzi contro la minoranza Pd”. “Appello alla base per l’Italicum”. “La lettera: non possiamo fare melina. La sfida di Bersani: uscire dall’Aula”. E poi un “retroscena”: “Il premier: voto di fiducia se parte l’ostruzionismo”.
Il titolo più grande: “Morti per portare i farmaci. Quattro vittime italiane in Nepal. L’Unicef: un milione di bambini a rischio”. “Per la Farnesina 40 connazionali irreperibili. La Caritas: forse 6000 sotto le macerie”.
In evidenza anche una conversazione di Stefania Tamburello con Maria Cannata, del Ministero del Tesoro: “‘Ecco perché i vecchi derivati ci costano 3 miliardi l’anno'”.
L’editoriale è firmato da Giovanni Belardinelli: “La scuola merita più rispetto”.
A fondo pagina: “Suicida per l’arresto del figlio, caso sul pm”. “Pediatra lascia un biglietto: colpa della giustizia miope. Il procuratore: dicono tutti così”.
In prima anche un articolo di Luigi Ferrarella dal titolo: “I ‘non ricodo’ di De Benedetti”.
La Repubblica: “Apocalisse in Nepal: 5mila morti. 4 vittime italiane, 40 irreperibili”.
In apertura a sinistra: “Sfida sull’Italicum, oggi la prima conta. Renzi, appello al Pd”, “Lettera del premier al partito: ci giochiamo il futuro”, “Boschi apre sulle correzioni alla riforma del Senato”, “Forza Italia, un triumvirato defenestra Verdini”.
A centro pagina: “I dem contro la Giannini: ‘Non chiami squadristi i prof che protestano’”.
A fondo pagina: “Arrestano il figlio, si uccide accusando i pm. La replica shock: ‘Dicono tutti così’”.
La Stampa, sul terremoto in Nepal: “I superstiti italiani: così sono morti i nostri amici”, “parlano i due escursionisti feriti. La Caritas: temiamo seimila vittime”, “Quattro connazionali deceduti, 40 sono ancora irreperibili”.
Sulla colonna a destra: “Italicum, il Pd precetta i suoi. Renzi: in gioco la nostra dignità”, “Oggi il primo voto”.
In taglio basso: “Torino, il giallo della bomba carta. La polizia: lanciata dagli juventini”, “Video ribalta le ricostruzioni di ieri mattina. Sei arresti e 14 denunce dopo il derby”.
Sull’Expo un intervento del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “Ecco la Carta di Milano: cibo diritto di tutti”.
In prima anche l’editoriale del direttore Mario Calabresi: “La Stampa con Google per innovare l’informazione”. Si tratta di un accordo europeo che ha portato alla nascita della “Digital News Initiative”, partnership con Google di alcune testate fra cui La Stampa, il Financial Times, The Guardian, Die Zeit, El Pais, Les Echos, l’European Journalism Centre.
Il Fatto: “I ricatti di Forza Italicum”, “Renzi mette sul piatto poltrone e ricandidature in cambio del via libera alla legge elettorale. Camera ancora vuota per la discussione generale. Oggi i primi 2 voti segreti”.
A centro pagina; “Expo, lavoratori in nero che passano dal buco”, “Varchi aperti e incustoditi per entrare nei cantieri. Sala furioso smentisce. L’allarme Cgiil: ‘Badge senza foto e non si timbra più all’uscita’. Intanto cresce l’allerta sicurezza in vista dell’inaugurazione. Viaggio nella scuola dei poliziotti che si preparano per venerdì: ‘Abbiamo imparato dagli errori del G8’”.
Sul terremoto in Nepal: “Nepal, 10 mila morti. Incubo al campo base”.
Il Giornale: “Italicum, o il voto o la vita. L’appello minaccia di Renzi”. “Lo scontro sulla legge elettorale”. E poi: “Mediaset vola, voci di nuovi soci”. Il titolo più grande è “L’Italia tartassata”. “Spuntano guide e trucchi per salvarsi dal salasso Imu”. “Separazioni fittizie, tetti scoperchiati, ‘donazioni’: i contribuenti non ce la fanno più”.
A centro pagina: “‘Falso in bilancio? Non ricordo, non credo’. Amnesia di De Benedetti davanti ai giudici”. “L’editore di Repubblica al processo contro Tronchetti”.
E ancora: “L’Isis è arrivato tra noi”. “Foto-minacce degli jihadisti a Roma e Milano”.
Sul terremoto in Nepal: “Il terremoto uccide 4 italiani e ne fa sparire altri quaranta”.
Il Sole 24 Ore: “Varoufakis commissariato, Borse europee in rialzo”. “La nuova squadra imposta al ministro greco spinge i mercati: intesa Atene-Ue più agevole”. “Milano a + 1,6 per cento, tassi Btp ai minimi: spread in calo”.
Di spalla: “Italicum, primi due voti senza fiducia. Renzi: ‘In gioco la dignità del Pd’. Dalla minoranza no alle pregiudiziali”.
In alto il terremoto in Nepal: “Oltre 4 mila vittime. Morti 4 alpiniti italiani”.
A centro pagina: “Bollorè mette le ali a Mediaset. Voci di una possibile Opa francese fanno volare il titolo (+8,23 per cento). Consob blocca gli scambi. ‘No comment’ di Vivendi, presto socio forte di Telecom Italia”.
Nepal
La Stampa, a pagina 2, raccoglie le testimonianze sul terremoto in Nepal: “’Una valanga di neve e pietre ha inghiottito i nostri amici’”, “Attilio Dantone era sull’Himalaya per un terkking con tre compagni. Lui e Jolanda Mattevi salvati ieri per miracolo dopo 48 ore al gelo”. Il quotidiano riferisce poi di un nuovo bilancio, secondo cui sarebbero 4000 i morti e 7500 i feriti. Alla pagina seguente, vengono descritte le 4 vittime italiane: Oskar Piazza (“L’alpinista che sfidava le montagne per aiutare gli altri”), “Gigliola Mancinelli (“Medico e speleologa, ‘Era lei che rianimava le vittime delle slavine’”), “Renzo Benedetti (“Esperto degli Ottomila, portava medicine a una donna nepalese”), “marco Pojer (“Il cuoco dell’asilo che amava le vette e la solidarietà”).
La Repubblica, pagina 2: “Nepal, quasi cinquemila vittime. Quattro morti italiani, 40 irreperibili”, “Il dramma sull’Everest: ‘Quei nostri amici travolti da una valanga per aiutare i più deboli’”. Quindi, a pagina 4, la descrizione delle vittime: “L’alpinista, il cuoco e i due istruttori, quelle vite spezzate sul tetto del mondo”. E il quotidiano intervista l’alpinista Reinhold Messner, che sottolinea come “la vera emergenza” non sia sull’Everest, perché “la tragedia si sta vivendo nella valle di Kathmandu e in tutte le altre dove i morti si contano a migliaia. Non possiamo avere un’attenzione di serie A per gli alpinisti, che dovrebbero essere in grado di badare a se stesi, anche se la situazione lassù è molto grave e una di serie B per la popolazione”, “al campo base dell’Everest ci sono gli elicotteri”, ci sono sherpa e medici, “ma più sotto è spaventoso”, “ci sono migliaia di morti che probabilmente non sono neppure stati trovati”.
E alle pagine 6 e 7 de La Repubblica, il reportage da Bhaktapur dell’inviato Giampaolo Visetti: “Tra i templi distrutti di Bhaktapur e Patan, tesori perduti del Nepal”, “Fino a sabato scorso erano le località storiche più visitate dell’Himalaya. Centinaia di corpi sono rimasti sotto i palazzi crollati: ‘Non ci saranno mai i soldi per ricostruire tutto’”, “mancano acqua, cibo, medicine e tende. E incombe il monsone con le sue piogge torrenziali”.
Avvenire intervista Padre Pius Perumana, direttore della Caritas del Nepal, che coordina i soccorsi. I morti, dice, potrebbero essere seimila. “Ci sono migliaia di intrappolati sotto le macerie”. “Ancora più difficile quantificare il numero degli sfollati, sono migliaia e migliaia, la maggior parte è gente povera a cui il terremoto ha strappato quel poco che aveva”.
Ancora su Avvenire: “Scossa da 5 miliardi di dollari. Gli esperti: saranno azzerati gli effetti della crescita segnata l’anno scorso. Il Pil pro capite è di 2376 dollari, uno dei più bassi del mondo. L’agricoltura rimane la risorsa principale”.
Il Sole si sofferma sulla “gara di aiuti” tra Cina e India, definiti “vicini ingombranti” del Nepal. Si ricorda che Modi ha già compiuto due visite in Nepal dal 2014, anno in cui è stato eletto, mentre il presidente nepalese Yadav era stato in Cina solo poche settimane fa. Storicamente i legami sono più stretti con l’India, “anche per via della comune tradizione hindu”, ma la Cina almeno dal 2008 investe pesantemente nel Paese, anche per “tagliare la retroguardia della opposizione tibetana”, visto che almeno 200 mila profughi tibetani hanno trovato rifugio in Nepal dopo l’invasione cinese del 1950.
Italicum
La Repubblica: “Italicum allo scontro finale, da Renzi appello al partito: ‘In ballo la dignità del Pd’”, “Oggi i primi voti, 140 emendamenti. Niente fiducia sulla costituzionalità. La Boschi apre alle modifiche sul Senato”. Il quotidiano spiega che oggi alla Camera si inizia a votare partendo con le 8 pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate dalle opposizioni. Su due di queste Forza Italia ha già chiesto il voto segreto. E Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, “cerca di smorzare i toni e fa sapere: ‘Non mi pare ci sia la volontà di ricorrere alla fiducia sulle pregiudiziali’”. Ma sul voto sui 140 emendamenti presentati in Aula -scrive ancora il quotidiano- pesa sempre lo scontro con la minoranza Pd. Ieri il premier “ha sfidato ancora i ‘dissidenti’ dem” e in una lettera ai circoli del partito ha scritto che “se questa legge elettorale non passa, è l’idea stessa di Pd come motore del cambiamento dell’Italia che viene meno”. E ha ricordato che “c’è in ballo soprattutto la dignità del nostro partito”. Sulla stessa pagina, un “retroscena” di Francesco Bei e Goffredo De Marchis: “La tentazione del premier: ‘Senza la fiducia la minoranza scoppia’”. La decisione sulla eventuale fiducia, si legge, sarà quindi presa oggi, alla luce dei primi voti segreti.
La Stampa, pagina 6: “Italicum, Renzi scrive ai circoli: ‘È in gioco la dignità del partito’”, “Lettera agli iscritti nel giorno in cui la legge elettorale arriva nell’Aula della Camera. I segretari regionali: niente imboscate sui voti segreti. Il premier vuole accelerare”.
“Vedrete, alla fine i voti contrari nel Pd si conteranno sulle dita di una mano”, dice, in un’intervista al quotidiano il vicecapogruppo Ettore Rosato, che di fatto ha preso in mano la guida dei deputati Pd alla Camera dopo le dimissioni di Roberto Speranza, in dissenso sull’Italicum. Di fianco, un’intervista al deputato lettiano Marco Meloni, che dice: “Un nuovo testo con più eletti dei cittadini. A quel punto diremo sì alla fiducia al Senato”. “Aspettiamo di capire se ci sarà la fiducia”, dice Meloni. E se ci sarà, cosa farà? “Non lo so ancora. Non sono cose che si decidono da soli”, “ma sono convinto che sia sbagliata l’impostazione che ha dato Renzi alla questione”. Cioè dicendo che se salta l’Italicum saltano governo e legislatura? “Sì, è sbagliato legare la vita del governo a un articolo della legge elettorale. Questa legislatura nata per le riforme va avanti se c’è una legge condivisa almeno da tutto il Pd e, se è possibile, anche da altre forze politiche”.
Alla pagina seguente, il “retroscena” di Fabio Martini: “Il test del voto segreto. Per Palazzo Chigi quota di sicurezza a 350”, “Oggi le pregiudiziali, poi il premier definirà la strategia”. Avverrà infatti oggi a scrutinio segreto il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità: sulla carta la maggioranza conta su 403 voti, ai quali aggiungere una dozzina di onorevoli vicina al forzista Denis Verdini. Totale: 415 voti, Il fronte delle opposizioni può contare su 215 voti, dunque la maggioranza parte con un grande vantaggio. Ma nelle due votazioni segrete di oggi potranno manifestarsi i franchi tiratori, ovvero minoranza Pd e centristi e, in più, non tutti i deputati saranno presenti. Ecco perché al Pd hanno stabilito che se la mozione avversa sarà bocciata con 340-350 no, a quel punto sarà in totale sicurezza anche il voto più delicato di tutti: quello finale (segreto), previsto per la prossima settimana.
Il Fatto, pagina 2: “Italicum, minaccia totale: ‘Se non passa viene giù tutto’”, “Il premier alla minoranza: ‘Anche il Pd è a rischio’. Oggi il primo test”. Scrive il quotidiano che “le minoranze dem” (perché sono “frastagliate e in grado di nuocere entro limiti”, secondo Wanda Marra, che ne scrive), respingeranno le pregiudiziali di costituzionalità, “non fosse altro che per tattica: mostrare al premier disponibilità, per poi tendergli qualche tranello”.
La Repubblica intervista il costituzionalista Augusto Barbera, che dice: “La riforma è il contrario del presidenzialismo”, “La sinistra è sempre stata per il doppio turno. Chi vuole il listino bloccato pensa ai posti per le correnti”. Spiega Barbera rispondendo alle obiezioni sui capilista bloccati: “Intanto con il proporzionale e le preferenze i capilista erano di fatto dei nominati, perché sfruttando la rendita di posizione decisa dalle segreterie entravano quasi sempre. L’alternativa proposta è una sorta di listino bloccato: beh, non voglio inciampare nella politica, ma diciamo che non riesco a capirlo. Forse è più adeguato alla distribuzione del posti tra correnti?”.
Ancora su La Repubblica, un’intervista a Gianni Cuperlo: “Non faremo agguati ma la fiducia è un errore, avvicinerebbe le urne”.
Il Fatto: “Il Colle e lo ‘smacco’ del voto anticipato”, “Il capo dello Stato e la processione degli antirenziani. La furia della Bindi, le visite di Bersani: Mattarella non vuole fare ciò che Napolitano aveva previsto 6 mesi fa”. La questione è: cosa farà il capo dello Stato nel caso dello scenario peggiore, ovvero Italicum bocciato e dimissioni di Renzi? Da più di una settimana -scrive il quotidiano- il Transatlantico pullula di bersaniani oltranzisti che cercano di convincere i colleghi più riottosi e più dialoganti con il premier con questa frase: “Non preoccuparti, anche se l’Italicum non passa, non si va a votare, Mattarella ha garantito che non scioglierà le Camere”.
Sullo stesso tema, su La Stampa: “Costituzionalità e ipotesi fiducia. Mattarella non cede alle pressioni”, “Dal Presidente non arriverà la ‘bacchettata’ al governo”.
Sul ruolo di Mattarella, Lina Palmerini sul Sole sottolinea come il Colle mantiene una certa “distanza” dallo scontro e “chi spra in severi moniti di Mattarella contro la fiducia sta sbagliando i calcoli”. Si ricorda anche che da giurista Mattarella “p sempr stato contrario allo scrutinio segreto”.
Su La Stampa, pagina 8: “Forza Italia ora si blinda: nessuno voterà l’Italicum”. E si riferiscono le parole del capogruppo alla Camera Renato Brunetta: “Chiederemo lo scrutinio segreto”. Solo in quattro -scrive il quotidiano- sono rimasti con Verdini, uno dei “custodi” del Patto del Nazareno e quindi orientato al sostegno sull’Italicum.
Secondo un “retroscena” del Corriere “Renzi vuole stringere in settimana”. Le votazioni di oggi sulle pregiudiziali saranno “la prova di fedeltà”. Si legge anche che sarebbero in corso delle “mediazioni” “sotto traccia” con l’area riformista “per limitare il numero degli emendamenti”. Renzi “non rinuncia all’idea di mettere la difucia”, anche se “deciderà probabilmente oggi se utilizzare questo strumento”. “‘Fosse per me non porrei la fiducia, ma se parte l’ostruzionismo diventa l’unica scelta possibile per evitare la paralisi'”.
Il Corriere intervista Toni Mattarelli, deputato di Sel “alla prima esperienza parlamentare”, che ha annunciato con un post su Facebook che voterà sì all’Italicum. Dice che la legge è “migliorata notevolmente rispetto alla prima versione”, ed è “certamente più positiva” sia del Porcellum che del “Consultellum”. Dice: “Per me un anno di discussione è anche troppo, ulteriori modifiche significherebbero bloccare le riforme e qualcuno le chiede proprio per questo”. Dice che Sel è un partito che “prevede la libertà di coscienza. Anche se sto subendo attacchi feroci”.
Su Il Giornale: “Renzi precetta i deputati Pd per blindare la legge elettorale”. “Alla Camera si inizia a votare e il premier ordina presenza obbligatoria. Minoranza furiosa per l’appello alla dignità”.
Pd
Sul Corriere, un “colloquio” con Alfredo Reichlin, che usò l’espressione “partito della nazione”. Dice: “Mi pare che Renzi e i suoi ne abbiano rovesciato il significato”. “È ovvio per chi viene dal Pci di Togliatti che io volevo dire un’altra cosa rispetto a quello che intendono ora”, “alludevo a un partito che si facesse carico degli interessi del Paese guardando al di là dell’interesse specifico”, mentre “Renzi e i suoi la usano come sinonimo di partito pigliatutto, in cui destra e sinistra si confondono”.
Sul Corriere, Pierluigi Battista si sofferma sull’appello di Renzi: “Con l’accorata lettera ai militanti il premier sembra perdere ogni distinzione tra partito e istituzioni. E sembra implicare che ogni forma di dissenso vada catalogata come ignobile”. “L’arma pericolosa della dignità” è il titolo del commento.
Forza Italia
Sul Corriere: “Berlusconi compatta il partito. L’incognita dei 15 verdiniani. Dubbi sui fedelissimi del senatore che però assicurano lealtà”. Si legge anche che Berlusconi è stato chiamato a testimoniare al processo barese sulle escort.
Sotto, una intervista a Renato Brunetta: “Anche Denis contro la legge. Se il governo cade non si va a elezioni”. Dice che “convintamente voteremo tutti contro l’Italicum”, “siamo un partito liberale e libertario, abbiamo deciso la strategia all’unanimità e al contrario di Renzi non abbiamo dovuto sostituire nessuno in Commissione Affari costituzionali, che abbiamo abbandonato”. Insomma: “Tanto nei voti segreti quanto ovviamente in quelli di fiducia nessuno dei nostri voterà questo scempio”. E poi: “Se la legge non passa cade il governo e di lui non rimarrà neanche la polvere. E non si andrebbe mica a elezioni anticipate, eh?”. Nel senso che “mi risulta che da questo orecchio il presidente Mattarella non ci senta proprio”
Su La Repubblica: “Fi, il nuovo triumvirato Rossi, Tajani e Fiori defenestrano Verdini”, “Le decisioni sulle Regionali sanciscono il passaggio di potere. Lo ‘zampino’ della Pascale in Campania. Per Fitto il logo ‘Oltre’”.
Derivati
Sul Corriere, una intervista a Maria Cannata, direttore del dipartimento debito pubblico del Ministero del Tesoro, dopo la puntata di Report in cui si parlava di derivati e si colpiva in particolare la Cannata, “chiamata ripetutamente in causa anche in Parlamento” su questi strumenti, “una sorta di assicurazione sul rialzo dei tassi di interesse” . Secondo quello che ha spiegato il ministero, i contratti servivano a garantire il Tesoro nel caso di rialzo dei tassi di interesse: Domanda: “In pratica, stando alle spiegazioni date dal ministero di Via XX settembre, quando i tassi si alzavano il Tesoro incassava, quando si abbassavano pagava, come se si trattasse di un premio assicurativo. Cosa è successo, cosa ha fatto diventare poco conveniente l’assicurazione?” Risposta: “È arrivata la crisi, non tanto quella finanziaria del 2007-2008 che anzi ha determinato un rialzo dei tassi di mercato e quindi ha confermato la nostra policy, ma quella successiva sul debito sovrano dell’Italia: i nostri rendimenti sono schizzati verso l’altro mentre quelli di mercato si sono abbassati. Quello che non si poteva immaginare era la drammatica invergenza tra le due curve di tassi che fino a quel momento per anni era stata equivalente”. Il quotidiano chiede prché a quel punto “avete deciso di rivedere quei contratti, aggiungendo così ai premi da pgagare anche i costi delle rinegoziazioni? E’ stato un modo per ingraziarvi le banche e convincerle a comprare titoli di Stato?”. “Non è andata così”, risponde la Cannata. “Il fatto è che nel frattempo erano intervenute le più rigide regole di Basilea 3 sulle esposizioni delle banche, che non verrebbero più potuto accollarsi il rischio del debito sovrano italiano senza a loro volta ricoprirsi sul mercato”, e dunque “è stato necessario” rivedere i contratti”. Oggi però “ci sono le ricadute” dice il Corriere, ovvero i 12,4 miliardi “pagati per i derivati e le rinegoziazioni”. Ovvero, dice Cannata, “3 miliardi circa l’anno, il 3,5-3,7 del costo complessivo per la gestione del debito, che è di circa 80 miliardi l’anno”. Alla domanda se abbia mai pensato di dimettersi risponde di no, “ho sempre lavorato nell’interesse pubblico e non mi lascio intimorire da polemiche strumentali”.
Grecia
Su Il Fatto: “Tsipras ‘evira’ Varoufakis per mandare un segnale alla Ue”, “Il ministro commissariato: cambia la squadra che negozia coi creditori”.
Due intere pagine de La Repubblica si occupano di Grecia con gli approfondimenti di Ettore Livini: “Meno poteri a Varoufakis, Tsipras paga la cambiale all’Europa e alla Merkel”, “Rimpasto nel team dei negoziatori del governo greco. I mercati festeggiano. Pronto un decreto sulle riforme”. E, sulla pagina di fianco: “L’accordo ora è più vicino, ma i duri di Syriza preparano la resa dei conti con il premier”.
“La Grecia ‘commissaria’ Varoufakis”, si legge su Sole 24 ore. “Il governo cambia la squadra che sta negoziando con i creditori. Tsipras chiede vertice straordinario”. “Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha deciso un rimpasto-blitz della sua squadra di negoziatori internazionali”. A guidare la delegazione non sarà più Nikos Theocharakis, uomo di fiducia dell’esuberante ministro delle Finanze Varoufakis, ma George Chouliarakis, uomo vicino al vicepremier Dragasakis, un economista che aveva presentato ai banchieri di Londra il programma elettorale di Syriza prima delle elezioni di gennaio. Le fonti greche sottolineano che Tsipras ha confermato la sua fiducia a Varoufakis, che “si muove nel solco delle decisioni collettive del governo”, ma “la mossa appare un ‘commissariamento'”, visto che il ruolo di Varoufakis appare “depotenziato”. Alla pagina successiva. “I mercati brindano alla svolta di Atene”.
De Benedetti
Il Giornale: “Le amnesie di De Benedetti: non ricorda la sua condanna”. Si legge del “piccolo psicodramma” che ieri pomeriggio si sarebbe celebrato al Tribunale di Milano, dove De Benedetti è “come vittima”. Marco Tronchetti Provera “è imputato di diffamazione ai suoi danni. Ma sotto le domande del difensore di Tronchetti, De Benedetti si arrabbia, sbotta, vacilla. E infine si rifugia nel ‘non ricordo’. E non è una rimozione da poco. Perché tra le falsità dette dal presidente di Pirelli ci sarebbe secondo l’Ingegnere quella secondo cui i bilanci di Olivetti erano ‘discussi’. ‘Una frase senza senso e ingiuriosa’, ha appena spiegato De Benedetti al giudice, ‘i bilanci dell’Olivetti sono sempre stati approvati senza obiezione’. Ma poco dopo l’avvocato di Tronchetti gli squaderna una sentenza che dice il contrario: la sua condanna in via definitiva per falso in bilancio”.
Sul Corriere: “”Quei non ricordo di De Benedetti. La causa contro Tronchetti per diffamazione e il caso Olivetti. L’Ingegnere sulle tasse: sempre pagate in Italia”. Scrive Luigi Ferrarella che De Benedetti nel processo è “il querelante”, Tronchetti il querelato. Il primo denuncia la falsità di quanto Tronchetti disse nell’ottobre del 2013, rispondendo a precedenti giudizi dell’Ingegnere. “Se anch’io raccontassi la storia delle persone attraverso luoghi comuni e slogan potrei dire che l’Ing De Benedetti è stato molto discussi per certi bilanci Olivetti, per lo scandalo legato alle apparecchiature alle Poste Italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro per le vicende di Tangentopoli. E’ evidente che non parliamo la stessa lingua, come è normale possa succedere tra un cittadino italiano e uno svizzer”. A difendere Tronchetti il professor Tullio Padovani, che chiede a De Benedetti se ricorda una sentenza del Gup di Ivrea del 1999 in cui “patteggiò 3 mesi, poi convertiti in 50 milioni di multa per bilanci Olivetti 1994-1995-1996 riguardo crediti o riavi inesistenti per 45, 60 e 18 miliardi di lire”.
Scuola
Sul Corriere, Giovanni Belardelli scrive sul ddl sulla scuola e della notizia di questi giorni secondo cui “a migliaia di precari che non potranno essere assunti nel 2015 si riserverà un punteggio speciale nel prossimo concorso”, “con tanti saluti al merito e alle prospettive ci quegli aspiranti insegnanti che hanno la sola colpa di essere troppo giovani”. Spiega che “non è responsabilità di questo esecutivo se per decenni i governi hanno permesso che si creasse un gigantesco esercito di precari che poi non è facile (e forse neppure giusto) mandare a casa”, ma “sarebbe stato meglio utilizzare parole di verità”. Secondo Belardelli questa vicenda, come quella dell’edilizia scolastica, riassume “due caratteri di fondo della nostra politica”: l’idea che “lo storytelling”, e con esso “la capacità di comunicare ottimismo” possa “davvero rappresentare il centro della politica”; e poi la scarsa forza riformista dello stesso progetto di “buona scuola”, nel senso che il riformismo dovrebbe procedere su “pochi punti essenziali” ed evitare che ogni volta la vita scolastica sia “inutilmente terremotata” da ogni idea di riforma complessiva del sistema.
Internazionale
Su La Repubblica, il corrispondente da Israele racconta: “In bus di sabato, Gerusalemme si divide”, “Una cooperativa di abitanti della Città Santa vara un servizio privato che viola il tabù religioso. Lotta per ridefinire il rapporto tra democrazia e identità ebraica nello Stato. L’ira degli ortodossi”.
“L’esempio che viene dalla Spagna” è il titolo di un commento di Roberto Toscano che compare in prima su La Stampa. Toscano fa notare che gli ultimi dati economici mostrano un’Italia che stenta ancora ad uscire dalla crisi: l’anno corrente si chiuderà con una crescita del Pil dello 0,7%, mentre la Spagna chiuderà con una crescita del 2,5-2,9 %. Il Partido Popular ha messo in atto, nonostante un duro scontro sociale, le politiche economiche necessarie per uscire dalla crisi (riduzione della spesa pubblica, riforma fiscale, riforma nel mercato del lavoro).