Corriere della Sera: “Si riaprono le ostilità sull’Imu”, “Emendamento del Pd: pagare la prima rata sulle case di lusso. Partito diviso. No del Pdl”, “Alitalia cerca un socio pubblico, carburante solo fino a sabato”.
A centro pagina: “Berluconi e la scelta per i servizi sociali. Cominciano gli incontri”.
A centro pagina anche la foto di Malala Yousafzai, la sedicenne pakistana che ha sfidato i talebani: viene pubblicata oggi la sua autobiografia.
In taglio basso, un dossier dedicato alla tragedia del Vajont. Duemila morti, sono passati cinquant’anni: “Quelle vite insepolte del Vajont”.
La Repubblica: “Pd-Pdl, nuovo scontro sull’Imu”, “Crollano le entrate Iva. Alitalia, ultimatum del governo agli azionisti”.
A centro pagina: “Saviano in aula davanti ai boss: solo all’estero sarò libero”.
L’editoriale in prima pagina è firmato da Stefano Rodotà: “Cancellare subito lo scandalo della Bossi-Fini”.
La Stampa: “’Imu sulle case di pregio’. Un emendamento del Pd fa insorgere il Pdl: indietro non si torna”. “Letta studia il taglio progressivo delle tasse sul lavoro: 8 miliardi nel 2016. Sindacati freddi dopo l’incontro. Alitalia, fumata nera”.
Il Sole 24 Ore: “Cuneo, sgravi contributivi e tagli Irpef sui redditi bassi”, “Incontro governo-sindacati, Camusso: ‘Niente cifre, solo pagine bianche’. Legge di stabilità di 15 miliardi”, “Befera: meno tasse, meno evasione. Il Pdl riapre il caso Imu”.
A centro pagina: “Alitalia, governo in campo: Soluzione ponte, poi Air France”.
In basso: “Visco alle banche: meno Btp, più prestiti”.
In prima anche gli Usa: “Obama ai repubblicani: alziamo per un anno il tetto al debito Usa”.
L’Unità: “’Ora meno tasse sul lavoro’”, “Sindacati a Palazzo Chigi: risposte chiare. Reddito di inserimento, è scontro”.
A centro pagina, foto da un Centro di identificazione e di espulsione: “Asilo, il Colle insiste. Il governo si muove”.
A centro pagina: “Il Pd rilancia, si riapre la sfida sull’Imu”.
Il Giornale: “Letta rimette l’Imu”, “Oggi il giorno decisivo”, “La sinistra delle tasse si scatena: un emendamento sconfessa i patti di governo. Disastro fiscale: l’aumento dell’Iva ha fatto diminuire le entrate di 3,7 miliardi”, “E De Benedetti, coi soldi di Berlusconi, mette piede nelle tv (La7)”.
Il Fatto quotidiano: “Imu, il governo litiga. Non è cambiato niente”. “A pochi giorni dal voto di fiducia a Enrico Letta la maggioranza riprende la vecchia polemica: il Pd prova a esentare dalla tassa sulla prima cosa soltanto i più poveri, il Pdl protesta . L’emendamento viene prima scartato, poi ritorna. Anche nel partito di Berlusconi, al di là delel parole roboanti tra falchi e colombe, è difficile immaginare svolte clamorose. Non ci saranno gruppi separati. Il condannato resta il leader e chiede a tutti di fare un passo indietro per evitare fratture”.
Libero: “La Rai usa il canone per regalare gioielli. Orecchini d’oro, orologi, penne: doni per centinaia di migliaia di euro l’anno a politici, diplomatici e amici dei dirigenti della televisione di Stato. Senza alcun controllo”. A centro pagina: “Conti sbagliati: Pd all’assalto dell’Imu”.
Imu, legge di Stabilità
Il decreto che abolisce la prima rata dell’Imu è all’esame delle commissioni bilancio e finanze della Camera, e ieri – scrive La Stampa – è andato in onda “il primo scontro Pd-Pdl nell’era post fiducia”. Il Pd ha presentato degli emendamenti che non esenterebbero più dalla imposta sugli immobili con rendita catastale superiore a 750 euro. L’emendamento tornerebbe a far versare l’Imu al 10 per cento circa di proprietari di case e villini oggi esenti. Daniele Capezzone, presidente della Commissione finanze della Camera, ha definito “autolesionistiche” le proposte di modifica, in primis perché farebbero venir meno un impegno politico del governo, e poi perché “del tutto punitive verso una quota rilevantissima dei contribuenti”. Il suo omologo in commissione Bilancio, il Pd Francesco Boccia, ha invitato tutti i gruppi al ritiro degli emendamenti “perché l’Imu le case di lusso già la pagano, e per evitare pasticci, poiché modificando la base imponibile i comuni dovrebbero restituire proprio quanto oggi hanno ricevuto dal Tesoro”. Secondo La Stampa il Pd si appresterebbe ad ascoltare questo appello: a patto però che il governo spieghi in Commissione come troverà, senza aumenti di imposte, i 5 miliardi che servono da qui a fine anno per Imu stessa, manovra di rientro dal deficit, cassa integrazione, missioni di pace ed esodati.
Il quotidiano intervista Marco Causi, relatore Pd del decreto sull’abrogazione dell’Imu sulla prima casa. Dice che oggi sull’Imu “sono esenti praticamente tutti. A pagare è solo lo 0,3 per cento dei proprietari: chi vive in dimore principesche e castelli. Il decreto che stiamo esaminando poi riguarda l’esenzione solo della prima rata dell’Imu. Non dimentichiamoci che è ancora avvolto nel mistero come finanziare la promessa di abrogare anche la seconda rata di dicembre”.
Il Sole 24 Ore riferisce ancora un’altra obiezione di Francesco Boccia: “la proposta avanzata dal Pd che prevede la riduzione degli esenti dal pagamento dell’Imu mira a una progressività della tassa ed è per questo corretta. Ma io credo che debba fare riferimento alla riforma che introdurrà la Service Tax”. Il quotidiano riferisce anche le parole del sottosegretario all’Economia Baretta, che ha confermato che le coperture per l’abolizione della rata Imu di dicembre non saranno nella legge di Stabilità ma in un provvedimento successivo.
Intanto, fa sapere L’Unità, i tre segretari sindacali ieri hanno avuto un incontro formale a Palazzo Chigi con il premier Letta in vista del varo della legge di Stabilità: “Ci dicano che scelte intendono fare per garantire una restituzione fiscale significativa a pensionati, lavoratori, imprese”, ha detto la segretaria Cgil Camusso. Sta quindi qui la richiesta numero 1: meno tasse sul lavoro. Raffaele Bonanni, Cisl: “Ci attendiamo una svolta sulla politica fiscale, perché essa è rivolta quasi esclusivamente a lavoratori e pensionati”.
Scrive il quotidiano che il premier ha già fatto sapere che il cuore della legge di Stabilità sarà un intervento sul lavoro, con buste paga più pesanti e uno schema di decontribuzione sul modello utilizzato già per gli under 29 dal ministro del Lavoro Giovannini.
Anche sul Sole 24 Ore: “Tagli al cuneo con sgravi contributivi”. E le parole del Presidente di Confindustria Squinzi, secondo cui “la soluzione è una spending review seria, per 2-3 per cento di tagli alla spesa pubblica che deve essere possibile realizzare”. Secondo Squinzi, infatti, in mancanza di risorse per ridurre il peso del fisco, l’unica via è il “dimagrimento” della macchina statale.
Su La Repubblica, l’analisi di Tito Boeri: “Un taglio alle tasse per l’occupazione”. Se la priorità è la disoccupazione, per Boeri un taglio di 2 miliardi del cuneo fiscale è inutile: “Solo una riduzione di almeno 2 punti e mezzo sulla pressione fiscale sul lavoro può avere effetti significativi sulla disoccupazione”. Ora, spiega Boeri, si parla di ridurre “il cuneo fiscale e contributivo (oggi mediamente al 46 per cento) che grava sul lavoro. Secondo il sottosegretario Dell’Aringa, l’esecutivo sarebbe intenzionato a destinare a questo intervento 2 miliardi. Significa 30 euro in più all’anno per chi ha salari di 30 mila euro lordi e 60 euro di costi annui in meno per il suo datore di lavoro. Pensate che se ne accorgerebbero?”. “Se davvero si vuole stimolare la domanda di lavoro servono almeno 2 punti e mezzo di prelievo, che significherebbe per il lavoratore trovarsi 250 euro all’anno in più in busta paga e 500 euro di risparmio per il suo datore di lavoro. Un intervento di questo tipo costa 16 miliardi. Dove trovare i soldi? La strada maestra dovrebbe essere quella del taglio della spesa improduttiva e su questo fronte si sta finalmente avviando la spending review, ma all’insegna degli stessi errori compiuti dagli esecutivi precedenti: non la si può assegnare ad un uomo solo, per quanto valido, né può esser interamente delegata a dei tecnici, perché comporta scelte di natura politica. La strada dei tagli selettivi della spesa pubblica dovrebbe iniziare dagli incentivi alle imprese, e dai 7 miliardi che ogni anno spendiamo per le cosiddette politiche attive del lavoro, che sono in realtà corsi di formazione di dubbia efficacia”.
“Il resto dei tagli non può certo escludere i capitoli di spesa che più sono cresciuti negli ultimi anni, ovvero pensioni e sanità, circa la metà della spesa corrente: si tratta di tagliare perseguendo una maggiore equità. Si possono, ad esempio, prevedere tagli alle pensioni d’oro e una riduzione dei trasferimenti alle Regioni a fronte del superamento dell’assistenza sanitaria gratuita per chi ha redditi elevati. Si potrebbe anche ridurre la disparità territoriale nelle remunerazioni del pubblico impiego, dove non si tiene minimamente conto delle grandi differenze nel costo della vita”.
Su La Stampa si spiega che sul fronte della revisione della spesa pubblica tutti gli sguardi sono su Fabrizio Saccomanni e soprattutto su Carlo Cottarelli, il cui incarico inizierà formalmente il 22 ottobre. Partirà dall’ampio lavoro preparatorio dell’ex ministro Giarda, dopo l’esperienza di spending review fatta da Enrico Bondi e interrotta bruscamente dalla fine del governo Monti. Ma a differenza di Bondi, Cottarelli avrà almeno 3 anni di tempo, la durata del contratto firmato con il ministero dell’economia. Potrà mettere le mani anche in settori che a Bondi erano vietati, come gli aiuti alle imprese, e avrà accesso a qualunque banca dati della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo numero 1 è mettere un freno alla spesa locale, completando un percorso interrotto dai decreti sul federalismo fiscale, e introducendo costi e fabbisogni standard.
Su Il Giornale l’editoriale del direttore Sallusti denuncia come una “balla colossale” l’idea per cui l’Imu torni solo per i ricchi: “Portare l’esenzione sotto la soglia di 750 euro di rendita catastale significa colpire il ceto medio e i pensionati possessori di abitazioni non certo da nababbi (che già pagato la tassa) e anche disperati e disoccupati che hanno ereditato la casa da genitori appena benestanti”.
Alitalia
Su La Stampa: “Alitalia, Tesoro e Ferrovie in pista”. Scrive il quotidiano che per quanto possa sembrare un paradosso, lo Stato italiano, dopo la vendita del 2008 alla cordata degli imprenditori patrioti, dovrà rimettere mano al portafoglio – con buona pace del contribuente – tornare ad essere azionista di Alitalia. Operazione che potrebbe avvenire attraverso più interventi pubblici, probabilmente il Tesoro e le Ferrovie dello Stato, per sottoscrivere una parte di aumento di capitale da 100 milioni (più 55 milioni del bond convertibile), divenendo socio di minoranza. Al momento questa appare l’unica soluzione per convincere i francesi di Air France a partecipare alla ricapitalizzazione.
Il piano presentato al governo dall’Ad di Fs Moretti, secondo La Stampa, non avrebbe convinto del tutto Letta. Spiega Il Sole 24 Ore che le condizioni poste già un anno fa da Moretti per una ipotetica integrazione tra treno e aereo erano le seguenti. Taglio di molte tratte nazionali, affidate a una compagnia low cost, sviluppo di rotte internazionali e intercontinentali, mano libera nella gestione, no ad accollarsi i debiti.
Tanto La Stampa che il Sole 24 Ore sottolineano che rimane l’interesse degli Emirati Arabi. Il ministro dell’economia Al Mansouri ha confermato ieri: “Noi siamo interessati ad Alitalia, ma deve arrivare una buona offerta da parte sua. Sono convinto che lo spazio esiste: in Italia ci sono 40 milioni di turisti l’anno e 60 milioni di abitanti. Però, perchéuna eventuale alleanza possa aver successo, ritengo che Alitalia debba esser ristrutturata in maniera adeguata per far fronte ai problemi che ha”.
Sul Sole 24 Ore l’analisi di Gianni Dragoni: “Cinque anni dopo siamo ancora lì: chi mette i capitali?”. “5 anni dopo la privatizzazione della polpa della vecchia Alitalia pubblica e la creazione di una bad company con i debiti e gli esuberi, anche la nuova CAI dei 20 soci privati italiani (e al 25 per cento di Air France Klm) è, almeno dal punto di vista tecnico contabile, una nuova bad company, una società sull’orlo della insolvenza”. Ieri peraltro ha parlato il numero 1 dell’Eni Scaroni, le cui dichiarazioni sono riprese da La Repubblica: “Non possiamo certo aumentare il fido ad una società il cui futuro non ci dà sicurezza. Se Alitalia non riscuote la fiducia degli azionisti non possiamo tenerla in vita noi con il carburante”. Su questa pagina un utile riquadro illustra azionisti e quote di partecipazione della compagnia. Ma, secondo lo stesso quotidiano, Palazzo Chigi chiede a banche e azionisti di fare subito la loro parte per evitare il tracollo, perché il piano del governo prevede due tappe: innanzitutto l’impegno di soci e creditori, e poi un passo avanti dello Stato.
Sul Corriere della Sera: “Il premier: prima paghino tutti i soci”, “il governo vuole un aumento di capitale più ampio, poi le nozze con Air France”. Insomma, Palazzo Chigi punterebbe a rafforzare la compagnia prima della fusione. E sulle condizioni dell’Ad di Fs Moretti: “Cancellare la Roma Milano e nessun euro per le azioni”. Perché, per Moretti, dove c’è l’alta velocità gli aerei non devono volare. E anche qui: “Abu Dhabi si candida: ci interessa. ‘Sarebbe una porta per l’Europa’”.
Internazionale
Scrive Il Sole 24 Ore che la Casa Bianca ieri ha parzialmente aperto ai Repubblicani: andrà bene un innalzamento temporaneo del tetto sul debito, anche di un anno, purché non vi siano condizioni di tipo fiscale. Quel che Obama non accetta, insomma, è la minaccia dei Repubblicani di non alzare quel tetto se non otterranno le concessioni che desiderano.
Sul Corriere: “La Cina richiama gli Usa: ‘Dovete evitare il default’” perché “il grande creditore, ovvero Pechino, teme per i propri investimenti. Il viceministro per le finanze cinese Zhu Guan Gyao ha infatti fatto sapere: “Come maggiore economia del mondo e come Paese che emette la maggiore valuta di riserva è importante che gli Usa affrontino passi credibili per affrontare la disputa sul tetto del debito in tempi certi ed evitino un default”. Lo speaker Repubblicano della Camera John Boehner ha detto che “leggi che autorizzino il tesoro a pagare i debiti in scadenza dopo il 17 ottobre o facciano passare il bilancio del 2014 non hanno i voti per essere approvati nella sua Aula del Congresso (dove i Repubblicani sono in maggioranza). Alcuni legislatori – tra questi il Repubblicano Peter King e il Democratico Charles Schumer – e lo stesso Obama, ieri hanno sostenuto che invece i voti ci sono, dal momento che alcuni Repubblicani dissidenti dalla linea radicale vorrebbero chiudere il più presto la crisi che sta costando al partito critiche e probabilmente consensi.
Su La Stampa la storia raccontata da Elena Lowental riguarda Israele e “le donne del muro” che hanno ottenuto di poter pregare ad alta voce, a qualche decina di metri di distanza e leggere pubblicamente la Torah. Il movimento venne fondato nel 1988 con l’obiettivo di ottenre non la promiscuità dei sessi nei luoghi di preghiera, bensì il diritto di pregare come gli uomini, con lo scialle, il copricapo e i filatteri. Il muro del pianto non è un luogo sacro, poiché l’unico tale per l’ebraismo è l’inaccessibile Monte del Tempio, ma una sinagoga a cielo aperto, con due settori separati, uno femminile e uno maschile.
Volevano pregare come gli uomini, ma nell’ebraismo tradizionale le donne hanno un ruolo di pura osservazione del culto: non pregano a voce alta, non leggono la Torah.
In una intervista al Corriere della Sera lo speaker della Knesset israeliana Edel Stein dice, sul nucleare iraniano: “Quando si parla del diritto dell’Iran ad avere una industria nucleare, sento dire da ogni parte: ‘ma voi israeliani non avete firmato questa convenzione e quest’altra. Francamente, è un paragone che non regge. Vista la storia del regime iraniano è come se un serial killer dicesse: ‘che c’è di strano se porto una pistola?’. Anche i poliziotti hanno le armi, ci sono Paesi affidabili e Paesi che non lo sono. Detto questo, sono favorevole a soluzioni diplomatiche, con mezzi pacifici, controlli stringenti e clausole applicabili”.
Intanto ieri il segretario di Stato Usa Kerry ha ringraziato Assad sulla questione dell’arsenale: “Siamo molto grati alla Russia per la sua collaborazione ma anche a Damasco per l’approvazione”. Perché l’avvio domenica scorsa della distruzione di armi chimiche in Siria è “un merito da attribuire al regime di Damasco”, ha detto Kerry.
Su L’Unità, intervista al ministro degli esteri Emma Bonino, sulla guerra in Siria, il nuovo corso iraniano, i morti in Egitto, il Mediterraneo segnato da tragedie come quella di Lampedusa. Sule cosiddette primavere arabe la Bonino propone di usare “una chiave di lettura equilibrata”: “non era solo rose e fiori all’inizio del 2011, ma al tempo stesso sottolinea di non condividere “un giudizio solo catastrofista” perchè “le dinamiche che si sono instaurate tendono a rompere un circolo vizioso ultradecennale, fatto di miseria, corruzione, repressione, autoritarismo”.
Sulla evoluzione della rivoluzione egiziana dice che essa “presenta aspetti controversi riconducibili alla decisione del nuovo regime militare di perseguire ‘tout court’ i Fratelli Musulmani. Non nego che ilpresidente Morsi abbia fatto errori, anche gravi, ma non credo che la repressione aiuti l’Egitto sulla strada della pacificazione e della stabilità”
Sulla stessa pagina ci si occupa proprio di Egitto, per parlare di un ennesimo agguato ai militari. La penisola del Sinai è sempre più nel caos e fuori dal controllo delle autorità centrali. I sostenitori del deposto presidente Morsi hanno convocato nuove proteste per oggi e venerdì.
Su L’Unità si racconta quanto abbia spaventato la nuova vittoria dell’estrema destra del Fronte Nazionale francese: domenica si è votato a Brignoles, piccolo comune nel sud, e il candidato del Front National di Marine Le Pen Laurent Lopez ha oltrepassato il 40 per cento dei voti, che sommati a quelli del candidato dissidente dell’estrema destra Jean-Paul Dispard, arrivano a sfiorare il 50 per cento. I due candidati di sinistra, uno dei comunisti e uno degli ecologisti, sono stati eliminati al primo turno, mentre la destra moderata dell’UMP, il partito dell’ex presidente Sarkozy, si è fermata poco sopra il 20 per cento. I socialisti a Brignoles non presentavano candidati e avevano appoggiato l’esponente comunista. Ora, hanno chiesto agli elettori di far convergere i voti sulla candidata dell’UMP.
Su La Stampa si riferisce che l’ex presidente Sarkozy è stato prosciolto in istruttoria e non sarà quindi processato dall’accusa di aver approfittato della debolezza dell’anziana multimiliardaria Liliane Bettencourt per farsi finanziare la campagna del 2007. Sarkozy pertanto potrà tornare in campo per le presidenziali del 2017.
Su Il Corriere, lunga intervista a Malala Yousafzai, la sedicenne pakistana che ha sfidato i talebani e che potrebbe ricevere il premio Nobel per la pace.
Su La Repubblica e La Stampa attenzione per la decisione dell’Arcidiocesi di Friburgo, la seconda in Germania per importanza: ha inviato una direttiva ai religiosi della diocesi in cui si propone di dare i sacramenti ai divorziati. Il responsabile per l’ufficio della cura delle anime di Friburgo ha spiegato: “Si tratta di rendere visibile l’atteggiamento umano e rispettoso di Gesù nel contatto delle persone divorziate e di chi ha deciso di risposarsi con rito civile”.
La Repubblica ricorda che i vescovi tedeschi avevano già tentato una riforma, ma erano stati fermati da Ratzinger. Il quotidiano riferisce anche della irritazione del Vaticano Padre Ciro Benedettini, il numero 2 della sala stampa vaticana, ha invitato alla cautela: “Il documento della Diocesi non ha autorevolezza. Non ci risulta, infatti, che sia stato avallato dall’amministratore apostolico della Diocesi nonché capo della conferenza Episcopale Robert Zollitsch”.