Immigrazione, un accordo che somiglia a un rinvio

Il Corriere della sera: “Torna l’Europa delle frontiere. Controlli in Austria, Olanda e Slovacchia. Il Viminale allerta la polizia ai confini”. “Anche la Francia minaccia di sospendere Schengen”.
In evidenza anche: “In Egitto strage di turisti per errore”.
In alto: “La terra fragile dell’Emilia finita sott’acqua”.
A centro pagina: “La manovra sale a 27 miliardi e Renzi promette: giù il debito”.
A fondo pagina: “Scuole aperte senza i prof di sostegno”. “I sindacati: scoperti 30 mila posti di lavoro. Il ministero: presto le nomine dei supplenti”.

La Repubblica: “La Ue: ‘Militari contro gli scafisti’. Ma Bruxelles litiga sulle quote”, “Vertice senza accordo. Schengen a rischio. Salvini: troppi stranieri in classe”.
Sulla politica italiana: “Renzi: Pil a +0,9, sì alla Google tax. Due mandati e poi vado a casa”.
A centro pagina, grande foto dei crolli per il maltempo in Italia: “Inferno al Nord per tre ore di pioggia”.
Di spalla a destra: “La svolta del Papa: ‘Giusta l’Imu quando i conventi diventano hotel’”, “Francesco incalza le gerarchi: ‘ Le tasse vanno pagate altrimenti il business non è pulito’”. E il quotidiano riproduce l’intervista del Pontefice alla radio portoghese “Renascenca”.

La Stampa: “Migranti, effetto domino sull’Ue. Schengen vacilla”, “Dopo la Germania, mezza Europa ripristina i controlli alle frontiere”, “Niente intesa sulle quote, fallito il vertice di Bruxelles”.
In evidenza la foto di una scuola elementare di Torino: “Il 70% dei precari congela la cattedra”, “restano supplenti per un anno nella speranza di un ruolo vicino a casa”.
A centro pagina: “Renzi: rivediamo il Pil al rialzo. Poi annuncia: digital tax nel 2017”, “Il premier: manovra da 27 miliardi. Padoan: pensioni, riforma non in agenda”.
Sul maltempo in Italia: “Maltempo, un morto. Padre e figlio dispersi”, “Frane, ponti crollati e danni nel piacentino”.

Il Fatto: “Il Papa dà la sveglia al governo: ‘Gli hotel cattolici paghino le tasse’”, “La svolta, annunciata a una radio portoghese, sembra una risposta alla recente denuncia dei Radicali: a Roma il 40% degli alberghi gestiti dalla Chiesa non versa l’Imu, un terzo neppure Tasi e Tarsi”.
A centro pagina, parlando della “Casta”: “Dopo il SuperJet, le auto blu: costeranno 26 milioni in più”, “Bando di gara Consip per il noleggio di 6 mila nuove vetture”.

Il Giornale: “Governo allo sbando. L’Europa chiude le frontiere e l’Italia è in balia degli immigrati. Germania, Austria, Olanda e Slovacchia ripristinano i controlli ai confini. La Francia ci sta pensando. Solo Roma non fa nulla. E anche il Papa ammette: rischio infiltrazioni terroristiche tra i migranti”. “Finalmente la Merkel archivia il buonismo” è il titolo dell’editoriale di Vittorio Feltri.
A centro pagina: “Un’altra condanna. Adesso Grillo rischia davvero di finire in carcere”. “Stangata dalle toghe per diffamazione. E lui si paragona a Mandela e Pertini”.

Il Sole 24 ore: “Sgravi e bonus occupati: ecco il piano per il Sud”. “Pronto il progetto del governo. Con la flessibilità sbloccati tre miliardi”. “Sconti Ires e credito di imposta per chi assume”.
In alto: “In mezza Europa tornano i controlli alle frontiere. Migranti, Ue divisa sulle quote”.
Accanto: “La nuova scuola al debutto. Tutte le novità per studenti, insegnanti, presidi”.
“Il sacrificio di Schengen e l’autogol dell’Unione” è il titolo dell’editoriale firmato da Adriana Cerretelli.
A centro pagina. “Renzi, crescita 2015 allo 0,9 per cento. La manovrà sarà di 27 miliardi”.
Il quotidiano si occupa anche delle prossime elezioni in Grecia, con un articolo di Luigi Zingales: “Alla Grecia non basta l’austerity”.
Da segnalare anche un titolo sulle riforme: “Renzi sfida Grasso. ‘Sull’articolo 2 decida lui'”.

Migranti, Europa

La Stampa, pagina 2: “L’Europa è ancora senza accordo sulla distribuzione dei profughi”, “Niente intesa sulle quote tra i ministri degli Interni a Bruxelles: si deciderà in ottobre. Sì alla realizzazione dei nuovi centri di accoglienza e alla missione anti-scafisti”.

Il Fatto, pagina 16: “La Ue risponde al dramma con un accordicchio”, “I ministri dell’Interno ratificano la ridistribuzione solo dei primi 40 mila rifugiati. Per gli altri c’è tempo”.

Il Corriere della sera: “Le quote in forse, chiusi i confini. C’è un accordo politico per la redistribuzione dei rifugiati ma l’accordo è vincolante solo per i 40 mila già proposte”, scrive Maria Serena Natale da Bruxelles. L’unica decisione certa sembra quella sul rafforzamento dei confini esterni dell’Unione: “Bruxelles autorizza da ottobre l’uso della forza militare contro gli scafisti del Mediterraneo. Le navi potranno ‘abbordare, perquisire, sequestrare e dirottare’ i barconi”.

La Repubblica, pagina 2: “Bruxelles: ok a missione anti-scafisti, rinvio sulle quote, tornano le frontiere”, “Veto dell’Est sulla redistribuzione dei migranti. Secondo nodo: gli ‘hotspot’ per i rimpatri. Più controlli ai confini in Francia, Austria e Polonia”.
Scrive il corrispondente a Bruxelles Andrea Bonanni che si è sottoscritto “un accordo ‘di principio’ che somiglia molto a un rinvio. E un rinvio che ha il sapore di una sconfitta. Non passano, per ora, le quote obbligatorie per la redistribuzione dei 120 mila rifugiati proposte dalla Commissione. Anche sul numero, per ora non si trova un’intesa”. La spaccatura era talmente profonda, si legge più avanti, che alla fine si è rinunciato a sottoscrivere una dichiarazione comune, lasciando alla presidenza lussemburghese il compito di illustrare le conclusioni. Ogni decisione è rinviata alla prossima riunione del Consiglio degli Affari Interni, che si terrà l’8 ottobre a Lussemburgo. Intanto Austria, Francia, Polonia, Slovacchia e Olanda, così come la Germania, hanno annunciato il ripristino dei “controlli temporanei” dei migranti alle frontiere, usando la deroga prevista dagli accordi di Schengen. Sul versante delle “quote”, fino a tarda sera la discussione è stata bloccata dal ministro della Slovacchia, che esigeva nelle conclusioni un riferimento esplicito al principio della “volontarietà”: e proprio questa ostinazione, alla fine, ha impedito che si approvassero le conclusioni. Scrive ancora Bonanni che la seconda partita che si è giocata ieri riguarda la questione della registrazione e del rimpatrio degli irregolari che non hanno diritto all’asilo. L’operazione deve essere fatta nei Paesi di accesso all’Ue, il che significa in pratica in Italia, Grecia e Ungheria. I centri dovrebbero aprire al più presto entro l’anno: “Francia e Germania premono moltissimo su questo punto, e ne fanno una pre-condizione per far partire la redistribuzione dei contingenti”. Grecia e Italia hanno accettato, almeno in linea di principio, la creazione degli hotspot gestiti in collaborazione con gli esperti europei, ma l’Ungheria continua a rifiutarsi di registrare i profughi e dunque respinge la richiesta dei partner Ue. Quanto all’Italia, spesso accusata di non registrare i migranti che sbarcano sulle nostre coste, e minacciata ieri dai francesi di un nuovo blocco alle frontiere, ieri il nostro ministro dell’Interno Alfano ha posto alcune condizioni: i centri di registrazione apriranno solo dopo che sarà cominciata la redistribuzione dei rifugiati e l’Europa dovrà farsi carico del costo del rimpatrio di quanti non hanno diritto all’asilo. Le rassicurazioni, secondo La Repubblica, sono state “generiche”, anche se c’è stato un impegno a rafforzare i poteri dell’agenzia Frontex in materia di rimpatri. Le uniche decisioni concrete prese ieri sono state la pubblicazione di una lista di Paesi “sicuri” i cui cittadini non hanno diritto all’asilo e l’avvio della fase due dell’operazione navale Eunavfor, che prevede l’uso della forza contro gli scafisti.
Su La Stampa l’inviato a Bruxelles Marco Zatterin scrive che “ci si consola coi 40 mila (o meglio sui 32.356) che potranno cominciare ad essere riallocati immediatamente e col fatto che la decisione offre la base legale per mettere in funzione degli hotspot, i centri di accoglienza Ue. Devono partire in fretta ed essere chiusi, nel senso che dovranno ospitare gli aspiranti rifugiati sino a che la loro pratica non sarà conclusa, con ‘Misure adeguate per evitare movimenti secondari’. Il contrario di quanto avviene nei centri italiani”.
Sulla stessa pagina: “Anche Austria e Olanda sospendono Schengen”, “L’Ungheria chiude l’ultimo valico nel muro”.

L’inviato de Il Fatto alla frontiera tra Austria e Ungheria Cosimo Caridi, racconta: “La frontiera europea è un campo profughi”, “Ammassate tra Serbia, Ungheria e Austria, decine di migliaia di persone premono verso la Germania”. E, parlando del filo spinato ungherese: “Il premier di Budeapest Orbàn blinda il confine. Chi può prende il taxi verso la meta finale”.

Su La Stampa, pagina 4: “Italia in pressing su Bruxelles: ‘Servono quote e rimpatri’”, “Alfano: andremo avanti con i centri di accoglienza solo se ci sarà l’aiuto di tutti. Con i nuovi controlli ai confini, Roma teme di dover gestire da sola i clandestini”.
E il quotidiano offre un “glossario della crisi” sulle regole dell’accoglienza: “Cara, Cie, hotspot”, diritto d’asilo, Convenzione di Dublino, rimpatri.

La Repubblica si occupa poi con Giampaolo Caladanu dell’avvio della fase 2 dell’operazione Eunavfor Med: “Intelligence e abbordaggi per fermare i barconi. Ma pesa il caos libico”, “L’Europa avvia la fase due del piano anti-carrette del mare: interventi con aeronautica e marina in acque internazionali. Per le incursioni a terra serve il via libera dell’Onu”.
E a pagina 3, in un’intervista, Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), avverte: “solo visti umanitari fermano la crisi”, “per essere efficace, la lotta agli scafisti deve essere affiancata da un meccanismo di accoglienza che funzioni. Se i richiedenti asilo incontrano il nulla, si disperdono senza seguire la logica di distribuzione prevista. È evidente che serve un sistema di accoglienza per chi ha diritto d’asilo”.

Sul Sole una intervista al ministro dell’Economia e vicepremier polacco Janusz Piechocinski, che si trova all’Expo di Milano: “Serve una grande prova di solidarietà”. Cita il Papa e Walesa, dice che il nostro continente deve “superare l’esame della solidarietà e deve farlo senza rotture”, “dobbiamo riscoprire e riaffermare i nostri valori, i valori costituenti dell’Europa”. Parla anche di Russia e della situazione dell’economia del suo Paese.

Migranti, Merkel

Sul Corriere, Danilo Taino: “Il passo indietro della Germania. Tutti i dubbi sulla linea Merkel”. “Sembra che la Merkel abbia fatto per la prima volta da quando governa la Germania una scelta senza calcolarne le conseguenze”, scrive Taino. “Non è una marcia indietro, una chiusura”, come ha chiarito la Cancelliera, perché “la Germania resta un Paese che dà asilo”, ma Berlino “non era preparata all’apertura” decisa in un giorno, una decisione che ha “gonfiato enormemente il numero dei profughi che vogliono venire in Europa ed entrare in Germania”.

Sul Giornale Vittorio Feltri scrive che la decisione di Merkel, “mossa a pietà dalla foto del bimbo morto”, è stato “un bel gesto ma di sorprendente ingenuità”. E dopo lo “spettacolo struggente trasmesso da varie televisioni” sulla accoglienza dei tedeschi ecco “il contrordine teutonico: richiudiamo subito le frontiere perché qui non c’è posto a sedere neppure in piedi”. La “severità” di oggi è “esteticamente meno apprezzabile” ma “la politica è l’arte del possibile e non è abilitata a compiere miracoli” e “la Germania non fa eccezione”. “Noi italiani siamo lenti ad afferrare i concetti fondamentali ed insistiamo col buonismo coniugato con l’inefficienza e la disorganizzazione. Andiamo avanti alla ‘viva il parroco’ verso il disastro, convinti che ci siano spazio e soldi per tutti, bianchi, neri, nocciola. Tra dieci anni saremo viola noi, pieni di lividi”. “Servirebbe una Merkel anche qui”.

Sul Sole: “Berlino: nessun dietrofront sui profughi. Il governo smentisce che il ripristino dei controlli sia una inversione di rotta ma deve anche fare i conti con la fronda interna”. Si legge che la Merkel oggi ha convocato una riunione dei Laender dai quali sono venute le critiche più aspre alla sua decisione. Oggi stesso la Cancelliera incontrerà anche il suo omologo austriaco Faymann. In ogni caso la reintroduzione dei controlli – si spiega dal governo – non deve essere interpretata come una inversione a U sull’accoglienza ma come un modo per gestire in modo più ordinato l’afflusso di profughi. Intanto il ministro delle finanze Schauble ha ribadito che – per motivi demografici – l’immigrazione è una “opportunità” per i tedeschi. E sulle obiezioni che la maggioranza dei nuovi arrivati è musulmana ha detto che “l’Islam fa parte del nostro Paese ed è una cosa che dobbiamo accettare”.

Politica

La Repubblica, a pagina 6, dà conto delle dichiarazioni del presidente del Consiglio ieri alla trasmissione “Otto e mezzo”. Renzi è tornato sul tema riforme istituzionali e in particolare sull’articolo 2 del Disegno di legge Boschi, su cui pendono migliaia di emendamenti e che riguarda l’elettività del Senato: “Renzi sfida Grasso: ‘Sull’articolo 2 decide lui ma io non cambio idea’”, “Braccio di ferro con la minoranza Pd. ‘Intere regioni alla mafia? Macchiettistico’. D’Alema: no a scissioni”.

La Stampa, pagina 6: “Renzi sfida Grasso: riaprire la riforma? E’ un problema suo”, “Il premier taglia corto sull’ipotesi che il presidente del Senato accetti di rimettere in discussione tutto. E le opposizioni preparano due trappole”.

Su La Repubblica il “retroscena” di Francesco Bei: “Il piano B del premier: ‘Tratto fino alla fine ma se vado sotto si vota’”. Bei scrive che “Renzi si è mostrato inflessibile su un solo punto: in caso di sconfitta parlamentare sull’articolo 2, il premier si dimetterà. E il segretario del Pd a quel punto riterrà esaurita la legislatura”. Questa è “la principale debolezza ma anche la forza di Renzi”.

Su La Stampa, intervista al vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, che dice: “Non abbiamo in mente le elezioni anticipate”, “lavoriamo per far passare le riforme strutturali, che sono fondamentali per spingere una ripresa confermata dalla crescita di tutti gli indicatori socio-economici”, “Grasso deciderà in piena autonomia ma per noi l’articolo 2 non va toccato: ci sono ragioni giuridiche, autorevolmente argomentate dalla Finocchiaro (presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato, ndr.), per escludere votazioni su emendamenti ad un articolo già votato in doppia lettura da Camera e Senato, tranne che su quella piccola preposizione modificata alla Camera”.
Sul Corriere una intera pagina è titolata “Senato, chi decide la partita”. Dove si parla dei “settanta indecisi” “con le sorti della legislatura in mano”: i dissidenti Pd, da cui potrebbero staccarsi Manconi Tronti Ruta Manassero e Martini, ma soprattutto l’Ncd, perché l’ex ministro Quagliariello “potrebbe portare il suo partito sulla linea dura”. Si cita il senatore verdiniano D’Anna, che annuncia che sulla riforma andrà a votare per ultimo, “se Renzi deve cadere perché manca il mio voto mi accingerò a sostenere il governo”, mentre se i numeri ci saranno “mi permetterò il lusso di essere coerente, bocciando una legge che non mi piace”.

Ancora sul Corriere, un articolo di Marzio Breda: “Il Quirinale confida in un’intesa che spenga i fuochi parlamentari”. “Il Colle non intende ‘intercettare’ scelte che competono a governi e partiti”. “Sul Capo dello Stato pressioni incrociate per intervenire sulla situazione” parlamentare in vista del voto sulla riforma costituzionale”. Si ricorda il pranzo di lavoro di ieri di Mattarella con Renzi, si legge che il Presidente “segue con attenzione” il dibattito sulle riforme, non interviene mentre il Parlamento lavora e “confida in una intesa in grado di spegnere i fuochi di guerriglia e di non interrompere il processo riformatore”.

La Repubblica intervista Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Berlusconi: “Fi pronta all’intesa con un nuovo Italicum”. Toti chiede una “disponibilità a ragionare sulla legge elettorale, per tornare al premio di coalizione” e modifiche sulle competenze e i criteri di composizione del Senato.

Lina Palmerini sul Sole si sofferma su immigrazione ed economia: “Ieri il premier ha annunciato una manovra da 27 miliardi senza alcun aumento di tassa e l’abolizione sulla prima casa ma se torneranno le immagini delle stazioni di Roma e Milano affollate di immigrati – come fu prima delle amministrative del maggio scorso – è difficile che le elezioni comunali del 2016 si possano vincere facilmente. L’immigrazione sarà il tema chiave su cui si potranno vincere o perdere le sfide elettorali”.

Corbyn

Due pagine su La Repubblica si occupano ancora del neoleader laburista Jeremy Corbyn: “Corbyn attacca Cameron sul diritto di sciopero. Polemica sulle quote rosa”, “Il neo-segretario laburista nomina i ministri-ombra. Metà donna, ma nessuna occupa i posti-chiave”, scrive Enrico Franceschini da Londra. Un articolo a parte è dedicato al ministro delle Finanze del governo ombra di Corbyn: “se Jeremy Corbyn vi sembra di sinistra, aspettate di conoscere il ministro delle Finanze” John McDonnell (“La lunga marcia di John, il Varoufakis inlgese cancelliere del Labour”).
Alla pagina seguente, un’intervista a James Galbraith, economista all’università del Texas e -scrive Eugenio Occorsio- “sponda americana del movimento di ‘sinistra radicale”, anche se non ama la definizione. Dice Galbraith: “Syriza, Podemos e Jeremy, così l’altra Europa sogna una politica economica che punta sulla crescita”, “L’ossessione per il debito e il deficit ha portato l’Unione a sprofondare nella recessione. Ora serve un programma di investimenti pubblici”, “Voterò Sanders: ha idee e coerenze. Con Hillary bella gara”.

Sul Corriere: “‘Poche donne ministro ombra’. E Corbyn deve correre ai ripari. A fine giornata sono 16 su 31. Ma i posti chiavi restano in mani maschili”. Lo stesso quotidiano offre anche un ritratto di una delle ministre ombra, “l’Italiana che si annoia a Westminster, Gloria De Piero, figlia di immigrati italiani”. Era ministro ombra anche con Miliband, alla parità. Con Corbyn si occuperà di giovani.
Anche Il Fatto se ne occupa con due intere pagine. “Governo-ombra di lotta. Il Labour cambia verso”, scrive Caterina Soffici da Londra: “Il neosegretario Corbyn vara la compagine che deve opporsi all’esecutivo conservatore: polemica sul ruolo marginale delle donne ma la leadership sarà dei socialisti radicali” . E il conteggio: 15 a 16, “uomini in minoranza nel gabinetto, ma hanno dicasteri-chiave”. Occupandosi poi del “programma”, Stefano Feltri scrive che la “filosofia” di Corbyn è che “pagare le tasse è il canone per vivere in una società civilizzata”: “Contro evasione ed elusione: il punto che più spaventa della Corbynomics”, “Accusato di essere un rivoluzionario, vuole far pagare i 120 miliardi sottratti al Fisco”. E a pagina 15, un commento di Fabrizio D’Esposito: “Volano Corbyn e gufi sul Graal della terza via”, “Gli apostoli blairisti ora usano il leader laburista contro il segretario-premier”.

Sul Foglio un articolo di Giuliano Ferrara: “Corbyn spiegato agli amici di Ezio Mauro”. Dove si legge che “è l’ora di Jeremy Corbyn almeno per un certo numero di poeti e per i lettori di Repubblica. Il fatto che su quelle basi non sia governabile una società moderna o postmoderna o anche solo contemporanea è secondario”. E dove si parla anche di Renzi, “rottamatore della palude onirica in cui era impantanato il partito dei giusti, degli onesti degli egualitari e degli assistenzialisti”.

Papa, Imu

Su La Repubblica, alle pagine 18 e 19, la riproduzione dell’intervista concessa da Papa Francesco alla radio portoghese “Renascenca”: “Quando i conventi diventano hotel paghino le tasse. Anche la Chiesa tentata dal denaro”, “Gli istituti religiosi accolgano le famiglie dei profughi. Se decidono di ricevere gente e guadagnarci devono versare le imposte come tutti, sennò l’attività non è sana”, “Alla Chiesa può accadere quello che è successo all’Europa: essere troppo nonna e non madre, incapace di generare vita”, “Mi chiedo come sarà la mia croce. Anche Gesù a un certo punto era molto popolare, ed è finito come è finito”.
E al tema è dedicato il “retroscena” di Paolo Rodari: “I messaggi del Papa alla gerarchia che resiste al cambiamento”.

Il Fatto, pagina 6: “Anche il Papa vuole l’Imu ai preti”, “Bergoglio spiazza le Congregazioni alla vigilia del Giubileo, nel pieno del contenzioso con il Comune di Roma: ‘Un convento è esentato, ma se lavora come un hotel deve pagare le tasse”. A sollevare la questione nelle scorse settimane, ricorda Il Fatto, era stato il consigliere comunale romano e presidente dei Radiali, Riccardo Magi: “grazie a lui è stato stilato l’elenco dei presunti debitori” fra le strutture ricettive gestite dagli ordini religiosi nella Capitale.

La Stampa: “Il Papa: giusto far pagare le tasse al convento che diventa hotel”, “Il richiamo di Francesco: attenti a non farsi tentare dal dio denaro”.

Sul Corriere: “Il richiamo di Francesco sui conventi: chi lavora come un hotel paghi le tasse”. “L’esortazione del Papa alla vigilia del Giubileo: ‘In caso contrario il business non è pulito'”. Si dà conto delle dichiarazioni rilasciate dal Papa ad una radio portoghese: un collegio religioso è esente da tasse, ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte, ha detto il Papa. Si citano i dati per quanto riguarda Roma, diffusi dal consigliere comunale radicale Riccardo Magi: su un focus di circa 300 strutture possedute da 246 enti religiosi il 40 per cento non ha mai pagato l’Imu tra il 2012 e il 2015, il 20 per cento l’ha pagata in maniera irregolare e il restante 40 per cento l’ha pagata. Secondo il direttore di Avvenire Tarquinio le parole del Papa non erano rivolte all’Italia. “Era in Portogallo, parlava ai portoghesi”. “Noi questo problema lo abbiamo chiuso. Le attività ai fini di lucro devono pagare le tasse”. “Ogni volta che è stato contestato un caso specifico dai radicali noi abbiamo dimostrato sul nostro giornale che l’Ici era stata pagata, addirittura pubblicando i bollettini”.

Internazionale

Sul Messaggero si parla del voto in Grecia: “È testa a testa tra Syriza e Nuova Democrazia”. Si vota domenica prossima, l’ultimo sondaggio di Kapa Research dava il partito di Tsipras al 26,7 per cento contro il 26,2 di Nd. Gli indecisi sono circa il 10 per cento. Syriza potrebbe non avere i numeri per governare da solo e dovrebbe fare un governo di coalizione. ND ha rilanciato la proposta, Tsipras esclude categoricamente una alleanza. Se non potesse governare da solo lavorerà – ha detto – “per costruire una alleanza progressista, non per una innaturale alleanza” con la destra.

Il Sole: “Tsipras chiede una seconda chance. Al duello in tv con Meimarakis il premier esclude l’ipotesi di una Grande coalizione”.

Sul Giornale: “Turisti scambiati per terroristi. 12 morti ‘per errore’ in Egitto. L’attacco aereo ha sorpreso le vittime durante il pranzo. Il Cairo: erano in una zona off limits”. E’ succeso nel deserto occidentale che si estende dal Cairo verso la Libia. Secondo il tour operator la zona in cui si trovavano i turisti (messicani) non era vietata e nessun permesso occorreva per attraversarla.
Sul Corriere un articolo di Guido Olimpio: “Raid indiscriminati che colpiscono troppo spesso i civili”. Si legge che osservatori indipendenti hanno già denunciato “interventi indiscriminati” dell’esercito egiziano che hanno coinvolto “beduini e abitanti dei villaggi. Un pugno di ferro che se centra l’obiettivo sbagliato diventa un regalo per i terroristi”.
E una riflessione di Lorenzo Cremonesi: “Crociere lampo, allerta alle Piramidi: agli stranieri resta quasi solo Sharm”.

E poi

Sul Corriere si parla del primo giorno di scuola. Sarebbero scoperti 30 mila posti. “Il premier punta l’attenzione sulle ‘cose che sono state fatte’: gli interventi di edilizia (3,7 miliardi per la sicurezza degli edifici), il fondo di finanziamento (che valeva 110 milioni di euro ed è raddoppiato), le assunzioni e il bonus da 500 euro per gli insegnanti. Ma neanche una cifra sui supplenti, sui collaboratori tecnici amministrativi, sugli insegnanti di sostegno, che secondo i sindacati – e non solo – sono le spine nel fianco delle classi”. Mancano insegnanti di sostegno in particolare: a Milano 1818, a Torino almeno 150, a Genova 350. “Le prime fasi del piano di assunzioni hanno messo in ruolo 14 mila prof dedicati ai disabili, ma il Miur ammette che non copriranno i posti vuoti in Lombardia, Piemonte e Veneto”. Secondo la Cgil “‘c’è un’enorme discrepanza tra ciò che servirebbe ai 210 mila alunni con handicap (120 mila insegnanti di supporto) e quello che offrono le scuole (90 mila cattedre fisse): mancano 30 mila insegnanti di sostegno’, dice il sindacalista”.
Il Corriere intervista l’amministratore delegato di Ducati Claudio Domenicali: “Made in Italy alla tedesca, ecco il segreto di Ducati”. Nei primi sei mesi del 2015 l’azienda ha venduto oltre 32 mila moto, crescendo del 22 per cento rispetto all’anno scorso. In questo semestre sono state fatte ottanta assunzioni. Nel 2012 Ducati è stata acquisita da Audi.

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