Il Corriere della Sera: “Magistrati candidati, un caso”. “Grasso va con il Pd”. E poi: “La Rai contro il leader Pdl: troppo in tv”. “Monti tratta per la lista unica. Il Vaticano lo appoggia: vuole una politica alta e nobile”.
Il Fatto quotidiano: “Toga party. Piero Grasso irrompe nella campagna elettorale e si candida con il Pd. Con il procuratore antimafia si allunga la lista dei magistrati sedotti dalla politica. Dopo Antonio Ingroia (decide domani) arrivano Stefano Dambruoso (montiano) e Simonetta Matone (Pdl).
La Repubblica: “Il Vaticano benedice Monti”. “’Nobile il suo impegno’. Berlusconi lo attacca: politico di rango inferiore’. Lista unica, primi dubbi dei centristi. Bagarre sulla discesa in campo dei magistrati”. “Il procuratore antimafia Grasso candidato nel Pd”. A centro pagina: “L’America trema sull’orlo del burrone fiscale”. “Obama rientra dalle vacanze. Misure straordinarie contro il debito”.
La Stampa: “Monti, l’appoggio del Vaticano. L’Osservatore Romano: da lui un impegno nobile. Berlusconi lo attacca: è di rango inferiore. Scontro sul Cavaliere in tv”. E poi: “Magistrati in campo: Grasso con il Pd”.
Il Foglio: “Il Vaticano vota Monti, ma i cattolici lo vogliono alternativo a Bersani. “Movimento e forum si aspettano un Prof ratzingeriano e più vicino al PPE. ‘Mai con Vendola e la Cgil’”.
Il Giornale: “Vendono il Papa a Monti per diciassette miloni. Il Vaticano si schiera con il premier. Dalla Finanziaria soldi agli amici dei cardinali Bertone e Bagnasco. E loro restituiscono il favore”.
Europa: “Carica dei magistrati. Grasso corre più forte”. “Il capo della Dna in campo”.
Libero: “Come guadagnare con lo spread. Le previsioni degli analisti danno il differenziale Btp-Bund in netto calo. Ecco che cosa devono fare famiglie e imprese per sfruttare la nuova situazione”: A centro pagina: “Monti-Bersani, sfida a colpi di Pm”.
Il Sole 24 Ore: “Mercati, è corsa ai BoT”, “Bene anche i Ctz, ma lo spread Btp-Bund risale a quota 322”. A centro pagina: “Il sud ha perso 24 miliardi di Pil”, “rapporto Confindustria-Srm (Studi e ricerche per il mezzogiorno): tra il 2007 e il 2011 chiuse 16 aziende”.
Monti
Ieri L’Osservatore Romano ha pubblicato un editoriale dedicato al presidente del consiglio uscente Mario Monti che il Corriere della Sera sintetizza così: “Sostegno del Vaticano, vuole recuperare la politica alta e nobile”. Per il quotidiano della Santa Sede l’espressione “salire in politica” usata da Monti “è in sintesi l’espressione di un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica, che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune”. Il Corriere ricorda anche che proprio ieri il segretario Pdl Alfano aveva dichiarato: “La Chiesa non sponsorizza Monti, ma nella sua ottica universale spinge per l’impegno di tutti i cattolici”, sostenendo peraltro che “la nostra sensibilità è più coerente con l’impianto dei valori” della Chiesa. L’ampia nota politica dell’Osservatore sembra riferirsi proprio a Berlusconi e al Pdl allorché dice che “l’espressione salire in politica” di Monti “è stata accolta con ironia, in qualche caso con disprezzo”. Proseguiva poi l’editoriale: “Il senatore a vita intende aprire una seconda fase di un programma riformatore che è stato solo abbozzato nel corso dell’ultimo anno, sulla spinta della congiuntura finanziaria. Monti è stato chiamato dai partiti a prendere decisioni inderogabili, di cui nessuno intendeva però prendersi la responsabilità diretta, per il timore di pagare un prezzo elettorale troppo alto”.
La Repubblica scrive che dal segretario di Stato Bertone al presidente della Cei Bagnasco, il consenso verso Monti ora è unanime: e coinvolge persino il cardinale che, seppur dietro le quinte, ha sostenuto ad oltranza il Pdl fino all’ultimo, ovvero Camillo Ruini. A tenere sempre aperto il canale con l’altra sponda del Tevere è il giovane vicesegretario generale di Palazzo Chigi Federico Toniato, che ha ormai un rapporto diretto e personale con padre Georg, il segretario personale di Ratzinger, ma soprattutto con il cardinal Bertone. Altra pedina fondamentale per la squadra Monti sarebbe il ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, “uno dei pochi al mondo che parla con il Papa al cellulare”.
Gad Lerner sulla prima pagina dello stesso quotidiano scrive che “era dai tempi lontani della Dc che il Vaticano non interveniva con tanta nettezza nelle vicende della politica interna italiana”. E si chiede Lerner: “Possibile che la Chiesa di Roma sposi così, senza esitazioni, una visione rigorista della politica economica in tempi di crescente sofferenza sociale? Ci è più facile riconoscere nell’incoraggiamento a Monti dell’organo – non dimentichiamolo – di una segreteria di Stato straniera ben altra istintiva, atavica pulsione ideologica: erigere un argine per fronteggiare la possibilità concreta di una vittoria elettorale della sinistra”.
Il Giornale scrive che la Conferenza episcopale italiana, come probabilmente anche il Vaticano, sperava in un rinnovamento del Pdl “attraverso delle primarie o strumenti a queste simili” come aveva di fatto promesso Alfano. Ma “questa cosa non è avvenuta”, di qui lo “strappo, figlio però anche di una sintonia con Monti maturata negli ultimi mesi”. Il premier, secondo Il Giornale, non ha mai “tradito” sui “principi non negoziabili”. E, insieme, ha lavorato sugli accordi Stato-Chiesa in perfetta sintonia con il Vaticano: si cita ad esempio l’approvazione in Senato del maxiemendamento alla legge di stabilità che prevede uno stanziamento di 12,5 milioni per l’ospedale Bambino Gesù (gestito dal Vaticano) e 5 milioni di euro a favore della fondazione Gaslini di Genova, di cui è presidente Bagnasco. Si spiega così il titolo dell’editoriale di Feltri: “Vendono il Papa a Monti per 17 milioni”.
Il quotidiano scrive anche che il 10 gennaio le associazioni già presenti a Todi si riuniranno per “mettere su carta” l’impegno fattivo per Monti.Vi saranno non solo le sette associazioni promotrici del raduno di Todi, ma anche i movimenti ecclesiali e le associazioni che per conto della Cei portano avanti interessi diversi (Retinopera, Scienza e Vita, Forum delle associazioni familiari).
Il Foglio scrive che l’endorsement dell’Osservatore Romano per Monti fa capire che oltre il Tevere sono arrivate “garanzie precise”, ovvero che l’azione futura di Monti non romperà sui principi ‘non negoziabili’ (famiglia, vita, educazione) e insieme non andrà ad intaccare quanto acquisito con i Patti Lateranensi. Il quotidiano interpella Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori, che fu il referente delle associazioni del Forum di Todi. Dice: “Certo, andiamo con Monti, ma se dopo le elezioni vi saranno alleanze con la sinistra populista e antagonista, da Vendola alla Fiom per intenderci, scendiamo dal carro immediatamente”. Vogliamo un partito sul modello del PPE capace di sganciarsi da certe sinistre”. Spiega ancora Costalli: “Per noi sono due i temi imprescindibili che l’agenda Monti deve fare propri: i temi etici, e dunque il sì incondizionato ai principi non negoziabili di ratzingeriana memoria, e il sì a una economia sociale e di mercato moderna che sappia trovare il giusto equilibrio tra economia e solidarietà, sì alla vita in ogni sua fase, al valore incondizionato di ogni vita umana, alla famiglia fondata sul matrimonio, alla libertà di educazione. E sì anche a una politica economica che preveda forti riduzioni dei costi dello Stato e insieme forti liberalizzazioni”.
Grasso
Secondo La Repubblica Piero Grasso è solo il primo tassello delle liste pulite di Bersani, perché al procruatore antimafia, che ha deciso di candidarsi nel Pd, potrebbero aggiungersi presto altri nomi legati alle battaglie per la legalità. Si parla del magistrato Raffaele Cantone, della giornalista del Mattino Rosaria Capacchione. Il quotidiano scrive che i colloqui tra Bersani e Grasso andavano avanti da settimane, e che il segnale è rivolto soprattutto a contrastare Silvio Berlusconi. Un ritratto del personaggio, su La Repubblica, inizia con le parole pronunciate dallo stesso Grasso negli ultimi giorni: “Devo completare il lavoro che Giovanni (Falcone ndr) aveva iniziato a Roma e mettere mano alla legislazione antimafia, una volta per tutte. Sarà il primo passo per una riforma organica della giustizia”. Secondo il quotidiano, Grasso avrebbe accettato la proposta di candidarsi come capilista al Senato, e nel suo futuro potrebbe esserci il ministero della giustizia o dell’interno. Grasso ha presentato non solo una istanza di aspettativa elettorale, ma anche una domanda di pensionamento anticipato, il che significa che è una scelta definitiva. Grasso sarà probabilmente candidato in Lombardia. Sembra esclusa la Sicilia, dunque, poiché sarebbe stata una delle condizioni da lui poste (per evitare di “trasformare i miei amministrati in antagonisti politici”, avendo diretto la Procura di Palermo). Altra condizione: conoscere i nomi dei candidati alle primarie.
Scrive La Stampa che in passato Grasso non ha condiviso l’ambiguità dei giudici che rimanevano a metà tra magistratura e politica, e in più di una occasione ha dichiarato esplicitamente la sua avversione per il ritorno dei ruoli reduci dalla esperienza parlamentare. D’altra parte, scrive il quotidiano, tutta la sua vita professionale è stata caratterizzata da quella che il quotidiano definisce una “estrema attenzione istituzionale” che gli ha procurato critiche e accuse di “dipendenza dal potere”. Si ricorda ad esempio la campagna mediatica contro di lui, nel momento della scelta di rinviare a giudizio il governatore della Sicilia Cuffaro, per il il reato di favoreggiamento aggravato anziché per concorso esterno in associazione mafiosa. Si criticò la “tiepidezza” di Grasso, ma alla resa dei conti ebbe ragione lui, visto che il processo ha retto in Cassazione, a differenza di altri che hanno visto naufragare l’azzardo del concorso esterno. Sulla prima pagina de Il Foglio si spiega come Grasso, “l’anti-Ingroia”, sia diventato un “quasi Ingroia”: e si scrive che il contrasto tra i due candidati è pre-politico, si riassume nella opposizione tra concretezza e imprudenza. Nella carriera di Grasso c’è un momento chiave, quando, da giudice a latere in corte d’Assise, scrisse e firmò la sentenza che inchiodava, per la prima volta, i capimafia all’ergastolo, grazie al maxi-processo istruito dal pool di Falcone. Nella carriera di Ingroia c’è, più recentemente, un processo in cui sostenne la pubblica accusa contro Riina, già gravato da molti ergastoli. L’imputato fu assolto. E si ricorda anche qui lo scontro “memorabile” tra Ingroia, sostituto procuratore a Palermo, e Grasso (subentrato a Caselli come capo della Procura) sul capo di imputazione nei confronti di Cuffaro. Sulla prima pagina de Il Fatto quotidiano Marco Travaglio scrive che la candidatura di Grasso nel Pd ha due aspetti positivi: il primo è che forse il Pd tornerà a parlare di mafia “cosa che non fa da parecchio, e forse addirittura della trattativa stato mafia, cosa che non fa (se non per negarla o minimizzarla) da quando si è scoperto che Napolitano tentò di condizionare le indagini”. Il secondo è che – come per incanto- cesseranno almeno a sinistra le polemiche sui magistrati che entrano in politica. Quelle sono riservate ai De Magistris, ad Ingroia, e agli altri Pm che con le loro indagini han dato noia al Potere. Non è questo il caso di Grasso”. Travaglio gli riconosce “qualche merito”: 25 anni fa firmò la sentenza del maxiprocesso istruito dal pool di Falcone e Borsellino, e l’anno scorso “respinse le pressioni del consigliere giuridico del Quirinale e del procuratore generale della Cassazione per avocare, trasferire o deviare le indagini sulla trattativa”. Ma, secondo Travaglio, “i suoi raporti col Potere sono da sempre idilliaci”:.specie da quando subentrò a Caselli alla Procura di Palermo e subito “se ne dissociò, abbandonò le indagini su mafia e politica (Cuffaro a parte), allontanò dalla Ddi i pm impegnati sul quel fronte, lasciò nel cassetto le carte sequestrate a Ciancimino sulla trattativa, rifiutò di controfirmare l’appello contro l’assoluzione di Andreotti in primo grado, meritandosi gli elogi di berluscones e ‘riformisti’ centrosinistri, infine ritirò il premio: la legge Bobbio (An) poi dichiarata incostituzionale, che di fatto lo nominava Procuratore nazionale antimafia estromettendo il suo unico concorrente, Caselli”.
Nella pagina seguente de Il Fatto ci si occupa proprio di Ingroia: ha annunciato che domani dovrebbe sciogliere definitivamente la riserva sul suo impegno diretto, e in queste ore starebbe sondando la disponibilità di Bersani a eventuali accordi con il movimento arancione. Dentro al partito di Bersani, secondo il quotidiano, sono in molti a non volere però alcun contatto con il movimento De Magistris e Ingroia, “icona vivente di una polemica dirompente con Napolitano”. Si riferiscono poi le parole di una settimana fa del numero uno del movimento arancione De Magistris: “Ingroia deve essere il candidato premier, non del quarto polo, ma di un’area che si candida a vincere le elezioni”. De Magistris si mostrava scettico sulla possibilità di un dialogo con il Pd, ma anche sul fronte arancione le perplessità su questa ipotesi sono molte.
Sondaggi
I sondaggi, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, darebbero il Pd sopra quota 33 per cento. Ma Bersani sa bene che non basta: tradotta in seggi queste percentuali attribuiscono al Pd dai 143 ai 150 senatori a Palazzo Madama, e 287-290 deputati a Montecitorio. Il che significa che nella maggioranza di centrosinistra il peso di Sel sarà determinante, ed è per questo che Bersani ragiona non da ora sulla possibilità di una alleanza con i moderati dopo aver conquistato Palazzo Chigi.
Nella pagina seguente dello stesso quotidiano si legge che c’è un rischio pareggio al Senato, e che la Lombardia è decisiva come l’Ohio nel voto Usa. Sul Sole 24 Ore Stefano Folli scrive che la “agenda” Monti ha ottenuto già un risultato, ovvero ha messo se stesso al centro del dibattito pre-elettorale, costringendo tutti a confrontarsi sul programma anziché sulle alleanze, un po’ come faceva Ugo La Malfa. La sua agenda mette in difficoltà Bersani, cioé il possibile-probabile partner di governo del Monti post-elettorale: il leader Pd non può permettersi di perdere il voto della opinione pubblica più europeista, consapevole che la necessità dell’Unione “implica una strada obbligata, fatta anche di sacrifici”: “questo voto Bersani se lo sarebbe aggiudicato con facilità, in assenza di una lista Monti”.
La Repubblica intervista la segretaria generale della Cgil Camusso, che dice: “Dall’Europa alle politiche sociali, agenda Monti molto deludente. Il conservatore è lui, non la Cgil”. Altra contestazione della Camusso: “solo imprenditori nella sua società civile”. E poi: “Difficile non vedere l’influenza delle gerarchie ecclesiastiche nella sua concezione poco realistica della famiglia”.
E poi
L’Unità si occupa dei dati impressionanti contenuti in un rapporto del servizio segreto britannico MI6, pubblicato dalla rivista Sunday Express. Parla di 200 milioni di cristiani a rischio persecuzione, dall’islam radicale e non solo. In Sudan, ad esempio, migliaia di cristiani sono stati massacrati e il governo fondamentalista islamico ha fatto poco per proteggerli. In Iraq i cristiani non hanno una propria milizia, e le fazioni sunnite e sciite li accusano di complicità con i “crociati” occidentali. In Pakistan nell’ultimo anno sono stati uccisi almeno 70 cristiani. In Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan i cristiani della chiesa ortodossa russa sono spesso malvisti. In queste tre repubbliche ex sovietiche, a stragrande maggioranza musulmana, sono sovente presi di mira nelle moschee da predicatori sotto l’influenza di Al Qaeda. In Corea del Nord sarebbero chiusi in campi di lavoro più di 50 mila cristiani, e nelle stesse condizioni si troverebbero in Cina 40 mila di loro. L’Unità legge anche i dati della organizzazione “Aiuto alla chiesa che soffre”.
La Stampa scrive che Pechino ha deciso di togliere gli apparecchi televisivi e le antenne satellitari dai monasteri tibetani, per evitare che programmi “anti-cinesi” invoglino i monaci a darsi fuoco. Sono stati 81, quest’anno, le auto-immolazioni. Sono stati confiscati migliaia di televisori in diversi dormitori dei 300 monasteri nella remota regione tibetana dello Huangnam.