Il Corriere della Sera: “Gli appalti e i favori all’ombra dell’Expo”. “Patto per dividersi i lavori: in vari filmati la consegna di soldi. Il ruolo di Paris, responsabile dell’ufficio contratti”. “Vent’anni dopo Mani Pulite Greganti (ex Pci) e Frigerio (ex Dc) tra i sette arrestati”. “Come prima, più di prima” è il titolo dell’editoriale firmato da Gian Antonio Stella. A centro pagina: “Scajola finisce in carcere: ‘Aiuti al latitante Matacena per un rifugio in Libano’”. “L’accusa: soldi e contatti per l’ex Pdl condannato per mafia”.
Di spalla il sondaggio elettorale, di Nando Pagnoncelli: “Pd al 33,8 per cento, Grillo al 23, Berlusconi sotto il 20”. A fondo pagina: “Euro forte e inflazione, Bce pronta ad agire”.
La Repubblica: “La grande retata dell’Expo”, “Mazzette e carriere, una cupola gestiva gli appalti di Milano. Arrestati politici e imprenditori”, “Dalla stagione di Mani pulite riemergono Primo Greganti all’ex democristiano Frigerio”, “L’ad Sala: adesso è a rischio l’esposizione universale. Il pm Robledo si dissocia”.
Ma la foto a centro pagina è per l’ex ministro Scajola: “Blitz della Dia, in carcere Scajola: ‘Aiutò a fuggire il latitante Matacena’”.
La Stampa: “Scandalo mazzette all’Expo”, “Tra i sette arrestati Greganti e Frigerio, già protagonisti di Mani pulite”, “A Roma in manette Scajola: ‘Ha aiutato la latitanza di un ex deputato’”.
A centro pagina, la vicenda delle liceali nigeriane rapite, con le foto di Michelle Obama, Malala Yousafazi ed una donna nigeriana che tengono tra le mani il cartello con l’ashtag “Bring back our girls”. Un hashtag che è già stato rilanciato in rete oltre un milione di volte: “Michelle e le altre, appello per le nigeriane rapite”.
Il Fatto ha in copertina delle manette. Il titolo di apertura: “Vanno a prenderli uno per uno”, “Mazzette, retata Expo: ’40mila euro al mese alla cupola degli appalti’”, “L’ex ministro Scajola arrestato come un boss: ‘Favorì il latitante Matacena”.
A centro pagina le parole del sindaco di Bari Michele Emiliano che, parlando in un’intervista al quotidiano degli accordi sulle riforme con Berlusconi, dice: “’Renzi, perché continui a trattare con questi qua?’”.
Il Giornale: “Manette a gogò”. “Magistrati scatenati alla vigilia del voto. Arrestati in 20 tra cui Greganti e Scajola”. “Sospetti di corruzione per l’Expo”. “L’ex ministro accusato di aver aiutato un latitante”. “Ma nella Procura di Milano è guerra. Il Procuratore Robledo: violate le norme”.
Il Sole 24 Ore. “Bce, a giugno misure anti-crisi”. “Francoforte lascia i tassi invariati e rinvia di un mese gli interventi: servono nuovi dati. Borse europee in rally”. E poi: “Draghi: preoccupano il livello del cambio e l’inflazione troppo bassa”. Di spalla: “Appalti Expo, sette arresti. Renzi: massima severità”. Il quotidiano di Confindustria propone anche un sondaggio sulle elezioni: “Effetto Renzi nel Nord-Est: Pd primo partito”.
Inchieste
Sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella scrive che nella inchiesta su Expo “in alcune occasioni” tra il 2012 e il 2014 la Guardia di Finanza e la Dia hanno “pedinato e filmato effettivamente la consegna di buste da 50 mila, 25 mila e 15 mila euro” dall’impenditore Maltauro (che sarebbe stato collettore anche per conto di altri imprendiori) a Frigerio, ex segretario regionale Dc e poi parlamentare in Forza Italia. Insieme a lui gli altri due personaggi citati sono Primo Greganti, già condannato per tangenti e finanziamento illecito, oggi ritenuto ancora dagli investigatori “legato al mondo delle cooperative” di area Pd, e poi Sergio Catozzo, ex segretario regionale Udc in Liguria, a sua volta “legato” a Luigi Grillo, ex senatore del Pdl. A concedere gli appalti Angelo Paris, direttore acquisti e general manager di Expo 2015, nominato a ottobre 2013: “’Io vi do tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera’, dice in una intercettazione, parlando con alcuni componenti dell’associazione a delinquere. In questo modo l’associazione criminale veniva a conoscenza in anticipo delle decisioni riguardanti Expo 2015, per esempio i progetti dei padiglioni dei diversi Paesi o gli interventi ai fini di risolvere aspetti problematici nel progetto delle Vie d’Acqua. L’associazione per delinquere, ‘operativa da un anno e mezzo o due’ avrebbe condizionato o tentato di condizionare almeno da metà del 2013 alcuni appalti dell’Expo, tra cui la gara per ‘l’affidamento per le architetture di servizi’, che sarebbe stata pilotata a favore dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, finito in carcere”.
“I due dinosauri rimasti orfani dei vecchi partiti” è il titolo dell’analisi di Luigi Ferrarella, sulla prima pagina del quotidiano.
Ancora sul Corriere da segnalare una intervista a Piero Bassetti, già presidente della Regione, che dice che l’Expo va fatto, che i tempi sono sempre più stretti, e che tra l’aumento dei controlli e l’affidamento di tutta la libertà e la responsabilità a una persona che sia garante dell’operazione preferisce certamente la seconda opzione. I controlli non vanno ridotti, ma “sappiamo che un aumento dei controlli non garantisce più ‘pulizia’”, e anche il carcere, “da quel che stiamo vedendo, non è un deterrente efficace”.
Il Giornale intervista Maurizio Zamparini, “imprenditore di lungo corso”, che dice: “’L’Italia è in ostaggio di Pm e burocrati. Anch’io perseguitato.'”
Sullo stesso quotidiano: “La Procura di Milano si spacca sull’ultimo blitz. È guerra tra magistrati. Dopo le accuse alla Boccasini sul caso Ruby, volano gli stracci per gli arresti Expo. L’aggiunto Robledo non firma le carte dell’indagine.
Anche La Repubblica evidenzia come il pm Alfredo Robledo, responsabile del dipartimento reati contro la Pubblica amministrazione, non abbia firmato le richieste di arresto per quella che il quotidiano definisce “la nuova Tangentopoli”: a renderlo noto, in conferenza stampa, è stato lo stesso capo della Procura milanese Edmondo Bruti Liberati, spiegando che Robledo “non ha condiviso” l’impostazione dell’inchiesta e “non ha vistato” gli atti dell’inchiesta. Scrive il quotidiano che c’era anche questa inchiesta nell’esposto presentato il mese scorso al Csm contro la gestione di Bruti Liberati. Sul mancato visto Robledo, ascoltato il 14 aprile, si era giustificato dicendo di non essere stato messo in condizioni dal procuratore di fare valutazioni sulla posizione di un indagato. Per questo lo avvertì che senza modifiche non avrebbe messo il visto, e così accadde. Si riferiscono quindi le parole di Robledo al Csm: “Quando è stata fatta una richiesta di integrazione, proprio su quella posizione, su quella persona, il procuratore mi ha mandato invece il provvedimento e quindi io non sono stato messo (in violazione della normativa, ritengo) in condizioni di fare una valutazione necessaria. Ho scritto al procuratore dicendo che il visto non è stato posto su nessun’altra” richiesta di misura cautelare.
Le prime sette pagine del quotidiano sono dedicate quindi alla retata Expo. Le quattro pagine seguenti, invece, all’arresto dell’ex ministro Scajola, con questo titolo riassuntivo dell’inchiesta: “Mafia, arrestato Scajola, ‘Ha aiutato nella fuga l’ex deputato latitante”: “I pm: voleva trasferire Matacena da Dubai al Libano. Perquisiti i figli di Fanfani. Berlusconi: Addolorato”. E “lo scenario” tratteggiato da Carlo Bonini è il seguente: “Ex dc, falangisti ed estrema destra, la rete che protegge i latitanti in Libano”, “Da Dell’Utri a Matacena, stesse accuse: legami con i clan. E identica meta. Ecco perché tutte le fughe portano a Beirut”. Alle pagine seguenti, “il racconto” di Alberto Statera: “Da Primo Greganti a Scajola e Frigerio, l’eterno ritorno dei soliti noti”.
L’editoriale in prima pagina de Il Fatto è firmato da Marco Travaglio: “L’audace colpo dei soliti noti”. Dove si legge di come “la solita gerontocrazia non si rassegna alla pensione e continua a monopolizzare il mercato della mazzetta, tarpando le ali a tanti giovani che non vedono l’ora di farsi valere, con tecniche ben più avanzate e innovatrice”. Alla pagina seguente, Marco Lillo: “Romanzo criminale bipartisan”, “La cupola delle larghe intese da Nord a Sud: tra favori a fuggitivi e appalti da spolpare sull’Expo 2015”. E poi, a pagina 3, “Vent’anni dopo”, “G, il comunista che stava ben zitto” e, di fianco, “Sciaboletta” (soprannome affibbiato a Scajola, ndr.): “Vedeva il Colosseo, ora solo le sbarre”.
Su La Stampa, Paolo Colonnello, su Expo: “Le larghe intese degli affari. I contatti tra la ‘squadra’ e i politici”. E poi i “personaggi”: “Il compagno G e il vecchio Dc, quando la Prima Repubblica si mangia la Terza nella culla”, su Greganti e Frigerio.
Su La Repubblica: “Il compagno G ci ricasca e brucia vent’anni di reticenza comunista”.
Sull’inchiesta che ha portato all’arresto di Scajola, poi, a pagina 6, Guido Ruotolo, inviato a Reggio Calabria: “’Favorì un latitante’: arrestato Scajola”, “Avrebbe coperto la fuga dell’ex deputato Matacena. I pm sospettano l’esistenza di un’associazione segreta”. Gli inquirenti (Dia, procuratore di Reggio Calabria e Procura antimafia) hanno ieri infatti sostenuto in conferenza stampa che gli indagati, “in concorso con ulteriori soggetti il cui ruolo è in corso di compiuta ricostruzione, ciascuno nella sua qualità professionale, politica e imprenditoriale, prendono parte a una associazione a delinquere segreta collegata all’associazione di tipo mafioso e armata denominata ‘ndrangheta’ da rapporto di interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio di tipo mafioso in campo nazionale e internazionale”.
La Repubblica la definisce quindi “la superloggia”.
“Echi di tangentopoli, Grillo ringrazia” è il titolo del commento di Stefano Folli, sulla prima pagina del Sole 24 Ore.
Sul Corriere della Sera, Gian Antonio Stella scrive che “ferma restando l’innocenza di tutti fino alle sentenze, le cose stavano procedendo esattamente come era andata troppe altre volte”, ai Mondiali di Nuoto piuttosto che all’Anno Santo: “Anni perduti nei preliminari, discussioni infinite sui progetti, liti e ripicche sulla gestione e poi, di colpo, l’allarme: oddio, non ce la faremo mai! Ed ecco l’affannosa accelerazione, le deroghe, il commissariamento, le scorciatoie per aggirare lacci e lacciuoli, le commesse strapagate, i costosissimi cantieri notturni non stop”. Stella ricorda che “già la prima” delle gare per Expo “fu un’avvisaglia: vinse un’impresa con un ribasso enorme da 90 a 58 milioni ma l’anno dopo già batteva cassa per averne 88. Per non dire delle infiltrazioni nei subappalti di imprese in odore di mafia: il capo della polizia Pansa, mesi fa, comunicò che 23 aziende erano state escluse. Lo stesso sindaco Pisapia, però, spiegò d’essere sulle spine: troppi, sei mesi di analisi burocratiche, per verificare la serietà di una ditta. Tanto più se la fretta si fa angosciosa”. Unica sorpresa, è nei “nomi di alcuni degli arrestati. Già tirati in ballo vent’anni fa, nella stagione di Mani Pulite, come se non fosse cambiato niente”.
Una intera pagina de La Repubblica è dedicata a Forza Italia, Berlusconi, e le reazioni possibili all’inchiesta di Milano. Nella parte alta della pagina si legge: “La paura di Berlusconi: ‘Con l’aria che tira anche io andrò in galera’”, “L’attacco alla Boccassini: ‘Mi vuole fare del male’. Da oggi ai servizi sociali, a Cesano la stampa mondiale”.
Ma nella parte bassa della pagina Piero Colaprico racconta “lo scontro” interno alla Procura di Milano e i timori, respinti: “’Il processo Ruby non può essere annullato’”. Scrive Colaprico: “In Procura ufficialmente non parla nessuno, anche perché lunedì prossimo Ilda Boccassini, Francesco Greco, Ferdinando Pomarici e altri saranno ascoltati dal Csm. Ma la linea appare chiara: ‘Questa non è mai stata una ‘procura dei veleni’, non lo era ai tempi di Tangentopoli, non lo è nemmeno adesso’”. Innanzitutto l’ultima polemica su Ruby va inquadrata: ‘Le regole interne della procura non sono causa di nullità processuale’, ci viene detto citando i codici”.
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Sondaggi
Quando mancano poco più di due settimane alle elezioni europee, scrive Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, “l’interesse per le Europee si mantiene piuttosto modesto: solo un elettore su due si dichiara molto (19%) o abbastanza (34%) interessato”. Due terzi degli italiani continuano a considerare “positivamente” la presenza dell’Italia in Europa, mentro più variegati sono gli atteggiamenti verso la moneta unica: il 35% ritiene positivo l’utilizzo dell’euro da parte dell’Italia, il 32% pur senza mostrare entusiasmo lo considera una scelta necessaria, il 31% al contrario lo giudica negativamente. Quello di oggi è l’ultimo sondaggio prima del divieto di pubblicazione. Secondo i dati “circa un terzo di elettori che sicuramente si asterrà e più del 10% che si dichiara incerto. Di questi ultimi è probabile che la gran parte alla fine scelga di non votare, ma almeno una parte (circa un terzo) si recherà alle urne”. Il voto vede “saldamente in testa il Pd, che si attesta al 33,8%, in lieve calo rispetto al dato della scorsa settimana. Il Movimento 5 Stelle, al 23%, si colloca al secondo posto e conferma la tendenza ad incrementare il proprio risultato. Forza Italia continua a mantenersi al di sotto del 20%”. Ncd-Udc oltre il 6, Lega a poco più del 5. Gli altri sono tutti a rischio di non entrare in Parlamento, con Fratelli d’Italia al 4, Scelta Europea e Lista Tsipras al 3.
Sul Sole 24 Ore un altro sondaggio, commentato da Roberto D’Alimonte, che scrive che “da settimane la tendenza di fondo rilevata da tutti i sondaggi è che il 25 maggio il Pd di Renzi otterrà la maggioranza relativa dei voti degli italiani che si recheranno alle urne. Il nostro sondaggio conferma questa tendenza”. I voti stimati per il Pd di Renzi sono il 33,8%. “Se così sarà, il premier potrà vantare un bel successo, l’unica volta nel corso della Seconda Repubblica che una lista di sinistra è arrivata prima alle europee è stato nelle elezioni del 2004, ma si trattava per l’appunto di una lista, quella dell’Ulivo, e non di un partito. Per di più a quell’epoca Forza Italia non aveva ancora assorbito An. Altri tempi”. Inoltre “il partito di Renzi risulta essere primo a livello nazionale ma lo è anche nel Nord Est, una zona in cui la sinistra ha sempre avuto grandi difficoltà. In Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia il risultato del Pd è analogo a quello nazionale, come risulta da un sondaggio parallelo fatto specificatamente in queste tre regioni. In questa zona il M5S alle politiche del 2013 era stato il partito più votato”. Infine, dal complesso dei dati, emerge comunque che “Renzi vince ma non convince ancora del tutto. Molti italiani gli fanno credito ma con prudenza. E questo spiega molto probabilmente la persistenza del fenomeno Grillo. Molti si aspettavano un forte ridimensionamento del M5S a un anno dal suo exploit di febbraio 2013. E invece pare che non sarà così”.
Internazionale
Nonostante l’indicazione contraria espressa dal presidente russo Putin, i separatisti ucraini sono intenzionati a tenere domenica prossima il referendum secessionista da Kiev: “Referendum, no dei filo-russi a Putin”, titola la Repubblica. Che intervista il candidato dei Popolari alla carica di presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che dice: “’Minacciare la guerra non serve, l’Ue convincerà Mosca con il soft power”.
Su La Stampa si ricorda che oggi il presidente Putin sarà in Crimea a celebrare l’anniversario della vittoria sul nazismo. Il titolo però riguarda il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, che verrà celebrato il 6 giugno: “Putin in Normandia, Obama lo eviterà”, “Hollande invita il leader russo al 70° anniversario dello sbarco. Gli Usa: nessun incontro”.
Ancora su La Stampa, la Siria: “La resa dei ribelli, Homs è di Assad”, “Dopo due anni cade la città roccaforte dei miliziani. Nel Nord si torna a combattere, uccisi i soldati di Damasco”.
Su La Repubblica, l’allarme lanciato da Bruxelles, dove si è tenuto un vertice dei ministri dell’Interno sulla nuova “guerra santa” in Siria che fa proseliti tra i cittadini europei: “’Quindicimila in Siria per combattere’”, “La Francia è il Paese più colpito, ma ci sono già dei casi italiani. Partono anche molti ragazzi, all’insaputa delle famiglie. L’intelligence: tornano indottrinati e sono un pericolo”. Le cifre: 500 per la Francia, 400 per la Gran Bretagna,quasi 200 dal Belgio, una decina in Olanda. In Italia l’unico caso accertato è quello del genovese Giuliano Delnevo, morto ad Aleppo a giugno.
In vista delle elezioni in India il Corriere intervista il “filosofo-economista” e Premio Nobel Amartya Sen, che ha votato alle elezioni (le procedure di voto si concluderanno il 12 maggio, Sen è tornato nella sua città natale per esprimere il suo voto). “L’India di Modi non mi piace, porterebbe gli affaristi al potere”. Spiega che “per la prima volta si sta realizzando l’alleanza tra business e nazionalismo indù, nella persona di Narendra Modi”, anche perché dall’altra parte il partito del Congresso della dinastia Gandhi ha “molto sbagliato” e alla fine è arrivato al “collasso morale”. Sen sa che Modi vincerà le elezioni, ma “non può sapere se riuscirà ad avere i seggi sufficienti per governare da solo. Spera di no: ‘Mi auguro che sia costretto a trovare una coalizione, ammesso che riesca a trovare alleati. Serve qualcuno che lo controlli”.
Sul Sole 24 Ore ci si sofferma sul voto in Sudafrica, dove “vince ancora l’Anc”: “Calo contenuto per il partito di Zuma, che ottiene il 63 per cento dei consensi”. L’opposizione di Democratic Alliance di Helen Zille sale al 22 per cento, cinque punti in più delle ultime elezioni, ma non abbastanza per ribaltare l’immagine di “partito dei bianchi”.