Il Corriere della Sera: “Furgone sulla folla, attacco in Francia”. “Terrore e feriti. I testimoni: invocava Allah”. “La paura che divide un Paese”, di Massimo Nava.
Il titolo più grande: “Altri addii, caos Cinquestelle”. “Tre parlamentari grillini lasciano il Movimento”. “Via libera definitivo della Camera alla manovra”. E poi: “Napolitano sui magistrati: no al protagonismo, evitino esposizioni mediatiche”.
Accanto: “Le quindici malattie della Curia”. “La requisitoria di Francesco”, di Massimo Franco.
Sotto: “Un piano neofascista. Delitti politici e bombe”.
A fondo pagina i decreti legislativi sul jobs act: “Licenziamenti disciplinari, decide l’azienda”. “Si potrà evitare il reintegro deciso dal giudice pagando un indennizzo più alto”.
La Repubblica: “Napolitano ai giudici: ‘Basta protagonismo’. M5S, lasciano altri tre”, “Il Presidente: ‘Bicameralismo passo falso dei costituenti’. Bagarre dei grillini, poi via libera in aula: la manovra è legge”.
A centro pagina: “I terroristi neri: uccidiamo politici e preti”, “L’Aquila, 14 arresti. Era pronto un colpo nelle festività”.
Una foto richiama la storia di copertina dell’inserto R2: “La rinascita di Pukhet 10 anni dopo lo tsunami”, di Raimondo Bultrini.
Di spalla, le parole del Papa ieri nel corso della cerimonia degli auguri natalizi alla Curia: “I 15 peccati della Chiesa secondo Francesco”, “Attacco del Papa alla Curia: ‘Troppa vanagloria, nessuno è indispensabile’”, di Vito Mancuso.
La Stampa: “La frustata del Papa alla Curia”, “Parole durissime di fronte ai prelati: ‘Basta con le doppie vite e l’esibizionismo’”.
Sul discorso del presidente della Repubblica ieri al Csm: “Napolitano al Csm bacchetta le toghe: ‘Protagonismi impropri dei pm’”.
A centro pagina, una foto da Nantes: “In Francia è incubo terrorismo”, “Attacco a Nantes: con l’auto sul mercatino di Natale, 10 feriti”.
In prima anche l’inizio del racconto di una visita effettuata da Barbara Spinelli come europarlamentare nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma: “In visita nel Cie, la nostra parte buia”, “Zoo per umani, ma senza erba né alberi come quelli che sono concessi oggi agli animali”.
Il Giornale: “Il Papa asfalta i cardinali”. “Attacco senza precedenti. ‘Si sentono padroni ma sono affetti dal cancro delle divisioni’. Dalla famiglia agli sprechi, così Francesco prepara la rivoluzione del Vaticano”.
A centro pagina, con foto: “Mitra nei campi dei poveri rom”. “Kalashnikov nella Milano di Pisapia”.
E poi: “Grillo perde per strada altri tre pezzi”. In prima anche: “Con l’apertura di Berlusconi il Colle entra nel Nazareno”.
Il Fatto: “I pericoli secondo Re Giorgio: i corrotti ma anche i magistrati”, “Nell’ultima uscita davanti al Csm, il capo dello Stato no nsi smentisce: ‘L’azione dei pm è fondamentale, ma c’è troppo protagonismo’. Come se questo fosse il problema italiano. Solito assist al premier: ‘Il bicameralismo un passo falso dei padri costituenti’”.
Sulla corsa al Quirinale, due articoli. “Selfie presidenziale”: “Sabino Cassese si autocandida al Quirinale sul Corriere”. E poi il ministro dell’Economia, definito “il temporeggiatore”: “Padoan, poca stabilità e tanta voglia del Colle”, “Il ministro dell’Economia non si presenta alle Camere per l’approvazione della manovra, in compenso si fa vedere col ‘capo’ al brindisi di Natale al Nazareno: ‘E’ il pretendente più forte tra quelli deboli’, dicono nel Pd”.
E sul M5S: “Lo smottamento”, “M5S, altri tre in fuga. Renzi cerca lo scouting”.
A centro pagina: “Francesco, spallata alla Curia”, “Le 15 malattie della Chiesa”, “Nel giorno degli auguri di Natale, il Papa processa i prelati”.
In basso: “In cella i terroristi neri: ‘Colpiremo giudici e politici’”.
Il Sole 24 Ore: “I BoT vanno sotto zero. Tassi negativi a tre mesi”. Il quotidiano sottolinea che sono negativi anche i rendimenti dei titoli francesi e tedeschi.
Di spalla: “Napolitano: dalle toghe basta protagonismo. Serve processo innovatore”. E poi: “Renzi al Pd: ‘Per il Colle abbiamo 460 voti, non ripetiamo lo stesso errore'”.
In prima anche: “Papa Francesco sferza la Curia: basta carrierismi”.
A centro pagina: “Tornano le ‘mille’ proroghe”. “Domani in consiglio dei ministri il provvedimento di slittamento delle scadenze”. “Sulla manovra nuova bagarre, poi il sì definitivo della Camera”.
In prima anche le notizie sui decreti sul lavoro e le norme sui licenziamenti: “Indennizzi più alti per le grandi aziende”.
Papa Francesco
Le prime tre pagine de La Stampa sono dedicate alle parole del Papa ieri nel corso dell’incontro con la Curia per gli auguri di Natale. Pagina 2: “Francesco striglia la Curia: ‘No all’Alzheimer spirituale’”, “Duro affondo durante gli auguri: ‘Basta con le doppie vite e con l’esibizionismo’. Poi difende i sacerdoti: ‘Sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono’”. Il “retroscena” è firmato da Andrea Tornielli: “Soldi, potere e narcisismo. Ecco quali sono i veri bersagli”, “Nel mirino del Pontefice anche l’efficientismo dei nuovi arrivati”. Il quotidiano intervista il cardinale Giovanni Lajolo, per molti anni governatore e ministro degli Esteri del Vaticano: “E’ la prima volta che accade -dice- mai un Papa aveva posto a noi curiali un catalogo di patologie sulle quali interrogarci”. Sottolinea che normalmente lo scambio di auguri natalizi tra il Papa e la Curia romana è “un’occasione protocollare” e “segue uno schema consueto”. Perché Papa Francesco chiama in causa cardinali e vescovi della Curia? “I sette vizi capitali sono insiti in ciascuno di noi. Anche il Papa si definisce spesso peccatore e chiede continuamente preghiere per sé. E se è peccatore lui, figuriamoci noi”. In prima pagina il commento firmato da Enzo Bianchi: “Da mille anni nessuno parlava così”.
Su La Repubblica a commentare le parole del Papa è Vito Mancuso, mentre il “retroscena” si trova a pagina 24 ed è firmato da Paolo Rodari: “Ior e pedofilia, battaglia ai prelati che resistono al cambiamento”.
Su Il Fatto, pagina 5: “Papa Francesco e il nemico interno: ‘La Curia è malata’”, “Il ‘regalo’ di Natale del Pontefice: ‘Grave la doppia vita’. E chiede scusa per gli scandali. L’argentino è preoccupato dalle cordate che frenano il rinnovamento della Chiesa”. Marco Politi firma un commento dal titolo: “La battaglia di Bergoglio contro i suoi sabotatori”. Dove si legge che “il violento attacco” da lui portato alle “malattie” curiali è il segno della forte difficoltà in cui si trova il suo progetto riformatore, soprattutto della Curia romana. Alle pagine interne: “Quelle frecciatine a Bertone”, di Emiliano Liuzzi, secondo cui quella sorta di “requisitoria” papale era indirizzata anche all’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone, “sicuramente rimasto al centro di un’indagine papale che sappiamo esser iniziata da tempo”. Un ruolo lo ha anche la ricchezza e lo stile di vita di Bertone, che rappresentano il contrario di quanto ha sempre predicato Papa Francesco.
Il Giornale (che dedica al discorso del Papa il titolo di apertura) scrive che “Francesco, passando in rassegna i vizi curiali, aveva in mente dei precisi episodi che ha sperimentato in Vaticano in questo anno e mezzo da ‘outsider’, arrivato in Curia ‘dalla fine del mondo’ per avviare la riforma e cambiare la mentalità di molti all’interno dei sacri palazzi”, e che il vero “terremoto” sarà nel 2015: “il Sinodo sulla Famiglia e la nuova fase della riforma che porterà ad un accorpamento dei dicasteri e ad una conseguente diminuzione dei cardinali a capo di congregazioni e pontifici consigli (‘i cardinali devono svolgere altri compiti e non stare chiusi in ufficio’ ha spiegato più volte il Papa). Non a caso Francesco, ieri mattina, ha parlato anche della malattia del ‘martalismo’, dell’eccessiva operosità: ‘È una malattia che colpisce coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, la parte migliore, il sedersi sotto i piedi di Gesù'”.
Napolitano
Le prime quattro pagine de La Repubblica sono dedicate al discorso di Napolitano ieri al Csm e al tema della successione al Colle. Pagina 2: “Napolitano, ultimi affondi: ‘Stop ai pm protagonisti’. E attacca il bicameralismo”, “Richiamo alle toghe che ‘cedono a missioni improprie’, ‘Le Camere paritarie furono passo falso della Costituente’”. Riferisce Liana Milella che il presidente si è augurato per la magistratura “un profondo e organico processo innovatore”. Ha fatto riferimento ai magistrati romani e alla loro “azione repressiva fondamentale” nella scoperta dell’intreccio tra politica, mafia e corruzione, ma anche a quei magistrati che sbagliano “in presenza di ingiustificate lungaggini o di casi di scarsa professionalità sia in campo civile che penale”. Soprattutto, ha stigmatizzato alcuni comportamenti dei pm: “impropriamente protagonistici”. Poi ha parlato di “iniziative di dubbia sostenibilità assunte, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa”.
La Stampa: “’Improprio protagonismo dei pm’. Napolitano non fa sconti alle toghe”, “Nel discorso al Csm, critiche alle ‘iniziative giudiziarie di dubbia sostenibilità’. Appello ai politici sulla corruzione. Sui marò: dall’India prove negative di sordità’”.
Il Fatto, pagina 2: “Napolitano al Csm: ‘Basta col protagonismo dei giudici’. Il presidente della Repubblica al plenum critica la ‘guerra’ tra politica e magistratura, accarezza il premier e si ‘preoccupa’ per la corruzione”. Di Gianni Barbacetto, che si chiede “quali inchieste attacca?”.
Secondo Donatella Stasio, sul Sole 24 Ore, da segnalare dal discorso di Napolitano è “l’elogio della pignoleria”: “‘La pignoleria è un attributo che non ho mai rifiutato né considerato dispregiativo» ribatte il Capo dello Stato, ricordando che ‘anche Enrico De Nicola fu un grandissimo pignolo, che studiava le leggi fino a sera tarda, articolo per articolo’. Del resto, nei dettagli si nascondono cose positive ma anche negative”. Il quotidiano cita il dibattito sulla corruzione e “il pasticcio di aver inserito l’aumento di pena in un mega disegno di legge su processo penale e prescrizione, che avrebbe dovuto essere portato in Parlamento già tre mesi fa ma che invece spunta soltanto adesso, creando non pochi problemi di coordinamento con il lavoro avviato dalla commissione Giustizia della Camera. C’è assai poco di ‘pignolo’ in questo procedere del governo rispetto a un problema che, invece, meriterebbe risposte frutto di una visione d’insieme e attenzione ai dettagli”.
Quirinale
La Stampa dà conto degli auguri di Matteo Renzi a dirigenti, funzionari e parlamentari del Pd, ieri alla sede del Nazareno. “A sorpresa -scrive sul quotidiano Fabio Martini-si è fatto vedere anche il ministro dell’Economia Per Carlo Padoan, che non risulta iscritto al partito e che nei giorni scorsi era stato invocato, invano, nelle aule parlamentari per seguire le fasi finali della legge di Stabilità. Visto che Padoan è uno dei candidati al Quirinale più accreditati, la sua presenza al Pd è un altro segnale che le grandi manovre per l’elezione del capo dello Stato si stanno intensificando? Una indiretta conferma viene dal fatto che oramai Matteo Renzi, ad ogni occasione, affronta il tema, sia pure con una buona dose di genericità e ripetitività. Nel saluto al Pd, Renzi ha sostenuto che le prossime settimane ‘saranno decisive per la legislatura’ e avvieranno un anno in cui ‘avremo ancora più cose da fare’, scadenze da affrontare con ‘la massima compattezza’. La scelta del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale, ha sostenuto Renzi, dipende in gran parte dal Pd, che può contare su una base di partenza di 460 grandi elettori tra parlamentari e delegati regionali, ma i Dem devono stare attenti a non replicare gli errori del 2013, quando riuscirono ad impallinare due candidati come Franco Marini e Romano Prodi, espressione di due schieramenti diversi”.
La Repubblica, pagina 2: “Renzi: stavolta batto i 101. Il Pd cerca il nome ammazza-veleni”, “Il premier ha chiesto ai parlamentari pd ‘senso di responsabilità’, evitando gli ‘errori del passato’”, “La presenza di Padoan alimenta subito voci. Palazzo Chigi: solo un atto di cortesia”.
Su Il Fatto: “Padoan diserta l’aula che vota la manovra: già pensa al Quirinale”, a pagina 7. E a pagina 3: “Cassese, il professore diventato renziano che non dispiace a B.”, “Sul Corriere scrive un editoriale che pare un manifesto: ‘Serve un presidente che sia soltanto un equilibratore’”.
Su La Repubblica, anche due interviste a confronto sul tema. Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, dice: “Non avremo sabotatori. Silvio? Sa quel che dice”, “Non ci saranno scambi tra scelta del candidato per il Colle e le riforme. Ma la collaborazione aiuta il dialogo”. Di fianco, Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato: “Ma è dura accordarsi se vogliono un uomo Pd”, “Il dialogo sul Colle non è negli accordi però è nello spirito del Nazareno. Senza di noi niente Italicum”.
Sulla stessa pagina, “Il Punto” di Stefano Folli: “Così cade il muro dei veti incrociati”, “Renzi e Berlusconi hanno capito che devono togliere i macigni dalla strada che conduce al Colle”.
Lavoro, Stabilità
Sui decreti legislativi che il governo sta per varare sul tema dei licenziamenti il Corriere scrive che “per i licenziamenti economici, quelli decisi in base al cattivo andamento dell’impresa, l’indennizzo sale con la dimensione dell’azienda, e diventa massimo oltre i 200 dipendenti. Per i licenziamenti disciplinari, quelli decisi in base al comportamento del dipendente, potrebbe scattare l’opzione aziendale: e cioè la possibilità per l’impresa di ‘superare’ il reintegro deciso dal giudice pagando però un indennizzo più alto”. Sarebbero dieci gli articoli del primo decreto attuativo del Jobs Act che arriverà domani in Consiglio dei ministri. L’opzione aziendale è “già prevista in Germania e in Spagna” e pare prendere “decisamente quota” nelle ultime ore. In questo caso l’azienda paga una indennità più alta, e “l’unica possibilità” di arrivare al reintegro “sarebbe quella di dimostrare che in realtà si è trattato di un licenziamento discriminatorio”. Per i licenziamenti economici si prevederebbero tre diversi scaglioni: per le aziende fino a 16 dipendenti, per quelle fino a 200 e per quelle oltre 200. Per queste si parla di due mesi di stipendio per ogni anno di lavoro, per quelle più piccole di mezzo mese.
Sullo stesso quotidiano oggi il consigliere del governo Yoram Gutgeld risponde a Dario Di Vico, che ieri aveva parlato di “stangata” sui lavoratori autonomi. Spiega che nessuno oggi pagherà più tasse di ieri, che si estende il regime dei minimi a tutti – senza limiti di età né di tempo – e che la legge di Stabilità contiene una riduzione di tasse per 800 milioni proprio per le partite Iva.
Da segnalare che questa mattina Renzi – in una intervista radiofonica – ha detto: “Non possiamo non inserire nei prossimi mesi un provvedimento ad hoc per i giovani professionisti che non hanno avuto vantaggi dalla legge di stabilità: un intervento correttivo è sacrosanto e mi assumo la responsabilità di farlo nei prossimi mesi”.
Utile sulla legge di Stabilità il dossier del Sole 24 Ore, che spiega “chi vince e chi perde” dal provvedimento varato dal Parlamento.
E poi
Sul furgone sulla folla in Francia, alla guida un uomo che “invocava Allah”, il Corriere della Sera, con Massimo Nava, scrive che la Francia “ha i nervi scoperti”, cresce domanda di fermezza e di controllo della immigrazione, facilmente cavalcata da Le Pen, mentre viene messa a dura prova la tradizione repubblicana e tollerante del Paese.
Il Giornale: “Hollande finge di non vedere l’attacco jihadista”. Dove si ricorda che in Francia, “squilibrati a parte”, la polizia ha ha smantellato all’inizio della settimana 13 cellule jihadiste” e “il numero dei francesi arruolati” dall’Isis è cresciuto, arrivando a 1200.
Sul “miracolo laico della Tunisia” un commento di Alberto Negri sul Sole 24 Ore: “si sono affermati i laici ma soprattutto l’Islam politico, che aveva vinto le prime elezioni libere del 2011, ha accettato le regole democratiche dell’alternanza e intende rispettarle, aprendo la strada anche a un possibile compromesso di governo, senza legittimare le proteste a favore del rivale di Essebi, il presidente uscente Moncef Marzouki, che con scarso realismo non ha preso subito atto di una netta sconfitta. Il 56% è andato a Essebsi contro il 44% a Marzouki, con un’affluenza del 60 per cento”.
Sul Giornale: “La Tunisia sceglie un Presidente anti-islamista”. “Ma per molti non è un cambiamento”, scrive il quotidiano.
Su La Repubblica, alle pagina della cultura: “Addio a Duverger, politologo del semi-presidenzialismo”, aveva 97 anni ed a ricordarlo è Anais Ginori.