La Repubblica: “Sicilia, guerra aperta tra Crocetta e il Pd, ‘Un golpe, io resto’”, “’Piano dei Servizi per farmi fuori’. Regione verso la crisi. Via D’Amelio, in pochi alla cerimonia per Borsellino”.
E il richiamo all’intervista del quotidiano a Debora Serracchiani, che sul caso Crocetta-Regione Sicilia dice: “La situazione è insostenibile”.
A centro pagina: “Tasse, i fondi dalla spending review, ‘Pronti quattro miliardi di tagli’”, “Renzi: patto con gli italiani su fisco e riforme”.
In prima una foto di Zhanna Nemtsova, figlia di Boris Nemtsov, che dice: “’Sfido Putin, voglio sapere chi ha ucciso mio padre’”. Si tratta di un’intervista di Boris Reitschuster per la La Repubblica/Lena/Leading Europaen Newspaper Allianca.
A fondo pagina: “Perché è sbagliato dare ai prefetti la tutela del nostro paesaggio”, di Tommaso Montanari.
Sulla colonna a destra, la storia della “copertina” R2: “La festa triste di Elisabetta regina dei record”, “Storici inglesi all’attacco: ‘Apra gli archivi, troppi segreti su Hitler’”.
La Stampa: “Tasse, primi tagli ai ministeri”, “Intervista con Alfano: ‘Così completeremo il programma del centrodestra’”, “Renzi, vertice con Padoan e la Ragioneria: si cercano i primi 3-4 miliardi per ridurre le imposte. Crisi greca, Berlino apre sul debito”.
Alfano parla anche della questione immigrazione e dice: “’C’è chi soffia sul fuoco sperando nell’incidente’”, “Il ministro dell’Interno avverte: ‘Nessuna Regione può sottrarsi all’accoglienza’”.
Sul caso Regione Sicilia: “Crocetta sfida il Pd: ‘Sfiduciarmi? Un golpe’”, “Il governatore non si dimette, ma gira già il nome di Lucia Borsellino come sostituta”.
Sulla colonna a destra, un reportage di Paolo Mastrolilli dal Congo: “I cannibali che fermano i jihadisti”.
E sull’accordo sul nucleare con l’Iran, un intervento dello scrittore israeliano Abraham B. Yeoshua: “Quell’accordo che fa paura a noi israeliani”.
A centro pagina, foto delle squadre italiane di fioretto sia maschile che femminile, che hanno sconfitto la Russia: “Gli otto ragazzi d’oro del fioretto italiano”.
Il Corriere della sera: “Crollate le verifiche fiscali. Doppo il caso degli 8090 dirigenti dichiarati illegittimi dalla Consulta. Già persi 1,5 miliardi”. “Renzi lancia un ‘patto con gli italiani’ sulle tasse: piano allo studio da sei mesi”.
In alto: “Merkel: avanti con la trattativa sugli aiuti. E a sopresa apre sul debito della Grecia”.
A centro pagina la vicenda siciliana: “Crocetta al partito: il golpe fatelo voi. Io non mi dimetto”. Il corriere offre una conversazione con il presidente della Regione.
A fondo pagina un articolo di Beppe Severgnini: “L’irresistibile semplicità di Facebook. Il libretto rosso con la filosofia di Zuckerberg spiegata ai neoassunti: velocità e ambizione2.
Da segnalare un articolo del direttore Luciano Fontana in cui si celebra il successo de La Lettura, il supplemento domenicale del quotidiano da ieri in versione più ampia a pagamento.
Il Mattino: “Tasse sulla casa, ecco i risparmi. A Napoli lo sgravio medio è di 353 euro. Torino e Roma le città con i maggiori benefici. La mossa di Renzi che propone un patto agli italiani: giù la pressione fiscale in cambio del via libera alle riforme”.
A centro pagina: “Intrigo Crocetta, solo il 300 per Borsellino”. Si parla della commemorazione per la strage di via D’Amelio.
A fondo pagina un colloquio con l’ex presidente del Senato Marcello Pera, che dice: “La Chiesa subirà le unioni civili”. “L’ex presidente del Senato: il centrodestra è finito”.
Il Giornale: “Gli annunci del ballista”. “Renzi ha fatto sparire 90 miliardi. Altro che riduzione delle tasse. Debiti con le imprese, fondi alle scuole, Irap, rimborsi ai pensionati: ecco il conto delle promesse mancate”. “Svelato il bluff: nel Def il governo ha già varato la super stangata”.
A centro pagina, con foto: “Da marziano a cafone: il sindaco Marino illustra chi contesta. ‘ Connetta i neuroni'”, frase detta ieri ad un evento in un quartiere della Capitale.
Il Fatto: “Mafia Capitale”: “Odevaine e il fratello di Totti: la Procura indaga sulla loro società”.
In prima il richiamo ad un’intervista all’economista Giacomo Vaciago: “’Inutile tagliare Imu e tasse senza lotta all’evasione’”.
La storia di copertina si occupa della “Grecia a due velocità”: “Se Atene piange Mykonos ride”, “Sesso, feste, droga, i migliori deejay al mondo, un’economia basata quasi solo sui soldi contanti e un milione di turisti l’anno: il continente, l’Europa, gli scontri della Capitale, la Merkel e Tsipras sono lontanissimi. Sull’isola vigono altre regole, tutto il resto non conta”.
Sulla colonna a sinistra, a 6 mesi dalla strage a Charlie Hebdo, il racconto di Luana De Micco di come vive la redazione del settimanale satirico, con la voce del caporedattore Gérard Biard che accusa: “’La strage non ha insegnato nulla’”, “’Ancora una volta siamo sotto accusa per le nostre vignette’”
Tasse, Renzi, riforme
La Stampa, pagina 2: “Tagli alle tasse, il governo va a caccia dei primi 4 miliardi”, “ieri vertice per fare spending review su ministeri e pubblica amministrazione. Renzi: elimineremo molti carrozzoni pubblici, ci vuole coraggio e basta con i no”. Il quotidiano scrive che Renzi, il ministro dell’economia Padoan, i tecnici della Ragioneria generale dello Stato, stanno lavorando ai primi tagli di spesa: dalla spending review arriveranno 3-4 miliardi e con l’approvazione della riforma della Pubblica amministrazione partirà lo sfoltimento atteso da anni delle municipalizzate da ottomila a mille. Il patto per le riforme che il premier propone al Paese viene sintetizzato dal quotidiano così: “fare una buona spending review per ridurre tasse e sprechi via enti inutili, giù il fisco”, “elimineremo molti carrozzoni pubblici, ma ci vuole coraggio, energia e basta con quelli che sanno soltanto dire no”. Parte quindi quello che La Stampa definisce “il fuoco amico”: quello della contraerea di sinistra dei Bersani, Speranza e compagni, che non ci stanno a far passare un azzeramento delle imposte sulla prima casa “anche per chi ha l’attico in pieno centro”. E che, secondo Carlo Bertini, che ne scrive, non vorrebbero dare un assegno in bianco al premier. Quanto a Renzi, lega le riforme strutturali a quella del fisco; mentre gli uomini di Bersani vanno giù duro paragonando lo a Berlusconi e “rigettando di fatto uno scambio tra riforma del Senato e tasse”. Dice Roberto speranza: “E’ giusto superare la tassa sulla prima casa, ma non per tutti”.
Il Corriere dedica le pagine 2 e 3 al “patto con gli italiani sulle tasse” del presidente del Consiglio e offre una intervista ad uno dei consiglieri economici di Renzi, Yoram Gutgeld. “Le risorse? Da tagli alla spesa, crescita e margini Ue sul deficit”. “Abbiamo fatto molto, ora meritiamo la flessibilità sui conti”. Secondo Gutgeld l’inasprimento del prelievo sulla casa negli anni scorsi “è stato tra i responsabili della recessione” e aggiunge che metà della perdita di occupazione è avvenuta nel settore edile. “Dal 2017 il prelievo fiscale tornerà a concentrarsi sulle imprese”.
La Repubblica, pagina 4: “Tasse, lo scambio di Renzi: ‘Le taglio se ok alle riforme, è il patto con gli italiani’”, “Ma la sinistra dem attacca: così si cede alla demagogia. Forza Italia: la strada del governo lastricata di promesse”.
E sul tema il “retroscena” di Francesco Bei: “Il piano per dividere la minoranza: ‘Non tutti voteranno contro’”, “il premier è già pronto a ricorrere ai voti della nuova area di centrodestra”. L’incipit dell’articolo: “approvare la riforma costituzionale e, soltanto dopo, abbassare le tasse con la Legge di stabilità. Questo il cuore del ‘patto con gli italiani’ ribadito ieri da Matteo Renzi in tv. Un patto che la minoranza del Pd vive come ‘un ricatto’ in vista della battaglia campale a Palazzo Madama. Roberto Speranza, capo dei bersaniani, s’inalbera: ‘Non è che se tagli l’Imu sulla prima casa io cambio idea sul fatto che il Senato debba essere elettivo’”. Quanto alla nuova area di centrodestra, il quotidiano si riferisce ai possibili voti di “Azione liberale”, il nome che probabilmente prenderà il nuovo gruppo di ex Forza Italia e Gal (“Offendere il proprio partito -dice Miguel Gotor, della minoranza Pd- per fare un accordicchio con Verdini e i senatori amici di Cosentino e Lombardo sarebbe una cosa sciagurata”.
Su questo tema La Repubblica intervista il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, che dice: “Imita Berlusconi per disperazione, il Pd bloccherà le riduzioni di spesa”.
Ancora su La Repubblica, pagine 6 e 7: “Incontro premier-Padoan sui tagli. E spunta la misura anti-povertà” per sostenere le fasce di popolazione più martoriate dalla crisi.
Sulla stessa pagina un’intervista all’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che dice: “La vera battaglia è contro l’evasione e Renzi sta zitto”.
Di fianco, intervista al leader della Fiom Maurizio Landini: “Ok alla riforma ma sanità e servizi non vanno sacrificati”. Ridurre le tasse? “Buona idea -dice Landini- Dipende a chi. I lavoratori dipendenti le pagano da sempre. Troppa gente in Italia non le paga”, “Il nostro sistema fiscale è profondamente ingiusto perché consente a un’evasione che vale da sola l’8 per cento del Pil”.
Da segnalare sul Sole un ampio approfondimento su quanto la casa incida sui consumi delle famiglie italiane: “Consumi, la casa pigliatutto. Vent’anni di spesa delle famiglie: nell’alimentare meno carne e grassi, più pesce e frutta. Oggi l’abitazione pesa quasi la metà del budget, era un terzo nel 1994”.
Su Il Giornale Francesco Forte critica la proposta di Renzi sulla casa, perché il presidente del consiglio “va a copiare un tema di Berlusconi, bocciato nel 2011 come inadatto a gestire l’Italia”. “Non ci era stato spiegato, con il supporto di esperti europei e dell’Ocse, che questa tassazione va bene perché ‘colpisce una ricchezza statica’ mentre l’esonero crea un privilegio rispetto a chi è in affitto?”. Forte aggiunge anche che i Comuni “non vogliono perdere” le risorse derivanti dalla tassazione sugli immobili e “c’è il rischio che addossino maggiori prelievi agli immobili tassabili”, insisteranno per aggiornare il catasto, colpiranno “seconde case, immobili in affitto o di imprese”.
Sul Mattino viene intervistato Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e segretario di Scelto Civica: “Le coperture finanziarie ci sono meglio però sgravi per imprese e lavoro”. Dice che eliminare la tassazione sulla prima casa “è la cosa più facile da fare in assoluto”, e “costa meno di 4 miliardi”, ma “bisogna cambiare ottica”, e dunque “sarebbe stato meglio proseguire con il taglio delle imposte sul lavoro”.
Su La Stampa un’intervista al ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Con Renzi completato il programma del centrodestra”, “Con Sel il Pd non avrebbe fatto queste riforme. Ora le voti anche Berlusconi”. Dice Alfano: “la manovra fiscale è solo la prosecuzione della visione del precedente governo a cui ho partecipato. E faccio una proposta: perché Forza Italia e tutti i segmenti dell’ex Pdl non votano con noi? Sarebbe una prova d’amore per l’Italia che non avrebbe nessuna puzza d’inciucio”
La Stampa intervista la segretaria Cgil Susanna Camusso: “Idea giusta, applicazione sbagliata. Così si aumentano le diseguaglianze”, “aiutare prima i redditi bassi e combattere l’evasione”, “dire solo ‘fisco’ non basta: occorre vedere quali scelte concrete si fanno. Come non basta dire solo ‘prima casa’, perché può implicare interventi anche molto differenti fra loro: bisogna dire a quali redditi si guarda, a quali livelli di giustizia fiscale si punta”.
Il Fatto intervista l’economista Giacomo Vaciago: “Guerra a evasori e corrotti i finiremo come la Grecia”, ammonisce Vaciago, che sottolinea come “la riduzione delle tasse è sempre una buona notizia, soprattutto per chi le paga. Ma non mi piacciono le manovre erga omnes. Le tasse vanno ridotte a chi è schiacciato dalla pressione fiscale, non ai ricchi, bisogna distinguere”. Insomma, il piano di Renzi è buono “a una condizione”, che è quella di legarla ad un provvedimento forte sull’evasione fiscale.
Su La Repubblica Stefano Folli analizza i rischi che si nascondono nel “colpo di dadi” del premier: “l’intero progetto di Matteo Renzi poggia sin dall’inizio su due obiettivi tanto lineari quanto legittimi: fare del Pd un partito capace di conquistare voti anche nell’opinione di centrodestra; svuotare via via il serbatoio elettorale di Forza Italia, sfruttando fino infondo il declino di Berlusconi. Il ‘patto con gli italiani’ che oggi il segretario-premier propone, infischiandosene delle assonanze con il famoso ‘contratto’ berlusconiano firmato a suo tempo davanti a Bruno Vespa, è figlio di questa duplice esigenza, rimasta finora sulla carta”. Scrive Folli che oggi Renzi si è impadronito dell’”arma atomica” del taglio delle tasse e infondo ha iniziato una lunga e decisiva campagna elettorale e il semplice annuncio è persino più utile delle misure da approvare: “per quelle servono le coperture, il via libera dell’Europa, il treno di una ripresa meno lenta dell’attuale. Servono le cure del ministro Padoan, i tagli della spesa, la certezza che non finiremo nella trappola delle clausole di salvaguardai (aumento dell’Iva). Invece l’annuncio potrebbe creare -ecco la speranza- quel plebiscito intorno al nome del premier che si realizzò con le europee dell’anno scorso ma poi si è sfarinato nelle difficoltà del governo quotidiano”.
Il Corriere dà grande rilievo alla notizia del drastico abbassamento delle verifiche fiscali e del fatto che fino ad oggi lo Stato deve recuperare un miliardo e mezzo di euro: “Tanto è costata fin qui, in termini di minori incassi dalla lotta all’evasione, la paralisi in cui è caduta l’Agenzia delle Entrate a fine marzo, quando la Consulta ha dichiarato illegittimi gli incarichi dirigenziali attribuiti a 800 funzionari. E il buco potrebbe salire rapidamente se la soluzione tardasse ad essere attuata”, scrive Mario Sensini, che aggiunge anche come stia procedendo “a passo di lumaca” anche l’attività di rimborsi Iva alle imprese. “Da maggio non ci sono più dirigenti che firmano gli atti. E nel frattempo il contenzioso presso la giustizia tributaria, che a marzo aveva raggiunto i suoi minimi storici, è riesploso”.
Sul Sole: “Debiti Pa, le imprse sono in attesa di altri quattro miliardi”. Il qotidiano parla dei pagamenti che lo Stato sta facendo a Comuni, Province e Regioni destinati al pagamento dei debiti arretrati. E aggiunge che in questi giorni “cominciano ad arrivare alle imprese i primi pagamenti sbloccati grazie al ‘Patto di stabilità incentivato’ tra Regioni ed Enti Locali.
Crocetta
Su La Repubblica le pagine 2 e 3 sono dedicate alle vicende della giunta Crocetta: “Guerra tra Crocetta e Pd: ‘E’ un golpe, io resisto’. La Regione verso la crisi”, “Il governatore ignora l’invito al passo indietro e sfida l’Ars: mi sfiducino. ‘Servizi deviati per farmi fuori’”.
E sul caso il quotidiano intervista la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, che, riferendosi alle parole pronunciate da Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, nel corso del suo incontro e dell’abbraccio con il presidente Mattarella, dice: “Dopo le parole di Manfredi situazione insostenibile” e parla di una “exit strategy del Pd per lasciare la giunta Crocetta”. Poi nega che Matteo Renzi si stia disinteressando al caso Sicilia.
Il “racconto” d Attilio Bolzoni da Palermo: “I due volti di Palermo, da Mattarella al deserto di Via d’Amelio” (in pochi si sono recati alle commemorazioni). Scrive Bolzoni: “In due giorni abbiamo visto due Palermo. Quella di un abbraccio che ha spazzato via ipocrisie e imposture e quella di una città che preferisce dimenticare”, “Crocetta dal suo buen retiro di Castel di Tusa finge di non avere mai sentito tutto questo”.
La Stampa, pagina 6: “Crocetta: ‘Non mi dimetto’. E il Pd ora valuta l’uscita soft”, “Il governatore della Sicilia vuole essere sfiduciato in consiglio regionale. E ora per sostituirlo circola proprio il nome di Lucia Borsellino”. Il quotidiano riferisce del punto di vista del presidente Crocetta che, riferendosi all’intercettazione pubblicata da L’Espresso -e la cui esistenza è stata smentita più volte dalla procura di Palermo- in cui il suo medico affermava, al telefono con lui, “bisognerebbe farla fuori, come suo padre”, dice: “non posso dimettermi di fronte a una bufala tremenda, sembrerebbe l’affermazione di una responsabilità che non ho”, “Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti”. Scrive il quotidiano che il Pd sa benissimo che il clima è diventato irrespirabile, e che le parole di Manfredi Borsellino pesano come pietre. Manfredi aveva sottolineato il silenzio delle istituzioni sulle dimissioni di Lucia Borsellino da assessore alla sanità: “la questione -sottolinea sul quotidiano Laura Aniello, inviata a Palermo- non sta più nell’intercettazione, ma nell’isolamento e nel dileggio subiti da Lucia proprio dai ‘pretoriani’ di Crocetta, oggi arrestati o finiti sotto inchiesta per aver trasformato l’ospedale Villa Sofia in una sorta di clinica privata per amici e clienti”.
Sulla stessa pagina, un’intervista a Beppe Lumia, senatore Pd ed ex presidente della commissione Antimafia: “Un errore mandare a casa la giunta. Il Pd perderebbe di sicuro”, non si tratta di difendere Crocetta, ma “di controllare l’autenticità della vicenda”.
Sul Corriere Felice Cavallaro offre un colloquio con Crocetta: “Il governatore nel fortino: la mia ultima cena con Lucia”. “‘Ero con lei mercoledì scorso. Eravamo d’accordo. Poi è sputato il dossier”. “Una serata bellissima, abiamo parlato delle infiltrazioni nella sanità, lei dei rischi che corriamo, io e lei, per aver bloccato i malaffari”. Dice che dopo il caso Espresso “lei emotivamente esplode, io vengo travolto”, anche dal susseguirsi “di messaggi di Mattarella, Renzi, dei Presidenti di Camera e Senato, di Alfano. Solidarietà a Lucia e implicitamente distanza dal ‘mostro'”.
Sotto una intervista al deputato regionale Pd Ferrandelli: “L’addio del renziano Ferrandelli: meglio al voto subito”. “Troppo facile fare la vittima. Il suo fallimento politico è evidente da molto prima delle intercettazioni”, perché il governo siciliano è stato caratterizzato dalla “instabilità: 37 assessori cambiati in 31 mesi. Le riforme mancate: dai rifiuti all’acqua al piano energetico. E poi elemosina con il cappello in mano 300 milioni a Roma ma rischia di perdere un miliardo e mezzo dei fondi europei”. Ferrandelli dice che crede “nella serietà dei cronisti”, quando gli viene chiesto se crede alle intercettazioni.
Sul Corriere c’è anche un altro “colloquio”: quello con Manfredi Borsellino: “Una intera notte insonne, poi la scelta di parlare ma senza avvisare nessuno”. “Nell’aula mi sembrava di rivivere lo sconforto di Rosaria Schifani di 23 anni fa”.
Su Il Giornale: “Crocetta non molla, alla faccia di Matteo. Il governatore siciliano non vuole dimettersi. Da Emiliano a De Luca ormai il segretario Pd non controlla più i suoi”.
Sul Mattino: “Logorato il rapporto con Renzi il Pd si prepara alle elezioni. Pressing per le dimissioni, pesa l’abbraccio di Mattarella” a Manfredi Borsellino, scrive il quotidiano. Ancora su Il Mattino una intervista a Nando Dalla Chiesa: “Il presidente vada via, ha utilizzato la figlia di Paolo”. Al giornalista che chiede perché Lucia Borsellino abbia accettato di fare l’assessore con Crocetta, “nonostante un quadro politico generale non del tutto limpido”, Dalla Chiesa risponde: “Gestire la cosa pubblica in un assessorato delicato, anzi direi inquinato, come la sanità in Sicilia, è una scelta che fai per onorare un debito morale con tuo padre. Non si può capire se non si è figli di una vittima cosa voglia dire questo”.
Grecia, Germania
La Repubblica: “Atene riparte. Merkel apre sul debito”. Scrive il quotidiano che la Grecia entra oggi ufficialmente nell’era del terzo memorandum: primo atto, l’aumento dell’Iva, scattato all’alba, destinato a portare nelle casse dello Stato qualcosa come un miliardo di euro in più ogni anno. Il voto di approvazione in Parlamento, in Germania, non ha intanto placato le polemiche: la cancelliera Merkel è tornata a ipotizzare un riscadenzamento, ma non un taglio, del debito greco, accantonando definitivamente l’ipotesi di una Grexit tanto cara al ministro delle Finanze Schaeuble (che, a sua volta, è stato attaccato dal vicecancelliere e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, socialdemocratico, secondo cui “non è stato delicato fare questa ipotesi come una proposta di Berlino”). Sulla stessa pagina il reportage di Ettore Livini da Atene, su un documento messo a punto dalla Commissione Ue, una sorta di “vademecum” sulla Grexit: “In studio top secret 200 risposte su Grexit, ma Juncker lo chiude nella sua cassaforte”, “Il presidente della Commissione europea lo ha realizzato con una quindicina di funzionari e lo ha fatto leggere al premier greco Tsipras subito dopo il voto del referendum”, “Gli scenari hanno influito sull’ultima svolta nei negoziati di Atene”, “Simulazioni del ritorno alla dracma realizzate anche dal premier e dai radicali di Syriza”.
Su La Stampa: “’Sul debito si può discutere’. Ora Merkel apre a Tsipras”, “La cancelliera replica a Schaeuble: non mi ha detto che vuole dimettesi”, “con il governo Tsipras tratteremo in modo duro”. In un’intervista tv la cancelliera ha ribadito che un taglio del debito ellenico resta escluso: “I Trattati non lo consentono”. Ma ha aggiunto che un allungamento delle scadenze o uno sconto sui rendimenti sarà negoziabile, scrive Tonia Mastrobuoni.
Anche il Corriere con un articolo da Bruxelles racconta la “prima apertura di Merkel ad Atene: ‘Possiamo discutere sul debito’. Escluso il taglio. ‘Al termine dei negoziati’ possibile rivedere scadenze e interessi”.
Alla pagina successiva Federico Fubini rimette ordine sulle “tante tesi ma anche molta confusione sulla crisi” greca. “Piccola guida per capire alcune delle questioni chiave”, dalla ristrutturazione del debito (e dalla questione se sia davvero ‘insostenibile’) alle banche che hanno dovuto chiudere (per colpa della Bce?), da quanto il Pil greco sia sceso per colpa di Tsipras e del suo governo alle regole della previdenza greca.
Ancora sul Corriere, alle pagine dei commenti, un intervento di Giuseppe Galasso sulla continua evocazione della Grecia classica nel dibattito di questi giorni. “La Grecia mediterranea è più turca che classica. C’è stata una ebbrezza di erudizione culturale nel paragonare il presente al passato. Non ha senso evocare Pericle o Solone. Meglio riflettere su vicende recenti”.
Internazionale
Su La Stampa il reportage di Paolo Mastrolilli dal Congo: “Nel cuore del Congo dove i cannibali fermano gli islamisti”, “Le tribù attaccano i miliziani infiltratisi nella zona di Goma”.
E a pagina 12 del quotidiano: “Renzi cerca l’asse con Netanyahu contro l’Isis nel Mediterraneo”, “Israele attende domani la visita del premier: dimostri che tiene alla nostra sicurezza”.
All’accordo sul nucleare con l’Iran è peraltro dedicato l’intervento dello scrittore israeliano Abrahm B. Yeoshua: “Bene l’accordo con Teheran ma i nostri timori sono legittimi”.
Alla vigilia di una visita di Renzi in Israele il Giornale pubblica una lettera di Fiamma Nirenstein: “Caro Renzi, fermi le accuse a Israele. Fatah è il problema, Abu Mazen torni a trattare”. Nirenstein chiede a Renzi di dire che “l’Italia cercherà di bloccare la perversa delegittimazione di Israele”.
Sul Corriere un intervento di Franco Venturini: “La missione di Renzi è rassicurare lo Stato di Israele” dopo l’accordo con l’Iran. “Il premier può suggerire una gradualità pragmatica nel giudicare gli eventi e scoraggiare chi pensa all’uso della forza contro Teheran come ultima spiaggia per la difesa del popolo ebraico”.
Da segnalare su Il Giornale anche un articolo dedicato a Miss Pesc Mogherini: “Il fantasma Mogherini, commissariata dalla Merkel anche sulla pace nucleare. Ha messo il cappello sull’accordo con l’Iran concluso da altri. Perché la vera regia europea era in mano a una fedelissima di frau Angela. Per Lady Pesc solo un ruolo di rappresentanza”. “Nel pieno della crisi greca e dei colloqui di Vienna lei è+ fuggita a Capalbio con la famiglia per una nuotata. La stampa straniera la snobba: ‘Non ha esperienza’ E la attacca per tre milioni spesi in piatti e bicchieri”.
Su La Repubblica, due pagine di intervista a Zhanna Nemtosva, figlia di Boris, assassinato nel febbraio scorso a pochi passi dal Cremlino e oppositore del presidente Putin. Zhanna si è trasferita in Germania e dice che “tornare in patria sarebbe troppo pericoloso”: “Voglio la verità su mio padre. Putin annienta chi lo ostacola”.
Su La Stampa, pagina 13: “I conservatori attaccano Obama: ‘Sta schedando gli americani”, “Sotto accusa il programma per raccogliere dati divisi per origine etnica e superare le discriminazioni”, “Il governo analizza le condizioni di vita, l’istruzione, la situazione finanziaria e abitativa”.
Sulla stessa pagina, le rivelazioni del Sun: “Dopo il saluto nazista di Elisabetta è caccia alla talpa a Buckingam Palace”, “Mistero sul video della regina pubblicato dal Sun. Potrebbe essere solo il primo documento ‘imbarazzante’”.
Alle pagine dell’inserto R2 de La Repubblica: “La festa triste della Regina”, “Il 10 settembre Elisabetta diventerà il sovrano più longevo della monarchia britannica. In 63 anni non ha sbagliato una mossa, ma l’immagine di lei bambina che fa il saluto nazista potrebbe rovinare l’evento. Ora, gli storici chiedono di aprire gli archivi reali. Per fare piena luce sui rapporti tra i Windsor e il Terzo Reich. A scriverne è Enrico Franceschini.
Su La Stampa: “Il Kenya in guerra aspetta l’aiuto del ‘fratello’ Obama”, “Nairobi dal 2011 combatte i terroristi islamici. Grande attesa per l’arrivo giovedì del leader Usa”.
Sulla stessa pagina, un’intervista al Nobel nigeriano Wole Soyinka: “Troppe tensioni sociali e religiose. Il Continente è una bomba ad orologeria”, “L’Africa è piena di presidenti corrotti, villani e brutali che affamano la popolazione”, “Disoccupazione e mancanza di istruzione rendono fertile il terreno per i terroristi”
E poi
I quotidiani – specialmente Corriere e Sole – continuano ad occuparsi del rapporto tra magistratura e impresa, dopo il nuovo intervento su Ilva qualche giorno fa. Oggi Dario Di Vico intervista il ministro Federica Guidi. “La magistratura valuti il peso delle decisioni che prende”, il titolo.
Da segnalare su Il Mattino una intervista a Marcello Pera: “Come per aborto e divorzio la Chiesa subirà le unioni civili”. Del Papa dice che è “un Pontefice molto determinato”, ma si dice preoccupato dalla “scissione dalla dottrina, cioè la declinazione di un cattolicesimo come umanesimo nobile, solo pura testimonianza sociale. Il pontificato incarna la teologia della liberazione sudamericana, con lo sguardo sulla città dell’uomo più che sulla città di Dio”. Ricorda il cardinale Biffi come “merce rara, non solo, ma anche introvabile nell’Italia cattolica dove prevale calcolo e carriera”.