Il Corriere della Sera: “Record di sbarchi dalla Libia”, “Dall’inizio del 2016 gli arrivi sono aumentati del 55 per cento. Già accolti in 112 mila”, “Il Viminale: servono 15 mila posti. Mattarella: no ai muri, l’Europa vada avanti”.
Più in basso, un commento di Danilo Taino: “Il rischio di perdere Berlino”, proposta per “salvare l’Unione con un direttorio a 4”.
A centro pagina le parole del presidente del Consiglio: “‘L’Italicum non si cambia’. Renzi chiude alla sinistra pd”, “‘Le unioni civili saranno legge entro fine mese'”.
Sul Fondo Atlante: “Fmi: sì allo scudo. Le banche volano a PIazza Affari”, scrive Massimo Gaggi.
Di spalla a destra il caso Regeni: “Se Al Sisi assolve gli 007 e la società si indigna”, di Viviana Mazza.
L’editoriale in apertura a sinistra è firmato da Pierluigi Battista: “Referendum tenuti in ostaggio” (sullo snaturamento dello strumento referendario provocato dalla tentazione di usarlo pro o contro qualcuno, che nel caso di specie è Renzi).
A fondo pagina: “L’acredine che ci sta togliendo il sorriso”, di Claudio Magris.
Sulle elezioni e i controlli dei candidati: “Roma, le elezioni e l’allarme mafia”, di Claudia Voltattorni.
Di fianco, Luigi Ferrarella si occupa del caso di una “lite da due miliardi” in tribunale, provocata dalle accuse della compagnia Usa AmTrust, leader in Italia nelle assicurazioni per il 60% degli ospedali e 40mila medici: “Caso in Tribunale, ‘Arbitro corrotto'”.
La Repubblica: “Lavoro, si cambia, arriva il part time per 400mila italiani”, “Orari ridotti al 60% per chi è vicino alla pensione. Referendum sulle trivelle, i vescovi con il ‘Sì'”.
Più in basso, l’intervista all’ex presidente Napolitano: “Pretestuoso il voto di domenica. Dalla riforma del Senato nessun rischio, va attuata”.
La foto a destra ritrae un migrante respinto dalla polizia a Idomeni: “Brennero, Mattarella all’Austria: ‘No ai muri, zavorre per la Ue'”.
E su questo tema il quotidiano offre “il racconto” di Bono, voce degli U2 appena tornato da un viaggio in Medio Oriente e Africa orientale: “Tre idee per i migranti”.
A centro pagina: “Delitto Regeni, nuovo schiaffo di Al Sisi: i servizi non c’entrano, bugie dei media”, “La difesa del presidente egiziano: ucciso da uomini malvagi”. Di fianco, il commento di Carlo Bonini: “Gli alleati della menzogna”.
A fondo pagina, l’affaire Panama Papers: “I paradisi di Panama per Galliani e Briatore”. Ne scrive Fabio Tonacci anticipando “gli altri nomi dell’Espresso”.
Sulla colonna a destra, “La copertina” di R2: “La biblioteca d’antan salvata dai ragazzi”, “In Italia sono seimila, molte diventano club con l’aiuto dei volontari”, scrive Simonetta Fiori.
La Stampa: “Brennero, la condanna di Mattarella”, “Il presidente della Repubblica al summit italo-tedesco di Torino: trovare soluzioni per chi bussa alle porte dell’Ue”, “‘I muri sono una zavorra per l’Europa’. Ma la Germania sostiene Vienna”.
L’editoriale di Marta Dassù è dedicato all’accordo Ue-Turchia sulla crisi migratoria: “Un cuscinetto turco per Berlino”.
Più in basso il reportage di Niccolò Zancan: “Nel caos di Lesbo che aspetta il Papa”, “Fra sovraffollamento e violazione dei diritti”.
Di fianco, “il fronte libico”, con un’intervista a Khalifa Ghwell, leader del governo non riconosciuto di Tripoli: “Il capo del governo di Tripoli: ‘Illegale il blitz di Gentiloni'”. Si riferisce all’incontro che ha avuto in Libia il ministro degli Esteri italiano con il premier incaricato Sarraj. Poi i titoli sulle dichiarazioni del presidente egiziano sul caso Regeni: “Regeni, Al Sisi difende i Servizi e attacca: ‘Il caso è stato creato dai media egiziani'”.
A centro pagina, foto di Mark Zuckerberg: “Vita aliena, la sfida di Zuckerberg”, “Assieme a Hawking e all’oligarca Milner prepara una missione storica su Aplha centauri”.
Sul referendum trivelle: “In televisione non si parla di trivelle”, scrive Paolo Festuccia citando i dati: “Nel Tg1 solo 13 minuti in una settimana. La 7 record: 4 ore e 20′”.
Sulla colonna a destra: “La Fondazione Agnelli diventa un centro dedicato all’innovazione”. E più in basso l’intervista a John Elkann del direttore Maurizio Molinari: “John Elkann: aiuteremo i giovani a costruire il futuro'”, “‘Ho passato molto tempo a studiare le nuove realtà della Silicon Valley prima di creare a Torino questo polo con una formazione tecnica e scientifica d’eccellenza’”, “‘Solidarietà e istruzione sono le due anime della Fondazione che sarà un luogo aperto a tutti e favorirà la sperimentazione basata su tecnologie all’avanguardia’”.
Il Fatto, con foto di Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia: “L’Antimafia vigilerà sulle liste per Roma”, “L’assedio. I comuni osservati speciali saranno però appena 15”, “Oltre 150 mila candidati: monitorate soltanto le amministrazioni già sciolte e quelle in cui è intervenuta la commissione d’accesso. Bindi: ‘Il governo deve mettere magistrati nelle commissioni elettorali'”. Di fianco, con foto di Luigi Di Maio, del Direttorio M5S: “5Stelle, così cambiano Direttorio e meetup”, “Dopo Casaleggio. Guida a Di Maio con Fico e Di Battista”, “Grillo resterà il garante, al figlio del guru la gestione del blog e della parte Internet. Nuove ‘nomine’ e ‘deleghe’. Nei gruppi web norme anti-infiltrati e controlli più stretti. Il simbolo passerà al Movimento”. E sul tema un’intervista ad Antonio Di Pietro: “‘Che errore quando lasciai Gianroberto'”.
Il titolo in maggior rilievo è a centro pagina: “La trivella avvelena la Sicilia: il governo le proroga i permessi”, “A giudizio. Edison avrebbe smaltito illegalmente i rifiuti della piattaforma ‘Vega’”, “Il ministero dello Sviluppo è parte civile a Ragusa e chiede 69 milioni di danni, ma a novembre ha allungato la concessione di 10 anni per raddoppiare gli impianti. Motivo? ‘La buona gestione…’. E il processo? ‘Non ci occupiamo di giustizia’”.
Sull’inchiesta petrolio: “Potenza, gli uomini di Confindustria e le pressioni per il decreto Guidi”.
Sul caso Regeni, con foto di Matteo Renzi che, sorridente, stringe la mano del presidente egiziano (“Amici per la pelle”, è la didascalia), si citano le parole dello stesso Al Sisi: “‘Regeni? Colpa dei malvagi’. Al-Sisi ora sbeffeggia l’Italia”, “La farsa. Senza più argomenti contro il raìs”. Ne scrive Guido Rampoldi.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio è dedicato al tema dei referendum (su trivellazioni e sulle riforme costituzionali): “Votare per contare”.
Il Giornale: “La rivoluzione delle pensioni”, “Via libera al part time per chi sta per lasciare il lavoro. E la reversibilità è salva”, “Il salvabanche funziona e le Borse brindano”.
Sotto, con foto dall'”Indonesia choc”: “Ecco come vive una cristiana in un Paese islamico: frustata per un liquore”. Ne scrive Fausto Biloslavo.
Più in basso: “Il jet di Renzi? 1,3 milioni al mese e non può nemmeno volare”.
Poi, con foto di Casaleggio: “L’effetto Berlinguer che copre una bugia”, “Tra Casaleggio santificato e i sondaggi”, di Renato Farina.
Sulla colonna a destra: “Quando il prete diventa sociologo si dimentica di Dio”. Di Vittorio Messori.
L’editoriale è firmato da Vittorio Feltri e riguarda Rcs: “O Cairo o morte. Rcs non ha più scelta”.
Il caso Regeni
Sul Corriere: “Al Sisi assolve i servizi e accusa i media”, “Il presidente egiziano incolpa per la morte di Giulio Regeni ‘persone malvagie’ che sono fra noi’. Il governo italiano ritiene che sia un messaggio volto all’interno e non cambia la sua linea”. Ne scrive Viviana Mazza. Di fianco, intervista al senatore Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa: “pronti a usare tutti i mezzi per arrivare alla verità”, “ci aspettiamo che tutti i Paesi europei ci sostengano”.
E a pagina 9 Viviana Mazza si occupa della “società egiziana che si indigna”: “Direttori di giornali prima adoranti non nascondono più il disappunto. E Al Sisi viene preso in giro sui social media”.
L’inviata al Cairo de La Stampa Francesca Paci spiega cosa abbia inteso dire Al Sisi: si rivolge in realtà ai suoi connazionali, usando un linguaggio colloquiale quando dice “siamo noi che abbiamo creato un problema all’Egitto con la morte di Regeni”, “egiziani, state diventando difficili e vate preso a dubitare di qualsiasi cosa”, “tanti di noi sui social media hanno accusato i servizi orientando la stampa straniera”. La “gente malvagia” di cui ha parlato, insomma, secondo Paci sono gli oppositori, a sentire per esempio le parole del superpoliziotto Fouad Allem, che dice: “quale servizio lascerebbe ritrovare il corpo in quel modo? Il cadavere avrebbe potuto sparire nel deserto o nel mare. Ad accusare la sicurezza sono stati quei pochi gruppi egiziani pagati dall’estero che pretendono di occuparsi dei diritti umani ma hanno altri interessi, li conosciamo nome per nome”.
Su La Repubblica: “Giulio, schiaffo di Al Sisi: ‘Non sono stati i Servizi, sui media solo bugie'”, “Il presidente all’attacco: ucciso da gente malvagia. Le Ong francesi criticano Hollande per il vertice”, scrive Giuliano Foschini. A pagina 15 il “retroscena” di Carlo Bonini: “La strategia del regime, asse con Francia e Arabia contro il pressing dell’Italia”, “La spinta degli ultimi accordi commerciali ha restituito forza all’Egitto: trovare la verità sulla morte di Regeni diventa ora più difficile”.
E in basso Francesca Caferri racconta “blog e giornali in inglese, le voci del dissenso”. Ovvero quali sono i media finiti nel mirino del Cairo: e dopo l’editoriale di domenica di ‘Al Ahram’ anche sui quotidiani in lingua araba cominciano a emergere posizioni frondiste.
Migranti, Brennero
Sul Corriere: “Mattarella contro i muri in Europa: ‘Sono un gesto di autolesionismo’”, “Il presidente: ‘Abbiamo lavorato settant’anni per abbatterli, non lasciamo che rinascano'”. Ne scrive Marzio Breda, da Torino, dove si è tenuto l’Italian-German High Level Dialogue, di cui è stato protagonista insieme al suo omologo Joachim Gauck.
Su La Repubblica: “Mattarella: ‘Europa, no alle barriere'”, “Il presidente contro il muro austriaco: ‘Rinunciare a Schengen sarebbe autolesionismo’. Idomeni, nuovi scontri. Il papa: ‘Vicinanza ai profughi. Tusk: ‘Ventimila migranti economici arrivati via Mediterraneo da inizio 2016′”.
Su La Stampa a pagina 2 Marco Zatterin, corrispondente a Bruxelles, scrive che “L’Ue vuole un chiarimento da Vienna. Ma Berlino è pronta a sostenerla”. Si evidenziano quindi “i dubbi di austriaci e tedeschi sulla gestione italiana dei flussi”. Temono cioè che un eventuale abbondante flusso di profughi dalla Libia sia gestito furbescamente, che le nostre autorità registrino gli sbarcati e poi li lascino andare Oltralpe. E’ la paura di perdere il controllo dei cosiddetti “movimenti secondari”. La soluzione, dice una fonte Ue, è “un dialogo a tre”.
A pagina 2 il reportage da Lesbo di Niccolò Zancan: “Sovraffollamento e diritti violati a Lesbo. Le grida di dolore di chi aspetta il Papa”, “Nella struttura di Moria mancano i funzionari e le regole saltano”.
Sulla stessa pagina un’intervista al cardinale e arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn, che dice: “‘Stiamo mostrando il volto di un’Europa dal cuore duro'”, “‘Ciò che accade alla frontiera mi dà una sensazione di tristezza’”.
Referendum su trivellazioni e riforme costituzionali.
Su La Repubblica le prime tre pagine sono dedicate al quesito referendario sulle trivellazioni: “Il referendum. Tutti i pro e i contro del quesito che vuole lo stop alle trivelle”, “La voce dei vescovi per il S’, ‘Nell’Enciclica di Francesco l’ambiente batte l’economia’”. Pareri a confronto: per il Sì Giuseppe Notarbartolo, biologo marino (“C’è il rischio di incidente ma le perdite di routine sono il vero problema”), per il No Davide Tabarelli, di Nomisma energia (“Estrazioni in declino, così siamo costretti a importare dall’estero”).
Su La Repubblica, intervista di Goffredo De Marchis all’ex presidente Giorgio Napolitano che, a proposito del referendum sulle riforme costituzionali, dice: “Questa riforma non è un pericolo per la democrazia, ora va ben attuata”, “gli allarmi per la democrazia e per la libertà sono usati al solo fine di bloccare un rinnovamento da lungo tempo atteso e dalle parti più diverse considerato necessario. Che giunge già con grave ritardo”. Quanto al referendum sulle trivellazioni, Napolitano difende la legittimità dell’astensione e dice che “è un modo di esprimere le convinzione dell’inconsistenza e della pretestuosità di questa iniziativa referendaria. Non si possono dare significati simbolici a un referendum. Ci si pronuncia su quesiti specifici che dovrebbero essere ben fondati. Non è questo il caso”. Sente aria di spallata a Renzi? “La competizione e anche il confronto aspro tra i partiti non dovrebbero mai produrre, nuovamente, irresponsabilità rispetto all’obiettivo primario del consolidamento e della credibilità delle istituzioni e della direzione del Paese”.
Su Il Fatto, intervista all’ex presidente della Corte costituzionale Ugo de Siervo sulle riforme istituzionali del ddl e Boschi: “‘Modifiche dannose, l’Italia non ha bisogno di minacce”, “Il dibattito è stato falsato. Non si è discusso davvero dei contenuti”, “Il paradosso è che un Senato composto da consiglieri regionali decide di tutto fuorché delle Regioni”.
Libia
“Il blitz di Gentiloni in Libia è stato un atto di illegalità”, dice, in un’intervista a Francesco Semprini de La Stampa Khalifa Ghwell, capo del governo non riconosciuto di Tripoli, che considera “intollerabile” l’incontro del nostro ministro degli Esteri Gentiloni con Serraj, il premier designato. E ammonisce: “la prossima volta useremo la forza”. Ci accoglie, racconta Semprini, dopo un’oretta di anticamera e ci tiene a precisare che è un ingegnere e che ha molti affari in Italia, soprattutto al Nord, dove ha vissuto e si reca. Ricorda con simpatia Berlusconi (“un uomo pacifico che teneva al bene e alla prosperità del suo popolo”). Si fa scuro in volto quando gli vien chiesto cosa pensi della visita del ministro Gentiloni: “Non è stato affatto piacevole quello che ha fatto ieri il governo italiano”, “non è tollerabile. A comandare è il popolo libico, la cui espressione è il Parlamento di Tripoli che ci ha conferito il mandato di governo. Noi abbiamo il controllo dell’80% del territorio. Se poi arriva uno qualsiasi e pretende di comandare perché sponsorizzato da Europa o Onu non ci interessa, noi facciamo gli interessi del popolo libico, a loro rispondiamo”, “quello compiuto dal vostro ministro degli Esteri è un atto di illegalità, il governo italiano ha violato le nostre leggi”. E se dovesse ripetersi? “Non sarebbe tollerabile, faremmo una denuncia all’Onu perché si tratterebbe di una violazione allo stato di diritto libico e siamo pronti ad opporci con tutta la nostra forza”.
Isis
Su La Stampa Giordano Stabile dà conto di quanto scritto nel mensile dell’Isis Dabiq, che nel suo quattordicesimo numero ha celebrato i terroristi autori della strage di Bruxelles, i fratelli El Bakraoui: la vocazione per entrambi al jihad -si legge sulla rivista- è nata per entrambi in carcere. Ibrahim, arrestato per piccoli furti, “si informava delle atrocità commesse in Siria” e “qualcosa è scattato dentro di lui”.
Il M5S dopo Casaleggio
Il Messaggero intervista Nigel Farage, leader dell’Ukip, il partito euroscettico che -scrive Cristina Marconi- ha costretto il premier britannico Cameron a indire il referendum sull’uscita del Paese dalla Ue. Dice Farage: “Gianroberto era un autentico genio, noi dell’Ukip ci siamo ispirati a lui”, “Ha impostato la politica del futuro. Il tempo dirà se suo figlio è all’altezza”. Spiega di aver tratto ispirazione da Casaleggio “nel metodo. Ukip ha una presenza capillare sulla rete, maggiore rispetto a quella del Labour e dei Tories. Siamo riusciti a raggiungere un grande coinvolgimento della base e stiamo lavorando per arrivare ai giovani, per estendere la nostra presenza tra le nuove generazioni e per applicare ancora meglio la ricetta di Gianroberto”.
Francia
Ieri il ministro dell’Economia francese Emmanuel Macron ha ricevuto alcuni giornalisti alla sede del ministero, a Bercy.
Su Il Sole 24 Ore ne scrive Roberto Bongiorni, da Parigi: “La ricetta tra destra e sinistra dell’enfant prodige Macron” (ha 38 anni). Ha fondato il movimento “En marche” e alle domande sulla possibilità di trasformarlo in partito politico risponde in modo vago: “En marche è un movimento politico, non escludo però che possa presentare dei candidati”. Scrive Bongiorno: “C’è chi specula su una sua candidatura alle prossime presidenziali. Chi lo vede come una pedina in funzione anti-Valls (il primo ministro, ndr.). Chi, invece, come una sorta di Matteo Renzi alla francese, un enfant prodige dal volto pulito capace di svecchiare la classe politica”. Ha lanciato mercoledì scorso il suo movimento ed è lui l’architetto della nuova legge di riforma del mercato del lavoro “contestata dal disordinato movimento Nuit Debout (Notte in piedi) che per 11 giorni ha occupato Place de la République per poi essere sgomberato dalle forze dell’ordine lunedì sera”. Ex banchiere Rotschild, consigliere economico di Hollande, il suo motto “né a sinistra né a destra” è visto come fumo negli occhi da Valls. Mancano tredici mesi alle presidenziali e molti analisti pensano che sarà in corsa per l’Eliseo alla tornata successiva. Vorrebbe, secondo Bongiorni, recuperare gli elettori che hanno votato per il Front National. Dice: “La sinistra non deve rinchiudersi in una forma di intimidazione collettiva. Con ciò intendo una situazione in cui alcuni dibattiti sono vietati in nome del tutti uniti contro il Fronte nazionale”. E’ un europeista convinto, all’austerità antepone comunque la flessibilità, condizione per la crescita.
Se ne occupa anche Paola Peduzzi su Il Foglio: “Il ministro francese Macron dice di voler rifondare l’impegno politico superando l’intimidazione collettiva che a sinistra spegne ogni dibattito. Storia di una calamita liberale e di una mattinata con vista Senna a Bercy”. Scrive Peduzzi che “Il Partito socialista e tutto quel mondo di sinistra che sogna più un Podemos francese che un altro Tony Blair, più giovane e più biondo, sono infastiditi. En marche! ha un iscritto ogni trenta secondi”.
Su La Stampa ne scrive Francesca Schianchi: “Francia, l’ascesa di Macron, ‘La sinistra deve aprirsi'”, “Il nuovo movimento del ministro dell’Economia insidia Hollande. Si rivolge a un aplatea di elettori più vasta, anche a chi vota il Front”. Con il partito della Le Pen, scrive Schianchi, non è tenero, ma gli elettori non hanno etichette e lui, che viene dal Nord, dove il Fronte è fortissimo, sa bene come agli elettori arrabbiasti si debba dare un’alternativa. Vuole un approccio nuovo, fuori dal paludato Partito socialista cui lui, peraltro, non è iscritto.
Sul Corriere: “‘Oltre la destra e la sinistra’. L’offerta di Macron ai francesi”, “Il ministro dell’Economia spiazza i socialisti col suo movimento”. Anche qui, dunque, il colloquio con Macron e il suo movimento. A firmarlo è Alessandra Coppola.
E poi
Su La Repubblica Federico Rampini scrive dell’appello di Mark Zurkerberg, fondatore di Facebook, nel corso di una conferenza a San Francisco per illustrare un piano decennale per lo sviluppo strategico dell’azienda: ha lanciato, secondo Rampini, una sorta di manifesto politico in cui ha condannato nazionalismi e xenofobia, invocando comprensione per l’altro e solidarietà. Ha attaccato esplicitamente il candidato repubblicano Donald Trump. “Siamo una comunità globale unica, nell’accogliere i rifugiati che tentano di salvarsi dalla guerra o gli immigrati in cerca di opportunità”, ha detto .